venerdì 21 novembre 2014

VIVA LA POLEMICA SE DICE IL VERO!

Ho partecipato all'assemblea organizzata da un gruppo di persone sulla questione della qualità dell'aria a Falconara Marittima. Tanta gente presente, evidentemente il tema della salute è molto sentito in città. C'erano alcune forze politiche, il Pd cittadino al gran completo, c'era il consigliere comunale di FBC, c'erano alcuni assessori della giunta comunale, mancava completamente una rappresentanza della sinistra, di Sel della città, purtroppo ancora una volta lontano dalla vita sociale e politica falconarese (ma questa è un'altra storia).

L'assemblea ha sancito la nascita di un nuovo comitato (mal'aria Falconara) che ruota attorno ad una pagina facebook dedicata alla qualità dell'aria e alla segnalazione pubblica di odori molesti.

I relatori hanno spiegato come attivarsi per denunciare e/o segnalare gli odori, presentando anche un modulo da compilare e inviare all''ufficio ambiente del Comune, e come utilizzare il numero verde per le emergenze ambientali.

Tutto molto positivo a mio avviso. Ritengo che ogni forma di partecipazione sia sempre da apprezzare e sostenere. La riunione, secondo la raccomandazione dei relatori, non doveva cadere in discussioni polemiche, ma restare in un ambito propositivo. Ed infatti non c'è stata polemica.

Potrei essere d'accordo se però non si confondesse la vis polemica con la negazione o la omissione dei fatti. Nella riunione ho notato infatti una eccessiva cautela nel nominare le cause delle “puzze”. E' stato accuratamente evitato di nominare la raffineria Api che è (secondo documenti ufficiali) il primo responsabile dell'insalubrità dell'aria. Insomma non si può citare lo studio epidemiologico senza dire chiaramente che lo stesso si riferisce a quell'impianto petrolifero. Come non si può omettere di dire che l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Brandoni è stata sempre molto scettica sui risultati di quello studio e poco ricettiva a raccogliere le proteste e le segnalazioni dei cittadini quasi quotidiane. Allo stesso tempo non si può non sottolineare il muro di gomma che la Regione Marche ha innalzato intorno alle questioni riguardanti la raffineria.

Penso che la scelta di restare equidistanti, affrontare i temi senza individuare responsabilità e omissioni riporti il dibattito ambientale e sanitario della città indietro di almeno 20 anni. Penso che sia una tattica sbagliata. Non si può, secondo il mio parere mettere da parte gli studi, i dati, le denunce, le lotte di centinaia di persone degli ultimi anni. Se si vuole affrontare seriamente il problema della salute a Falconara bisogna parlare chiaro e non aver paura di citare nomi e responsabilità e giudicare i comportamenti dei vari soggetti in causa. 
Insomma meglio una sana polemica se ragionata e documentata di tante discussioni che girano attorno al problema.    

In ultimo, mi spiace raffreddare gli entusiasmi, vorrei dire però che le meritorie segnalazioni dei cittadini, seppur puntuali e documentate non sortiranno alcun effetto se non affiancate da una volontà politica di livello comunale e regionale. Anche in questo caso restare equidistanti significa sconfinare nel qualunquismo.

mercoledì 24 settembre 2014

IL CODICE DEGLI ZINGARI E I FOMENTATORI D'ODIO

Mi è capitato di leggere nei giorni scorsi in una pagina di facebook dedicata a Castelferretti un post con il quale si metteva all'erta i cittadini del quartiere dai furti di appartamento per la comparsa di alcuni segni sul muro dell'abitazione dell'assessore comunale Matteo Astolfi.

La segnalazione l'ha fatta proprio Astolfi: "Compaesani, attenti e guardinghi! Stanno girando i soliti ladri di appartamento. "Guardate cosa mi son trovato oggi sul muro del campanello di casa in via Quasimodo..." con tanto di foto con uno scarabocchio, due quasi indistinguibili rigature.  A seguire una sfilza di commenti più o meno fantasiosi, quasi tutti attribuivano quei segni ad un fantomatico CODICE DEGLI ZINGARI.

La notizia ha avuto anche risonanza sugli organi di stampa. Il Resto del Carlino oggi titolava: La casa dell'Assessore Astolfi finisce nel mirino dei ladri.
Il Messaggero invece scriveva: Nel mirino dei ladri, denuncia di Astolfi. Per poi precisare però: " non c'è la certezza ma intanto scatta la denuncia".

Leggendo gli articoli ho pensato che forse i giornali oggi non avevano altre notizie da pubblicare e che un'articolo sulla sicurezza è sempre un buon riempitivo. 

Invece oggi pomeriggio ho avuto la conferma che boutade di questo genere sono molto pericolose e che in un clima di estrema diffidenza per il diverso o lo straniero, anche un semplice post può diventare una scintilla sulla benzina. 
Dico questo perchè sempre nel gruppo facebook castelferretti e castelfrettesi, leggo che Matteo Astolfi pubblica un'altra foto del muro graffittato. Ad un certo punto una persona commenta in questo modo: " Carissimo Matteo, è giunto il momento di comprarsi una bellissima pistola a tamburo e sparare per uccidere................" Ad un commento di questo tipo ci si aspetterebbe una risposta responsabile da parte di un assessore che invece risponde in questo modo: " No no troppo semplice la morte....gambe, braccia e p...e!".

L'assessore ha già avuto modo con i suoi atteggiamenti di sottolineare le sue insofferenze ma sempre dietro una parvenza da bravo ragazzo. Stavolta ha gettato la maschera sfogando la sua violenza per un semplice segnetto sul muro che avrebbe potuto fare chiunque, anche un bambino.

Non si può che censurare duramente questa pessima vicenda, che prende spunto da una leggenda metropolitana. Non esiste infatti alcuna prova in tutta Italia, da parte delle forze dell'ordine, che quesi segni siano veramente dei codici degli zingari o di qualche ladro di appartamenti. Non lo dico io ma il sito della Polizia di Stato (pag.25) e anche un sito delle Polizie municipali, che sull'argomento scrive: "SEGNI CONVENZIONALI VERITA' O LEGGENDA? Da tempo si pensa che gli zingarì lascino segni convenzionali presso le abitazioni da derubare. Sono state effettuati minuziosi controlli sentite numerose fonti confìdenziali, le più fìdate, ma nulla è emerso".

 Ecco perchè ho scritto fantomatico codice degli zingari.

Penso che sia molto pericoloso avere facinorosi e fomentatori d'odio ad amministrare la città. Per questo motivo chiedo che il sindaco Goffredo Brandoni prenda le distanze dall'assessore Astolfi e lo rimuova dal suo incarico. Spero che i gruppi consiliari portino questo caso in consiglio comunale.

Chiudo con questa citazione che potete leggere nell'opuscolo per la sicurezza della polizia di Stato:

Nel 1921, lo storico francese Marc Bloch scriveva: "le notizie false...
nascono certamente spesso da osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imperfette, ma questo infortunio iniziale non è tutto e in realtà in se stesso non spiega nulla. L'errore si propaga, si amplifica e vive solo ad una condizione: trovare nella società in cui si diffonde un brodo di cultura favorevole. In quell'errore, gli uomini esprimono inconsciamente i loro pregiudizi, odi, timori...."

sabato 20 settembre 2014

QUADRILATERO SPA e la Regione Marche

Area Leader Falconara
Relazione per assemblea programmatica Claudio Paolinelli
SEL Marche 20 settembre 2014

Opere infrastrutturali QUADRILATERO SPA

Care Compagne e Compagni, penso che in fase di elaborazioni programmatiche e di ipotesi di alleanze politiche in vista delle elezioni regionali del 2015, non si debba agire con impostazioni ideologiche o preconcette. La difficile situazione generale del Paese e quindi anche della nostra Regione ci impone una accurata riflessione dalla quale poter imbastire l'approccio adeguato per affrontare al meglio i futuri impegni.

Occorre quindi partire da una sana e serena valutazione dell'operato del Governo regionale in questa ultima legislatura. Anzi delle ultime due, visto che il Presidente Gian Mario Spacca è arrivato alla scadenza del suo secondo mandato.

Non parlerò della compagine che ha dato vita al “Laboratorio Marche”, anche se naturalmente avrei molto da dire. Vorrei utilizzare il tempo del mio intervento per porre l'attenzione sulle politiche delle infrastrutture della Regione Marche ed in particolare sullo Stato dei Lavori del Progetto Quadrilatero Spa, che ricordo a tutti è stato una delle punte di diamante del Programma regionale del presidente Spacca.
Ma è stato anche motivo di forte conflitto, tra chi ha eseguito con riverenza gli ordini della giunta regionale e chi invece si è opposto a quello che era ed è un progetto fallimentare, i cui effetti negativi sarebbero ricaduti sui territori e quindi sui cittadini. Un conflitto che ha riguardato anche la mia città Falconara, provocando fratture politiche tali da consegnare la città nelle mani della destra. Ho fatto il consigliere comunale in quel periodo e mi sono battuto senza cedere alle forti pressioni che arrivavano da più parti. Penso di conoscere un pò la storia e l'evoluzione di questo progetto e credo che sia utile ritornare sull'argomento.

Il sito ufficiale della società Quadrilatero illustra il progetto in questo modo: “Il Progetto Quadrilatero Marche Umbria prevede la realizzazione di opere infrastrutturali viarie (i cui assi rappresentano idealmente i quattro lati di un quadrilatero) attraverso un innovativo piano di cofinanziamento, il Piano di Area Vasta. Il Progetto consiste nel completamento e adeguamento di due arterie principali (l'asse Foligno-Civitanova Marche strada statale 77 e l'asse Perugia-Ancona statali 76 e 318), della Pedemontana Fabriano-Muccia/Sfercia e altri interventi viari”.

La novità rappresentata in questo progetto è la modalità con cui si vuole cofinanziare l'opera: il Piano di Area Vasta (PAV). La Società Quadrilatero infatti ha individuato delle aree, cosiddette aree Leader le quali, una volta trasformate in insediamenti produttivi, logistici e direzionali, sarebbero diventate aree di cattura di valore, i cui flussi di ricavi sarebbero serviti al finanziamento dell'opera, ovvero alla realizzazione di una strada lunga una quindicina di chilometri nel tratto che va da Albacina a Fossato di Vico.
La Quadrilatero come da progetto, ha individuato 8 aree leader, i cui rispettivi Comuni, a suo dire, con la realizzazione della strada avrebbero ottenuto dei benefici economici. La più grande delle 8 aree leader è quella di Falconara, la quale però è distante dalla realizzanda strada almeno 50 chilometri. Il progetto approvato dal CIPE nel 2006 per Falconara prevedeva: fiera mercato, centro congressi, padiglioni espositivi, centro affari, centro direzionale e struttura alberghiera.

Il comune di Falconara aderendo al protocollo d'intesa IMPOSTO dalla Regione Marche diede in mano alla Quadrilatero un'area di 481.600 mq a ridosso dell'aeroporto, nella quale, assicuravano, sarebbe sorto il nuovo polo fieristico, sebbene tutti sapessero però che la Fiera non si sarebbe spostata da Ancona per trasferirsi a Falconara. Nonostante questo il Comune di Falconara, come gli altri 7 coinvolti si impegnava a versare nelle casse della Quadrilatero (questa è la cattura di valore) per 30 anni, le entrate equivalenti dell'ici e di porzione degli oneri di urbanizzazione di quell'area. Ciliegina sulla torta, con la firma dell'accordo il Comune rinunciava ad ogni diritto di potestà del suo territorio.

A me è sembrata da subito una operazione scandalosa e vergognosa. Per il PD invece, per Spacca e i suoi alleati e anche per il PDL era una straordinaria opportunità innovativa.
In questo senso Le Marche sono diventate veramente un laboratorio: quello per le larghe intese tra PD e PDL, parliamo del 2006.

La poderosa propaganda di Palazzo Raffaello ha piegato ogni dissenso. Il Pd che originariamente, quando al Governo c'era Berlusconi, era contrario all'opera, non appena venne nominato premier Prodi cambiò repentinamente idea, facendola propria. Dovete sapere che il progetto Quadrilatero è nato sull'onda della Legge Obiettivo di berlusconiana memoria. Il principale sponsor politico è stato il senatore Baldassarri del PDL, e a rappresentare l'industria, l'imprenditore jesino Pieralisi, ma successivamente molti altri si trovarono d'accordo, anche Di Pietro allora ministro delle infrastrutture si adeguò, e come lui tanti altri. Stessa cosa accadde per i sindaci (PD) dei Comuni interessati, i quali, cambiata la bandiera al Governo nazionale si rimangiarono le parole senza pudore, rigettando tutte le precedenti contrarietà e firmando l'accordo di programma. Erano diventati tanto compatti a sostenere una bugia, quanto poco convincenti.

C'è un detto popolare: “Quando si ripete spesso la stessa bugia, diventa una verità”. Ci hanno provato. Ma c'è un altro proverbio popolare che dice: “Le bugie hanno le gambe corte”. Infatti oggi possiamo fare una valutazione giudicando i fatti concreti.

Il progetto quadrilatero il cui costo totale era stato preventivato quasi in 2 miliardi di euro, nasce nel 2004 e parte ufficialmente il 14 dicembre 2006 con un finanziamento di 20 milioni di euro perfezionato con Cassa Deposito e Prestiti. Soldi che dovevano consentire l'avvio operativo del PAV. L'allora Presidente di Quadrilatero Gennaro Pieralisi dichiarò in quell'occasione: “Sono particolarmente soddisfatto per l'importante obiettivo raggiunto, che consente alla Società di dare concreta attuazione alla parte del progetto più innovativa, il Piano di Area Vasta, strumento capace di valorizzare il territorio, attraverso la realizzazione di interventi mirati che avranno un forte impatto socio-economico sulle Regioni, influendo positivamente sulla competitività dei Distretti industriali, tutto ciò riuscendo ad ottenere la totalità delle risorse previste dalle Delibere Cipe, senza disperdere alcuna risorsa finanziaria che in aggiunta ai 1.067M € già disponibili rende di fatto attuabile il sistema viario SS76, SS77 e Pedemontana”.

Sembrava cosa fatta! Questa però è solo una delle tante dichiarazioni che si sono succedute dal 2006 ad oggi. Potrei elencare decine di annunci di inizi lavori e di crono programmi che puntualmente non sono stati mai rispettati. La strada, come tutti possono verificare è tristemente un'incompiuta, il contraente generale dei Lavori, colui che avrebbe dovuto avviare e portare a termine i lavori è in amministrazione controllata e sta per essere liquidato. E pensare che spavalde dichiarazioni ci assicuravano il completamento delle opere entro il 2012. I lavori dell'area Leader, quelli del PAV, la cattura di valore, “la parte più innovativa del progetto”, invece non sono mai iniziati, ma quei territori continuano ad essere fuori dal controllo dei Comuni che non possono pianificare il futuro delle loro aree strategiche sotto il profilo economico e di sviluppo.

Viene smontata anche l'ultima bugia quella con cui si reggeva il progetto, ovvero la grande balla del PAV e del project financing.
Una tabella sullo stato delle opere incompiute in Italia, pubblicata dal Sole 24 ore a metà agosto a proposito di Quadrilatero spiega che : l'Opera è aggiudicata e in realizzazione”, ma “servono fondi pubblici (650 milioni) per coprire la"cattura di valore" che non ha funzionato. Sul nuovo sito governativo www.passodopopasso.italia.it si precisa che “le risorse saranno disponibili a condizione che i lavori siano cantierabili entro il 2015”. Nonostante tutto, la stampa locale come sempre titola con enfasi ed entusiasmo: “Quadrilatero avanti tutta, con lo sblocca Italia altri 70 milioni di euro per ripartire” (Corriere Adriatico 30 agosto 2014).
Altri 70 milioni di soldi pubblici che diventeranno forse 120 a fronte dei 650 che servono e che si aggiungono ai 20 milioni del 2006 di cui abbiamo perso le tracce.

Il cerchio si chiude mi pare. Ho tralasciato qualche particolare non secondario per questioni di tempo, come ad esempio il numero di vittime tra i lavoratori sacrificati alla costruzione dell'opera e il disagio quotidiano delle persone che passano dalle parti dei cantieri chiusi oltre all'impatto ambientale e allo sfregio del paesaggio.
Naturalmente non ci sono stati i tanto propagandati benefici economici tanto meno viari in nessuna delle aree coinvolte. Insomma un disastro!

Un progetto nato male, gestito peggio, forse voluto dalla famiglia Merloni o almeno pensato intorno alle sue imprese, si mostra un totale fallimento.

Morale: La regione Marche forse avrà una nuova viabilità... tra una decina d'anni, con dei costi a carico dei contribuenti che saranno lievitati in maniera impressionante, mentre paradossalmente non ci saranno più le industrie, Indesit in testa, che di quelle strade avrebbero avuto bisogno, Ma qui entriamo in un altro tema che è quello della programmazione industriale e del lavoro nelle Marche.

Dal mio punto di vista ci sono già molti motivi di riflessione sulla formidabile responsabilità di chi ha governato e governa la Regione. Uno squarcio che mette a fuoco l'inettitudine totale nel pianificare ed ottimizzare le risorse nel territorio e che alimenta qualche dubbio su chi realmente abbia tratto benefici in questa operazione. Tutto questo mentre, parallelamente alle strade incompiute, a fianco dei ponti e delle gallerie mai terminate e in alcuni casi, mai iniziate, passa la ferrovia che collega Ancona con Roma che vergognosamente e tragicamente per i viaggiatori, è ancora ad un solo binario come ai tempi di Cavour.

Ecco ho voluto affrontare solo uno dei temi e contribuire a consolidare un giudizio sull'operato della Regione Marche, di Spacca, del Pd e di tutti i componenti dell'alleanza che hanno dato vita al Laboratorio Marche.
Il divorzio annunciato tra Spacca e il PD non deve depistarci, sono entrambi pari responsabili. Quello che ho esposto è solo un capitolo e sono certo che anche in altri settori le criticità non mancheranno, penso alla sanità, ai rigassificatori o alla vicenda vergognosa delle biomasse e sono solo tre esempi.

Per me il giudizio è fortemente negativo e non vedo prospettive di cambiamento, tanto più se si sommano a queste criticità locali, le questioni politiche di carattere nazionale ed europee.
Il PD ha legittimamente preso una direzione centrista e liberista. Altrettanto legittimamente, credo che noi dobbiamo almeno provare a cambiare prospettiva al Paese e alla nostra Regione, dobbiamo proporre una possibilità di cambiamento. Non possiamo quindi essere noi i promotori di un campo di centrosinistra. Perchè il centrosinistra non esiste.

C'è bisogno quindi di una netta cesura con questi politici e con questa politica. E di una vera alternativa sia nei metodi e che nella forma. Serve uno sforzo e una certa dose di coraggio per cambiare strada. E modestia per trovare i compagni di viaggio.
Come ha detto Moni Ovadia in un recente incontro pubblico, la sinistra continua con la sua frammentazione ad essere irrilevante in tutte le battaglie, per generose che siano saranno sempre inascoltate a causa della sua pochezza. Concentriamoci su COME costruire la sinistra. Le elezioni regionali possono essere un terreno di sperimentazione.

lunedì 14 luglio 2014

COME USCIRE DAL FOSSO

 Pubblico questa bella lettera dal carcere di Antonio Gramsci, pensando  a tutte quelle persone che in questo periodo particolarmente duro hanno avuto e hanno difficoltà, che sono cadute e che faticano a rialzarsi. A quelle persone che arrivate ad un certo punto non sanno più a chi rivolgersi e pensano che con le proprie forze non ce la faranno.

Carissima Iulca,
ho ricevuto i tuoi foglietti, datati da mesi e giorni diversi.
Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean, credo, che era un piccolo impiegato in una amministrazione municipa le di Parigi. La novella si intitolava Un uomo in un fosso.
Cerco di ricordarmela.
 – Un uomo aveva fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po' allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po' a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po' spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora piú in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancor vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell'alba, incominciò a passar gente.
L'uomo si mise a gridare aiuto.
Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c'è? domandò. – Vorrei uscire dal fosso, rispose l'uomo. – Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre cosí l'ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato.
– Si sentí altri passi. Nuove invocazioni dell'uomo. 
Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubbriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire, come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale.
-E poi passò un artista, che gemette perché l'uomo voleva uscire dal fosso: era cosí bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era cosí patetico!
– E passò un ministro di dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa.
– Cosí l'uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscí dal fosso con le sole sue forze.
– Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sí: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere piú forte. 
Non credo che ci sia neanche un po' di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. 
Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello.
Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore.

Cara Iulca, ti abbraccio teneramente.
Antonio


domenica 13 luglio 2014

LA SINISTRA, SEL, TSIPRAS, LE PERSONE.

 Ho partecipato oggi ad una ennesima riunione politica, questa volta convocata dal basso, ovvero non da un gruppo dirigente ma da alcuni compagni/e, militanti di Sinistra Ecologia Libertà, Partito in cui milito...ancora.

Si è parlato del tema di sempre ovvero della costruzione di un progetto, di una soggettività, della sinistra. E' stata una giornata non sprecata perchè chi è intervenuto ha elevato il livello qualitativo della discussione ed è stato veramente molto interessante ascoltare. Peccato che il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni che era stato invitato e che aveva dato la sua disponibilità non abbia trovato il modo per essere presente. Un peccato ed un'occasione perduta.

Quello che segue a chi interessa è il testo dell'intervento che ho fatto in quell'incontro. (il video dell'intervento)

mercoledì 25 giugno 2014

L'AUSTERITA' E LA SINISTRA.

Mentre stavo leggendo un libro, e devo ringraziare la mia amica Sandra per avermelo regalato, dal titolo: “Berlinguer l'austerità giusta”, seduto al fresco di una panchina del parco che è stato realizzato nel quartiere Posatora di Ancona dopo (parecchio dopo) la grande frana che nel 1982 fece scivolare a mare una estesa porzione di territorio e con essa le case, i palazzi e tutto ciò era stato costruito sopra, riflettevo sull'attualità e freschezza delle parole di Berlinguer pronunciate nello storico convegno con gli intellettuali del 1977, e che il parco che mi ospitava poteva essere la conferma pratica di una parte del suo ragionamento.

Il piccolo libro, curato da Giulio Marcon, ha il pregio di riportare alla luce uno dei discorsi più importanti di Enrico Berlinguer, e rileggere quelle parole, soprattutto in questa fase così difficile e decadente per la politica italiana è puro ossigeno per il cervello. Parole che non furono capite appieno dai dirigenti e militanti del PCI all'epoca, e se capite, furono in gran parte disattese se non osteggiate. Ed è stato un piacere rileggere i passi di quel discorso che affronta la questione dell'austerità in un periodo il cui clima politico/sociale era particolarmente pesante anche a causa di una seria e perdurante crisi economica.

Per la prima volta Berlinguer mette in discussione il modello di sviluppo dopo che lo stesso PCI, ma anche la sinistra estremista, siano stati per anni fautori al modello produttivista. Una grande novità che forse fece da apripista, alcuni anni dopo, alle teorie e pratiche della decrescita di cui Serge Latouche è ispiratore e studioso. Ci sono infatti spunti ed intuizioni che individuano la criticità dello sviluppo “infinito”.

Berlinguer davanti ad una platea di intellettuali disse riferendosi peraltro alla domanda incessante e condivisibile di sviluppo da parte dei paesi del terzo mondo:  
“... aprirsi ad una piena comprensione delle ragioni di sviluppo e di giustizia di questi paesi e instaurare con essi una politica di cooperazione su basi di uguaglianza; abbandonare l'illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di parassitismi, di dissesto finanziario”.

E' nella frase “dissipazione delle risorse” che vedo un'analogia con il bel parco che sorge sulle macerie di una sconsiderata cementificazione. Solo dopo una devastante frana (la crisi) si ripensò al riutilizzo virtuoso di quel territorio (la ripresa economica). Ora cambiata la destinazione d'uso quell'area si è trasformata da un quartiere più o meno anonimo in un luogo di incontri e svaghi per i cittadini e polmone verde.
Certo questo cambiamento ha avuto un costo, pensate alle centinaia di abitanti che improvvisamente si sono trovati senza casa, ma pensate anche se questa soluzione si fosse trovata ancor prima della cementificazione sulla zona in frana. Pensate al risparmio economico e ai benefici circa la qualità della vita delle persone. In questo senso andrebbe interpretato il concetto di Austerità: “artificiosa espansione” anche in chiave urbanistica.

Ecco perchè una politica di austerità, di rigore, di guerra allo spreco è divenuta una necessità irrecusabile da parte di tutti”. (cit. Berlinguer).

Il concetto di austerità pensato da Berlinguer non ha dunque nulla a che vedere con le politiche di austerity imposte dalle banche europee e attuate dai vari governi (italiano compreso). E qui si ritorna all'idea di decrescita che se governata e condivisa ha degli effetti positivi anche sotto il punto di vista dell'etica, al contrario se subita diventa un peso insostenibile fino a trasformarsi in impoverimento.

Infatti Berlinguer proseguiva:
una politica di austerità non è una politica di tendenziale livellamento verso l'indigenza, né deve essere perseguita con lo scopo di garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale entrato in crisi”. Aggiungendo: “ Il Paese avrebbe bisogno di compiere uno sforzo adeguato, di veder chiaro davanti a sé, o perlomeno di vedere chiari alcuni elementi fondamentali di una prospettiva nuova. E invece, gli esponenti delle vecchie classi dominanti e uomini di governo, quando arrivano a tanto, non sanno andare più in là dell'obiettivo di riportare l'Italia sugli stessi binari su cui procedeva lo sviluppo economico prima della crisi".

Parole tanto lungimiranti quanto inascoltate purtroppo. Parole che senza fare tanti sforzi e piroette mentali potrebbero essere l'impalcatura di un programma politico serio e di rinnovamento, ancora oggi, a metà del 2014, mentre assistiamo alla dissoluzione della politica, sgretolata a colpi di tweet.

Non possiamo aspettare di andare prima al governo per presentare un progetto di rinnovamento, bisogna muoversi”
esclamava Enrico Berlinguer di cui proprio alcuni giorni fa abbiamo ricordato il trentennale della sua morte. 

Ecco questa esortazione la faccio mia e la rivolgo a tutti coloro i quali sentono di poter contribuire ad una iniziativa utile alla sinistra e soprattutto alle persone che vogliamo rappresentare. MUOVIAMOCI!

Il testo del discorso di Enrico Berlinguer (clicca qui)

domenica 18 maggio 2014

POLIZIA MUNICIPALE IN RIVOLTA: LA SICUREZZA SI FA IN QUESTO MODO?

Da qualche giorno sui muri di Falconara Marittima i cittadini possono leggere questo manifesto che invito a leggere, a firma delle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl. 
Il manifesto è la denuncia dei Vigili Urbani dell'incapacità dell'Amministrazione comunale di far funzionare il corpo della Polizia Municipale.

Questa protesta che da come si legge sul giornale sarà seguita da alcuni scioperi, la dice lunga sulla responsabilità del sindaco, giunta e maggioranza del consiglio comunale circa la mediocre organizzazione del corpo di polizia cittadino.

Una ennesima debacle sulla sicurezza che era il cavallo di battaglia del sindaco Brandoni durante la sua campagna elettorale, nonostante avesse già dato prova della sua incapacità nei 5 anni precedenti, una questione difficile che lui stesso e i suoi sodali hanno ingigantito con le inutili, ridicole ordinanze antipoveri. 

Mentre come è noto la gestione dell'ordine pubblico spetta alla polizia e ai carabinieri quindi non direttamente al Comune,  la gestione e l'organizzazione della Polizia Municipale è una prerogativa e dovere dell'Amminitrazione comunale che però, stando alle proteste, sembra sia "indifferente" al problema. 

Eppure una Polizia Municipale efficiente potrebbe garantire un miglior controllo del territorio e non solo in ambito di microcriminalità, tanti sono i compiti: dall'ambito ambientale al controllo delle attività commerciali ad esempio. Putroppo sembra invece che i Vigili urbani siano stati declassificati al mero controllo dei dischi orari in sostituzione degli ausiliari del traffico (questo a causa del clamoroso quanto prevedibile fallimento del progetto del mega parcheggio abbinato alla gestione delle strisce blu affidate ad un privato).

Dunque i cittadini possono verificare personalmente che le parole in libertà sulla sicurezza spese in campagna elettorale dal sindaco Brandoni erano solo bugie. 

La tolleranza zero sempre paventata dal sindaco la dovrebbero applicare i cittadini nei confronti di questa amministrazione incapace. 
Ai componenti della polizia municipale in protesta va la mia solidarietà e l'augurio di tornare presto ad operare e lavorare in sicurezza, sia per la loro che per quella dei cittadini tutti.


martedì 6 maggio 2014

TANTI AUGURI A ME

Non ricordo di aver mai scritto qualcosa di personale in questo blog. E' mia abitudine usarlo per commentare le faccende cittadine e dintorni.

Lo faccio oggi, 6 maggio, giorno del mio 54° compleanno. Non sono pochi... è un'età in cui è naturale iniziare a rallentare il ritmo, come si dice: a tirare i remi in barca. Insomma cercare una condizione mentale che ti accompagni gradualmente alla vecchiaia. Avrei voluto dire alla pensione, ma vista la situazione, quell'obiettivo è veramente fuori portata. 

Invece le cose della vita mi costringono ad accelerare per non restare piegato. 
In questi ultimi anni ho combattuto contro un vento maligno che ha modificato indelebilmente il mio carattere e le mie abitudini. La disoccupazione prima ed altre vicissitudini successive mi hanno allontanato da Falconara, infatti da qualche mese mi sono trasferito ad Ancona, mia città natale, e questo è uno dei motivi per cui non vi importuno con le mie considerazioni e critiche di ciò che accade in città.
Ho altre priorità adesso, sono concentrato a non cadere o almeno a tenermi in equilibro.
 
Quindi nessun remo in barca, il ritmo lo tengo al massimo e seppur senta il peso dei miei 54 anni come fossero 100 fingo nei comportamenti e nel fisico di essere un ragazzino per non trovarmi battuto in una competizione dove chi ha la mia età, senza lavoro e certezze è spacciato.

Questo post potrebbe sembrare senza senso e autocelebrativo ma non lo è. L'ho scritto sperando di poterne ridere tra un pò, semmai un giorno avrò la possibilità di tirare in barca quei famosi remi. Intanto mi faccio i migliori auguri di buona vita sfogliando un bel libro illustrato che ho avuto in regalo proprio oggi che mi fa immensamente felice.

lunedì 21 aprile 2014

LE PROMESSE DI BRANDONI E LA FOGLIA DI FICO

I limiti dell'amministrazione comunale di Falconara Marittima escono tutti allo scoperto. Terminata la campagna dei luoghi comuni e della propaganda di facile presa, la città si trova davanti ancora irrisolti tutti i punti sui quali il sindaco Brandoni e la sua maggoranza hanno impostato la loro campagna elettorale ottenendone la rielezione. Anzi, alcune questioni si sono aggiunte, incrementando il numero delle promesse non mantenute.

Secondo i giornali, il centro cittadino sembra sia invaso da orde di senzatetto che di notte occupano gli androni dei palazzi e le panchine creando una sorta di sensazione di insicurezza e di degrado nei confronti di chi una casa inveve ce l'ha. Ora a parte il titolo di cattivo gusto del giornale: Bivacchi, la piazza si trasforma nel grand-hotel degli sbandati, e l'ostinazione ad equiparare povertà con microcriminalità da parte dell'amministrazione comunale e da un numero sempre crescente di cittadini, il programma della coalizione di destra a sostegno di Goffredo Brandoni era chiaro e prometteva una lunga serie di provvedimenti che però fino ad ora non hanno prodotto alcun risultato. Se c'era percezione di insicurezza un anno fa è la stessa di oggi se non aumentata, e dire che il sindaco Brandoni ha già alle spalle ormai 6 anni di governo della città. Le varie ordinanze emesse periodicamente, come era facile prevedere, non hanno sortito alcun effetto. 

Stessa situazione riguardo la prostituzione nella zona di Fiumesino e Rocca Priora. Anche in quel caso le ordinanze sono risultate semplicemente dei pezzi di carta. 

Questo significa che per amministare una città non serve alzare la voce e emettere ordinanze di divieti, ma è indispensabile conoscere i problemi, studiarli ed affrontarli in maniera seria. Le ordinanze senza una vera politica che affronti le questioni con intelligenza, servono solo a divulgare un pò di propaganda; è come nascondere la polvere sotto il tappeto.

Se la questione "sicurezza" resta il tallone d'Achille di Brandoni, quelle sociali non sono da meno. Ho letto che la mensa scolastica subirà un taglio alla qualità. Questa almeno sembra sia la ricetta di alcune presidi delle scuole falconaresi per evitare gli aumenti della retta che si preannunciano abbastanzi salati. Si ipotizza infatti un aumento del 10 al 25% delle tariffe per mensa, nidi e trasporto scolastico. Le dirigenti scolastiche propongono di eliminare la pasta biologica, via la frutta a pranzo per lasciarla come merenda, piatto unico in alcuni giorni e self service per i pasti a scuola. Ora con la speranza che il giornalista abbia fraiteso perchè è veramente singolare che un dirigente scolastico possa barattare la qualità dei cibi dei bambini, vorrei evidenziare il vero problema che deriva dal fatto che la mensa comunale, su scelta del sindaco Brandoni, è stata privatizzata.  E' naturale e legittimo che la società che ha in gestione il servizio non vuole perdere il profitto e l'unico modo per evitarlo è aumentare le tasse ai cittadini.
Ecco uno dei motivi per cui sono fermamente convinto che i servizi di pubbllica utilità debbano restare pubblici:  per non sottostare alle regole di mercato.

Questa amministrazione purtroppo agisce troppo spesso come fosse un'azienda privata. Vendendo i servizi forse si risolvono alcune dinamiche di Bilancio ma di certo si peggiora la qualità della vita delle persone che si vogliono amministrare. Brandoni lo ha fatto per la mensa e anche per i disabili e  anziani, mentre si accinge a privatizzare anche il servizio del trasporto scolastico. 
Questioni di cui però gli stessi cittadini sembrano disinteressarsene almeno fino a quando la cosa non gli si ritorce addosso. 
Insomma a Falconara esiste un problema anche di tipo partecipativo che non si dovrebbe sottovalutare.

venerdì 4 aprile 2014

IL PARCO INTEGRATO TURISTICO COMMERCIALE ALLA EX MONTEDISON

Prima di parlare del progetto di riconversione dell'ex Montedison, una precisazione: penso che quell'area debba essere riqualificata e bonificata perchè così degradata provoca un danno ambientale e di immagine a Falconara e alle città vicine. Uso una frase cara a Don Ciotti: "occorre fare presto, occorre fare bene".
 
Detto questo credo che sia importante prendere in considerazione la notizia del progetto (clicca qui) di riqualificazione dell'ex impianto di concimi chimici che in questi giorni abbiamo appreso dalla stampa. Ma non credo che sia il caso di entusiasmarsi. Per vari motivi: il primo riguarda la bonifica del terreno che come è noto è altamente inquinato da sostanze molto pericolose per la salute, il secondo invece è relativo a come verrà riqualificata l'area senza lasciarsi condizionare dal nome accattivante: "Parco integrato turistico commerciale Le Scogliere" (clicca qui). In ultimo, ma non meno importante, occorre verificare la sostenibilità economica del progetto.

La realizzazione di un nuovo, ennesimo, centro commerciale, ripropone l'annosa discussione sulla reale necessità di strutture di quel tipo e dell'impatto che provocano sul tessuto commerciale del territorio. Fanno bene i commercianti locali a preoccuparsi.
Forse è utile ricordare che appena un anno fa, durante la campagna elettorale, il sindaco Brandoni cercò di rassicurare cittadini e commercianti dichiarando la sua contrarietà alla realizzazioni di nuovi centri commerciali nella zona. Si riferiva però al parco commerciale in fase di realizzazione all'altezza del casello autostradale (Ancona Nord), non di sua diretta competenza ma del Comune di Chiaravalle.

Ora che però le elezioni sono alle spalle il sindaco Brandoni si rimangia le parole, tanto che il Centro commerciale lo fa costruire direttamente nel suo di Comune, addottando il progetto di riqualificazione dell'ex Montedison che prevede anche un polo fieristico ed espositivo. Per inciso vorrei far rilevare che l'idea del polo fieristico/espositivo è "un pacco" che si riconfeziona ad ogni occasione ed è conteso dai vari Comuni della bassa vallesina: è accaduto per la Quadrilatero, per il centro commerciale di Chiaravalle, per quello di Monsano e per la Gabella. Un'idea peraltro che non va oltre all'enunciazione generica visto che finora nessuno è mai entrato nei particolari di sostenibilità economica.

Un progetto, dicono i sostenitori, che rispetta il piano regolatore generale del Comune di Falconara, omettendo però di considerare le mutate condizioni economiche, commerciali e logistiche; un PRG che teneva conto di una visione di area vasta ormai stravolta da nuovi progetti: il bypass ferroviario primo tra tutti.

Come al solito i cittadini si trovano davanti ad un fatto compiuto, i più attenti leggono la notizia sui giornali, ma da parte dell'amministrazione comunale nessuna minima informazione, tanto meno si può parlare di partecipazione. 

Prima di avviare una qualunque opera di riqualificazione, e a maggior ragione per un'opera delle dimensioni dell'ex Montedison credo che sia indispensabile che i cittadini, ma anche gli amministratori (perchè dubito molto che conoscano il progetto nei dettagli) vengano messi nelle condizioni di poter esprimere un giudizio, circa la fattibilità e la sostenibilità economica, per evitare che il progetto si trasformi nell'ennesima incompiuta o in una cattedrale nel deserto. 
Ma soprattutto occorre conoscere con dovizia di particolari le procedure e le tecniche di bonifica dell'area, che come già detto è particolarmente inquinata. Avere dunque la certezza che la bonifica sia adeguata per una forma di responsabilità nei confronti delle generazioni future. 

Naturalmente serve la massima attenzione anche degli amministratori delle altre città coinvolte, Montemarciano in primis. Spero proprio che non ci si limiti alle rassicurazioni dei proponenti del progetto privato e non ci si accontenti di qualche piccola contropartita, perchè l'area dell'ex Montedison può riqualificarsi solo con un progetto serio, rispettoso dell'ambiente e del territorio.   

domenica 9 marzo 2014

SCENARI DI CRISI ENERGETICA DA EVITARE

Gli scenari di guerra in Ucraina e le mosse politiche in Crimea minacciano una possibile crisi energetica anche nel nostro Paese. In particolare c'è il rischio di una limitazione o sospensione di erogazione di metano che giunge nel nostro paese tramite i gasdotti che attraversano l'Europa oltre al rischio di aumenti del costo della bolletta. Non è la prima volta che si presenta questo rischio, non sarà l'ultima.

Ciclicamente la Russia, minaccia di chiudere i rubinetti del prezioso prodotto energetico, e ciclicamente chi ci governa ricorda che le scorte,sempre poche, non garantiscono l'autosufficienza energetica.
Ciclicamente torna prepotentemente alla ribalta l'esigenza di tutelarci contro questi scenari con la costruzione in Italia di rigassificatori e realizzando un Hub commerciale del Gas in grado di supplire alla dipendenza energetica. Dipendenza che come noto vale per il metano come per il petrolio.

Il punto però è che anche se realizzassimo decine di rigassificatori o nuove pipeline di gas, il problema della dipendenza energetica non è risolto. La Russia come ogni altro Paese proprietario di gas e petrolio potrebbe continuare in ogni momento chiudere i rubinetti e le riserve energetiche seppur stoccate in maggiori quantità finirebbero anche se con qualche settimana in più di autonomia.

Cosa diversa sarebbe se l'italia si dotasse di un piano energetico che incentivasse la ricerca e l'uso delle fonti rinnovabili con grande attenzione agli sprechi che come noto sono molto alti. Abbandonando una volta per tutte il progetto del nucleare, mai cancellato nonostante la scelta dei cittadini con il referendum e soprattutto nonostante gli esempi tragici che tali impianti ci hanno mostrato.

Evitare quindi di fare investimenti miliardari i quali molto spesso arricchiscono solo le grandi multinazionali e i soliti petrolieri, ma pensare seriamente ad uscire dal ricatto degli oligarchi dell'energia. Una scelta politica che è anche una scelta a favore della democrazia e della libertà.

Riconversione ecologica degli impianti esistenti, politiche a favore dell'energia da fonti rinnovabili, costruzione e ristrutturazioni di edifici e strutture per raggiungere un'efficienza energetica molto ellevata tale da ridurre drasticamente gli sprechi, quindi la richiesta di energia. In modo tale da conservare l'uso del petrolio e del gas agli usi industriali che non ne possono farne a meno.

Una ricetta facile se solo trovassimo la volontà di realizzarla.

venerdì 7 marzo 2014

QUELLO CHE MANCA A FALCONARA

E' un pò di tempo che non aggiorno questo blog per vari motivi, ma seppur da un'altra angolazione continuo a seguire gli avvenimenti di Falconara Marittima e noto che purtroppo il declino della città continua inesorabile. 

La situazione economica generale italiana ha certamente influito, ma Falconara sta pagando pesantemente almeno 6 anni di politiche sbagliate, inefficaci, che non hanno mai avuto un progetto d'insieme di ampio respiro. Insomma Falconara sta vivendo alla giornata, colpa degli amministratori che secondo me, al di la della propaganda, non sono all'altezza della situazione.  

In ogni campo i cittadini possono riscontrare che poco o nulla viene fatto. Dalla sicurezza, all'ambiente, dal commercio alla cultura, dalle politiche sociali ai servizi. Dicono che non ci sono le risorse. 

La chiusura del Caffè Bedetti, anche se credo non sia dovuta solo alla crisi economica, è il simbolo di una città che muore, paralizzata dalla sua stessa incapacità di reagire. Una città che sacrifica un alboreto nato in un'area recuperata e bonificata grazie al lavoro volontario di alcuni cittadini particolarmente attivi per fare spazio a un cantiere è una città che cancella il suo futuro. Sono solo due esempi per restare nell'attualità.

Manca la cura, Falconara ha bisogno di particolare attenzione e di idee.

A Falconara manca la partecipazione delle persone. Questa amministrazione comunale inadeguata non ha nemmeno la forza di confrontarsi con i cittadini. Forse non è interessata a questa pratica, altrimenti non si comprende il motivo per cui le Consulte restano inutilizzate. Peccato perchè dai cittadini e dalle associazioni, il sindaco e i suoi assessori potrebbero ricevere molte buone idee da prendere in considerazione.

A Falconara manca la partecipazione e degli amministratori capaci.

giovedì 6 febbraio 2014

LA CASA DE NIALTRI E LA CASA DEL POPOLO

La foto raffigura l'epilogo dell'esperienza della Casa De Nialtri di Via Ragusa di Ancona. L'ex scuola lasciata al degrado e all'abbandono dal Comune per anni e occupata a dicembre scorso, io direi riportata alla vita, da un gruppo di senzatetto di varie nazionalità. Va detto che lo sgombero avvenuto ieri è stato fatto con un spropositato uso delle forze dell'ordine che all'alba e fino al primo pomeriggio hanno praticamente isolato l'intero quartiere. Sgombero che è avvenuto in maniera totalmente pacifica, proprio grazie all'indole pacifica delle persone che si trovavano all'interno della scuola. Va anche detto che gli occupanti hanno lasciato la scuola in una condizione nettamente migliore di come l'avevano trovata.

Dunque la foto del portone sbarrato alla bene e meglio con assi di legno rappresenta l'azione dell'amministrazione comunale ed il sindaco che in questa storia ha mostrato tutta la sua arroganza e cosa peggiore l'incapacità di gestire la situazione se non i maniera autoritaria. Sindaco e amminitrazione comunale infatti alla bene e meglio hanno chiuso questa esperienza, lasciando una ferita che non si rimarginerà facilmente, ma che continuerà a sanguinare fintanto che invece di affrontare i problemi preferiranno nasconderli o allontanarli.

Non credo però che quattro tavole di legno riusciranno a fermare la voglia e la determinazione di chi ha dato vita all'esperienza di Casa De Nialtri; un pò perchè quell'esperienza trae forza dal grande sentimento di fratellanza e di solidarietà che si è creato, un pò perchè la crisi economica e sociale produrrà ulteriori situazioni di disagio, di cui i cittadini tutti dovrebbero tenere conto.

L'epilogo di ieri stride ancor di più se si considera che questa azione violenta anche se non fisicamente, è stata fortemente voluta da un sindaco che rappresenta un Partito: il PD il quale continua a professarsi subdolamente di sinistra e che non proferisce parola sulla questione, non si sa se per imbarazzo o per complicità.

Ma c'è un'ultima cosa che risulta insopportabile. Leggendo la cronaca dello sgombero oggi sui giornali scopro che i letti, i materassi e il resto del materiale sgomberato dalla Casa De Nialtri è stato immagazzinato all'interno della Casa del Popolo della Palombella di Ancona. Considero questa scelta particolarmente di cattivo gusto.

La Casa del Popolo ora di proprietà del PD infatti fu realizzata dalle donne e uomini del quartiere anconetano per creare un luogo di aggregazione sociale. I miei nonni e i miei genitori contribuirono fisicamente alla autocostruzione della Casa del Popolo i cui muri odorano di lotta operaia e di battaglie per i diritti e la solidarietà.

Trovo veramente rivoltante che il Comune, e non si sa a che titolo, abbia deciso di trasformare quella Casa, intitolata peraltro ad Umberto Terzi, giovanissimo martire del fascismo che sacrificò la sua vita per la resistenza e per i diritti, in un magazzino per cose sequestrate a persone che hanno la sola colpa di essere poveri.

E' una mancanza di rispetto per la storia della Casa del Popolo della Palombella e per le persone che l'hanno costruita i quali in altri tempi non avrebbero avuto problemi ad aprire le porte ed ospitare i più deboli.

Al sindaco e alla Giunta chiedo di liberare immediatamente la Casa del Popolo, portino in un magazzino comunale quegli oggetti perchè la responsabilità deve restare nell'ambito del Comune. Restituiscano l'integrità e la dignità ad una sede che come dice lo stesso nome è del Popolo e non ha nulla a che vedere con operazioni di basso livello di cui il Comune di Ancona si è macchiato. 

Claudio Paolinelli

domenica 26 gennaio 2014

DAL CONGRESSO NAZIONALE DI SEL (quello che avrei voluto dire)

 Pubblico il testo di un intervento che avrei voluto fare al congresso nazionale di SEL ma che per una serie di motivazioni non è stato possibile leggere. 

CONGRESSO NAZIONALE SEL Riccione 24/26 gennaio 2013 

"IL MIO PRIMO PENSIERO VA ALLA COMPAGNA DANIELA BIRSA. UNA STELLA DI TRIESTE CHE SI E' SPENTA TROPPO PRESTO.

Noi, compagne e compagni con sacrificio, poche risorse, ma con entusiasmo e generosità abbiamo dedicato il nostro tempo e anche le nostre intelligenze per far vivere un progetto, il sogno di costruire una grande e innovativa Sinistra in Italia.   A quel progetto abbiamo dato un  nome: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’, convinti che quelle tre parole comprendessero i punti essenziali di cui il Paese ha bisogno.

Quando abbiamo dato vita a SEL, lo abbiamo fatto con la convinzione di far nascere un PARTITO NUOVO e non un nuovo partito. Un partito nuovo capace di abbandonare le vecchie pratiche, quelle che allontanano le persone dalla politica. Volevamo un Partito capace di contribuire a cambiare un Paese  in grave difficoltà sotto il profilo sociale, economico e culturale.

Volevamo aprire la Partita. Eravamo riusciti a conquistare credibilità e rispetto. Questo grazie a Nichi Vendola; senza il suo impegno e la sua forza, SEL non sarebbe mai emersa dalle macerie della sinistra. Credo che dovremmo essere profondamente riconoscenti per il lavoro svolto da Nichi, un'impresa forse impossibile a chiunque altro di noi.

Ma poi qualcosa si è rotto, la partita che dovevamo aprire è diventata un'altra partita. 

Dopo l'entusiasmante congresso fondativo, non si può non prendere atto che il nostro progetto è rimasto prigioniero delle nostre debolezze. Abbiamo ceduto alle pratiche politiciste ai tatticismi e anche a piccoli interessi personali, ed è stato un peccato. Per il futuro di SEL, perchè la delusione dei tanti iscritti e militanti ha indebolito molto l'azione politica a tutti i livelli,  ma soprattutto per aver disatteso completamente le aspettative di una parte consistente di persone che guardavano con molto interesse al nostro progetto, alla nostra idea di alternativa che dava una speranza di reale cambiamento.

Quando dico "nostre debolezze", lo faccio per caricare la responsabilità a tutto il partito anche se come ovvio ognuno di noi ha influito con percentuali differenti. Mi riferisco ad esempio alle scelte che hanno accompagnato il nostro cammino verso le elezioni politiche. Non si possono tenere sotto traccia gli errori e le forzature del gruppo dirigente che in totale oligarchia ha deciso la linea politica, le alleanze e le candidature,  inventatosi la burletta delle Parlamentarie.

Penso che avremmo dovuto lavorare in questi tre anni per costruire una rete a sinistra fatta di dialogo di confronto e condivisione senza disperdere le preziose risorse al nostro interno. La rete l'avevamo individuata era facile pensarci. Era quella dei movimenti delle associazioni, quella delle persone. Quello era il campo in cui giocare la Partita.  L'intuizione delle Fabbriche di Nichi avrebbe potuto superare quel muro di diffidenza che esiste nei confronti dei Partiti, ma all'improvviso anche quella esperienza si è esaurita. 

La partita si sarebbe dovuta giocare negli Stati Generali della Sinistra; ci avrebbero dato una potente spinta dal basso, una maggiore forza nei rapporti con i partiti del centro-sinistra, e soprattutto avremmo evitato di sottoscrivere passivamente e con troppa premura la carta di intenti del PD, un documento troppo vago e che si è dimostrato carta straccia.

Invece le cose sono andate diversamente, abbiamo fallito i nostri obiettivi principali. Una sconfitta che invece di dare uno scossone ci ha annichiliti, lasciati senza parole. Nonostante i timidi tentativi di ripartenza, siamo a tutt'oggi senza una linea politica e nessuna iniziativa degna di questo nome.

Sarebbe stato necessario discutere il percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese da un ristretto gruppo di compagni trasformando un partito che era nato come movimento partecipativo, in un partito parlamentare chiuso in se stesso.

Eppure le richieste di confronto non sono mancate, sono state semplicemente ignorate, avvolte dal silenzio.

Insomma in questi tre anni non abbiamo fatto politica, ma politicismo, non abbiamo nemmeno praticato una strategia politica, ma solo tatticismo.

Ora siamo davanti ad un bivio: scegliere di continuare a vivacchiare all'ombra del PD nel bene e nel male, oppure trovare il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che ci lega al PD e che ci sta soffocando.
Scegliere la subalternità o la strada giusta!
A questo partito chiedo di trovare il coraggio delle scelte, di trovarlo insieme però, in maniera democratica e condivisa. APERTA!  Lo statuto deve essere modificato. Servono regole chiare  per permettere alla democrazia di espandersi nel nostro partito. Un partito che esclude dalla discussione la base, i nostri circoli, non è il partito che avevamo progettato.

Questo Congresso dovrà chiarire gli aspetti negativi che ci condizionano, affrontarne i punti chiave, individuare le responsabilità e capire se ci sono ancora le condizioni e gli spazi per operare in autonomia nel panorama politico nazionale ed europeo. Capire se c'è spazio per la sinistra in questo Paese e se possiamo essere noi quelli in grado di rappresentarla.

L’Italia, con gli altri Paesi dell’Europa meridionale stanno attraversando un periodo difficilissimo, a causa di questa crisi finanziaria che è bene ricordarlo, non è capitata per caso. Questa crisi è il risultato di una politica liberista che ha portato all’estremo le speculazioni finanziarie. Questa crisi è la prova provata che il capitalismo per vivere ha bisogno delle disuguaglianze. Ma lo sapevamo già: bastava guardare i Paesi del terzo mondo, lì il capitalismo ha applicato lo sfruttamento come metodo, portando alla povertà estrema milioni di persone. Da sempre!

Ci vuole un’alternativa. Noi di SEL siamo nati per quella. Un’alternativa al modello economico, sociale e culturale imposto dal capitalismo. Dobbiamo dimostrare che l’alternativa non solo è possibile ma necessaria. Rimettendo al centro il lavoro, i diritti, e l'uguaglianza.

Sentite queste parole:

"Di fronte alla crisi, vi è dunque un’alternativa:
le società europee devono proteggersi contro la speculazione del capitale finanziario,
l’economia reale deve emanciparsi dall’imperativo del profitto,
il monetarismo e la politica fiscale autoritaria debbono finire,
la crescita deve essere ripensata secondo il criterio dall’interesse sociale,
va inventato un nuovo modello di produzione basato su un lavoro dignitoso,
sull’espansione dei beni pubblici e sulla protezione dell’ambiente".

Queste parole mi sembrano in perfetta sintonia con il nostro manifesto costituente. Sono le parole di Alexis Tsipras.  SEL non dovrebbe avere difficoltà a riconoscersi in queste parole e a impegnarsi affinchè possano avere forza e spazio all'interno dell'Unione europea. Perché questa è l’unica soluzione sostenibile, realistica e realizzabile per uscire dalla crisi attuale.

Alternativa anche per l'Italia, e per quanto ci riguarda AUTONOMIA.

L’ipotesi di centrosinistra in campo ora, non è in grado di dare un’alternativa al Paese. Claudio Fava per le regionali in Sicilia disse: “Credo che un progetto di governo alternativo passi da una rottura culturale e politica". Vale anche a livello nazionale.

Non possiamo continuare a dire che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD", perchè è il PD stesso a non consideraci alleati, e lo dimostra la proposta della legge elettorale. Non facciamo del PD una vittima del sistema  perchè sono i corresponsabili.

Care compagne e compagni, una classe dirigente la si giudica dai risultati conseguiti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
C'è bisogno di una svolta!
Rischiamo la barbarie del liberismo e la catastrofe populista e reazionaria. Il percorso ha bisogno di cambiamenti, di duro lavoro che deve partire da questo congresso, che non può barricarsi dentro un documento blindato. Credo sia fondamentale prestare grande attenzione agli emendamenti Bandoli/Mentrasti condivisi e votati nei congressi di territoriali da parecchie centinaia di iscritti che rappresentano il comune sentire dei militanti  e elettori del nostro partito.  

"Ci vuole un'organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa. Sinistra Ecologia Libertà vuole essere il lievito e il sale della costruzione della soggettività di una nuova grande sinistra".

E' una frase tratta dal manifesto costituente di SEL: ridiamo un senso a quelle parole....."


martedì 14 gennaio 2014

VIA LIBERA ALLE MULTIUTILITY (Con buona pace del referendum sull'acqua)


Il 23 dicembre scorso il Consiglio comunale di Falconara Marittima ha votato un atto di indirizzo per dare mandato alla società pubblica Multiservizi spa, che si occupa principalmente del servizio idrico integrato della provincia di Ancona, di costituire una nuova società per la gestione del gas metano. Questo allo scopo di poter partecipare alla gara per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas secondo la norma dell'Art. 41 della Legge 17 maggio 1999 n.144 aprendo il settore alla concorrenza per il mercato

In pratica Multiservizi che ha conferito il servizio della distribuzione del gas alla società da lei controllata Prometeo, in previsione della gara e consapevole che il mercato del gas è molto ambìto, per cercare di aggiudicarsi la gestione ha intenzione di costituire una società più grande grazie all'ingresso di un'altra società che si occupa di gas e servizi della Toscana (Estra).

Il primo punto da evidenziare e da criticare è che questa multiutility gestirà, se vincerà la gara, contemporaneamente Acqua e Gas e non è escluso che in futuro altri servizi come ad esempio quello della raccolta dei rifiuti non possa rientrare nel progetto.

Devo dire che sono rimasto stupito per la rapidità di questa votazione al Consiglio Comunale. Avevo infatti partecipato (come comune cittadino) alla commissione consigliare quando venne presentata questa proposta, e ricordo molto bene le critiche al progetto di alcuni consiglieri di maggioranza e anche di un paio di Assessori, del vicesindaco Clemente Rossi specialmente, il quale adduceva ragionamenti politici relativi al libero mercato, che io non condivido, ma che avevano comunque una loro valenza.

Il fatto singolare è che alla fine di quella riunione sembrava certo che il Comune avrebbe preso tempo per approfondire meglio la questione, così almeno erano le intenzioni. Invece scopriamo che il Consiglio comunale il 23 dicembre si è riunito e ha votato. Hanno votato a favore tutti i consiglieri della maggioranza, si è astenuto il PD e ha votato contro il solo consigliere di FBC. Quindi nessun approfondimento su una questione molto importante che potrebbe aprire un varco alle gestioni di beni pubblici e servizi essenziali ai privati.

Questa multiutility secondo il mio modestissimo parere va a cozzare contro l'esito referendario sull'acqua pubblica con cui si dichiarava che l'acqua è un bene comune e quindi non suscettibile a profitto e che quindi richiede una gestione dedicata. Il referendum purtroppo è disatteso in Italia e già molte società multinazionali e multiutility gestiscono contemporaneamente acqua, gas, rifiuti, trasporti ed energia.

Dunque bene ha fatto il consigliere comunale Borini di FBC a votare contro seppur in solitaria. Mi piacerebbe conoscere le motivazioni che hanno fatto cambiare così repentinamente idea alla maggioranza.

La cosa sconcertante è che una società pubblica i cui soci sono i Comuni non si confronti preventivamente con questi, ma che al contrario mette in cantiere progetti anche molto dispendiosi e politicamente discutibili, tenendoli completamente all'oscuro sino ad una settimana dal termine massimo per la ratifica tramite deliberazione (E' accaduto per tutti i Comuni della Provincia di Ancona). Ma è ancora più sconcertante che i Comuni, e i consiglieri accettino supinamente queste procedure e votino senza sapere bene cosa. Ad esempio nessuno sa il costo di questa fusione che peraltro non garantisce l'aggiudicazione della gara

 Non si può prendere atto infine della totale assenza di informazione ai cittadini che ancora una volta si vedono passare sopra la testa decisioni di cui non sono per nulla a conoscenza (un po' anche per causa loro).

Servirebbe una bella assemblea pubblica su questo argomento.
 

domenica 5 gennaio 2014

SPAZI COMUNI IN TEMPO DI PRIVATIZZAZIONI

Uno spettacolo al giardino della ex scuola Lorenzini
A fine anno il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni approfittando dei consueti auguri ai cittadini si è autopromosso ed ha dichiarato seraficamente che " Le promesse sono state mantenute" illustrando un bilancio positivo degli ultimi 5 anni, sottolineando che la sua "amministrazione è sempre vicina alla cittadinanza e attenta alle ‘piccole grandi cose’ ".

Avrei molte cose da ridire sulle "promesse mantenute", prima su tutte bisognerebbe evidenziare la totale debacle sulla sicurezza in città. Solo il giorno prima in pieno centro c'è stata l'ennesima rissa con tanto di feriti e arresti (clicca), per non parlare degli atti di vandalismo nel parcheggio di Castelferretti, l'ultimo dei quali alla viglia di Natale contro le auto parcheggiate ad opera sembra di annoiati e protetti ragazzini del quartiere (clicca). La sicurezza era ed è il primo punto, ma la "Promessa" elettorale è ben lungi da essere mantenuta, e i cittadini lo sanno bene. 

Ma la vera ciliegina sulla torta di questa  amministrazione che con il tempo invece di acquisire esperienza e capacità si dimostra incapace di cogliere e valorizzare le risorse sociali e culturali della città, è la notizia dello sgombero delle ex scuole Lorenzini. Una vera chicca e siamo solo all'inizio del 2014. I giornali hanno dato risalto dello sgombero dell'ex scuola Lorenzini utilizzata da alcune associazioni locali per le loro attività. Le motivazioni dello sgombero variano a seconda della convenienza si va da: l'edificio è inagile e il Comune non ha i soldi per la ristrutturazione, a:  le associazioni non hanno mai pagato un canone di affitto al comune e quindi non hanno alcun diritto e considerati occupanti senza alcun titolo. 

Ora a parte la solita arroganza dell'assessore Astolfi, il quale a fine dichiarazione augura le buone feste solo ad alcune delle associazioni, escludendo evidentemente quelle che non lo aggradano, guarda  caso proprio quelle che sono più impegnate in ambito ambientale e critiche con le scelte dell'amministrazione comunale, credo che la chiusura di quella scuola sia una vera e propria mazzata finale per il quartiere di Villanova.  

Sia l'assessore che il sindaco sottovalutano che quella scuola si trova in uno dei quartieri più dimenticati e degradati della città, un quartiere che sta diventando una sorta di ghetto, destinato a morire soffocato dalla vicinanza dell'Api, dal futuro isolamento causato dal By pass ferroviario e dalla totale mancanza di attenzione da parte dell'amministrazione comunale. In un luogo come questo dove non c'è uno spazio pubblico, non c'è un giornalaio, una farmacia, una piazza, dove non c'è nulla, la presenza delle associazioni in quella scuola è un patto di socialità, una boccata d'ossigeno. 

Un comune con un minimo di capacità e interesse verso i cittadini e la cosa pubblica invece di annientare una esperienza di quel tipo la dovrebbe tenere viva e anzi incentivarne l'attività. Invece la "filosofia" di questa amministrazione di Destra, al di là degli improbabili mascheramenti, è quella capitalista, quindi se c'è profitto bene altrimenti tabula rasa.

Non so se lo smantellamento degli spazi pubblici possa essere annoverato tra le "promesse mantenute" di questi amministratori e non credo che se si possa lasciar dire che " l'amministrazione è sempre vicina alla cittadinanza e attenta alle piccole grandi cose". A me pare piuttosto che si continui senza soluzione di continuità allo smembramento della comunità.

Penso che gli spazi pubblici se non vissuti ed abbandonati siano destinati al degrado, subiranno un ulteriore disfacimento e magari, una volta raggiunto il livello più basso anche dal punto di vista economico, potrebbero diventare un buon affare per l'amico e speculatore di turno. 

Forse è il caso di organizzare una sorta di protesta collettiva per evitare che un altro spazio pubblico della nostra città venga negato ai suoi cittadini e pretendere come accade a Milano (clicca) ad esempio che gli spazi pubblici abbandonati vengano offerti gratuitamente ai cittadini per realizzare progetti culturali, sociali, ed anche lavorativi attraverso il coworking e forme di cooperazione.