venerdì 24 agosto 2012

MAMMA HO PERSO L'AEREO


Falconara è ormai agonizzante, e non per colpa del caldo torrido di questa estate africana, ma a causa di ripetute mazzate che stanno mettendo in ginocchio l’economia della città. In pochi mesi siamo passati a discutere della chiusura della raffineria, con un imminente rischio occupazionale per alcune centinaia di persone, fino ad arrivare alla notizia riportata ieri sui giornali locali sul declassamento dell’Aeroporto Raffaele Sanzio situato sul territorio falconarese. Falconara Marittima è da sempre considerata un crocevia fondamentale per la sua disposizione geografica, uno snodo di importanza nazionale per la presenza di infrastrutture e attività, tra le quali appunto la raffineria e l’aeroporto, oltre allo scalo ferroviario, il casello autostradale ecc.
Un crocevia che rischia di diventare una strada senza sbocco, un binario morto. Della raffineria ho avuto modo parlarne molte altre volte. Mi soffermo stavolta sulla notizia dell’aeroporto.
Il Ministro Passera ha diffuso una nota con la quale il Governo in base ad una politica di razionalizzazione di risorse ha declassato tra gli altri, anche l’aeroporto regionale delle Marche. Declassamento significa che a breve il Governo non trasferirà più risorse economiche per il funzionamento dell’aeroporto che dovrà quindi sostenersi economicamente solo con i contributi della Regione Marche, degli Enti locali e dei privati.
L’attuale assetto azionario di Aerdorica S.p.A. è suddiviso principalmente in due gruppi: le autorità pubbliche con il 67% delle azioni (detenuto principalmente dalla Regione Marche) e un gruppo privato di imprenditori con il 33%. (fonte sito Aerdorica)
 Quindi l’aeroporto, presumibilmente, manterrà solo la funzione di scalo Cargo, perdendo il traffico passeggeri.
Un cambiamento di non poco conto, se si considerano gli investimenti e i progetti di questi ultimi anni che invece tendevano a rivalutare l’aeroporto come uno scalo passeggeri per scopi turistici e di affari, a partire dai 18 milioni di euro spesi per la realizzazione del terminal arrivi e partenze, o la recente realizzazione del parcheggio coperto o dell’Hotel ancora da inaugurare, per non parlare del Mall (outlet) a supporto delle eccellenze produttive marchigiane (1° outlet). Milioni di euro dei contribuenti sprecati in progetti e realizzazioni.
Che dire poi del progetto Quadrilatero che individuava proprio l’area vicina all’aeroporto per una mega struttura in cui prima si doveva realizzare la Fiera regionale, e poi, vista l’impossibilità di tale ipotesi, si vorrebbe trasformare in uno spazio espositivo (outlet) a sostegno dell’attività aeroportuale. (2° outlet )
Una situazione che mette in luce tutta l’approssimazione con cui gli Enti preposti affrontano le programmazioni ed attuano gli investimenti. Viene fatto tutto senza una logica di medio respiro, non si guarda mai al futuro, nemmeno quello prossimo.
 
E’ quindi imbarazzante vedere la politica assente in queste questioni, questioni che sono state provocate proprio da politiche sbagliate. La Regione Marche in primis che in qualità di maggior azionista della società Aerdorica, solo un paio di mesi fa dietro ad una interrogazione del Consigliere regionale di SEL, per voce dell’Assessore Vivendi ne dava una valutazione complessiva positiva: “…Quindi dal punto di vista della produzione di servizi nonostante la situazione di crisi generale c’è comunque un andamento positivo”. La relazione dell'assessore non ha fatto cenno minimamente allo studio che il Governo e l'Enac avevano già iniziato.  
E che dire del Sindaco della città che ospita l’aeroporto, il quale come spesso capita sembra cadere dal pero. Lo ha già fatto con la crisi della raffineria Api, e su questa questione non trova il modo di dire una parola. In compenso il sindaco trova il fiato, nonostante il gran caldo, per riprororre la realizzazione di un inceneritore che darebbe lavoro a 40 persone che secondo lui in tempi di crisi è manna dal cielo, anche se dal cielo non potrà che cadere che altro veleno in aggiunta a quello già esistente.
 
Trova il fiato anche  per dire che con il prelievo dell’IMU a Falconara è stato scovato un tesoretto di circa 800 mila euro, ma su questa geniale boutade, ci voglio dedicare il prossimo post.

mercoledì 8 agosto 2012

IL PIANO GENIALE DI BRANDONI: L'INCENERITORE


Dunque svelato il piano "Brandoni" per risolvere la crisi della raffineria API di Falconara. Ma allo stesso tempo svelata anche tutta l'incapacità di un sindaco di gestire una situazione esplosiva che vede da una parte la preoccupazione dei lavoratori per la possibile chiusura dell'impianto perchè non più conveniente alla proprietà, dall'altro la preoccupazione altrettanto giusta da parte dei cittadini di Falconara che vedono in questa crisi, oltre a un colpo per l'economia, anche lo spettro di un'altra zona del martoriato territorio, altamente inquinata che resterà tale.

Il sindaco Brandoni evidenzia la inadeguatezza per l'incarico che ricopre, dopo aver sottoscritto ogni tipo di patto con la dirigenza della raffineria, dal ritiro dei contenziosi con i quali la città chiedeva i danni per i numerosi incidenti causati dalla raffineria, compresi quelli in cui persero la vita delle persone, fino all'ultima approvazione della costruzione del rigassificatore nel sito petrolifero, con la motivazione che questa opera avrebbe garantito i posti di lavoro nella raffineria per svariati anni. Una operazione che è risultata un totale fallimento per la città e i lavoratori, solo benefici per l'API. 

Ebbene il sindaco evidentemente non sa più che pesci prendere, invece di prendere atto della sua pessima azione politica, rilancia con quella che si può considerare una vera e propria provocazione totalmente irresponsabile.

Stiamo assistendo al pericoloso conflitto sociale che è in atto a Taranto per una questione che per certi versi assomiglia al problema falconarese. Una azienda rischia la chiusura per l'alto livello di inquinamento, i lavoratori sono terrorizzati per la perdita del lavoro, in una città che tra raffinerie e acciaieria ha una qualità della vita pessima con le falde, la terra, gli animali, contaminate da veleni mortali e infatti si muore. Una situazione causata da anni di malapolitica, di interessi particolari, e anche da una particolare attività dei sindacati che come spesso accade non riescono a pensare a azioni di medio-lungo termine.  
Ma quell'esperienza evidentemente non interessa al sindaco di Falconara, non si preoccupa della città e della necessità di invertire la rotta, non è nelle sue corde comprendere che la tutela dei posti di lavoro per i lavoratori della raffineria, ma anche per l'intero territorio non si può prescindere da una visione di sviluppo che rispetti l'ambiente. E' impensabile pensare di accrescere le attività inquinanti invece di limitarle. In questa fase serve la responsabilità e non le provocazioni

 
Infatti il sindaco, nel gran caldo agostano, lancia la sua proposta per superare la crisi della raffineria. La soluzione per lui è la costruzione nella raffineria di un termovalorizzatore. In realtà si chiama inceneritore, ovvero un forno che brucia i rifiuti e che rilascia nell'aria, già abbastanza compromessa di Falconara e zone limitrofe, i suoi fumi inquinanti. Questa geniale trovata secondo il sindaco assicurerebbe 40 posti di lavoro.

Questa proposta è una vergogna assoluta, e dimostra veramente la pochezza di una amministrazione comunale che non è capace di fare gli interessi dei suoi cittadini.

I rifiuti si eliminano con una vera raccolta differenziata, e gli sforzi da fare devono andare incontro alle pratiche virtuose, non a quelle che invece arricchiscono i pochi. 

Ma c'è una cosa che mi disturba particolarmente, è la dichiarazione di un sindacalista della CGIL, sigla che raccoglie iscritti all'interno della raffineria ma anche una sigla a cui aderiscono molti altri cittadini falconaresi. Il responsabile sindacale pur considerando la proposta del sindaco non risolutrice del problema contingente alla chiusura dell'attività, non la esclude, quasi a far capire che anche se non nell'immediato potrebbe venire presa in considerazione, perchè comunque è un'attività che crea posti di lavoro. Se la proposta del sindaco è indecente, la dichiarazione del sindacalista è quanto meno imbarazzante perchè non tiene conto del conflitto esistente sul territorio, dimostrando di non conoscere bene la realtà  di cui sta parlando e quel che è peggio, avvalorando una visione dello sviluppo ferma all'800.

Abbiamo bisogno di altro, dobbiamo "incenerire" la mediocrità, capire che la tutela del lavoro resta una priorità tanto quanto la tutela del territorio.

La politica a Falconara deve cambiare rotta e questo avverrà solo con le prossime elezioni, per questo mi rivolgo a chi sta lavorando su questo a verificare bene chi può realizzare realmente il cambiamento. Ma c'è bisogno anche che le forze sindacali aprano la discussione su progetti ampi e non fossilizzino solo sull'emergenza quotidiana. E che i lavoratori non si facciano abbindolare da "conigli che escono dai cilindri" dei furbi.       

mercoledì 25 luglio 2012

PROPAGANDA E SPONSOR

Ho trovato stamattina nella cassetta della posta un nuovo numero del"in FALCO" una pubblicazione con il patrocinio gratuito del Comune di Falconara il cui direttore è Goffredo Brandoni, il sindaco della città.

Ho avuto modo di parlare già di questa anomalia un paio di anni fà, (leggi qui) ma evidentemente la questione non è chiusa anzi.

La pubblicazione che ha l'apparente formato di un giornalino di informazione, in realtà è uno strumento di propaganda dell'amministrazione comunale che non fa altro che enfatizzare i bei gesti del sindaco e raccontare quanto sono bravi I "nostri" a governare la città. In questo giornalino la parola è concessa solo agli assessori e al sindaco, senza uno straccio di contraddittorio. Un giornale di regime insomma, con tanto di foto del sindaco in posa nelle più svariate occasioni.

Mi domando se una pubblicazione di questo tipo abbia le caratteristiche per essere un organo istituzionale, quindi pubblico, visto che il giornale arriva nelle case delle famiglie falconaresi con tanto di logo comunale.

A questo giornale manca lo spazio partecipativo delle forze di minoranza nel consiglio comunale, ma non solo, non c'è un spazio nemmeno per la parola ddei cittadini. Insomma, propaganda politica mascherata per informazione amministrativa.  

In prima pagina una nota evidenzia che la realizzazione del FALCO, è a costo zero grazie alla generosa collaborazione di sponsor privati. Ecco, come cittadino vorrei almeno sapere chi sono questi generosi sponsor e qual'è la loro quota versata. Questa mia curiosità la giro ai consiglieri comunali sperando che qualcuno voglia approfondire la questione.

sabato 21 luglio 2012

SIAMO TUTTI RAZZISTI


Ieri l'altro ero in piazza con altre persone, con un banchetto per raccogliere le firme per una proposta di Legge sul reddito garantito. Una Legge che dovrà equiparare l'Italia a quasi tutti i paesi europei al riconoscimento del diritto alla dignità umana e al sostegno minimo di sopravvivenza. In pratica la Legge chiede che ai disoccupati, ai precari con salari irrisori venga riconosciuto un sostegno economico nel rispetto del dettato costituzionale che indica il lavoro e la dignità della persone come Diritti inalienabili. Ma non è di questa Legge che voglio parlare, piuttosto vorrei fare una riflessione sulla discussione che questa iniziativa ha innescato tra la gente incontrata in piazza. Una minoranza assoluta a dire il vero, ma che hanno destato in me una forte preoccupazione che ora proverò a condividere.


E' accaduto che alcune persone, una volta spiegate le motivazioni della raccolta delle firme, abbiano espresso contrarietà all'iniziativa, non tanto perchè contrari sulla funzione sociale e di sostegno della Legge, ma per il timore che l'iniziativa potesse in qualche modo favorire anche gli immigrati. Non sono mancate esclamazioni pesanti su queste persone, fatte in maniera generica. Affermazioni del tipo: "che tornino a casa loro", "sono tutti fannulloni", "le case e il lavoro prima agli italiani" ecc.

Tutte frasi che conosciamo già, ma in questo caso le ho ascoltate da persone che dicono di essere di sinistra e che hanno iniziato il discorso con la canonica frase: "premetto che non sono razzista".

Forti di questa preoccupazione, nonostante conoscano in prima persona il problema della precarietà e della crisi del lavoro, nonostante abbiano in famiglia figli e nipoti precari o disoccupati, hanno rifiutato di firmare le proposta di Legge. In pratica piuttosto che "rischiare" che lo Stato possa concedere un diritto agli immigrati, preferiscono non concederlo nemmeno ai loro figli, nipoti e a loro stessi. A proposito si potrebbe citare un famoso detto popolare, ma non lo citerò perchè credo sia ben conosciuto.

Come chiamare questo atteggiamento? Io direi razzismo. Non quello istintivo, quello scaturito dalla paura per il diverso. Quello è un tipo di razzismo che il tempo, la conoscenza e la cultura può provare a smussare, anche se con difficoltà. A mio modo di vedere questo è un razzismo con motivazioni molto più complesse e pericolose per la società e la civile convivenza. Questo è un razzismo consapevole dietro al quale c'è la rabbia sociale causata  dalla perdita di certezze acquisite (lavoro, sicurezza economica). Un razzismo consapevole che dalla paura per un futuro incerto, individua un falso obiettivo per scaricare la responsabilità dello status quo. Un razzismo che cresce con l'aumentare della precarietà, con il degrado sociale, un razzismo alimentato da decenni di campagne mediatiche tutte basate sull'individualismo.

Ai nostri figli cresciuti con pane e televisione è stato inoculato un "vaccino culturale" che impedisce loro di pensare in funzione collettiva. La competizione, l'egoismo, diventano le "qualità" per poter sopravvivere al mercato della vita. La condivisione e la solidarietà sono invece considerati fardelli opprimenti, che impediscono il successo e la "felicità", ed in questa fase di particolare austerità il campo è particolarmente fertile, soprattutto nei suburbi, nelle periferie, una guerra tra poveri a contendersi un tozzo di pane come dei cani randagi. Con questo clima a guadagnarci però non è la colletività ma nemmeno il singolo, l'individualista che con lo scudo del razzismo crede di poter sovrastare il più debole. Ho parlato finora di immigrati, ma ovviamente il razzismo consapevole non si ferma ai confini geografici, nè al colore della pelle, al contrario colpisce ogni parte di società che scopre una debolezza. Quindi l'accanimento si abbate sui clochard, sugli omosessuali, sulle donne, esattamente come è sempre accaduto in passato, in America con gli afroamericani, in Germania con gli ebrei, gli zingari, i disabili. Noi tendiamo a dimenticare, ma questa forma di razzismo ha colpito anche gli italiani che sopportarono trattamenti bestiali quando furono costretti dalla grande miseria che affamava l'Italia ad emigrare negli Stati Uniti, nel nord Europa, ma anche solo dal sud d'Italia al nord.

Quindi il razzismo come strumento difensivo. In realtà però questa guerra al diverso e al più debole non porta alcun beneficio. E' una guerra ordita da chi ha interesse a che nel mondo prevalga l'egoismo, alla solidarietà, l'individualismo alla collettività, perchè si sa è molto più facile governare quando il popolo è diviso .

Divide et impera, una strategia che impedisce alle persone di coalizzarsi per mettere in discussione il potere dominante, vero responsabile delle iniquità mondiali e quindi anche della attuale situazione di estrema incertezza sociale del nostro Paese. Potere dominante che plasma la cultura delle persone, portandole in conflitti in cui non ci sarà un vincitore se non il potere stesso.

Immagine tratta da: http://www.immigra.it/es 

giovedì 28 giugno 2012

LE MACERIE SULLE MACERIE

Un mucchio di macerie al posto delle casette della Ex Montedison di Falconara. Questo è il panorama offerto a chi passa sulla statale 16. I più disattenti vedranno in quelle macerie solo un abbattimento di casette fatiscenti in un'area pericolante e degradata. Un' area abbandonata tanti anni fà, altamente inquinata e mai bonificata. Un'area che aspetta da tanto tempo un riutilizzo, ma che gli alti costi della bonifica e le solite speculazioni hanno mandato tutto in malora, anche quelle parti che erano state individuate dalla soprintendenza, di valore storico e quindi da conservare.

Gli unici a frequentare quell'area sono i senza tetto, i diseredati, gli esclusi, gli invisibili, quelli che genericamente qualcuno chiama "criminali". Sono gli stessi  invisibili che con la grande nevicata e freddo di quest'inverno, una parte della cittadinanza più sensibile ha cercato di aiutare, costringendo il sindaco a mettere a disposizione una stanza per non farli morire di freddo. Operazione che l'amministrazione ha fatto gioco forza, più che altro per motivi di immagine che per convinzione.

Le motivazioni dell'abbattimento non hanno carattere ambientale, nessuna bonifica è prevista, e nemmeno sanitaria. Infatti la Giunta non si è posta il problema che chi dorme in quei luoghi insalubri rischia la vita, non sono interessati a questo. La giunta e i partiti che la sostengono vogliono semplicemente allontanare quegli indesiderati dai confini cittadini. Ancora una volta il sindaco Brandoni usa la tolleranza zero, ma che come in passato servirà solo a fare un pò di propaganda e non a risolvere il problema.

Sono convinto che le cose non accadano mai per caso. Anche stavolta il raid distruttivo arriva in un momento particolare. Sarò malizioso ma credo proprio che quelle macerie stavolta siano servite a nascondere ben altre macerie. A nascondere le macerie del fallimento di questa amministrazione comunale che proprio in questi giorni deve convincere i suoi concittadini che l'aumento dell'IMU al massimo consentito è cosa buona e giusta. Il sindaco deve far dimenticare ai suoi elettori le sue promesse sulla diminuzione delle tasse che sarebbero certamente arrivate grazie al "mirabolante" governo Berlusconi.

Il sindaco e i suoi sostenitori devono coprire le macerie del fallimento economico che hanno provocato con la spudorata "fiducia" accordata ai padroni della raffineria API. Per un pugno di lenticchie il sindaco ha regalato all'industria la dignità della città ed ora i lavoratori della raffineria per primi ne pagano pesanti interessi.

Con la polvere delle macerie delle casette dell'Ex Montedison questa amministrazione comunale cerca affannosamente di nascondere i suoi fallimenti e lo fa con quello che sarebbe dovuto essere il suo cavallo di battaglia ovvero, LA SICUREZZA, ma che, secondo le pesanti critiche dei suoi elettori, è stato il  fallimento più grosso.

lunedì 18 giugno 2012

L'ASSURDO PREVEDIBILE

La decisione dei vertici della raffineria api di chiudere l'impianto di Falconara per un anno riempie le pagine dei giornali. Sarà il leitmotiv di questa estate. Il rischio per l'occupazione è forte e il clima recessivo del Paese non agevola una rapida soluzione del problema.

Al momento le dichiarazioni di alcune forze politiche e degli amministratori regionali e comunali riempiono i giornali ma non entrano nel merito della questione. Per prima cosa occorrerebbe assumersi le responsabilità.

Il comune di Falconara ad esempio ha gravi responsabilità sulla situazione attuale. Ha preferito accontentare la proprietà della raffineria in ogni sua richiesta, fidandosi delle sole parole di, parole che non sono mai state scritte in atti amministrativi pubblici. Il sindaco e l'intera amministrazione comunale si sono accontentata di vaghe promesse, ed ora hanno la responsabilità davanti alle sacrosante preoccupazioni dei lavoratori dell'api e delle numerose imprese dell'indotto, di rendere conto all'opinione pubblica e alla città intera delle loro azioni.

Ma di fronte alla pochezza delle giustificazioni dell'amministrazione comunale che individua nei ritardi della realizzazione  del rigassificatore la causa della ritirata dell'Api, lasciano sconcertati le dichiarazioni di eminenti politici alla guida del governo regionale.

L'assessore Luchetti ad esempio, autorevole uomo del PD oltre che cittadino falconarese che candidamente dichiara alla stampa di non comprendere il comportamento della dirigenza Api, chiedendone una verifica sull'accordo sottoscritto. Un accordo che non ha preso in considerazione la pesante crisi del settore petrolchimico e che come già avvenuto nel passato non prevede alcuna prescrizione all'azienda in caso di inadempienze.

Sconcertante anche la dichiarazione del segretario regionale del PD Palmiro Ucchielli, il fautore del "Modello Marche", che dichiarandosi preoccupato per il futuro dei lavoratori considera assurda la sospensione dell'attività.

L'unica cosa assurda in questa brutta vicenda è stata la superficialità con la quale sono state messe in atto politiche che interessano centinaia di lavoratori, di migliaia di cittadini e un vasto territorio. Ora credo che sia necessario che alle parole di circostanza e auto assolutorie, arrivino risposte per i lavoratori e per i cittadini che vivono in un territorio che per troppo tempo è stato prigioniero dei poteri di pochi.

L'assurdo, mi dispiace dirlo, in questo caso era più che prevedibile.

venerdì 8 giugno 2012

LA RAFFINERIA API CHIUDE E SI FA BEFFA DEI LAVORATORI

Alla fine i nodi vengono al pettine. Ieri il gruppo dirigente della raffineria API ha annunciato la chiusura dell'impianto di Falconara Marittima per 12 mesi. Una notizia preoccupante ma non è stata una sorpresa. Da anni infatti i vertici del Gruppo petrolifero che commercializza i suoi prodotti con il marchio IP, lamentano un calo di fatturato dovuto alla crisi del settore.

Pochi (non l'azienda) però non hanno tenuto conto di questa inversione di tendenza. L'idea di una possibile riconversione del sito è sempre stata considerata soprattutto da parte di molti lavoratori alla stregua di una provocazione, un atto "terroristico" di ambientalisti senza scrupoli. Ed infatti l'opera di convincimento dei padroni della raffineria nel tempo si è fatta strada tra i lavoratori. 
Con metodi scientifici a tempi alterni arrivava una minaccia di perdita di posti di lavoro, che veniva ritirata solo dopo aver ricevuto dalla politica (la vera antipolitica) rinnovi di concessioni, autorizzazioni per centrali termiche, ed in ultimo il permesso a costruire il rigassificatore.

Quindi allontanato il pericolo del licenziamento, tutti a tapparsi occhi e orecchie per non vedere che il settore petrolifero ogni anno perdeva di redditività. Occhi, orecchie tappati ma spegnendo anche il cervello, che in condizioni normali non poteva non prevedere questo epilogo.

Con il rigassificatore addirittura si è raggiunta la cecità completa. Alcuni mesi fa, i lavoratori sono scesi in piazza non per tutelare il loro lavoro o la loro sicurezza sul lavoro, ma per chiedere la realizzazione del rigassificatore, con la sconcertante motivazione che in caso di realizzazione i padroni dell'API, nonostante le perdite milionarie, non avrebbero più licenziato alcun lavoratore. E con l'ancor più sconcertante conseguenza che la Regione Marche, il presidente Spacca e l'assessore falconarese Luchetti del PD, tutta la giunta e quasi tutto il consiglio regionale, senza valutare la situazione di crisi del settore petrolifero decisero di dare parere favorevole. 

Tutti sanno che il rigassificatore può aver bisogno al massimo di una ventina di lavoratori. Lo sa Spacca, lo sanno i padroni della raffineria, lo sanno i sindacati, ed anche i lavoratori, ma non importa, l'unica certezza e che il Conte Brachetti è stato accontentato per un altro affare miliardario a discapito del territorio e ora purtroppo vediamo, anche a discapito dei lavoratori.

Infatti adesso i vertici dell'API chiudono la raffineria per 12 mesi, senza certezze per la riapertura, saranno 400 i lavoratori diretti circa in cassa integrazione. Per i 200 lavoratori dell'indotto, quelli delle ditte esterne il futuro è ancora più incerto, meno tutele e quindi più possibilità di licenziamento.  

In tutta questa storia, è imbrazzante il sindaco di Falconara Brandoni, il quale come se uscisse da una fiaba, come la bella addormentata, si risveglia e  apprende con «forte preoccupazione» del prolungamento della chiusura della raffineria e con candore dichiara: "Che la situazione fosse molto critica si sapeva: se in tanti anni l’Api non ha messo nessuno in cassa integrazione, evidentemente ora la crisi è forte".  
Ma certo, meglio dare la colpa alla crisi, molto meglio che prendersi parte delle responsabilità. Responsabilità che ricadono equamente  su una classe politica e sindacale inadeguata e trasversale.

Ai lavoratori quindi che dire... credo che a questo punto debbano chiedere spiegazioni a chi ci li ha portati in questa brutta faccenda, chiedano ai padroni dell'API, ai politici, a Spacca e a Luchetti, al Sindaco di questa degradata città, ma soprattutto chiedano spiegazioni al sindacato, ad alcuni dei responsabili che mi dicono abbiano fatto carriera.

Ai lavoratori esprimo la mia solidarietà, una umana solidarietà di chi conosce molto bene la condizione di disoccupato, ma alla solidarietà esprimo anche una speranza: che Falconara abbia la capacità al più presto di eleggere una nuova guida amministrativa, per la rinascita sociale e culturale di questa città, che metta al primo punto l'interesse di tutti i cittadini e non l'interesse del potente di turno.

mercoledì 6 giugno 2012

AMMAZZA ITALIA



È evidente che la ricetta di Governo dei professori è sbagliata. Non solo è inefficace come strumento di contrasto e risoluzione della crisi, ma addirittura dannosa. I dati ufficiali sono impietosi: Il debito pubblico italiano a marzo è salito alla soglia record di 1.946,083 miliardi di euro a febbraio era a quota 1.928,226 miliardi. Complessivamente il numero dei disoccupati ad aprile è salito a 2 milioni 615mila, tra marzo e aprile, hanno perso l'impiego 38mila persone. I consumi sono fermi, l’aumento dell’aliquota dell’IVA che aumenterà ancora in autunno e l’oggettiva indisponibilità finanziaria delle famiglie hanno ridotto drasticamente la capacità di acquisto. Le aziende e gli imprenditori in difficoltà non riescono ad avere accesso al credito bancario. Tasse inique come l’IMU mettono in seria difficoltà le persone ed infatti non c’è giorno che i giornali non riportano casi di suicidi di disoccupati, sfrattati, di nuovi poveri che non sopportano il “disonore” della perdità di dignità. 9 milioni di italiani sono costretti a tagliare anche le spese sanitarie ed infatti non si curano più. Il fisco non riesce ad incassare quanto previsto, nelle casse infatti mancano 1.500 milardi di euro. La Corte dei Conti intanto ci informa allarmata che le tasse sono troppo alte e che il livello di corruzione nel Paese è al livello della Repubblica delle Banane (non è certo uno scoop). Quindi le fasi Salva Italia e Cresci Italia sono risultate degli slogan senza alcuna rispondenza al vero, perché nemmeno il temutissimo “SPREAD” è stato riportato a percentuali accettabili (a dicembre 2011 era 440 punti ed oggi è a 441).
Un disastro sia dal punto di vista sociale (poco considerato dal Governo) che dal punto di vista tecnico. I “tecnici” dunque hanno fallito proprio sul loro terreno, le riforme hanno impoverito le famiglie, fatto fallire centinaia di migliaia di Imprese, senza che all’orizzonte si riuscisse a vedere un lumicino di speranza.

Di questo disastro è responsabile il presidente Monti, i suoi Ministri, anche il Presidente Napolitano, ma soprattutto i partiti presenti in Parlamento, che terrorizzati dall’ira degli italiani, evitano il confronto elettorale come la peste. Evocando l’antipolitica come per esorcizzarla, senza rendersi conto che l’antipolitica è proprio il loro atteggiamento autoreferenziale che vogliono mascherare in senso di responsabilità. Continuando a tenere in vita un Governo che è svincolato da ogni impegno democratico con gli elettori.

La ricetta Monti è una politica di destra, tutte le Leggi fin qui approvate fanno parte della politica liberista e di destra già nel programma del Governo Berlusconi. La riforma del mercato del lavoro, la cancellazione dell’art. 18, la modifica della Costituzione all’art 81 per introdurre il pareggio di Bilancio. La riforma delle pensioni, la libertà d’impresa quindi la strada per le privatizzazioni, erano nell’agenda politica di Berlusconi, e di Bossi, e aggiungo anche di Fini e Casini. Quindi c’è poco da meravigliarsi sull’operato del professor Monti e della condivisione del PDL e Udc . Sul PD invece ci sarebbe da dire. Non da meravigliarsi ma da indignarsi si. Il PD con il suo atteggiamento certifica il caos che c’è nel suo interno, le fratture e tutte le difficoltà. La dirigenza del PD è terrorizzata dalla possibilità di imminente implosione, per paura che il partito vada in pezzi  manderà in pezzi il Paese intero.
È deprimente, il PD  non fà più politica si limita a difendere la propria esistenza, il problema è che in questo tentativo stringe in un abbraccio mortale i partiti che invece potrebbero modificare la china che ha preso il Paese. Penso a SEL, una forza politica nuova con delle idee che potrebbero spostare l’attenzione, in questa terribile fase di crisi globale, sulle persone invece che sulla finanza. Un partito che avrebbe voluto affrontare la crisi, ad esempio, colpendo i grandi patrimoni e la corruzione dilagante, tagliando gli sprechi e le spese militari, impedendo che il fardello del salvataggio del Paese pesasse solo sulla schiena dei più deboli. Nella speranza che ormai non sia troppo tardi, spero che SEL riesca immediatamente a divincolarsi da quell’abbraccio e che, per dirla con le parole di Nichi Vendola, riesca a prendere la strada giusta senza avere paura.   

domenica 20 maggio 2012

REDDITO MINIMO GARANTITO il mio intervento

Ieri pomeriggio, a Falconara Marittima, Sinistra Ecologia Libertà ha organizzato una iniziativa pubblica su un tema importante quanto poco diffuso. IL REDDITO MINIMO GARANTITO. L'iniziativa si è svolta nonostante il grave atto terroristico che ha colpito alcune studentesse di una scuola di Brindisi. l'assemblea ha partecipato al cordoglio ed ha manifestato la totale solidarietà alle vittime con un minuto di silenzio.
Era presente Giuseppe Bronzini socio fondatore di BASIC INCOME NETWORK Italia, Magistrato e consigliere presso la Corte di appello di Roma sez. lavoro ed autore del libro "reddito di cittadinanza". La sua relazione è stata molto interessante ed ha conquistato l'attenzione delle persone presenti. Con lui c'era anche il nostro consigliere regionale Massimo Binci ed il coordinatore del circolo falconarese Antonio Crocetti.



Quello che segue è il mio intervento introduttivo:


Oggi è il primo appuntamento pubblico per SEL di Falconara che intende avviare un dialogo con i cittadini, con le associazioni sociali e culturali e con le altre forze politiche, per aprire un confronto aperto e cercare quindi di dare un contributo per migliorare la nostra città.


È nostra intenzione avviare prossimamente delle iniziative pubbliche per discutere delle problematiche di Falconara, che sono molte: sociali, culturali, economiche, ambientali ecc.



Oggi però, per inaugurare la serie di incontri, abbiamo pensato di discutere un tema che non riguarda direttamente le questioni locali, almeno apparentemente, ragioneremo infatti intorno ad una proposta che si inquadra in un nuovo modello sociale e anche culturale. Un tema che è all’ordine del giorno, vista la violenta crisi che è dovuta principalmente alla mancata ridistribuzione della ricchezza. Parleremo di una proposta che valorizza la politica di alternativa di cui SEL vuole essere protagonista. Partiamo da questa iniziativa perché pensiamo che senza il lavoro e senza tutele minime di sussistenza, tutte le altre questioni seppur molto importanti non riceveranno la giusta attenzione da parte delle persone.



REDDITO MINIMO GARANTITO, o reddito di cittadinanza, o reddito di base, o Basic Income, ovvero la garanzia per ogni individuo di vivere in maniera dignitosa la propria vita.


Per dare la giusta interpretazione alla proposta del reddito garantito, dobbiamo prima provare a rispondere alle seguenti due domande:

  1. “IL MERCATO DEL LAVORO RIUSCIRA’ A GARANTIRE OCCUPAZIONE PER TUTTI?”
  2. “OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO A VIVERE UNA VITA DIGNITOSA?”



Questa ultima domanda in particolare se la sono posta anche i nostri padri costituenti, non è un caso che la nostra Costituzione all’articolo 1 reciti: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.



Ma non è questo il solo articolo che riporta l’attenzione al diritto al lavoro, e quindi, secondo il nostro attuale modello sociale, il diritto alla dignità e alla libertà, perché credo che saremo tutti d’accordo nell’affermare che Senza lavoro non si è liberi e non si ha dignità.



Infatti la Costituzione all’Art. 3 obbliga lo Stato a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.



Per continuare con l’Art. 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.



Continuando Art. 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.



Per concludere con l’Art. 38: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.



La Costituzione quindi prevede già forme di tutela e indica chiaramente quali sono i diritti dei cittadini e i doveri dello Stato, Stato che però da questo punto di vista è inadempiente, almeno in parte.



Al contrario con la crisi economica i Governi hanno cercato, riuscendoci, di limitare i diritti ai lavoratori, ad esempio modificando l’Art. 18 dello statuto dei lavoratori, attuando una riforma del lavoro che agevola la flessibilità in uscita, aumentando l’età pensionabile, senza che sia prevista una civile forma di sussistenza per questo sempre più alto numero di persone. Per non parlare di chi il lavoro non ce l’ha mai avuto o al massimo solo in forma precaria, quindi con ancor meno dignità, e ancor meno libertà. Pensate ad un giovane, pensate ad un laureato, che davanti alla porta del mercato del lavoro deve piegarsi a ricatti occupazionali e a sottomettersi ad offerte di lavoro sottopagate o in nero. È solo un esempio naturalmente, noi pensiamo che con l’introduzione di un reddito minimo queste perversioni sparirebbero. Ma c’è di più… ad Ancona a aprile scorso un giovane attivista No Tav, dopo una manifestazione è stato raggiunto da un provvedimento dalla Questura di Ancona che gli impone il divieto di soggiorno per tre anni in città, tra le motivazioni si legge: «Persona pericolosa, con reddito irrisorio». La povertà viene addirittura criminalizzata.



L’argomento che tratteremo oggi è controverso, criticato da destra ed anche da sinistra. Alcuni mettono in dubbio la validità morale di un sostentamento della persona temendolo come un incentivo all’ozio. Altri spesso senza nemmeno approfondire la questione, chiudono la discussione perché tanto le risorse economiche per finanziare una proposta come il reddito minimo garantito non ci sono, tanto meno adesso con la grave crisi in atto. Mi permetto di dire che questa è chiaramente una questione politica. Le risorse si trovano. In tutta Europa, in varie forme è riconosciuto il reddito granatito, tranne Italia e Grecia. Pensate a quanto poco tempo ci ha messo il governo Monti a reperire le risorse per tamponare il debito pubblico. Pensate quanto poco ci ha messo il Parlamento per modificare la Costituzione all’Art. 81, obbligando lo Stato al raggiungimento del pareggio di Bilancio. La sostenibilità finanziaria esiste, basta volerlo. Luciano Gallino nel suo ultimo libro evidenzia lo spropositato uso di risorse per 18 trilioni di dollari per salvare gli istituti finanziari e le briciole messe a disposizione per contrastare gli effetti della recessione sulle persone. In Italia a fronte di tagli di decine di milardi sui servizi e pensioni, nemmeno un euro per il welfare.



L’argomento è controverso e articolato ma assolutamente da studiare e da far conoscere, perché è una cosa che interessa a tutti, perché come ho detto all’inizio la questione è fondamentale per i risvolti democratici e di libertà che riveste, ed è di estrema attualità vista la caduta della promessa del lavoro. Vogliamo discutere una proposta che non è una fantasia freak, ma l’idea di un altro modello sociale, una alternativa concreta. Una proposta che si trasforma in programma di governo. Partendo dall’assunto che il reddito di base non deve essere considerato un gesto di carità, e nemmeno un semplice sussidio, ma un diritto civile di ogni individuo. Un diritto ad una vita dignitosa.

mercoledì 16 maggio 2012

LA RACCOLTA DIFFERENTE DEI RIFIUTI

Il Comune di Falconara e Marche Multiservizi, la società che si occupa della raccolta dei rifiuti di Falconara Marittima hanno avviato una serie di assemblee pubbliche in città, per "confrontarsi sul servizio e condividere i risultati fin qui raggiunti sulla raccolta differenziata di prossimità".

Ho assistito all'assemblea tenuta ieri sera al centro Pergoli. All'incontro erano presenti molti cittadini, ed è stato interessante ed utile ascoltare le indicazioni del relatore di Marche Multiservizi, per procedere ad una corretta differenziazione dei rifiuti, cercando con una serie di accorgimenti e attenzioni di riciclare più immondizia possibile.

Alle indicazioni, ai consigli e alle novità, tra cui l'istituzione di un ispettore che verificherà eventuali "errori" di conferimento da parte dei cittadini (controllo necessario secondo me), sono stati presentati dei dati sullo stato attuale di riciclo dei materiali non proprio confortanti. Anzi direi nettamente al di sotto degli obblighi di Legge.

E' stato minimizzato questo aspetto dal relatore che invece ha cercato di enfatizzare i piccoli passi avanti sulle percentuali di differenziazione. In realtà il dato di un misero 45% (dati assessore Astolfi), ma la percentuale secondo me non è veritiera visto che prende in esame sono tre mesi, è lontanissima dall'obiettivo di almeno il 60% che eviterebbe al Comune e quindi ai cittadini che pagano la Tarsu di subire una tassa (sanzione) aggiuntiva. Una migliore raccolta differenziata avrebbe permesso alle già povere casse comunali di spendere 288.000 euro in meno (dati assessore Astolfi), cifra da non sottovalutare e che l'amministrazione comunale avrebbe potuto utilizzare in altri modi sicuramente più utili alla comunità. Soprattutto avrebbe contribuito al miglioramento ambientale.

Ora credo che l'analisi sui risultati ottenuti dovrebbe soffermarsi sulle motivazioni di una così scarsa percentuale. Certamente avrà influito il ritardo incontestabile sulle politiche dei rifiuti dell'amministrazione, e quindi anche di una poca educazione e consapevolezza dei cittadini sull'importanza della pratica del riciclo, ma credo che sia stato determinante il metodo di raccolta. E' infatti provato scientificamente che una raccolta di prossimità (quella scelta dall'amministrazione Brandoni), ovvero quella con i cassonetti agli angoli delle vie, è molto meno produttiva di quella Porta a porta, che in più permetterebbe un maggior controllo e anche una migliore qualità della raccolta.

A margine mi soffermo su un intervento di un cittadino che auspicava la costruzione di un inceneritore per risolvere in maniera definitiva il problema del conferimento dei rifiuti. Tralascio il tono con cui quel signore ha esposto le sue ragioni, per entrare nel merito della questione con una mia semplice considerazione.

Credo che il problema dei rifiuti si possa risolvere solo con la consapevolezza dei cittadini e soprattutto con quella delle Istituzioni (Regioni, Province, Comuni). Non è solo un problema tecnico, ma culturale. Il problema si risolve solo producendo meno rifiuti, solo aumentando drasticamente la raccolta differenziata. L'80% di quello che buttiamo è riciclabile, il restante 20% con Leggi e regole più stringenti potrebbe diventarlo. Se le discariche per i rifiuti indifferenziati sono impattanti e giustamente mal visti dalla popolazione, è compito delle Istituzioni e dei cittadini virtuosi fare in modo che vengano utilizzate il meno possibile.

L'inceneritore va in senso contrario: bruciare i rifiuti oltre a produrre fumi inquinanti di cui non ne sentiamo sinceramente la necessità, "brucia" la possibiltà di risolvere il problema alla radice ovvero producendo meno rifiuti. Con buona pace delle casse delle amministrazione, delle tasche dei cittadini, e della salute di tutti.

venerdì 11 maggio 2012

UN AUGURIO: BUONA POLITICA PER FALCONARA

I tempi stanno maturando in termini politico-strategici a Falconara Marittima.

Sembra una data ancora lontana, ma in realtà la primavera del 2013 per affrontare le elezioni amministrative è dietro l'angolo. Chissà, forse saranno affiancate alle elezioni politiche, e questo accade in una delle peggiori situazioni socio-economiche mai viste prima.

Non sappiamo ancora con quali prospettive, ma a aprile/maggio del 2013 si rinnoverà il consiglio comunale di molte città ed anche quello di Falconara. La crisi economica non sarà superata per quella data, anzi, le cose potrebbero peggiorare ulteriormente, credo che questo dato debba essere preso bene in considerazione da tutti coloro che intenderanno prendere parte alla carovana elettorale.

Quindi non si tratta solo di sconfiggere la coalizione avversaria, ma si tratta invece di affrontare la realtà con estremo realismo e determinazione, di conoscere bene i meccanismi della macchina amministrativa, e naturalmente di saperla governare. Falconara in più ha tanti problemi ancora irrisolti e difficilmente risolvibili.

Di che cosa ha bisogno quindi Falconara? Bisogna saper bilanciare i sogni con il pragmatismo.
Io credo che la cosa da evitare assolutamente sia quella di voler individuare il buono dal cattivo giudicandolo dall'abito, o meglio dall'appartenenza o meno ad un Partito o movimento, o associazione. Penso però che difficilmente saranno metabolizzate le diversità politico culturali se antitetiche storicamente tra loro. Alla lunga potrebbero essere causa di ingovernabilità.

La criticità della fase di recessione impone massima serietà e non permette sperimentazioni che in altri momenti avrebbero potuto anche dare dei frutti. Chiede invece il contributo e la responsabilità delle persone che abitano e vivono la città. Ci vuole una ampia condivisione delle idee per distribuire le responsabilità delle scelte equamente, tra forze politiche, movimenti e cittadini. Meglio evitare improbabili laboratori secondo me, ma impegnarsi a trovare una coesione su idee e programmi, magari partendo dalle cose già avviate e che hanno garantito piena condivisione.

L'obiettivo dunque non è solo sconfiggere la destra guidata dal Sindaco Brandoni,   ma  avere la capacità di amministrare una città che visti i tempi, avrà bisogno di idee e invenzioni per poter garantire un minimo di vivibilità ai suoi cittadini. Credo anche che si dovrà vincere il sentimento di antipolitica che ormai pervade il Paese, questo non succederà con tattiche difensive, ma sostituendo la mala politica con quella buona.  

La discussione è appena iniziata, speriamo che riesca a dare buoni risultati.   

lunedì 2 aprile 2012

L'IMU SPIEGATA AI CITTADINI

Di ritorno dall'assemblea organizzata dall'amministrazione comunale, che ringrazio, per spiegare la nuova tassa che condizionerà pesantemente i bilanci familiari, quelli aziendali oltre che quelli comunali, mi vengono spontanee tre diverse considerazioni.


La prima è rivolta al Governo Monti, quella che dicono abbia come punto di forza il fatto di essere "tecnico". Ebbene i Professori, anche nel caso dell'IMU hanno dimostrato di non essere all'altezza. A quanto sentito oggi dai relatori, è chiaro che l'IMU, Imposta Municipale Unica, che i cittadini debbono iniziare a versare entro la metà di giugno, non ha ancora regole certe,  l'incertezza è totale tra i Comuni, i CAF che dovrebbero compilare i modelli di pagamento e soprattutto i cittadini che sono assolutamente all'oscuro di tutto. Anche oggi è stato incredibile sentir parlare gli esperti con enormi punti interrogativi, che spiegavano solo grazie a indiscrezioni e non con un documento ufficiale.  Non è la prima volta che il Governo Monti, toppa proprio su un campo che gli dovrebbe essere familiare, quello tecnico appunto, quello dei conti. Basti pensare al clamoroso errore del conteggio degli ormai famigerati "esodati", 30.000 secondo la Ministra Fornero, 350.000 secondo i dati ufficiali. Un errore che sta mettendo nel panico tutte quelle persone che firmando il licenziamento grazie ad assicurazioni dello Stato, adesso si trovano in un  tragico limbo e forse diverranno disoccupati. 

La seconda è rivolta al sindaco Brandoni che oggi si è guardato bene di fare discorsi politici. Non è una bella posizione la sua adesso che deve dire ai cittadini che con l'IMU il comune li stangherà pesantemente. Vale per tutti i sindaci, ma lui che ha vinto le elezioni anche grazie alle mirabolanti promesse del suo capo Berlusconi. Meno tasse per tutti!! Ricorderete certamente come il Cavaliere prometteva il migliore dei mondi possibili e come il "nostro" Brandoni assicurava il benessere proprio grazie al Governo amico. Ricorderete la propaganda strombazzata dal PDL (che è il partito di Brandoni), per il fatto di aver abolito l'ICI a tutti. Questa allegro modo di governare  ci ha portato al fallimento, non di una città, ma dell'intero Paese.
L'amministrazione comunale oggi, per voce dell'assessore e dei dirigenti al bilancio, ha criticato fortemente l'operato del Governo Monti, c'è addirittura chi ha chiesto il carcere per i responsabili, dimenticando che per quel reato i Berluscones hanno varato una legge per depenalizzarlo. Eppoi perchè criticare il Governo Monti? Mica va avanti in maniera autonoma. No, va avanti perchè la maggioranza del Parlamento vota senza fiatare tutte le manovre che Monti organizza. Ed in quella maggioranza c'è, ed in maniera determinante, proprio il PDL il partito del Sindaco. Allora perchè lamentarsi? A lamentarsi hanno diritto solo i cittadini costretti all'infausto balzello e che ancora non conoscono nemmeno la percentuale che il Comune deciderà di applicare.

La terza considerazione è per i cittadini che stasera hanno assistito all'assemblea e che con il groppo in gola hanno capito che da adesso in poi c'è ben poco da stare tranquilli. Finora gli italiani sono rimasti abbastanza tranquilli, si sono lasciati convincere dalle parole moderate e sobrie del Presidente Monti. Adesso però le parole forbite sono involgarite dagli effetti devastanti. Chissà forse non è troppo tardi per alzare la voce e per chiedere a Monti e ai suoi sostenitori (PDL-PD-UDC) che i soldi li devono cercare con una vera, e dura Patrimoniale, stanando i corrotti, gli evasori e fare in modo che anche i ricchi debbano partecipare al sacrificio visto che finora ne sono stati esenti.
     

venerdì 30 marzo 2012

LA PRESENTAZIONE DELL'INDAGINE EPIDEMIOLOGICA A FALCONARA

Falconara è un vero e proprio laboratorio, sarà a causa dei mille problemi che la caratterizzano, ma non credo che qualcuno possa smentire il fatto che da Falconara nascono le migliori esperienze di democrazia partecipativa. A Falconara ci sono Associazioni, Comitati, Movimenti che riescono a supplire alle disattenzioni, ma sarebbe meglio dire carenze delle Istituzioni.

Ieri sera al Cinema Excelsior i cittadini falconaresi, grazie allo straordinario impegno di alcuni ostinati componenti di queste associazioni,  hanno potuto conoscere i risultati di uno studio epidemiologico che ha interessato il territorio che circonda la raffineria API.

E' singolare che quella presentazione l'abbia dovuta organizzare un gruppo di cittadini e non l'Amministrazione comunale o la Regione Marche che quello studio ha finanziato, se non altro per giustificarne il costo economico per la colletività. Sarebbe da indignarsi, ma chi abita a Falconara sa bene che quando c'è di mezzo la raffineria, le notizie scompaiono, le Istituzioni balbettano, quindi magari indignazione sì, ma nessuna sorpresa.

Chi segue la vicenda da molto tempo non si è certo stupito che i giornali non abbiano dato nessun risalto all'iniziativa e che i rappresentanti della Regione e della Provincia, seppur invitati, fossero assenti. Peccato, perchè a parte loro, la sala del cinema era gremita di persone. A dire il vero il sindaco Brandoni di Falconara era presente, ma stavolta non poteva certo ignorare l'importanza dell'iniziativa. Infatti a relazionare l'indagine epidemiologica presso la popolazione di Falconara e territori limitrofi, c'erano il Dott. Andrea Micheli dell' ISTITUTO NAZIONALE dei TUMORI Fondazione IRCCS - Milano  (Direttore dell’Indagine) e il Dott. Mauro Mariottini (Dip. Epidemiologia ARPAM).

I dati hanno purtroppo confermato i sospetti, ovvero, nel raggio di 4 chilometridalla raffineria Api i casi di mortalità hanno una percentuale maggiore di altri luoghi. I più esposti risultano le persone (donne e anziani) che per abitudini di vita stazionano per lunghi periodi continuativi in città.

Durante la relazione è emerso che la direzione della raffineria non ha collaborato fattivamente alla stesura dell'indagine, anzi in occasione di altri studi, stavolta riguardanti le salute dei lavoratori, è stato detto che c'è stata una totale chiusura nel fornire informazioni.

Tra le tante cose ascoltate ieri, questa è una di quelle che mi ha preoccupato di più. Come è possibile che un'azienda non collabori a studi a difesa della salute dei lavoratori, e soprattutto come è possibile che i sindacati non abbiano preteso l'eleborazione di statistiche che potrebbero salvare la vita o evitare malattie pericolose. Come è  possibile che nonostante gli innumerevoli protocolli d'intesa, le Istituzioni non abbiano compreso l'importanza di inserire tra gli accordi anche quello del monitoraggio dei lavoratori e della popolazione.

I dati dello studio sono pubblici e credo che nessuno abbia intenzione di sminuirli e delegittimarli, come è stato fatto in passato.

Arrivati a questo punto, conoscendo le cause e gli effetti non resta altro che pressare le istituzioni affinchè si attivino tutte le azioni allo scopo di eliminare le cause, monitorare gli effetti che purtroppo continueranno negli anni futuri, e combattere le malattie con la prevenzione e con il miglioramento dell'ambiente circostante Falconara. Prevenzione e monitoraggi che ovviamente non possono dipendere dalla raffineria ma che debbono essere eseguiti da organismi completamente autonomi, scientificamente ed economicamente.


      

mercoledì 29 febbraio 2012

NEW DEAL

Si fanno i primi bilanci dopo i 100 giorni del Governo Monti dentro una crisi che riporta alla memoria la grande depressione americana del 1929.

Si sono cercati parallelismi con la crisi che ha messo in ginocchio gli Usa. Anche il Presidente Napolitano ha fatto riferimento a quel periodo storico in varie occasioni, auspicando una sorta di New Deal italiano, quindi accostando il professore bocconiano alla figura di Franklin Delano Roosevelt, il presidente americano che con le sue riforme riuscì a rimettere in piedi un Paese allo stremo: Più di 13 milioni di disoccupati, di cui 1 milione solo a New York, 350.000 ragazzi americani avevano abbandonato la scuola e 20.000 laureati erano alla vana ricerca di un lavoro. Enormi profitti industriali erano concentrati nelle mani di una ristretta cerchia di persone, la gran massa dei consumatori aveva, invece, redditi modesti e quindi un potere d'acquisto che non poteva reggere il ritmo produttivo; la sfrenata speculazione finanziaria aveva distolto la Borsa dalla sua normale funzione equilibratrice” (cfr. Biografia).

Ma a parte la situazione di crisi drammatica, c’è qualcosa che accomuna Monti al Presidente Roosevelt?

Non mi sembra eccessivo affermare che Roosevelt “statalizzo’ ” i settori più importanti a partire dalle Banche, responsabili di speculazioni finanziarie fuori da ogni controllo, con una sorta di commissariamento federale.

Roosevelt nei primi 100 giorni di Governo, fece approvare la Legge che imponeva ad ogni azienda un codice di disciplina produttiva limitando la sovrapproduzione, rinunciando al lavoro nero e a quello minorile. La legge prevedeva inoltre dei minimi salariali e sempre in ambito del lavoro fece approvare la Legge che sanciva il diritto di sciopero e della contrattazione collettiva. Instituì il Welfare.

Roosevelt intraprese anche una riforma del sistema fiscale, aumentando le aliquote per i contribuenti più ricchi. Diede vita a riforme agricole distribuendo contributi agli agricoltori, l’economia americana ripartì grazie a opere pubbliche gestite da agenzie governative.

Da semplice osservatore e lettore (amatoriale) di fatti storici mi sembra che il paragone sia al momento improponibile. I primi 100 giorni del Governo Monti sono stati impiegati per dare garanzie alle banche centrali europee e mondiali. Operando quindi tagli strutturali, aumenti di tasse e servizi, oltre al taglio senza precedenti ai diritti dei lavoratori con maggiore precarietà e flessibilità. Alle “statalizzazioni” di Roosevelt, Monti risponde con le privatizzazioni anche di settori strategici dello Stato.

Da profano non mi sembra di vedere nulla della politica di Roosevelt nelle operazioni di Monti.

Inoltre c’è anche un altro particolare che differenzia nettamente Monti da Roosevelt: Il presidente americano diede vita alle riforme ed avvio la politica del New Deal solo dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 1932 conquistando 23 milioni di consensi pari al 57% dei voti. La sua popolarità gli permise in seguito di essere rieletto per ben altre tre volte. Monti invece non ha nessun mandato popolare, non è stato eletto da nessuno, quindi non deve rendere conto a nessuno. Una bella differenza mi sembra.

E pensare che circolano voci di un rinvio delle elezioni politiche del 2013 per permettere a Monti di continuare senza alcuna legittimità popolare.




  

venerdì 24 febbraio 2012

CHI SI LODA...

Esattamente 20 giorni fà, scrivevo su questo blog un post in cui annotavo la autoreferenzialità di questa amministrazione comunale. Le mie considerazione terminavano così:
..."Ecco forse spiegato il motivo di quel pianoforte in consiglio comunale: questa è gente che se la canta e se la suona. Naturalmente lo spartito non prevede improvvisazioni, solo note stonate scritte da un direttore d'orchestra sordo. Ai suonatori però il pianoforte non serve, loro sono solo dei suonatori del piffero"...

Ieri i cittadini falconaresi non hanno potuto fare a meno di vedere un altro mega manifesto in perfetto stile "propaganda sindaco" con cui un anonimo cittadino ha sentito di ringraziare il "nostro" Brandoni.
Un manifesto eccessivo, forse un ringraziamento per la gestione dell'abbondante nevicata. Cosa peraltro dovuta da parte di ogni amministratore.

A pensare male (sono malizioso) il manifesto arriva proprio in un momento di difficoltà del sindaco, forse vuole cercare di far dimenticare le magagne, di nascondere la pessima gestione dei senzatetto durante l'emergenza freddo.

Certo è che non si può certo impedire ad cittadino di spendere svariate centinaia di euro per ringraziare l'amato sindaco. Forse il danaroso cittadino avrebbe potuto impiegare i soldi del manifesto per iniziative a favore della città, ma tant'è.
Sempre che il manifesto, naturalmente, lo abbia fatto affiggere un semplice, riconoscente cittadino anonimo e non un qualche suonatore del piffero.   

venerdì 17 febbraio 2012

E’ PRIMAVERA!!

Dopo la bufera di neve che ha paralizzato l’Italia per quindici giorni, a Falconara da lunedì sarà primavera. Con decisione unanime l’amministrazione comunale ha deciso che dal prossimo lunedì mattina non sarà più freddo, facendo decadere l’emergenza freddo, e i senza tetto potranno così tornare tranquillamente a dormire all’aperto. Peccato che il termometro anche la notte scorsa abbia segnato temperature molto al di sotto dello zero.
Naturalmente nessuno può chiedere all’amministrazione di farsi carico così all’improvviso della sorte di quelle persone, che per varie ragioni vivono in condizioni di estrema indigenza. Povertà, questa è la parola esatta. Ma da una Amministrazione responsabile ci si attende almeno una programmazione, delle idee o anche delle semplici intenzioni, invece da lunedì si azzera tutto, lasciando aperto solo un tavolo di discussione con le associazioni di volontariato, che è già aperto da mesi e che non ha prodotto niente di buono finora, e che difficilmente produrrà alcunchè, non per incapacità delle associazioni, ma per l’evidente disinteresse da parte dei nostri amministratori, sindaco in testa, preoccupati che anche una sola idea prenda forma.
 Il problema infatti è che finora l’amministrazione comunale ha sempre evitato o ignorato il problema, o meglio ha cercato di risolverlo con azioni repressive usando metodi e terminologie di bassa lega che spesso sono sfociati in xenofobia.  E ora non vede l’ora di concludere questa esperienza, naturalmente senza una straccio di progetto di politiche dell’immigrazione.
C’è stato il tentativo da parte dell’amministrazione nei giorni scorsi, per voce di dirigenti e assessori, di provare a prendersi  il merito dell’operazione che ha permesso a una ventina di persone di dormire in un luogo riparato e caldo. Chi ha seguito da vicino, sa bene che il dormitorio è stato messo in funzione solo dopo le forti pressioni delle associazioni di volontariato e lasciatemelo dire, anche di SEL. Chi ha seguito  sa bene che la sala d’aspetto della stazione è stata aperta anche durante la notte, per accogliere i clochard, non su richiesta del Sindaco come gli era stato chiesto di fare, ma dalla protezione civile, e solo dopo una settimana dalla prima nevicata.
Da lunedì quindi i senza tetto tornano ad essere “invisibili”, invisibili ed allo stesso tempo fastidiosi quindi da tenere alla larga, lontano dalla vista dei benpensanti. Nonostante si sia dimostrato che con queste persone il dialogo è possibile.
 L’amministrazione ha evidenti problemi politici, è frenata da forti contrapposizioni interne che stanno incrinando la solidità della stessa maggioranza del consiglio comunale. Non è un caso che sulla questione il Consiglio comunale non discuta. I partiti che sostengono questa amministrazione (PDL- UDC) sono divisi tra quelli che temono di perdere una parte di consensi dell’elettorato cattolico, e quelli  dell’ala destra della coalizione, quella che strizza l’occhio a formazioni estremiste, e che ne condivide gli slogan razzisti.  
Lunedì dunque sarà primavera, la neve si scioglierà al sole, le coscienze saranno in parte lavate, il silenzio aiuterà a dimenticare, l’importante che gli ultimi restino ultimi.    

sabato 11 febbraio 2012

...SCARPE ROTTE EPPUR BISOGNA ANDAR

Il freddo pungente di questi giorni le violente nevicate, hanno in qualche modo attutito i rumori, gli scricchiolii di una crisi economica che in maniera inesorabile sta stringendo milioni di persone, proprio come il gelo di queste giornate.

Le notizie dalla Grecia forse non sono bene interpretate dall'opinione pubblica. Sento discorsi in giro, tra le persone comuni, che tendono a minimizzare la situazione, si tende a non credere che anche l'Italia è ad un passo dal fallimento. Con incoscienza, quasi come se si assistesse ad un film, molti credono che alla fine arriverà la 7° cavalleria a salvarci.

Invece temo che la realtà sia un'altra, il "film" sta prendendo una piega che esclude il lieto fine.
Quando si parla di austerity, forse a qualcuno tornano in mente quelle settimane degli anni 70 in cui nelle città, a causa della crisi energetica, per alcune settimane le strade erano sgombre dal traffico di automobili, si girava tutti in bici, Un periodo a ricordarlo ora che può sembrare quasi romantico.

Ma ora la parola Austerity assume tutt'altro significato. L'austerità colpisce direttamente le persone, le famiglie, non sarà il traffico ad essere penalizzato, sarà il lavoro. La percentuale di disoccupazione cresce in maniera paurosa. Aumenta il numero dei poveri, dei senza tetto, delle persone che hanno perso tutto: lavoro, casa, salute. La classe media, quella degli impiegati, quelli del "posto sicuro" vede alle porte una seria minaccia al tenore di vita.
I consumi sono ridotti al minimo, non c'è certezza nemmeno del denaro nei depositi in banca. Le restrizioni sui prelievi dovrebbero in qualche modo insospettire.

Ci troviamo nella condizione di vivere dal vero quella storiella della rana e della pentola d'acqua.
La rana sguazza nell'acqua del pentolone che nel frattempo messo sul fuoco si riscalda. La rana non si preoccupa del tepore che mano a mano sente, non si rende conto che l'acqua da lì a breve diventerà sempre più calda, nuota tranquilla, fino a quando l'acqua non diventa bollente ma allora sarà troppo tardi. 

Il freddo, l'ondata di maltempo richiede molte energie per superare l'emergenza, alcuni si impegnano per aiutare i bisognosi, altri si limitano a godere della bellezza della neve, dei panorami imbiancati. Intanto però l'emergenza quella vera viene accantonata, le grida di aiuto dei nuovi poveri e disoccupati, sono ovattate  dalla neve (dai media). Anche la politica sembra aver ridotto le marce. Ma è un errore madornale. C'è bisogno di unire le forze per far emergere tutto il disagio sociale che si tende a tenere nascosto. C'è bisogno di solidarietà popolare e di lotta.

Un solo sindacato sembra aver capito il dramma a cui stiamo andando incontro, è la Fiom. Non lasciamola sola a combattere per tutti noi. Partecipiamo alla manifestazione del 18 febbraio, anche se è freddo e se c'è la neve: Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte eppur bisogna andar...

domenica 5 febbraio 2012

LA NEVE COPRE, MA QUANDO SI SCIOGLIE RIEMERGONO LE MAGAGNE

Dunque l'amministrazione comunale finalmente, dopo una settimana di totale indifferenza all'emergenza freddo, ha concesso alcune stanze per sistemare alcuni senzatetto in un locale adiacente gli uffici della polizia municipale.

Sia chiaro non è stata una iniziativa spontanea, ma una scelta obbligata dopo le decine di telefonate di protesta e di richiesta di intervento fatte da noi alla protezione civile e al responsabile comunale del piano di emergenza.

Il tempo delle polemiche e delle accuse, arriveranno con puntualità non appena le condizioni torneranno a livelli accettabili. Adesso la cosa importante è che quelle persone adesso stiano in posto riparato.

Non tutti i senza tetto hanno trovato un letto caldo, altre persone anche stanotte dormiranno all'addiaccio, ma i posti messi a disposizione si sono subito occupati, 25 persone 13 uomini e 12 donne, tutti della stessa nazionalità.

Sono andato a vedere stasera, insieme ad altre persone, la sistemazione e a salutare le persone. Sono tutti contenti di potersi riparare dal freddo sopportato finora nelle fatiscenti e pericolanti baracche. Gli uomini e le donne hanno due stanze separate e un unico bagno comune con un lavandino e una tazza, non c'è la doccia. Il bagno come si può immaginare è sempre occupato.

L'amministrazione comunale ha semplicemente messo a disposizione le stanze, ma non si occupa minimamente dell'assistenza e del presidio. Per tutto il periodo in cui i senzatetto pernotteranno lì, sarà cura dei volontari di cittadini che si sono attivati autonomamente, da stanotte due persone faranno il turno di controllo, altre due il pomeriggio. Nessuno dell'amministrazione comunale si occupa dell'organizzazione. Stasera infatti abbiamo portato un pasto caldo (pasta al pomodoro), il comune non ha predisposto nemmeno dei tavoli e delle sedie per mangiare, le persone hanno mangiato sulle brande.

Non c'è assistenza sanitaria, una giovane donna quando sono arrivato piangeva sdraiata sul letto a causa di forti dolori all'addome. Abbiamo chiamato il 118 ed ora la ragazza è al pronto soccorso accompagnata da due persone.

L'amministrazione comunale dimostra un'evidente fastidio nel dover "accogliere " queste persone, e dietro questa decisione ci sono alcuni punti non chiari. Primo tra tutti la mancanza di un'ordinanza del sindaco che ufficializzi e giustifichi la presenza di quelle persone nelle stanze della polizia municipale. Non sono chiare le responsabilità. Ritengo quindi che un documento ufficiale certifichi e preveda disposizioni, obblighi e responsabilità.

Fortunatamente le persone sembrano coscienti della situazione e mostrano senso di reponsabilità. Speriamo che tutto vada per il verso giusto.

Un ringraziamento a Carlo e Donato che stasera hanno inaugurato i turni di servizio e a quelli che continueranno il lavoro nei prossimi giorni.

L'emergenza freddo non è certamente finita, ci sono altre persone in città che dormono in posti improvvisati. la notte scorsa 8 persone hanno dormito nella sala d'aspetto della stazione fortunatamente rimasta aperta.

Continua la raccolta di indumenti, in particolare ora c'è bisogno di asciugamani, sapone, piatti, bicchieri, tovaglioli e posate di plastica, biancheria intima (soprattutto calzini di lana) e detersivi e materiale per la pulizia dei pavimenti. Si perchè l'amministrazione comunale non si cura nemmeno delle pulizie. Tocca ai volontari. Ma la neve è risaputo, copre tutto, ma quando si scioglie le magagne ricompaiono, ed allora sarà tempo di resoconti dettagliati.