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sabato 3 agosto 2013

LAVORO, DIRITTI, SINDACATO E POLITICA


“Diritti al Lavoro e Diritti nel Lavoro” questo il titolo dell’incontro di ieri alla festa di SEL a Moie (AN) .
 
Si parla incessantemente nel Paese di Diritti e Lavoro ma la soluzione del problema non è nemmeno lontanamente  in vista, non c’è minimamente traccia di quella famosa luce in fondo al tunnel.
 
 
La discussione della serata si collegava ad una rilettura di un saggio di Rosa Luxemburg che sto facendo proprio in questi giorni. Quando sento che il mio impegno politico ha un momento di stanca, a causa di delusioni o scoramenti vari, cerco conforto nelle letture dei grandi personaggi che hanno reso grande la sinistra, sperando di ritrovare stimoli o ragioni per non mollare  e stavolta è toccato a Rosa Luxemburg.
 
 
Rosa Luxemburg gia nella fine dell’ottocento individuava i limiti dell’azione sindacale, che secondo alcuni famosi studiosi e politici dell’epoca, aveva come obiettivo “la capacità di influenzare in maniera crescente la regolazione della produzione e a fissare limiti nei prezzi delle merci”, questo allo scopo di indebolire il proprietario capitalista fino al crollo del sistema capitalistico. Le lotte sindacali e politiche per le riforme sociali avrebbero portato “un controllo sociale sulla produzione”. Questi obiettivi però si sono dimostrati nel tempo al di fuori della sfera di influenza dei sindacati i quali non potendo determinare e tanto meno rovesciare queste regole e nemmeno la Legge dei salari, “ possono al massimo cercare di contenere lo sfruttamento capitalistico nei limiti che si considerano normali”.
 
 
La riduzione dei salari e dei diritti sono le principali leve del capitalismo per salvaguardare il profitto ed in mancanza di una capacità di contrastare queste atti, al sindacato non resta che ridurre la sua azione alla “semplice difesa dei risultati ottenuti in passato”, consapevoli che anche “questa lotta sarà sempre più difficile”.
 
 
Le intuizioni della Luxemburg sono più che mai azzeccate, la funzione del sindacato anche ai giorni nostri si riduce alla difesa dei diritti ottenuti in passato. Il sindacato si occupa quasi esclusivamente di tamponare le varie emergenze aprendo vertenze, limitandosi a contenere le riduzioni di personale, a contrattare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, a promuovere contratti di solidarietà, consapevole che con il tempo il terreno della lotta dei diritti e del posto di lavoro diventerà sempre più instabile per i lavoratori.  Insomma la lotta sindacale è relegata ad affrontare l’emergenza.
 
 
Credo molto modestamente che la lotta sindacale e quella politica che voglia in qualche modo invertire questa tendenza a favore dei lavoratori e del progresso non possa esimersi di affrontare la grande questione del modello di sviluppo, in funzione non solo dei diritti dei lavoratori, ma anche a tutela di una qualità della vita che si adegui alle nuove esigenze sociali, e alla tutela ambientale del pianeta che ormai evidenzia una palese insostenibilità con i ritmi di sviluppo che il sistema capitalistico impone.
 
 
Se non si affronta seriamente la questione del modello di “sviluppo” credo che i lavoratori delle grandi aziende, per non parlare delle medio piccole non avranno speranze di mantenere il loro lavoro, almeno non nelle formule a cui siamo abituati. La precarizzazione e la frammentazione delle tipologie lavorative non potrà che trovare terreno fertile, e nessun sindacato per come lo conosciamo adesso sarà capace di contenere lo sfruttamento. 
 
 
Penso a tre grandi aziende che operano nel mio territorio: L’Indesit a Fabriano, i Cantieri Navali ad Ancona, la raffineria a Falconara. Tre modelli industriali in crisi, tre tipi di produzioni che si scontrano con le regole del mercato.

Come si può pensare al futuro per queste realtà se prima non ripensiamo in maniera globale ad un altro modello economico?

sabato 20 ottobre 2012

STRATEGIA DELL'INTENZIONE


Leggendo i giornali di venerdì 19 ottobre, non posso che prendere atto della miopia politica del Partito Democratico di Falconara, che invece di impegnarsi a costruire una coalizione in grado di battere la destra e di ben governare la città, sposta tutto il suo interesse su problemi egemonici interni, a tutto discapito della collettività che vorrebbe amministrare.
La decisione del PD di dare vita alle Primarie con la presenza esclusiva di loro candidati è sintomatica di un innato senso di superiorità che mal si colloca con l'attuale scenario politico locale e nazionale. 
Autosufficienza e autoreferenzialità che evidentemente il PD fa fatica ad abbandonare, nemmeno dopo le vicende che hanno sancito la sua clamorosa sconfitta  alle elezioni precedenti.
Nel tentativo di superare i suoi problemi interni ha tardato  il dialogo con i possibili interlocutori fino ad arrivare in ritardo rispetto all'agenda delle elezioni amministrative del 2013. Questo almeno con SEL, Partito di cui faccio parte, Partito peraltro che parteciperà alle Primarie nazionali di coalizione  che individueranno candidato Premier alle imminenti elezioni politiche proprio in alleanza con il PD e PSI. 

I cittadini falconaresi e soprattutto gli elettori del PD debbono sapere che SEL ha responsabilmente  cercato di discutere sulle idee e sui programmi, laicamente e in maniera propositiva, per contribuire a cambiare e amministrare la città. Il PD invece è rimasto chiuso in faccende interne che spera di risolvere con delle asfittiche primarie interne, una sorta di Congresso straordinario che rischia seriamente di riconsegnare la città alla destra. 

Gli elettori falconaresi devono sapere che la consultazione PD-SEL si è limitata ad una oretta scarsa in un solo veloce incontro ufficiale durante il quale SEL ha presentato alcuni punti programmatici atttorno ai quali chiedeva di discutere, il PD è sembrato da subito più preoccupato a marcare il territorio cercando di determinare la sua supremazia, mettendo in secondo piano i programmi da condividere.

Un Partito che si autoproclama dominante non dovrebbe aver timore di confrontarsi e nemmeno di doversi misurare con le altre forze politiche ad una competizione aperta e partecipata come le Primarie che, se utilizzate nel giusto modo, possono diventare un punto di forza e valore aggiunto alla coalizione.

Ma forse non sono nemmeno timori, visto la palese disparità di forze in campo. Forse ci sono problemi di tipo programmatico, forse sono i punti programmatici presentati da SEL che seppur affrontati in maniera superficiale dal gruppo dirigente del PD contrastano con le loro idee per la città.

Ma di questo argomento ne avrò modo di parlare più avanti.

 

lunedì 1 ottobre 2012

ROMA, ASSEMBLEA AUTOCONVOCATA SEL 30 SETTEMBRE 2012

Mio intervento all'assemblea.

Compagne e Compagni, per prima cosa sgombriamo il campo. Qui non ci sono “dissidenti”, nessuno vuole “investire sulla crepa”, non ci sono correnti politiche da costituire, non ci sono culture minoritarie e settarie, e nessuno ha intendimenti “populisti”.

CHE SIA CHIARO A TUTTI. Io aderisco a questa iniziativa solo con questi presupposti.

E’ bene quindi che chi ha preconcetti e pensa a chissà quale cospirazione, si metta il cuore in pace: questa assemblea non è CONTRO SEL, questa assemblea è PER SEL, questa Assemblea è DI SEL. Vogliamo semplicemente partecipare alla formazione e alla elaborazione politico culturale di Sinistra Ecologia Libertà, perché ci sentiamo della Partita. 

“Abbiamo iniziato a edificare un partito moderno, un partito non di funzionari ma di volontari,
in cui si confrontino e se necessario si scontrino, non cordate ma visioni e idee,
di cui il leader sia espressione e sintesi, non sovrano o piccolo padrone.
Un partito che ai propri volontari chiede di sentirsi donne e uomini della nuova sinistra italiana e di impegnarsi senza sterili miraggi egemonici a fianco di tutte le realtà che, pur diverse, navigano verso lo stesso approdo.
E' questo che vuole e dovrà essere SEL. Un partito di persone che si chiamano per nome nella sostanza e non solo nella forma. Un partito di pari”.

io vorrei partire da qui, da questa parole di Nichi Vendola pronunciate al Congresso fondativo. Perché se c’è una ragione per cui un gruppo di appassionati della politica si ritrova qui è proprio per queste parole, che sono state disattese, soprattutto in questi ultimi mesi.

Noi cari compagni, quando abbiamo dato vita a SEL, lo abbiamo fatto con la convinzione di far nascere un PARTITO NUOVO e non un nuovo partito. Un partito nuovo capace di abbandonare le vecchie pratiche autoreferenziali, quelle che hanno allontanato le persone alla politica.

Voglio sottolineare questo passaggio non solo per avvalorare un principio, ma perché l’esperienza ci dice che la strada autoreferenziale porta al fallimento di ogni progetto.

Alcuni compagni autorevoli all’assemblea nazionale del 31 agosto hanno ricordato l’esperienza della sinistra arcobaleno che ha esiliato la sinistra lontano dal perimetro della politica. Hanno ricordato quel periodo, imputando la sconfitta all’alto livello di litigiosità presente in quel progetto, provando a paragonare quell’esperienza tragica, con il momento di disagio che vive ora SEL. Il paragone non regge perchè quel fallimento fu responsabilità di alcuni dirigenti di Partito che a tavolino determinarono le tattiche, le linee politiche e le liste elettorali in maniera totalmente autoreferenziale. Questa è stata la causa principale della catastrofe. E’ stata l’autoreferenzialità e il nostro popolo ci ha punito.

Dopo quella sciagura per evitare l’estinzione la sinistra avrebbe dovuto cambiare mentalità, fisionomia, e vivere la politica in maniera aperta, partecipata, NUOVA.

La novità, per noi che siamo qui, l’abbiamo costruita dando vita a SEL. Un Partito nuovo nella forma e nella sostanza, questo abbiamo detto al Congresso, e le persone hanno guardato con interesse questa novità, si sono riavvicinate, anche se noi abbiamo difficoltà a soddisfare le aspettative, a livello nazionale e locale.

Il nostro Partito evidenzia gravi lacune, non c’è un minimo di collegamento tra la dirigenza nazionale e i circoli e i risultati si notano. Un esempio per tutti è la vicenda dei consiglieri di SEL di Trieste e Padova a favore della fusione tra Acegas ed Hera in barba al rispetto dell’esito referendario, ma non è l’unico problema, in tante altre città si sta operando in questo modo e anche su altri aspetti. In ogni realtà ci comportiamo come un Partito a sé stante, svincolati da orientamenti e idee comuni.

L’Eclatante accelerazione che c’è stata con la conferenza stampa Vendola-Bersani di agosto ha sorpreso ed imbarazzato un gran numero di militanti e simpatizzanti di SEL. Una forzatura che ha trascurato le evidenti differenze con il PD su questioni fondamentali e che ha soprattutto scavalcato la discussione politica interna al partito a tutti i livelli.

Una accelerazione peraltro smentita da successive frenate e necessarie puntualizzazioni. E che dire delle Primarie? Da oltre due anni parliamo di Primarie. L’assemblea di SEL del 31 agosto aveva lanciato le Primarie di Vendola invitando ad iniziare la campagna elettorale sui territori. Fortunatamente non è partita alcuna promozione. Per fortuna, perché a quest’ora avremmo dovuto spiegare nelle piazze che Vendola ha congelato la sua candidatura.

Credo che dobbiamo riflettere seriamente su questi comportamenti, che anche se segnati da una situazione politica in continuo movimento, non giustificano la politica a fisarmonica che stiamo portando avanti. Diamo l’impressione di navigare a vista,

Anche perché questi problemi erano stati evidenziati da alcuni compagni all’assemlea del 31 agosto con un documento in cui erano espresse chiaramente le preoccupazioni di tanti militanti, dovute anche dall’incertezza della legge elettorale, ma furono tacciati come velleitari e minoritari.

Dobbiamo affrontare i problemi e cercare di dare soluzioni, non dobbiamo avere paura. Dobbiamo convincere le persone che SEL non è “un uomo solo al comando” ma un collettivo, unito. Convinciamoci noi per primi, facciamo in modo che le idee e le proposte circolino senza pregiudizi.

Qualche volta ad un leader può essere più utile qualche critica, di un Sì incondizionato dei “fedelissimi”.

Noi diciamo che per l’Italia c’è bisogno di Alternativa. Alternativa alle politiche liberiste, al Governo Monti, e alla destra berlusconiana.

Compagni la politica è bella e anche facile. È il politicismo che la rende brutta e complicata. Alternativa al Governo Monti, per chi intende la buona politica di sinistra, significa avere un progetto credibile e alternativo al FISCAL COMPACT, al pareggio di bilancio, alle politiche del lavoro e dell’ambiente.


Non ci sarà un altro modello sociale se ci sarà il fiscal compact. Lo dobbiamo dire forte.

È necessaria la massima chiarezza programmatica, capire quindi se il PD, che è il nostro interlocutore principale, intende superare l’esperienza del commissariamento di Monti e soprattutto in che modo. Francamente ravviso pochi punti di coesione. Sull’articolo 18 ad esempio, mentre noi aderiamo alla raccolta di firme per il referendum, il PD le considera un grave errore, e addirittura Fassina ci vede il rischio populismo. Sono contraddizioni che se non affrontate indeboliranno SEL e tutta la sinistra. Non vedo proprio come riusciremo a spiegarlo alle persone. 

L’alternativa e il ripristino della democrazia passano necessariamente da qui.

Non bastano le Primarie che oltrettutto stanno perdendo quella virtù originaria di aggregare le persone ad un progetto comune, perchè le idee dei candidati, in questo caso, sono radicalmente differenti.

Non possiamo mica considerare le Primarie come un terreno di scontro tra programmi. Le Primarie sono una forma di competizione in cui le idee e i programmi fondamentali devono essere condivisi dai candidati e dagli alleati. Altrimenti c’è il rischio di far diventare le Primarie una competizione tra avversari, o peggio una resa di conti. Dobbiamo evitare le degenerazioni stile Palermo.

Noi cerchiamo alleati per governare, non nemici da sconfiggere con le Primarie.

Nichi ha detto che non è stata messa una firma in calce alla carta degli intenti del PD. Quindi c’è ancora tempo e modo di discutere.

Chiedo alla direzione di SEL un passo indietro nello slancio tattico, per poterne fare due in avanti nei contenuti e ritrovare piena condivisione, coesione prima di tutto tra di noi e poi con i soggetti che da noi si aspettano molto. Per poter aprire una stagione che non sia di sola speranza ma anche di reale cambiamento.

Lancio una proposta per il cambiamento: sosteniamo l’individuazione delle candidature per le liste di sel, dai Collegi elettorali e non dalla segreteria di partito.


Convochiamo GLI STATI GENERALI DELLA SINISTRA, a livello nazionale e anche sui territori. Seguiamo la direzione indicata dal forum Sbilanciamoci. C’è una grande aspettativa sulla nostra azione politica, ma c’è anche tanta delusione che ci allontana dai movimenti e dalle associazioni. Io sono stato testimone della contestazione a SEL durante la festa della Fiom a Jesi e vi garantisco che non fa piacere.

Chi vive la crisi sulle proprie spalle non ha più il tempo e la pazienza di sopportare i tatticismi.

Noi saremo utili solo se sapremo costruire l’alternativa.

Noi che non ci accontentiamo di stare a fianco dei lavoratori ma che vogliamo essere il partito dei lavoratori.

Lavoriamo per l’alternativa quindi, consapevoli per dirla con Nichi Vendola di cui ho grande stima che: “Il nostro popolo non ci perdona più nulla. Ed è giusto cosi perché ogni elemento di opacità va considerato in tutta la sua gravità”.

mercoledì 6 giugno 2012

AMMAZZA ITALIA



È evidente che la ricetta di Governo dei professori è sbagliata. Non solo è inefficace come strumento di contrasto e risoluzione della crisi, ma addirittura dannosa. I dati ufficiali sono impietosi: Il debito pubblico italiano a marzo è salito alla soglia record di 1.946,083 miliardi di euro a febbraio era a quota 1.928,226 miliardi. Complessivamente il numero dei disoccupati ad aprile è salito a 2 milioni 615mila, tra marzo e aprile, hanno perso l'impiego 38mila persone. I consumi sono fermi, l’aumento dell’aliquota dell’IVA che aumenterà ancora in autunno e l’oggettiva indisponibilità finanziaria delle famiglie hanno ridotto drasticamente la capacità di acquisto. Le aziende e gli imprenditori in difficoltà non riescono ad avere accesso al credito bancario. Tasse inique come l’IMU mettono in seria difficoltà le persone ed infatti non c’è giorno che i giornali non riportano casi di suicidi di disoccupati, sfrattati, di nuovi poveri che non sopportano il “disonore” della perdità di dignità. 9 milioni di italiani sono costretti a tagliare anche le spese sanitarie ed infatti non si curano più. Il fisco non riesce ad incassare quanto previsto, nelle casse infatti mancano 1.500 milardi di euro. La Corte dei Conti intanto ci informa allarmata che le tasse sono troppo alte e che il livello di corruzione nel Paese è al livello della Repubblica delle Banane (non è certo uno scoop). Quindi le fasi Salva Italia e Cresci Italia sono risultate degli slogan senza alcuna rispondenza al vero, perché nemmeno il temutissimo “SPREAD” è stato riportato a percentuali accettabili (a dicembre 2011 era 440 punti ed oggi è a 441).
Un disastro sia dal punto di vista sociale (poco considerato dal Governo) che dal punto di vista tecnico. I “tecnici” dunque hanno fallito proprio sul loro terreno, le riforme hanno impoverito le famiglie, fatto fallire centinaia di migliaia di Imprese, senza che all’orizzonte si riuscisse a vedere un lumicino di speranza.

Di questo disastro è responsabile il presidente Monti, i suoi Ministri, anche il Presidente Napolitano, ma soprattutto i partiti presenti in Parlamento, che terrorizzati dall’ira degli italiani, evitano il confronto elettorale come la peste. Evocando l’antipolitica come per esorcizzarla, senza rendersi conto che l’antipolitica è proprio il loro atteggiamento autoreferenziale che vogliono mascherare in senso di responsabilità. Continuando a tenere in vita un Governo che è svincolato da ogni impegno democratico con gli elettori.

La ricetta Monti è una politica di destra, tutte le Leggi fin qui approvate fanno parte della politica liberista e di destra già nel programma del Governo Berlusconi. La riforma del mercato del lavoro, la cancellazione dell’art. 18, la modifica della Costituzione all’art 81 per introdurre il pareggio di Bilancio. La riforma delle pensioni, la libertà d’impresa quindi la strada per le privatizzazioni, erano nell’agenda politica di Berlusconi, e di Bossi, e aggiungo anche di Fini e Casini. Quindi c’è poco da meravigliarsi sull’operato del professor Monti e della condivisione del PDL e Udc . Sul PD invece ci sarebbe da dire. Non da meravigliarsi ma da indignarsi si. Il PD con il suo atteggiamento certifica il caos che c’è nel suo interno, le fratture e tutte le difficoltà. La dirigenza del PD è terrorizzata dalla possibilità di imminente implosione, per paura che il partito vada in pezzi  manderà in pezzi il Paese intero.
È deprimente, il PD  non fà più politica si limita a difendere la propria esistenza, il problema è che in questo tentativo stringe in un abbraccio mortale i partiti che invece potrebbero modificare la china che ha preso il Paese. Penso a SEL, una forza politica nuova con delle idee che potrebbero spostare l’attenzione, in questa terribile fase di crisi globale, sulle persone invece che sulla finanza. Un partito che avrebbe voluto affrontare la crisi, ad esempio, colpendo i grandi patrimoni e la corruzione dilagante, tagliando gli sprechi e le spese militari, impedendo che il fardello del salvataggio del Paese pesasse solo sulla schiena dei più deboli. Nella speranza che ormai non sia troppo tardi, spero che SEL riesca immediatamente a divincolarsi da quell’abbraccio e che, per dirla con le parole di Nichi Vendola, riesca a prendere la strada giusta senza avere paura.   

venerdì 17 febbraio 2012

E’ PRIMAVERA!!

Dopo la bufera di neve che ha paralizzato l’Italia per quindici giorni, a Falconara da lunedì sarà primavera. Con decisione unanime l’amministrazione comunale ha deciso che dal prossimo lunedì mattina non sarà più freddo, facendo decadere l’emergenza freddo, e i senza tetto potranno così tornare tranquillamente a dormire all’aperto. Peccato che il termometro anche la notte scorsa abbia segnato temperature molto al di sotto dello zero.
Naturalmente nessuno può chiedere all’amministrazione di farsi carico così all’improvviso della sorte di quelle persone, che per varie ragioni vivono in condizioni di estrema indigenza. Povertà, questa è la parola esatta. Ma da una Amministrazione responsabile ci si attende almeno una programmazione, delle idee o anche delle semplici intenzioni, invece da lunedì si azzera tutto, lasciando aperto solo un tavolo di discussione con le associazioni di volontariato, che è già aperto da mesi e che non ha prodotto niente di buono finora, e che difficilmente produrrà alcunchè, non per incapacità delle associazioni, ma per l’evidente disinteresse da parte dei nostri amministratori, sindaco in testa, preoccupati che anche una sola idea prenda forma.
 Il problema infatti è che finora l’amministrazione comunale ha sempre evitato o ignorato il problema, o meglio ha cercato di risolverlo con azioni repressive usando metodi e terminologie di bassa lega che spesso sono sfociati in xenofobia.  E ora non vede l’ora di concludere questa esperienza, naturalmente senza una straccio di progetto di politiche dell’immigrazione.
C’è stato il tentativo da parte dell’amministrazione nei giorni scorsi, per voce di dirigenti e assessori, di provare a prendersi  il merito dell’operazione che ha permesso a una ventina di persone di dormire in un luogo riparato e caldo. Chi ha seguito da vicino, sa bene che il dormitorio è stato messo in funzione solo dopo le forti pressioni delle associazioni di volontariato e lasciatemelo dire, anche di SEL. Chi ha seguito  sa bene che la sala d’aspetto della stazione è stata aperta anche durante la notte, per accogliere i clochard, non su richiesta del Sindaco come gli era stato chiesto di fare, ma dalla protezione civile, e solo dopo una settimana dalla prima nevicata.
Da lunedì quindi i senza tetto tornano ad essere “invisibili”, invisibili ed allo stesso tempo fastidiosi quindi da tenere alla larga, lontano dalla vista dei benpensanti. Nonostante si sia dimostrato che con queste persone il dialogo è possibile.
 L’amministrazione ha evidenti problemi politici, è frenata da forti contrapposizioni interne che stanno incrinando la solidità della stessa maggioranza del consiglio comunale. Non è un caso che sulla questione il Consiglio comunale non discuta. I partiti che sostengono questa amministrazione (PDL- UDC) sono divisi tra quelli che temono di perdere una parte di consensi dell’elettorato cattolico, e quelli  dell’ala destra della coalizione, quella che strizza l’occhio a formazioni estremiste, e che ne condivide gli slogan razzisti.  
Lunedì dunque sarà primavera, la neve si scioglierà al sole, le coscienze saranno in parte lavate, il silenzio aiuterà a dimenticare, l’importante che gli ultimi restino ultimi.    

domenica 9 ottobre 2011

L'ALTERNATIVA DI GOVERNO, LA SINISTRA, LA BCE

Con la lettera inviata al Presidente del Consiglio Berlusconi la BCE ha di fatto commissariato l’Italia, indicando tempi e modi per poter “ristabilire la fiducia degli investitori”. La lettera inviata il 5 agosto è stata recepita e condivisa dal Governo italiano tanto che la manovra finanziaria votata a settembre riprende pedissequamente i punti elencati da Mario Draghi, Jean-Claude Trichet. Spero sia evidente a tutti come la Democrazia sia stata umiliata da questa iniziativa della Banca centrale europea che si potrebbe definire come un atto di grave ingerenza nei confronti di uno Stato sovrano. In una società democratica, infatti, le misure in ambito economico per il controllo del debito pubblico sono una prerogativa delle Istituzioni rappresentative, dal Governo dunque, con il controllo e la eventuale conferma del Parlamento. Con la pubblicazione di questa lettera finalmente si palesa chi veramente comanda, decide, gli indirizzi politici degli Stati.

Chi ha letto la lettera avrà notato che la BCE non fa alcun riferimento alla condizioni in cui versano i cittadini a seguito della crisi finanziaria. Si parla invece di “ristabilire la fiducia degli investitori”, arrivando a consigliare “una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”, ed una serie di misure pesantissime che invece colpiranno proprio i cittadini con interventi nel sistema pensionistico, sottolineando “ l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva”, “adottando una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti”, addirittura arrivando a chiedere “una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi attraverso privatizzazioni su larga scala”.

È dunque chiaro che l’unico interesse della BCE è quello di salvare il sistema bancario e finanziario.

Nonostante che il modello liberista abbia dato inequivocabili segni del suo fallimento, si cerca con ostinazione di perseguire quel modello accentuandolo con ancor più (se possibile) ferocia e cinismo. Insomma si cerca di curare il malato inoculandogli il virus che lo ha fatto ammalare.

Da questa premessa vorrei capire, in qualità di perfetto ignorante della materia economica, se però quelle prescrizioni contenute nella lettera della BCE, sono effettivamente le uniche perseguibili per cercare di risalire la china, o se esistono alternative. La crisi mondiale ha evidenziato l’inefficacia del modello capitalistico, da molto tempo una parte sempre crescente di economisti ci ricorda che lo sviluppo infinito non esiste e che si dovrebbe trovare un altro paradigma per la visione di convivenza nel mondo. Ma è davvero possibile?

Se non ci sono alternative, credo che i Governi, quindi anche il nostro, non potranno far altro che eseguire le direttive delle Banche.

Focalizzando il problema nei confini italiani, considerando l’ormai imminente cambio (speriamo) di esecutivo del Governo. Credo che i partiti moderati, abbiano più possibilità di trovare una condivisione programmatica, è un terreno a loro confacente. Penso quindi che PD e Udc, ma anche il terzo polo potrebbero trovarsi d’accordo e a sottoscrivere il pacchetto di misure “imposto” dalla BCE.

Quale sarà a questo punto la strategia delle forze politiche di sinistra?

A me sembra inappropriato accodarsi ai Partiti moderati cercando di ottenere qualche risultato in termini di diritti ai lavoratori e di edulcorare le pessime politiche che si dovranno gioco forza sottoscrivere.

Vendola nei giorni scorsi, parlando della “casta” ha detto che la vera casta è rappresentata dai poteri forti del sistema finanziario, i politici ne sono al massimo i “maggiordomi”. Credo che sia vero, come penso che sia tempo che i politici (almeno quelli onesti) si spoglino di quella livrea e si responsabilizzino.

Se il termine “un altro mondo è possibile” non è un semplice slogan di chi si trova dalla comoda parte dell’opposizione, ma una vera idea di Governo, più equa e soprattutto sostenibile, allora ogni sforzo deve essere rivolto in quella direzione. Occorre sensibilizzare le persone in questa inedita possibilità, dimostrare con dati scientifici che l’alternativa di Governo è possibile solo se esiste una alternativa nel modo di governare.

venerdì 5 agosto 2011

DIMISSIONI DI CLAUDIO PAOLINELLI COORDINATORE SEL PROVINCIA DI ANCONA

È grande il dolore che mi spinge a scrivere questa lettera. Dolore determinato dalla delusione, enorme, e dalla certezza che il sogno che mi aveva convinto a partecipare alla costruzione di SEL, si è infranto scontrandosi con la triste realtà dei fatti. Da ingenuo avevo creduto nel progetto, nel sogno appunto, della nascita di una nuova Sinistra. Un Partito, un movimento che avesse realmente intenzione di smarcarsi dalle miserevoli pratiche della vecchia politica. Una Sinistra nuova, attenta ai problemi della gente, inclusiva e soprattutto in grado di ascoltare. Avevo la consapevolezza di intraprendere un percorso lungo e pieno di difficoltà, per le differenti sensibilità che compongono SEL, ma con la speranza però, di riuscire con l’intelligenza e con la buona volontà di tutti ad iniziare ad amalgamare un impasto di idee e di esperienze utili al nostro Paese. Con questi princìpi mi sono messo a disposizione.
Un sogno infranto e la certezza purtroppo che nel nostro Partito quell’aria di novità così declamata in questi mesi a tutti i livelli, a partire dall’emozionante Congresso nazionale, non è possibile respirarla.

La realtà brutalizza pesantemente il mio modo d’essere e punisce la mia ingenuità. È per me insopportabile continuare a coordinare un Partito, seppur solo a livello provinciale, nascondendo, alle persone che ci guardano fiduciosi e a me stesso, che dietro la bella copertina con cui ci presentiamo esiste una realtà molto diversa. L’ho già detto altre volte, parlo dell’esperienza provinciale: ci siamo presentati con una invitante e patinata copertina, ma all’interno del libro scorriamo pagine di pessima pornografia.
Questi mesi di esperienza in qualità di coordinatore di SEL della federazione provinciale di Ancona, sono stati caratterizzati da continui e incredibili comportamenti a cui ho assistito, che hanno avuto come obiettivo la conquista dell’egemonia interna al Partito. Squallide operazioni funzionali alla occupazione di spazi, che hanno cercato di rilanciare la politica delle “correnti” alimentando la divisione del partito in maggioranze e minoranze. Tutto l’opposto di quello che ufficialmente raccontiamo alla gente. Compagni che in preda alla crisi identitaria o al tormento che li porta verso il viale del tramonto, cercano un’altra opportunità, senza passare attraverso i passaggi democratici e partecipativi.

Sono stati mesi pesanti, ogni riunione è stata una vera guerra, mai un confronto politico, solo scontri duri a spaccare il Partito. Prendo atto, quindi che non ci sono più le condizioni per proseguire con il mio impegno, che ci tengo a dirlo è stato totale e completamente disinteressato.

La decisione viene a causa degli ultimi fatti accaduti a livello provinciale, la classica goccia che fa traboccare il vaso. Succede che un manipolo di persone decidano di tirare la volata ad un consigliere comunale di Ancona dai trascorsi “gloriosi”, che pur di non scendere a democratica discussione con il partito a cui è iscritto, prima rivendica pubblicamente la sua autonomia/estranietà con le decisione assunte dal Circolo cittadino, poi aggredisce fisicamente chi non la pensa come lui, ed in ultimo “ordina” ai suoi fedelissimi di costituire due nuovi circoli nella città di Ancona, in totale antagonismo con quello esistente. La federazione provinciale di cui io sono coordinatore decide quindi, dopo una ricca documentazione e lunga discussione in assemblea, di non proporre la ratifica dei circoli al livello regionale, pensando di aver interpretato bene lo Statuto. Sembra però che lo abbia male interpretato, sembra che i Circoli possano nascere a prescindere, ed infatti sono nati, ignorando le più elementari regole. Trovo inconcepibile che il nostro Partito non permetta ad un organismo federale di non riconoscere la costituzione di Circoli, se esistono precise motivazioni. Sono rammaricato dal fatto che SEL accetti la formula del “Partito delle tessere”, metodo garantito per la l’inizio delle guerre tra bande e quindi la sicura distruzione di un Partito. Rimango sbigottito quando vedo che il Partito non intende prendere posizione nemmeno nei confronti dei “compagni” maneschi, coprendo la questione nel più totale silenzio, ignorando il valore della solidarietà. Questa ultima vicenda è solo la punta dell’iceberg di una serie di problemi che bloccano SEL, a partire dal gruppo consiliare in Provincia di Ancona che mai ha collaborato ed informato della sua attività il Partito, ed alcuni altri (pochi ma molto “determinati”) compagni sul territorio.

Prendo atto che SEL non è, e non vuole essere un Partito Nuovo, quello narrato da Nichi Vendola, e la cosa mi spezza il cuore. Ne prendo atto, quindi non intendo essere protagonista di un progetto che non mi appartiene. Così come l’ho conosciuto, SEL non è il Partito che sognavo. È tempo di guardare il tutto con distacco sperando di sbagliarmi.

Ringrazio i Compagni/e che mi hanno aiutato con lealtà in questi mesi, compatisco tutti quei “compagni/e” che pur di perseguire il loro obiettivo, non hanno avuto scrupoli a buttare tutto all’aria, a giocare in malafede. Mi dispiace per loro perchè non si rendono conto di essere fuori dalla storia. Ma soprattutto mi dispiace per SEL.

Claudio Paolinelli

venerdì 29 luglio 2011

PICCOLO CONTRIBUTO POLITICO ELETTORALE

Quello che potete leggere di seguito è la mia relazione introduttiva sulle politiche dell'alleanze in vista delle elezioni amministrative 2012 in alcuni Comuni e nella provincia di Ancona, che avevo preparato per l'assemblea federale di SEL. Problemi di tipo politico che verranno resi noti al più presto, non hanno permesso la discussione su questo tema, e non credo che ci saranno altre possibilità per farlo. Quindi ho deciso di trasformare la relazione in una riflessione da condividere in rete a disposizione di tutti.

Relazione Claudio Paolinelli assemblea federale del 28/07/11 (bozza non corretta)

IL REFERENDUM

Lo straordinario successo dei Referendum indica una strada nuova da percorrere. Finora c'era un semplice sentiero, timidamente frequentato dai Partiti politici, vuoi per convenienza, vuoi per scarsa cultura. Con i referendum i cittadini, oltre a ristabilire i valori democratici insiti nel diritto/dovere di voto, travolgono tutte quelle contraddizioni tipiche di una politica di vecchia maniera.

Nessun Partito politico avrebbe avuto la capacità di coinvolgimento che hanno dimostrato i comitati referendari. Per primi i movimenti per l'acqua pubblica, che sono riusciti a coinvolgere 1 milione e 400 mila persone per la raccolta delle firme per la presentazione dei referendum sull'acqua; un risultato mai ottenuto prima, senza il supporto mediatico e con pochissime risorse finanziarie. Una meravigliosa dimostrazione di quanto sia importante la democrazia partecipativa.

Le persone con il voto hanno determinato nuove linee programmatiche per il Paese, reclamando un rapido ripristino delle regole democratiche a partire dall'uguaglianza di ogni cittadino davanti alla Legge.

Due le priorità:

1. tutela e rispetto del BENE COMUNE acqua

2. politiche energetiche compatibili con l'ambiente e con gli esseri viventi.

Si conferma quindi l'interesse prioritario alla qualità della vita, non rispetto al PIL, ma al BIL Benessere interno lordo.

Credo che si possa considerare l'incredibile affluenza ai seggi per il referendum una sorta di “rivoluzione dolce”. Vendola la chiama “la rivoluzione del buon vivere”, buen vivìr, il concetto eleborato nell'america latina: idee e critiche che si incontrano con l'azione concreta per studiare forme alternative allo sviluppo convenzionale.

I cittadini quindi dettano nuove regole ad una classe politica inadeguata e sarebbe un grave errore sottovalutare questa grande novità. La domanda di discontinuità va presa seriamente in considerazione. Si richiede a gran voce la fine del politicismo, del gattopardismo, il popolo italiano sembra non essere più disponibile a mediocri compromessi.

Nessun Partito avrebbe dovuto avere la sfacciataggine di attribuirsi meriti per l'esito referendario, perchè i veri protagonisti sono stati i movimenti, che per gran parte del percorso conclusosi con il voto del 12/13 giugno, sono stati lasciati soli, qualche volta perfino contrastati. E invece il PD, che non solo ha cavalcato l’onda del successo referendario all’ultimo momento, cercando di carpirne i meriti, ora cerca di svilirne il significato, presentando Leggi che aggirano ed ignorano la volontà degli elettori.

Noi di SEL siamo stati dentro al forum dell'acqua dall'inizio, abbiamo sempre partecipato senza la tentazione di egemonizzare il movimento. Abbiamo dato il nostro contributo facendo attenzione a non marcare le iniziative con il nostro simbolo. Eravamo e siamo nel movimento per l'acqua pubblica perchè crediamo in quella lotta. Siamo perfettamente in sintonia con quei princìpi, ed il movimento stesso ne ha riconosciuto la nostra correttezza, anche nella nostra provincia. Insomma non ci abbiamo messo il cappello. Ci sentiamo parte integrante di quel collettivo.

Da questa rivoluzione dolce, dai suoi princìpi ispiratori dobbiamo ricercare le forze e l'impegno per costruire la piattaforma programmatica ai tavoli delle alleanze per le prossime elezioni amministrative del 2012. Nella nostra provincia ci saranno le elezioni in città importanti come Jesi e Fabriano, elezioni anche a Corinaldo e Rosora, oltre al rinnovo della consiliatura della stessa Provincia di Ancona.

Il TEST AMMINISTRATIVO

Sinistra Ecologia Libertà ha superato il test delle amministrative in maniera complessivamente positiva. La formula vincente ha come ingrediente principale le primarie di coalizione; strumento partecipativo e democratico che ha permesso di ottenere inaspettati successi a Milano e a Cagliari, a Bologna, come a Torino.

Dove ci sono state le primarie, la coalizione di centro sinistra è stata premiata. La politica ha riconquistato dignità, le persone si sono riavvicinate, hanno riposto le loro speranze in un progetto che è stato partecipato.

Sembra una ovvietà, invece è una grande novità, abituati come siamo a tatticismi e sommatorie di consensi così cari ai vecchi della politica.

A Napoli infatti dove è stata tentata questa distorsione politicista, le persone, stanche ed arrabbiate, l'hanno bocciata clamorosamente. A Napoli le primarie si sono trasformate in una guerra interna ai partiti (nel PD in primis), a Napoli si è tradito lo spirito stesso delle primarie, ed ha fatto bene SEL a fare autocritica per una prima scelta che a molti è sembrata di interesse, e a riconoscere il grave errore politico, sostenendo al ballottaggio con forza il candidato dell'Idv e FdS De Magistris.

LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Le elezioni amministrative quindi evidenziano un generale consenso nei confronti di un centro sinistra che si allea e si confronta su chiari punti programmatici attraverso le Primarie.

Sembra che il famigerato laboratorio Marche, non trovi sbocchi in altre parti d'Italia. Questa anomalia resta emarginata nei nostri confini regionali, a Macerata si è cercato di rilanciarne il format, ma il PD e l'UDC non hanno potuto far altro che registrarne il fallimento. Quella coalizione non è risultata autosufficiente a Macerata, città storicamente democristiana. Un tentativo fallito nella proposizione politica, e salvato solo dall'intervento di SEL che ha dato sostegno al Ballottaggio alla lista dell'ondivago e trasformista Pettinari, per impedire alla destra di vincere.

Come diceva Montanelli, a Macerata i compagni si sono turati il naso e sono andati a votare il meno peggio. Cercando di non ascoltare i richiami tentatori delle sirene del Pd e Udc che avrebbero preferito inglobare SEL in quella alleanza con qualche posticino invitante. Sarebbe stato un effetto devastante per la nostra credibilità.

Sul laboratorio Marche e su Macerata Vendola dice: “Immaginare alleanze con formule alchemiche che prevedono un monopolio centrista è impraticabile. Il “laboratorio” si fa con le primarie, la partecipazione democratica, rimescolando le carte delle contese ideologiche. Abbiamo dato i nostri voti con generosità, senza negoziare alcunchè. Ma il punto è l’Italia che vogliamo, la crisi, il programma”.

Con queste parole si potrebbe liquidare la questione del laboratorio Marche. Siamo andati al voto per le regionali nel 2010 con un nostro programma e candidato Presidente, non ci sono state Primarie, e quell'alleanza della maggioranza ha tutto l'aspetto dell'alchimia. La scelta di non far parte di quella maggioranza, ne ero convinto allora, ne ho le prove oggi, è stata una scelta illuminata. Spieghi ora il PD la connessione tra il laboratorio Marche ed il terzo polo.

Fino a poche settimane fa sembrava impellente un incontro tra SEL e PD per verificare possibili avvicinamenti con un confronto programmatico a livello regionale. Ora sembra che la richiesta sia rientrata o sospesa, ma le domande che mi pongo e che vi pongo sono:

Da dove viene questa necessità di avvicinamento con gli alchimisti promotori della fine del centrosinistra regionale?

E' un nostro bisogno?

Ci sono importanti novità che ci inducono a rivedere le nostre critiche e perplessità sul programma del Presidente Spacca?

Domande che hanno necessariamente bisogno di risposte. Non solo per noi stessi, ma risposte necessarie da dare agli elettori che si sono riconosciuti nel nostro progetto, nel programma e nelle persone che abbiamo candidato.

Domande che hanno già una risposta, all’indomani del vergognoso spettacolo offerto dalla maggioranza in Regione in Consiglio, con il sì alla realizzazione del rigassificatore di Falconara. Pessimo esempio di malgoverno, sia sulla forma che sulla sostanza.

Facciamola una riflessione seria se vogliamo ascoltare veramente quella richiesta di nuova politica di cui dicevo all'inizio con l'analisi dell'esito referendario.

Credo però che SEL in quanto Partito responsabile e che aspira a governare non si possa esimere dal confrontarsi. Ha il dovere di parlare con tutti e di non escludere possibili alleanze in maniera ideologica. Lo deve fare in maniera ragionevole ma con forti e condivisi punti programmatici. Sapere quindi quali sono gli argomenti imprescindibili nella trattativa ai tavoli per le alleanze.

LE LINEE PROGRAMMATICHE

Di questo dobbiamo discutere in questa assemblea, per questo sono stati invitati i coordinatori di Circolo dei Comuni in cui si andrà al voto. Iniziare la discussione per determinare la decisione finale che a mio avviso compete sempre all'assemblea degli iscritti. Quindi avviamo una sana discussione interna, partecipata per arrivare ai tavoli programmatici con la giusta determinazione, con energia e soprattutto in maniera organica. Le elezioni comunali e provinciali, debbono stare tutte in uno stesso progetto politico, pur rispettando l'autonomia dei singoli circoli cittadini, dovranno avere una visione vasta, che non si limitino a convenienze localistiche.

C’è un cambiamento epocale in atto e noi stiamo uscendo dalla condizione di subalternità nei confronti degli altri partiti. Dobbiamo avere ben chiaro come comportarci quando ad esempio ci troveremo di fronte a proposte tipo quelle presentatte dall'Udc al Comune di Ancona nelle settimane scorse. Due volgarità secondo me da condannare: la prima propone soldi alle donne per non abortire e la seconda contributi e case solo per le famiglie “normali”. Due vere provocazioni.

O come reagire all'0dg del PD in Provincia di Ancona, che prevede la gestione dell'acqua e dei rifiuti con una unica multiutility. Forzatura intempestiva e arrogante dopo il referendum. Un odg che si pone esattamente al contrario della nostra visione gestionale, esplicitata dal documento sul ciclo dei rifiuti e votato da questa assemblea provinciale all'unanimità.

È necessario andare ai tavoli programmatici avendo bene in mente i princìpi ispiratori di SEL. La fase programmatica elettorale ci dà la possibilità di mettere in pratica le nostre idee sulle politiche del lavoro, sulle questioni sociali, quelle ambientali, sul consumo di territorio, insomma possiamo contribuire localmente a realizzare un modello di sviluppo che guardi alla qualità della vita. Rendere quindi possibile il binomio ambiente-economia.

LE PRIMARIE

Vendola dice: “C’è stato un certo scetticismo anche tra noi sull’idea delle Primarie, ma è stato un metodo per evitare che la questione delle alleanze e candidature non restassero prigioniere delle oligarchie o degli stati maggiori”.

La pratica partecipativa delle primarie di Coalizione, garantisce la Democrazia in ogni competizione elettorale, nei Comuni e anche in Provincia.

Nel 2007, anno del primo mandato della Presidente provinciale Casagrande, lo scenario politico era completamente diverso dall'attuale, il PD non esisteva, c'era l'Ulivo, i nostri consiglieri eletti nelle liste dei DS formarono in un secondo momento il gruppo di sinistra democratica e solo quest'anno hanno costituito il gruppo di SEL, partito che nel 2007 non esisteva. Sembra trascorsa un'era geologica. E’ importante considerare il totale cambiamento politico che c’è stato.

Il nostro giudizio sulla Presidenza Casagrande, visti i pochi mesi di partecipazione effettiva alla maggioranza, non può che essere tendenzialmente positivo, ma questo non ci impedisce di valutare la possibilità di affrontare la campagna elettorale chiedendo anche in questa situazione le primarie di coalizione proprio per il sostanziale cambiamento del panorama politico.

Non possiamo avere paura del confronto, le Primarie non indeboliscono, al contrario cementificano l’alleanza politica e rafforzano il candidato che le vince.

Concludo mettendo sul tavolo della discussione alcuni punti che ritengo molto importanti, tutti di pari rilevanza, che spero possano diventare oggetto di un primo documento per la discussione nei Forum, nei Circoli, da far circolare tra gli iscritti e simpatizzanti:

1. Primarie di coalizione: Metodo partecipativo da richiedere ad ogni tavolo politico delle alleanze.

2. Reddito sociale: è una nostra battaglia. Riteniamo infatti l'assoluta necessità di un piano che attenui la crescente difficoltà economica delle persone. Abbiamo depositato una Proposta di legge in Regione a riguardo. La copertura finanziaria, se mai venisse approvata quella Legge, deve essere congrua con l'entità dell'emergenza. Non dovremmo accettare, secondo me, vaghe promesse o insufficienti risorse, che farebbero di quella Legge solo uno spot di demagogia. Le motivazioni che ci hanno indotto a presentare il disegno di Legge regionale devono essere la leva anche nei Comuni per il raggiungimento di standard elevati di politiche del welfare.

3. I diritti civili: li riteniamo un fatto di civiltà. Il riconoscimento delle coppie di fatto, la lotta alla discriminazione delle persone omosessuali, la pari dignità, sono patrimonio di questo partito e non vogliamo privarcene.

4. Beni Comuni: su questo punto credo che non esistano margini di trattativa. Riguardo l’acqua, ci riconosciamo pienamente nella politica espressa dal Forum. L’acqua non ha rilevanza economica, la gestione deve essere totalmente pubblica e consorziata e non tramite multiutility.

5. La questione energetica: consideriamo il Pear uno strumento avanzato che deve trovare piena applicazione. Politiche contro gli sprechi energetici, la ricerca dell'efficienza, la cogenerazione distribuita sul territorio, piccoli impianti, sviluppo dell'energia rinnovabile e assoluta contrarietà ai rigassificatori, e soprattutto totale contrarietà alle mega centrali che gioco forza si vorranno costruire in abbinamento al rigassificatore. Questi punti se diventano negoziabili, contraddiranno il nostro stesso nome.

6. Quadrilatero: La Legge obiettivo è una truffa, la cattura di valore un esproprio ai Comuni, il progetto in se evidenzia chiari segni di inaffidabilità, e la sicurezza per i lavoratori si è dimostrata inadeguata, le morti sul lavoro testimoniano il fallimento dell'intero progetto. Non potremo mai accettare il modello Quadrilatero come il modello da seguire per le opere infrastrutturali della Regione Marche, come invece afferma L'assessore Viventi. Dovremmo, riaffermare la totale contrarietà a quel modello.

7. Ciclo dei rifiuti: abbiamo prodotto un buon documento politico e credo che dobbiamo batterci per la sua realizzazione

I temi di discussione naturalmente non finiscono con questi punti, la questione del lavoro, della pianificazione, l'urbanistica, la migrazione, il welfare, la sanità, l’ambiente, tutti temi su cui credo dobbiamo confrontarci anche con la collaborazione dei Forum provinciali.

La discussione che si apre oggi spero sia propositiva e che aiuti tutti noi a programmare il percorso elettorale, senza perdere di vista il nostro primario obiettivo della costruzione di una sinistra forte e capace di governare, e senza dimenticare la domanda di buona politica che i cittadini hanno richiesto con i referendum appena votati.

Claudio Paolinelli

domenica 29 maggio 2011

RELAZIONE ASSEMBLEA PROVINCIALE ISCRITTI SEL 28 MAGGIO 2011

Care Compagne e Compagni,

è un grande piacere per me ritrovarci qui A Falconara, a distanza di quasi otto mesi dal Congresso provinciale.

Nell'ottobre scorso, in questa sala, abbiamo celebrato il 1° congresso provinciale. Abbiamo contribuito, tutti, a far nascere il nostro Partito, che tuttora sta cercando di vincere la sfida, più che necessaria, di costruire una solida e credibile Sinistra.

In quel Congresso le compagne e i compagni, tutti, ebbero modo di esprimersi, di confrontarsi, di tracciare alcune linee programmatiche che il Coordinamento, dopo aver avuto il mandato a coordinare la federazione provinciale, sta cercando di concretizzare, nel pieno rispetto della regola primaria che ci siamo dati, ovvero quella della Partecipazione. Un Partito nuovo si riconosce anche dai momenti partecipativi che è in grado di promuovere, e questa giornata ne è la riprova.

NON E’ FACILE: mancano risorse umane e finanziarie, come credo sia normale per un Partito che deve inventarsi giorno dopo giorno strategie organizzative, difficoltà che aumentano, se, come nel nostro caso, le risorse finanziarie sono pari a zero. Senza un minimo di disponibilità economica, capite bene che è molto difficile fare Politica. La Federazione provinciale di Ancona non dispone di alcuna forma di sottoscrizione o finanziamento. Al punto che non siamo stati in grado di racimolare i soldi per spedire le lettere di invito a tutti voi. Abbiamo così chiesto la collaborazione dei Coordinatori di Circolo per inoltrare gli inviti per questa che ritengo una importante Assemblea. Mi scuso fin d’ora se qualche Compagno non ha ricevuto l’invito.

NON E’ FACILE organizzare un Partito in queste condizioni, ma qualcosa è stato fatto. Anzi mi spingo a dire che molto è stato fatto, e l’Assemblea di oggi serve proprio a relazionare il lavoro svolto dalla federazione provinciale, ma anche quello svolto dai 9 circoli nei territori: invito dunque i coordinatori di circolo ad intervenire e a raccontare la situazione della loro realtà territoriale.

Aspettiamo con ansia i risultati dei ballottaggi di Milano e di Napoli: da quelle città potrebbero arrivare notizie che cambieranno il panorama politico, da lunedì potrebbe iniziare una nuova storia. Guardiamo con attenzione anche a cosa accadrà a Macerata per il rinnovo del Consiglio provinciale. Una questione che ci riguarda da vicino, visto che è la riproposizione del “Laboratorio Marche”, un esperimento che mostra tutti i suoi limiti, un fallimento, che però continua ad attirare l’attenzione, quasi come fa una pianta carnivora con gli insetti. Dopo i risultati elettorali credo che dovremo affrontare con estrema cura la questione delle alleanze, e “dell’anomalia Marche”, verificare quindi se le diversità programmatiche e politiche riscontrate solo alcuni mesi fa alle elezioni regionali, si sono modificate, e valutarne gli effetti.

Nel frattempo anche noi, nella nostra provincia, nel nostro piccolo abbiamo contribuito al cambiamento. Invito i protagonisti delle recenti elezioni amministrative, se lo vorranno, ad illustrare, le scelte fatte e a valutare con tutti noi il risultato elettorale. La Federazione provinciale ha lasciato massima autonomia ai circoli di riferimento durante la fase di trattativa per le alleanze, nei Comuni di Castelfidardo, Camerano, S.M. Nuova, Cupramontana, Loreto, salvo partecipare ad ogni riunione ove ne è stata richiesta la presenza. Devo dire che il risultato raggiunto è stato molto positivo.

Anche se a Camerano per vari motivi non siamo riusciti a formare una lista, quindi non abbiamo partecipato alla competizione elettorale. Abbiamo un problema, non siamo radicati sul territorio come vorremmo, ed il problema si fa sentire, ma ci stiamo organizzando.

A Loreto, ad esempio, solo fino a pochi mesi fa SEL non era presente, non avevamo iscritti, poi con pazienza e modestia un gruppo di Compagni ha iniziato a lavorare, a fare incontri, e sono così riusciti a presentare una lista alle elezioni che ha movimentato il mare piatto di quella città. La tenacia di quei Compagni ha permesso a quella lista sostenuta da SEL di raggiungere il 6.5%.

Come a Castelfidardo, una città dove SEL era praticamente assente, senza un iscritto, ma che grazie all’altrettanta tenacia di alcuni compagni ha permesso a SEL di partecipare alle elezioni ed ottenere il 5.39% in una lista unitaria con FdS e Verdi.

Come a Cupramontana dove il centrosinistra riprende il governo della città amministrata da troppo tempo dalla destra con un risultato che non lascia dubbi.

Come l’impresa fatta dai Compagni di Santa Maria Nuova, che non si sono persi d’animo quando il PD, con arroganza e scarsa predisposizione politica ha annullato un accordo di alleanza firmato a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Ebbene, si sono organizzati, hanno composto una lista di giovani donne ed uomini, e con Angelo Santicchia candidato a Sindaco, hanno sparigliato, come direbbe Nichi Vendola, conquistando il Comune, tra la meraviglia di molti e lo sconforto del PD, così autoreferenziale e da troppo tempo lontano dal mondo reale. A questi Compagni, a tutti i Compagni che si sono spesi in questa esperienza elettorale chiedo all’assemblea un applauso di congratulazioni e di gratidudine.

In realtà nella nostra Provincia sono 6 e non 5 i Comuni andati al voto. Anche il Comune di M.S. Vito è tornato alle urne, alcuni mesi fa, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato l’elezione del sindaco Gloria Sordoni (da noi appoggiata). Come sapete le nuove elezioni hanno ribaltato la situazione eleggendo Sindaco la candidata del PD. Forse potrebbe essere utile un intervento del circolo di Chiaravalle, competente per territorialità, per riassumere la questione.

NON E’ FACILE, ho già detto. La macchina organizzativa non è perfettamente funzionante. Manca ad esempio un collegamento con gli amministratori nostri iscritti presenti nei consigli provinciali e comunali. Purtroppo non arrivano notizie sulle attività dei gruppi consiliari e questo è un limite; dovremmo affrontare questa criticità per cercare di far circolare le idee e permettere di uniformare azioni programmatiche comuni, nel pieno rispetto delle autonomie dei singoli consiglieri, autonomia che deve però partire da condivisioni politiche di base.

Ecco perché abbiamo dato vita ai FORUM provinciali, luoghi ideali di studio, approfondimento e contaminazioni positive, un laboratorio aperto e partecipativo atto a tracciare il programma politico del nostro Partito. Esperimento quello dei Forum con risultati alterni.

NON E’ FACILE per le complicate vicende che colpiscono Ancona, Capoluogo di Regione, immersa in una crisi iniziata il giorno stesso dell’insediamento a Sindaco di Fiorello Gramillano. Una crisi deplorevole perché non dipende da divergenze di tipo programmatico, ma da questioni di potere, di poltrone, e di lotte interne ai Partiti. Crisi che offende l’intelligenza dei cittadini, fin troppo pazienti. Città che ha assoluto bisogno che la politica rioccupi il suo ruolo, in maniera seria, parlando dei problemi, delle esigenze, delle speranze dei cittadini.

O per la situazione del Comune di Jesi, Comune che tornerà al voto nel 2012, Comune su cui spira sempre un vento di crisi, la cui causa proviene secondo me, da un peccato originale, ovvero dalle scelte sulla riconversione della Sadam, ma non solo.

Due città importanti in fermento, che pagano lo scotto di una generale caduta di capacità politica. Il 2012 sarà l’anno delle elezioni anche a Fabriano, città di Merloni, di Spacca, di Vivendi, e della stessa Provincia di Ancona. Su questo scenario aleggia in maniera sempre più ingombrante quel “Laboratorio Marche” inventato dal segretario regionale del PD Ucchielli, voluto dal Presidente della Regione Spacca, incarnato dall’ondivago Pettinari in Provincia di Macerata, su cui credo che dovremmo discutere bene e a fondo.

Ci aspettano dunque, competizioni elettorali in cui ci misureremo e con le quali potremo delineare meglio la nostra proposta politica, e lo faremo chiedendo fin da ora le Primarie di coalizione ovunque, in coerenza con la strategia programmatica nazionale.

Nel breve ci aspetta un altro importante obiettivo da cogliere, tutti noi dobbiamo moltiplicare l’impegno, affinchè i referendum del 12-13 giugno raggiungano il quorum, per dare un’altra spallata a questo Governo immorale. Il successo dei Referendum sarà una vittoria per la Democrazia in questo Paese alla deriva.

NON E’ FACILE continuo a dire, perché il nostro partito nasce mentre il mondo vive la più grande crisi economica, le cui conseguenze si ripercuotono pesantemente anche nel nostro territorio: quindi vediamo un cantiere navale storico e simbolo di Ancona strangolato da una crisi senza precedenti, un intero settore industriale, quello di Merloni, che mette in ginocchio una intera città ed oltre. E come non citare tutte quelle realtà produttive e di servizi che chiudono in silenzio, con persone che si ritrovano senza lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale.

Una crisi che mette lavoratori contro altri lavoratori, nella peggiore tradizione mors tua vita mea. O come la guerra che si sta profilando tra lavoratori e cittadini che i sapienti “poteri forti” stanno alimentando. Mi riferisco ovviamente alla delicata questione dei Rigassificatori e Mega Centrali Turbogas. Una guerra qui, in questa città, succube dei voleri della proprietà della Raffineria API. Uno scontro che fa vacillare le convinzioni anche a sinistra, anche nel nostro Partito. Quando si deve decidere tra LAVORO e AMBIENTE, tra OCCUPAZIONE e QUALITA’ DELLA VITA. Una guerra che ci fa perdere di vista che LAVORO e AMBIENTE possono andare di pari passo. Non solo è possibile pensarlo, ma necessario realizzarlo, se vogliamo lasciare alle prossime generazioni un futuro migliore.

In questo scenario, con tutte le difficoltà incontrate ma con tutto l’entusiasmo necessario, abbiamo cercato di renderci utili, di organizzare il partito e di rapportarci con le persone all’esterno. Con la consapelvolezza che questo non è sufficiente, che c’è bisogno di tutta l’intelligenza e la disponibilità di ognuno di noi, senza secondi fini, solo perché siamo convinti che una nuova sinistra è necessaria e possibile.

L’assemblea di oggi vuole rendere partecipi e responsabili ogni singolo iscritto. Dobbiamo avere la consapevolezza che le persone comuni sono ben disposte nei nostri confronti, ci osservano e ripongono in noi la SPERANZA.

Il nostro compito è quello di trasformare la SPERANZA in FIDUCIA. Se riusciamo in questo, allora tutti i nostri sforzi avranno un senso, significa che le persone avranno ritrovato un punto di riferimento, una sponda politica sicura, un Partito che non tradirà le loro aspettative. È una missione difficile che ha bisogno di un gruppo dirigente coeso e convinto, di amministratori attenti e preparati, di iscritti in grado di coinvolgere altre persone, nei posti di lavoro, nelle piazze nelle scuole. C’è bisogno di coerenza nelle scelte, a tutti i livelli.

Dobbiamo concretizzare le buone intenzioni, le nostre idee in azioni politiche conseguenti. Dobbiamo pensare con la nostra testa, e non preoccuparci più di tanto se a volte le nostre convinzioni potranno turbare le altre forze politiche (PD compreso). Ne va della nostra sopravvivenza. L’autonomia politica di SEL è il terreno fertile per seminare le nostre idee che trasformeranno la SPERANZA delle persone in FIDUCIA.

Il nostro lavoro deve riportare le persone a partecipare la Politica, lo stiamo già facendo: abbiamo allacciato dei contatti con gruppi di Compagni a Numana, a Corinaldo, a Montemarciano, ma possiamo e dobbiamo fare di più.

Nell’immediato credo che dobbiamo lavorare con grande intensità per il buon esito dei referendum che riguardano i beni comuni, la salute ed il futuro energetico del nostro paese e per riportare la giustizia ai normali livelli democratici. Abbiamo altre scadenze a cui fare fronte prossimamente: le elezioni in importanti Comuni, ed il rinnovo del Consiglio provinciale. Questione l’ultima, che verrà sottoposta a questa assemblea prima di ogni decisione, se sarò ancora io il coordinatore. Per fare bene c’è bisogno di collaborazione ed unità di intenti.

Lascio lo spazio alla discussione, sperando che questa assemblea sia utile per capire se il percorso intrapreso è condiviso, se dobbiamo continuare su questa strada o meno.

Ringraziando tutti voi per essere qui e ringraziando Ciccio Ferrara della presidenza nazionale, a cui saranno riservate le conclusioni che immagino ci aggiorneranno anche sull’attualità politica nazionale.

Concludo con una citazione di Enrico Berlinguer: “ CI SI SALVA E SI VA AVANTI SE SI AGISCE INSIEME E NON SOLO UNO PER UNO.

Buona Assemblea Compagne e Compagni.
Claudio Paolinelli

giovedì 17 febbraio 2011

INTERVENTO ALL'INIZIATIVA DI SEL DEL 15 FEBBRAIO 2011

Intervento 15 febbraio 2011 Jesi con Fabio Mussi

Alcuni giorni fa, davanti alla vetrina di una libreria, sono stato attratto da un libretto di Giacomo Leopardi dal titolo “DISCORSO SOPRA LO STATO PRESENTE DEI COSTUMI DEGL’ITALIANI”. Mi aveva incuriosito una frase del Poeta scritta sulla copertina:

“ Or la vita degl’italiani è appunto tale, senza prospettiva di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta solo al presente”.

Un'analisi più che mai attuale, ampiamente riconducibile nel nostro tempo. A distanza di tanti anni, nel nostro Paese, sembra che nulla sia cambiato. Quel libro infatti è stato scritto nel 1824. 187 anni fa, addirittura ben prima dell’Unità d’Italia.

Se il poeta recanatese arrivò a descrivere la vita degli italiani dell’epoca con una considerazione così spietata, mi domando cosa mai avrebbe potuto scrivere ai giorni nostri. La situazione attuale è ben peggiore di quella di allora; col senno del poi, credo che si possa dire che gli italiani dell’800, forse senza rendersene conto, avevano davanti un futuro in veloce evoluzione. Il progresso era nell’aria, importanti innovazioni avrebbero trasformato e migliorato la qualità della vita. I giovani di allora quindi potevano aspirare ad una vita migliore di quella dei loro padri. I nostri giovani, invece, in termini generali, avranno una qualità della vita peggiore delle nostre: a livello ambientale, sociale ed economico. Lo sappiamo con certezza.

Le parole del Poeta sono appropriate al nostro presente; la vita degli italiani oggi è senza prospettiva, senza occupazione, ristretta solo al presente. Non per tutti naturalmente; mi riferisco alla vita delle persone “normali”.

Questa mia breve e banale constatazione non mi impedisce però di intravvedere uno spiraglio di speranza, perché se è vero che Leopardi addebitava la condizione di vita degli italiani al diffuso individualismo, dobbiamo registrare, che in questi ultimi periodi il clima culturale e sociale del nostro Paese sembra abbia avuto un sussulto.

Succede che l’estremo individualismo, favorito soprattutto da massicce operazioni di marketing tramite le televisioni e da esempi poco edificanti, non trovi più riscontro in ampie sacche della società. Questa controtendenza è quasi impercettibile però, non perché non sia viva, ma solo perché i mezzi di comunicazione non ne danno notizia.

C’è una parte del Paese che sta cercando con forza di reagire a questo stato di degrado economico, sociale e culturale. Lo fa con i pochi mezzi a disposizione, lo fa con coraggio ed entusiasmo e forse con la consapevolezza che se le cose non le affronta in prima persona nessun altro ci penserà.

Penso agli studenti, i nostri giovani, cui abbiamo (lo dico in termini generazionali) distrutto il futuro, impedito di immaginare, di sognare. Questi studenti, che da mesi si stanno battendo senza sosta per difendere la scuola pubblica (pur consapevoli che quella attuale non è la migliore possibile), hanno capito che è indispensabile il ruolo pubblico della scuola per garantire a tutti la possibilità di studiare. Questo è uno spiraglio di ottimismo. Si sa poco o troppo poco della lotta degli studenti; purtroppo giornali e TV si sono accorti di loro solo quando alla manifestazione di protesta di Roma ci sono stati degli scontri, ed è (forse volutamente) rimasto in secondo piano il fatto che le migliaia di ragazzi erano in piazza in maniera pacifica per difendere il loro futuro e che lo facevano da mesi nel disinteresse più totale sia della stampa che delle maggiori forze politiche.

Penso ai lavoratori della Fiom; anche in questo caso dobbiamo notare un cambio di tendenza sull’estremo individualismo. A Pomigliano come a Mirafiori, i lavoratori hanno intrapreso una battaglia, lo hanno fatto sulla loro pelle, per difendere i diritti di tutti i lavoratori, per difendere il dettato costituzionale, un grande gesto di generosità nei confronti non solo dei lavoratori, ma nei confronti del nostro Paese, mai come ora così avvilito.

Penso alla grande mobilitazione del popolo dell’acqua pubblica. È stata sbalorditiva la partecipazione attiva per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, che ha raggiunto un milione e mezzo di firme. Anche questo un gesto a favore della collettività.

E per ultimo, ma solo in ordine cronologico, la grandiosa e civile manifestazione delle donne di domenica scorsa.

Insomma la parte nobile del nostro Paese non dorme, non si accontenta, non si arrende.

Ma in tutta questa storia manca un soggetto, un protagonista: è la politica. I partiti politici sembrano annichiliti da un verso, e totalmente asserviti al capo-padrone dall’altro, purtroppo in questi ambienti l’individualismo è ancora la norma. I Partiti non sono in grado di governare l’emergenza mentre la crisi diffusa e pesante strozza i più deboli. Gli interessi sono altri, il bene comune non è all’ODG.

Viviamo un particolare momento in Italia, di scarsa democrazia, mai così eticamente in basso. Forse non è un caso che il nostro neonato Partito stia calamitando importanti consensi proprio ora. Merito di Nichi Vendola, certo, che da grande e schietto comunicatore racconta in maniera chiara agli italiani la realtà delle cose, senza fraintendimenti. Ma penso anche che molti italiani abbiano bisogno di una componente politica credibile che comprenda gli stravolgimenti in atto e che sappia trovare una soluzione.

Penso sia questa la molla che progressivamente sta dando luogo al crescente avvicinamento di tante persone al nostro Partito. Il desiderio di una forza politica nuova che sappia governare e che non si accontenta di frequentare le stanze del potere. Una forza politica che non intende utilizzare le vecchie logiche di Partito, ma che vuole effettivamente contribuire al cambiamento in meglio del Paese, cercando quanto più possibile di attuare una politica “dal basso”.

Le persone vogliono un cambio di rotta, sperano in una forza politica che realmente si spogli delle vecchie pratiche politiciste. Cercano un Partito coerente, che metta in pratica le cose che propone. Non è facile.

Sinistra Ecologia Libertà sta andando verso questa strada, cerchiamo di non prendere scorciatoie e vorremmo entrare in comunicazione con la parte migliore del Paese. Ciò significa che questo partito è aperto, che non contano solo le tessere (ovviamente anch'esse importanti) ma che si cercherà di interagire con la parte attiva della società: movimenti, organizzazioni, centri sociali, singoli cittadini.....insomma tutti coloro che sentono di dover mettere in discussione il sistema attuale per poter suggerire idee nuove che ci possano aiutare a superare il guado.

Anche nelle Marche c’è questo orientamento: riguardo il voler rifiutare vecchie logiche partitiche, lo dimostra la netta e chiara presa di posizione di SEL alle recenti elezioni regionali. Non facciamo parte del laboratorio Marche, così è stato denominato, anche se sarebbe meglio dire “l’anomalia marchigiana”. Insomma credo che faccia ormai parte del passato la visione che per cambiare le cose, occorre stare ad ogni costo in alleanze che contrastano con la nostra idea di governo. Alle persone non interessano le alchimie politiche, di chi vorrebbe tutti nello stesso calderone, una sorta di grande ammucchiata che non dà speranza né governabilità, ma solo mantenimento del potere. Il berlusconismo si batte culturalmente, non con improbabili alleanze basate solo su calcoli numerici. Le persone vogliono concretezza, sono state scottate troppe volte. La sinistra peraltro è stata spazzata via proprio per aver ceduto ai cartelli elettorali.

Noi miriamo ad altri orizzonti, primo tra tutti quello di cambiare lo stile della politica con gli strumenti della partecipazione e della coerenza. La partecipazione la pretendiamo seriamente; a livello provinciale lo dimostra la nascita dei Forum tematici che stanno raccogliendo le competenze e le disponibilità di persone iscritte e non iscritte al partito, un tavolo di confronto e studio che ha lo scopo di costruire una piattaforma programmatica ed amministrativa con la democrazia dal basso.

Vogliamo un Paese migliore, abbiamo detto. Vogliamo riavvicinare la politica alle persone, vogliamo un cambiamento culturale della società. La società, che come scriveva il Poeta Recanatese, è il mezzo principale per sconfiggere la nullità delle cose e i difetti dell’individualismo.

La società che noi dobbiamo contribuire a cambiare.
Claudio Paolinelli




giovedì 6 gennaio 2011

PERCHE’ STARE CON LA FIOM

Ancora una volta la Fiom, si carica sulle spalle la responsabilità di difendere le regole democratiche in questo Paese, lo fa sottoponendosi a critiche che gli provengono non solo dalla dirigenza della Fiat, ma anche e soprattutto dalle altre sigle sindacali, da parte della stessa CGIL, da molte forze politiche. Una lotta per la democrazia che non è una semplice tutela dei diritti di una parte di lavoratori, quelli metalmeccanici, ma una lotta che tenta di mettere un argine allo straripante tentativo di annullare molti dei diritti ottenuti dai lavoratori e che pregiudicheranno la qualità della vita dei lavoratori stessi, anche in termini di sicurezza.

Solo, pochi mesi fa, a Pomigliano, la Fiat con Marchionne riuscì a strappare ai lavoratori un SI sul referendum, che in realtà era un vero e proprio ricatto occupazionale. Sul tavolo nuovi investimenti in cambio di eliminare alcuni diritti fondamentali. A parte la FIOM che si oppose, le altre forze sindacali giustificarono questo grave atto, per le mutate condizioni economiche, colpa della crisi del settore, il bisogno di ristrutturare l’azienda. Molti minimizzarono, tra questi anche alcuni partiti politici, la richiesta della Fiat la consideravano come un fatto straordinario, una eccezione che i lavoratori potevano accettare, che questa modalità era fine a se stessa e riguardava solo Pomigliano, insomma il male minore di fronte alla perdita del posto del lavoro.

I lavoratori di Pomigliano affrontarono con grande dignità quel referendum, una scelta che cambiava loro il futuro, ed in molti risposero di NO. Sono stati coraggiosi e generosi, e tutti i lavoratori italiani dovranno ringraziarli a lungo.

Passano solo pochi mesi e il metodo Marchionne riappare con tutta la sua drammaticità, e con una maggiore veemenza. Ora anche Mirafiori si trova a fare i conti con il terribile ricatto occupazionale: “ volete lavorare o volete che trasferiamo la produzione delle auto all’estero?”. Stavolta se possibile le condizioni sono peggiori di Pomigliano, stavolta si stravolgono le regole contrattuali, si escludono dalle trattative aziendali le sigle sindacali (FIOM) che non firmano gli accordi.

Sembrerebbe un problema esclusivo dei lavoratori del settore metalmeccanico, dei lavoratori della Fiat, ma non è così. Questi attacchi frontali da parte della maggiore azienda industriale del Paese, aprono la strada ad ulteriori limitazioni dei diritti anche negli altri settori. La tentazione di emulare Marchionne è forte anche da parte di altri manager. Dirigenti sparsi nelle aziende italiane si atteggiano ed addirittura si vestono come Marchionne, con il reale rischio che questi cloni “dell’UOMO DELL’ANNO” , con capacità intellettive e manageriali spesso infinatamente inferiori del loro idolo, faranno della deregulation una bandiera, spingendo nell’angolo (licenziare) chi oserà protestare. I lavoratori delle piccole imprese, quelle del commercio ad esempio, quelli meno tutelati sindacalmente pagheranno un prezzo molto alto per lo sdoganamento messo in atto da Marchionne, con l’approvazione di questo Governo e purtroppo della quasi totalità delle forze politiche e sindacali.

L’Italia dopo il berlusconismo ora si appresta a vivere e subire il marchionnismo.

Basta andare nei posti di lavoro per respirare l’aria che tira. La crisi giustifica tutto, i licenziamenti sono una procedura normale per abbattere i costi, la precarietà è diventata la regola, gli orari di lavoro aumentano, si lavora nei festivi, spesso gli straordinari nemmeno vengono pagati ma conteggiati nelle banche ore.

Ecco, questo mi sembra un buon motivo per sostenere la lotta della FIOM, del suo segretario Landini, dei coraggiosi lavoratori metalmeccanici. Ecco perché il 28 gennaio bisogna andare in piazza per lo sciopero generale indetto dalla FIOM.