venerdì 8 giugno 2012

LA RAFFINERIA API CHIUDE E SI FA BEFFA DEI LAVORATORI

Alla fine i nodi vengono al pettine. Ieri il gruppo dirigente della raffineria API ha annunciato la chiusura dell'impianto di Falconara Marittima per 12 mesi. Una notizia preoccupante ma non è stata una sorpresa. Da anni infatti i vertici del Gruppo petrolifero che commercializza i suoi prodotti con il marchio IP, lamentano un calo di fatturato dovuto alla crisi del settore.

Pochi (non l'azienda) però non hanno tenuto conto di questa inversione di tendenza. L'idea di una possibile riconversione del sito è sempre stata considerata soprattutto da parte di molti lavoratori alla stregua di una provocazione, un atto "terroristico" di ambientalisti senza scrupoli. Ed infatti l'opera di convincimento dei padroni della raffineria nel tempo si è fatta strada tra i lavoratori. 
Con metodi scientifici a tempi alterni arrivava una minaccia di perdita di posti di lavoro, che veniva ritirata solo dopo aver ricevuto dalla politica (la vera antipolitica) rinnovi di concessioni, autorizzazioni per centrali termiche, ed in ultimo il permesso a costruire il rigassificatore.

Quindi allontanato il pericolo del licenziamento, tutti a tapparsi occhi e orecchie per non vedere che il settore petrolifero ogni anno perdeva di redditività. Occhi, orecchie tappati ma spegnendo anche il cervello, che in condizioni normali non poteva non prevedere questo epilogo.

Con il rigassificatore addirittura si è raggiunta la cecità completa. Alcuni mesi fa, i lavoratori sono scesi in piazza non per tutelare il loro lavoro o la loro sicurezza sul lavoro, ma per chiedere la realizzazione del rigassificatore, con la sconcertante motivazione che in caso di realizzazione i padroni dell'API, nonostante le perdite milionarie, non avrebbero più licenziato alcun lavoratore. E con l'ancor più sconcertante conseguenza che la Regione Marche, il presidente Spacca e l'assessore falconarese Luchetti del PD, tutta la giunta e quasi tutto il consiglio regionale, senza valutare la situazione di crisi del settore petrolifero decisero di dare parere favorevole. 

Tutti sanno che il rigassificatore può aver bisogno al massimo di una ventina di lavoratori. Lo sa Spacca, lo sanno i padroni della raffineria, lo sanno i sindacati, ed anche i lavoratori, ma non importa, l'unica certezza e che il Conte Brachetti è stato accontentato per un altro affare miliardario a discapito del territorio e ora purtroppo vediamo, anche a discapito dei lavoratori.

Infatti adesso i vertici dell'API chiudono la raffineria per 12 mesi, senza certezze per la riapertura, saranno 400 i lavoratori diretti circa in cassa integrazione. Per i 200 lavoratori dell'indotto, quelli delle ditte esterne il futuro è ancora più incerto, meno tutele e quindi più possibilità di licenziamento.  

In tutta questa storia, è imbrazzante il sindaco di Falconara Brandoni, il quale come se uscisse da una fiaba, come la bella addormentata, si risveglia e  apprende con «forte preoccupazione» del prolungamento della chiusura della raffineria e con candore dichiara: "Che la situazione fosse molto critica si sapeva: se in tanti anni l’Api non ha messo nessuno in cassa integrazione, evidentemente ora la crisi è forte".  
Ma certo, meglio dare la colpa alla crisi, molto meglio che prendersi parte delle responsabilità. Responsabilità che ricadono equamente  su una classe politica e sindacale inadeguata e trasversale.

Ai lavoratori quindi che dire... credo che a questo punto debbano chiedere spiegazioni a chi ci li ha portati in questa brutta faccenda, chiedano ai padroni dell'API, ai politici, a Spacca e a Luchetti, al Sindaco di questa degradata città, ma soprattutto chiedano spiegazioni al sindacato, ad alcuni dei responsabili che mi dicono abbiano fatto carriera.

Ai lavoratori esprimo la mia solidarietà, una umana solidarietà di chi conosce molto bene la condizione di disoccupato, ma alla solidarietà esprimo anche una speranza: che Falconara abbia la capacità al più presto di eleggere una nuova guida amministrativa, per la rinascita sociale e culturale di questa città, che metta al primo punto l'interesse di tutti i cittadini e non l'interesse del potente di turno.

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