giovedì 29 ottobre 2015

Ancora un ultimo treno a Sinistra

Mi arrovello nei miei pensieri per provare a comprendere quale sarà il destino di SEL, il mio partito, a cui ho dedicato con dedizione e impeto alcuni anni della mia vita. 
Avevo una piccola aspettativa nell’ultima assemblea nazionale della settimana scorsa, speravo “ingenuamente” ad uno scatto in avanti, ad un chiarimento ma come prevedibile siamo ancora pressochè allo stesso punto: movimenti impercettibili e uno stato confusionale generale. 
Per questo motivo non credo sia utile discutere del documento approvato nell'ultima assemblea nazionale di SEL. Lo considero un dettaglio trascurabile. 
 
Penso che invece dovremmo soffermarci sul vero punto della questione che è lo stato di assoluto dissolvimento del nostro partito. Perchè ho come l'impressione che noi non ci scioglieremo in qualcosa di più grande, di utile. Non saremo noi il lievito per un nuovo soggetto. No. Noi ci scioglieremo e basta.
Il rischio è grosso. Sta già accadendo nei fatti. SEL sta perdendo giorno dopo giorno pezzi importanti; è accaduto e accadrà ancora con la fuoriuscita di diversi parlamentari, accade ogni giorno con l'abbandono di tanti militanti, di iscritti, che ormai sfiancati lasciano in silenzio. 
 
Un silenzio che ferisce ancor più dello scontro dialettico e politico, perchè significa che per questi compagni non vale più la pena di sprecare nemmeno una parola. Il gruppo dirigente nazionale dovrebbe interpretare questo atteggiamento come un insulto, invece non se ne cura intento com'è ad agitarsi nel vicolo cieco in cui ci ha condotti. 
 
Quindi il documento è un dettaglio. 
 
Lo stesso vale per l'assemblea che è diventata solo un palcoscenico per mettere in scena la retorica, la capacità oratoria di ognuno. Narrazioni arzigogolate buone solo per accarezzare l'ego di chi lo interpreta, imprigionate dietro logiche incomprensibili alle persone comuni. 
 
Perchè il punto compagni è che noi ci parliamo addosso, sempre più soli. Senza che nessuno di noi comprenda fino in fondo che la nostra esistenza è giustificata solo se utile ad un progetto, ad una idea. Soprattutto se è utile alle persone, alla società. 
 
Noi siamo nati per questo. Ci siamo entusiasmati all'idea di poter offrire una novità e una idea di giustizia, di uguaglianza alle persone, nonostante le ossa rotte e le batoste che la sinistra aveva collezionato con ripetuti clamorosi disastri. 
 
Dalle macerie della Sinistra Arcobaleno, avevamo intravisto una luce di speranza grazie anche all'intuizione di Nichi Vendola, che dobbiamo ringraziare per questo, ma non all'infinito perchè quel progetto è andato avanti anche e soprattutto con le nostre gambe, anche con il nostro impegno. 
 
Ci abbiamo creduto, il progetto era credibile anche se difficile da realizzare. C'erano tutte le condizioni, politiche, sociali, anche mediatiche per poter far bene, ma non ci siamo riusciti, inspiegabilmente SEL ha messo in fila tutta una serie di scelte politiche che si sono rilevate degli errori madornali. Anche se io non li giudico errori, ma precise scelte politiche. 
 
Scelte costruite in una maniera poco democratica si può dire?
Spero che sul punto della poca democrazia nel nostro partito siamo tutti d'accordo. E badate che se quel fare leninista come dice qualcuno, se quelle scelte oligarchiche, avessero avuto degli effetti positivi, se ci avessero dato quindi forza e se avessero dato forza ai nostri intenti originari, avrei plaudito per primo. Ma non è stato così. Per attuare il leninismo ci vuole Lenin, ma Lenin è morto e non mi pare ci siano all'orizzonte degli eredi. 
 
Le scelte del gruppo dirigente sono state determinate tra pochi non perchè c'era il rischio che la massa non ne avrebbe compreso la portata politica e storica, ma perchè quelle scelte erano il frutto di una mediazione al ribasso che aveva il solo obiettivo di non creare fratture all'interno di quel gruppo, che per un caso del destino è in gran parte anche il gruppo parlamentare. 
 
La paura di aver pensato ad un progetto grande ha trasformato in mediocrità tutta l'azione politica di SEL degli ultimi 5 anni. È stato sacrificato un progetto che aveva ottime possibilità di trasformare la sinistra da forza di mera protesta a Partito di governo, quindi a dare risposte e speranze alle persone.
 
Si è decisa la scorciatoia del centrosinistra, abbiamo preferito avere una rappresentanza in Parlamento pensando che in questo modo potessimo rafforzarci, magari qualcuno in buona fede avrà pensato pure che saremmo stati in grado di spostare il PD verso sinistra. Così non è stato. 
Questo è il dato da cogliere. 
 
Il Pd ci ha disinnescati, siamo tornati ad essere ininfluenti. Sconfitte dietro sconfitte, non solo elettorali ma anche di cultura politica, ci hanno ridotti al silenzio, il nostro partito si è trasformato in partito dei parlamentari, lasciando i militanti sui territori all’abbandono lasciando che le sedi territoriali, nostro unico patrimonio costruito con granzi sforzi, andassero in malora, uno sbandamento che ha permesso ad ognuno di parlare a nome di SEL anche con visioni diametralmente opposte. Un Caos nel senso negativo del termine.
 
E con questo sconquasso ancora c'è chi prova tutt’ora a rilanciare la possibilità di lavorare per un centrosinistra, accusando chi non è d'accordo di essere schiavi del minoritarismo. Cosa c'è di più minoritario dell'ostinarsi a sbagliare strategia. 
 
Il centrosinistra è morto e sepolto, non per merito nostro e nemmeno per colpa nostra. Il centrosinistra è morto perchè al PD non interessa. Noi siamo ininfluenti. 
 
Ecco perchè dico che il documento nazionale è solo un dettaglio. Perchè ormai non c'è nessuno a cui proporlo, rimane un documento in mano al gruppo dirigente e parlamentare, e per questo motivo inutile. Non mi stupirei che tra un mese un nuovo documento rinnegasse quello appena votato da tutti i membri dell'assemblea nazionale. Non sarebbe la prima volta.
 
Chi spinge a favore del centrosinistra prova a dirci che è Renzi il responsabile di tutto. Sospendendo il giudizio con indulgenza nei confronti del resto del gruppo dirigente del PD, compresa la sinistra dem, eterna mugugnante, ma fedele alla “ditta”. Io credo che Renzi invece rappresenti bene l'anima del PD e la sua attitudine neoliberista. Renzi è il degno testimonial di un partito che è riuscito a trasformarsi radicalmente, spostandosi verso destra non per sbaglio ma coscientemente. Renzi ha solo accelerato questa trasformazione, null'altro. 
 
Il PD ha deciso di praticare politiche di destra e come tali noi le dobbiamo ostacolare. Una battaglia che si deve fare a livello nazionale ma che avrebbe maggiore forza se anche localmente ragionassimo allo stesso modo. 
 
Non esistono due PD: quello infame del governo Renzi e quello buono delle amministrazioni locali. Caso mai esistessero, io credo che il secondo sia funzionale al primo. 
 
È dai territori che Renzi e il PD traggono l'energia e il consenso per andare avanti. Non è un caso che Renzi non sia nemmeno mai stato eletto. Quindi per quanto mi riguarda la battaglia deve essere totale.
Almeno in questa fase, in cui abbiamo estremo bisogno di riconquistare un briciolo di credibilità e di forza “contrattuale”. 
 
Costruiamolo questo nuovo soggetto di sinistra, diamogli la forza e l'autorevolezza sufficienti per poter mediare alla pari con tutti, dobbiamo evitare come la morte la subalternità, diretta ed indiretta come stiamo facendo finora. 
 
Proviamo almeno a costruirlo il soggetto, consapevoli che non è solo SEL ad essere inadeguata, ma è tutta la sinistra più o meno rappresentata ad esserlo, così sfilacciata, disorganizzata, autoreferenziale. Così inutile.
Proviamo anche a coinvolgere la cosiddetta società civile, i movimenti anche se credo che quest'ultimi dopo le ultime esperienze staranno alla larga da noi. 
 
È difficile ma non abbiamo altre strade da percorrere, e per provarci è indispensabile essere alternativi al PD. O lavoriamo per l'alternativa oppure, vista la nostra ininfluenza, non resta che dedicarci ad altro, o seguire l'esempio di Gennaro Migliore: ci si iscrive al PD e non ci si pensa più. 
 
Come se ne esce quindi da questa situazione mortifera. Forse non se ne esce, perchè ci mancano gli elementi per sopravvivere, quelli essenziali come l'acqua e l'aria. 
 
Situazione disperata. Di certo non ci salveremo se a decidere le sorti del Partito e del futuro soggetto continuano ad essere coloro i quali hanno sbagliato finora. 
 
Penso che sia arrivato il momento di un nuovo corso. Un ultimo tentativo. Serve un azzeramento del gruppo dirigente, lo dico con durezza e chiarezza. In politica conta il risultato e se il risultato è fallimentare allora bisogna avere l'accortezza, per amor della comunità in cui si vive, di capire che non esistono persone e ruoli per tutte le stagioni. 
Lo dico con rammarico e senza alcun tipo di astio e senza alcuna vena polemica nei confronti di alcuno. 
 
Tutti siamo indispensabili, nessuno pensi di essere insostituibile.

venerdì 2 ottobre 2015

Tagli pubblici alla salute

Non credete a chi vi dice che la spesa sanitaria è fuori controllo, che ci sono sprechi inenarrabili, che il servizio sanitario nazionale va rifondato. L'Italia ha un sistema di controllo della spesa sanitaria, che in confronto a quello della maggior parte dei Paesi avanzati va abbastanza bene”.

Non è una mia affermazione ma quella di Carlo Cottarelli, Direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale oltre che Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica per il governo italiano nel 2013.

Carlo Cottarelli, nel capitolo dedicato alle spese sanitarie del suo libro "La lista della spesa", valuta l'Italia come un Paese virtuoso in questo settore, meglio della Germania, asserendo che l'aumento della spesa sanitaria va imputata sostanzialmente all'invecchiamento della popolazione e alla ricerca scientifica con la scoperta di nuovi più efficaci prodotti e tecnologie. Quindi non inutili sprechi di denaro ma servizi alla persona.

E allora perchè il governo persevera con i tagli alla sanità pubblica? La risposta ce la dice ancora una volta Cottarelli: “Perchè l'italia si può permettere un livello di spesa primaria più basso degli altri Paesi in conseguenza del suo elevato debito pubblico”.

Secondo i punti di riferimento europei (benchmark) la spesa sanitaria italiana dovrebbe essere solo il 5.5% del PIL, mentre in realtà, pur essendo "virtuosa" è al 7%. Ma questi sono solo dati contabili che non tengono conto del fattore umano. Il benchmark infatti non tiene conto della composizione demografica di un Paese e che quindi una popolazione anziana richiede spese sanitarie più elevate.

Il punto è che l'Italia è stretta nel cappio dell'austerity voluto dalla BCE (la famosa lettera che il Presidente dell'Eurotower Trichet e l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi inviarono all'allora presidente del Consiglio Berlusconi). Un Piano applicato da Mario Monti con il decreto "salva Italia" e portato avanti dall'attuale governo Renzi, con il quale viene imposta una lunga serie di privatizzazioni, di "riforme" da quella dei contratti di lavoro, alle pensioni e che include naturalmente i tagli al sistema sanitario, in un ottica di tagli alla spesa lineari per sottostare a clausole non negoziabili nel rispetto del pareggio di Bilancio in costituzione e del fiscal compact.

Quindi penso che quando si parla delle storture della riforma scolastica, o della riduzione dei diritti con il jobs-act, oppure del criminogeno taglio alle prestazioni sanitarie, o a qualsiasi azione vessatoria nei confronti delle persone, sia fondamentale non perdere di vista la principale causa che deriva dalla scelta politica degli ultimi governi di sottostare ai diktat della troika.

martedì 1 settembre 2015

LA POLITICA NELLA CLOACA

Alcune considerazioni a margine del Consiglio comunale aperto del 31 agosto 2015 sugli sversamenti a mare delle fognature a Falconara Marittima.

Il Consiglio comunale di Falconara ieri ha affrontato l'annosa questione delle fognature cittadine. Problema che si ripropone con tutta la sua scabrosità ad ogni pioggia, sia dopo un nubifragio, sia dopo una pioggerellina passeggera. Naturalmente lo sversamento a mare dei liquami fognari è prassi in tutte le stagioni dell'anno, ma come è ovvio ce se accorge e ci si indigna maggiormente d'estate, quando la spiaggia è affollata di bagnanti.

Ho assistito al Consiglio comunale al quale hanno partecipato, il sindaco di Ancona, alcuni dirigenti della Regione Marche, Dell'A.A.T.O. , di Multiservizi, un Onorevole della Repubblica, due comitati cittadini createsi per l'occasione, e naturalmente giunta e consiglieri comunali.
Da quello che ho ascoltato mi sono fatto delle opinioni che adesso cercherò brevemente di riassumere in maniera schematica.

domenica 10 maggio 2015

Alle elezioni regionali voto Edoardo Mentrasti.

Come saprete il 31 maggio nelle Marche si voterà per il rinnovo dell'assemblea regionale e del suo Presidente. Queste elezioni non sono estranee alla situazione generale che si è creata in Italia. Le questioni regionali sono direttamente influenzate dalle politiche di austerità iniziate con il Governo Berlusconi, continuate con il Governo Monti e suggellate dal Governo Renzi con un Partito Democratico completamente protagonista del degrado socioeconomico che stiamo vivendo. La causa di tutto è la decisione del Governo italiano di accettare il diktat della Troika che ordinava di inserire il “pareggio di bilancio” in Costituzione, costringendo quindi l'Italia a tagli lineari sul sociale e sui servizi che si sono tradotti in maggiore disoccupazione e limitazione dei diritti. 

Stiamo assistendo ad un costante attacco alla Costituzione italiana, un attacco di “larghe intese” nato con il patto Renzi/Berlusconi che sta annullando i diritti delle persone, faticosamente conquistati con anni di lotte. Le controriforme come “Il jobs-act” e “la buona scuola” riportano il Paese indietro di cento anni. Leggi come lo “Sblocca Italia” lasciano campo libero alle speculazioni e al saccheggio del territorio, La Legge elettorale che è stata appena approvata a colpi di fiducia in Parlamento toglie ogni possibilità ai cittadini di decidere per chi votare. Scritta su misura per il PD di Matteo Renzi dando loro la possibilità di governare il Paese senza ottenere la maggioranza dei voti. 

In questo quadro non certo positivo, il 31 maggio si vota nella Regione Marche. Un voto che potrebbe dare un cambiamento e fermare l'autoritarismo strisciante del renzismo molto presente anche da noi. In questi giorni chiunque legga i giornali non può che notare l'incredibile teatrino tra il PD e il loro ex presidente Gian Mario Spacca. Entrambi si stanno rimpallando le responsabilità di una gestione del governo regionale negativa. Adesso sembrano odiarsi ma fino a due mesi fa INSIEME hanno governato la Regione Marche, Insieme hanno promulgato Leggi, votato Atti, le quali hanno peggiorato sostanzialmente la qualità della vita dei marchigiani. Basti pensare alle liste di attesa nella Sanità o al fallimento delle politiche economiche e del Lavoro con la chiusura di interi comparti industriali (Indesit). Non bisogna dimenticare nemmeno le politiche che ad esempio coinvolgono il territorio di Falconara come l'autorizzazione per realizzare i rigassificatori, per non parlare della vergognosa vicenda del biogas ai limiti della legalità.

C'è dunque bisogno di un segnale, e bisogno di persone in grado di poter influire sul processo di trasformazione della politica in ambito nazionale e regionale. E' per questo motivo che mi permetto di suggerire di esprimere un voto che vale doppio. 

EDOARDO MENTRASTI è candidato alla presidenza regionale Per Altre Marche Sinistra Unita.
È candidato anche al Consiglio regionale. Persona che conosco bene e ne apprezzo sia le sue qualità politiche di caratura nazionale che la preparazione delle questioni regionali. È l'uomo giusto per questa fase. E' infatti il promotore in Italia del progetto di costruzione della sinistra e nella nostra regione. E' sua infatti l'intuizione di costruire una lista unitaria alternativa alle destre, al PD e a Spacca. La sua determinazione e la capacità inclusiva hanno permesso la nascita della Lista Altre Marche Sinistra Unita di cui fanno parte forze politiche di sinistra (SEL, PRC. PDCI), i comitati marchigiani di Altra Europa Con Tsipras, e alcuni componenti di realtà sociali, sindacali e cittadinanza attiva come Libera, Fiom, comitati cittadini ecc.

Ritengo molto utile la sua presenza nell'assemblea regionale delle Marche, naturalmente come Presidente, ma il suo lavoro sarà essenziale anche nel consiglio regionale. La sua presenza o meno nel Consiglio regionale dipende dalle preferenze che otterrà. Non basta infatti votare la Lista Altre marche Sinistra Unita.
Per eleggerlo occorre scrivere il suo nome nelle preferenze a fianco del simbolo.

Questo è l'appello accorato che mi sento di fare. Lo faccio per la stima incondizionata che ho per Edoardo Mentrasti, per la sua onestà, per la sua preparazione e soprattutto perchè ritengo, come ho già detto, sia la persona giusta ad avviare un processo di alternativa alla pessima politica a cui il PD e la destra ci hanno abituati sia in campo nazionale che regionale.

Un caro saluto Claudio Paolinelli


giovedì 12 febbraio 2015

SFIDA ALL'OK CORRAL

Ricordate la polemica sulle parole dell'assessore comunale della destra falconarese Matteo Astolfi di qualche mese fà? (clicca qui) L'assessore in quell'occasione cercò di sminuire le sue pessime parole scritte su un social forum e di autoassolversi. Il messaggero infatti titolò: "Sparare a gambe e braccia ai rom? L'assessore di Falconara Matteo Astolfi si difende: «E' stata solo una battuta».
L'articolo prosegue scrivendo che l'assessore non si dimetterà dalla giunta di centrodestra guidata da Goffredo Brandoni il quale, a sua volta, nonostante il pressing delle opposizioni annuncia che non toglierà le deleghe ad Astolfi.

Dunque quelle parole erano solo una battuta dettata, secondo l'estrema difesa dei suoi sostenitori, dallo stress psicologico dell'assessore. Parole che però anche il Vice Prefetto Paolo De Biagi ebbe motivo di censurare. "«Parole deplorevoli...Si tratta di una frase che confligge con il senso di responsabilità e con il decoro che devono caratterizzare il ruolo del pubblico amministratore». (24/10/2014 Il messaggero) 

Oggi però scopriamo che quelle parole violente non erano per nulla una battuta ma una linea politica precisa. La decisione della giunta Falconarese di cui Matteo Astolfi fa ancora parte, di sottoscrivere una colletta a favore del benzinaio veneto che nei giorni scorsi uccise a fucilate un rapinatore di un negozio vicino alla sua attività, spiega senza bisogno di altre parole che la giunta comunale e la maggioranza che rappresenta sostiene la Legge del taglione o la modalità che spesso abbiamo visto nei film western.

Insomma, questa giunta, ancor prima di attendere le motivazioni e di conoscere con certezza le dinamiche che hanno spinto il benzinaio a sparare, ne prende le difese, trasformandolo addirittura in eroe.

Il gesto del benzinaio avrebbe bisogno di una seria e approfondita analisi, cercare di capire per evitare che queste azioni non succedano. Si potrebbe ad esempio indagare sulle cause della cattiva gestione dell'ordine pubblico. Le poche risorse disponibili, ad esempio, escludono la possibiltà di un controllo più radicale? Secondo me si. E' solo una delle cause, bisogna aggiungere le recrudescenze di tipo sociali presenti in Italia. In questo contesto un amministratore serio e responsabile, dovrebbe cercare di svelenire gli animi, dovrebbe spegnere i focolai di violenza che covano sotto la cenere invece di alimentarli. Dovrebbe rispondere alle legittime preoccupazioni dei cittadini con proposte ed azioni capaci di portare la tranquillità e la sensazione di sicurezza invece di fare battute idiote. E invece che fà? Non ha meglio da fare che premiare un uomo che ne ammazza un altro senza nemmeno soffermarsi un attimo sulla drammaticità di un tale atto.
Ma forse l'amministrazione sa di non essere in grado di gestire questa emergenza sul suo territorio che in parte ha alimentato con le sue stesse azioni, soffre le pressioni e le critiche dei suoi elettori più radicali e giustizialisti e allora nasconde le proprie inettitudini dietro a populistiche e propagandistiche azioni come quella della colletta al "benzinaio". Che non è per nulla un eroe. Ha solo agito in mancanza ed in sostituzione delle forze dell'ordine.

Quindi la domanda che sorge spontanea è: ma vuoi vedere che questa Giunta che aveva fatto della sicurezza e della tolleranza zero un punto essenziale del suo programma, visto il suo totale fallimento di quelle politiche, adesso apre ad una nuova stagione di giustizia fai da te?

L'ho già detto altre volte, questa amministrazione comunale è totalmente inadeguata a gestire la questione sicurezza in città (e anche tante altre questioni), scadendo in pericolose derive violente e fomentatrici, come le parole dell'assessore Astolfi  documentano.
Non mi meraviglerei, semmai dovesse capitare un fatto come quello del Veneto anche a Falconara, che questa amministrazione premiasse l'eventuale "benzinaio" con una bella medaglia al merito.

E' dunque evidente che le parole dell'assessore Astolfi non erano affatto una battuta ma una preoccupante deplorevole idea della giustizia.  Per questo motivo vorrei che il Prefetto prendesse atto che le dimissioni sono ancora all'ordine del giorno. 

sabato 10 gennaio 2015

SE MUORE IL CENTRO CITTA'

Ieri dalle pagine dei giornali locali l'ennesimo grido di allarme da parte dei commercianti del centro cittadino di Falconara Marittima. Impauriti dal crollo delle vendite e dalla crisi spaventosa che ovviamente non colpisce solo i negozi ma le famiglie. Peccato che questi commercianti puntino il dito contro i negozi degli stranieri sempre più presenti come se quest'ultimi fossero i responsabili del calo degli affari. 
Ancora una volta non si vuole andare a fondo della questione e ci si limita ad addossare responsabilità in maniera superficiale. 

Hanno però ragione a chiedere un piano del commercio cittadino per riqualificarlo. La consulta è un formidabile strumento partecipativo istituzionale ma non credo che l'Amministrazione l'abbia mai utilizzata seriamente. E' invece molto importante avere un contatto diretto con gli esercenti. 

Ma quello che più importante per una città è avere una politica comunale del commercio, conoscerne quindi i progetti e le linee guida. Purtroppo in questo settore (come in molti altri), l'amministrazione comunale non ha prodotto nulla di buono. Anzi, i pochi progetti conosciuti aumenteranno le problematiche. Basti pensare al progetto della costruzione di un centro commerciale all'ex montedison (progetto che peraltro non vedrà mai la luce. E' solo propaganda per cercare di attenuare il dissenso dell'altro grande problema di Falconara, ovvero quello della presenza di senzatetto). Qualcuno ricorderà anche gli stravaganti progetti come il mega parcheggio della stazione. Senza considerare il totale abbandono dei quartieri periferici.

I commercianti falconaresi dunque farebbero meglio ad affrontare con maggiore attenzione la questione del degrado del centro e quindi dei loro incassi. Individuare i veri responsabili.

Personalmente penso che il commercio cittadino subisca le conseguenze di una crisi sistemica. Il calo dei consumi a causa dell'aumento della disoccupazione, di un clima di estrema incertezza e di pessimismo generale, penalizza le vendite e i negozi del centro cittadino ne pagano le conseguenze.
E' importante un rilancio dell'intero settore per l'economia locale e per la rivitalizzazione di tutta la città.
I centri urbani devono riappropriarsi delle preroragative e caratteristiche "scippate" dai centri commerciali che sono sorti come funghi negli ultimi anni e che hanno impoverito le città svuotandole economicamente e culturalmente.Lo avevo detto in campagna elettorale, ma evidentemente i cittadini hanno preferito gli slogan vuoti e le promesse mai mantenute del sindaco Brandoni e dei suoi alleati. 
Anche i commercianti peraltro sembrano condividere le idee del sindaco addossando la responsabilità del degrado della città e quindi la morte sociale ed economica del centro agli stranieri. 
Non servono regolamenti che impediscono il libero commercio e la concorrenza. Troppo facile. Serve una modernizzazione delle attività, un consorzio funzionante dei commercianti. Servono investimenti, ma prima una seria politica commerciale condivisa. Ne guadagnerebbero i commercianti e i cittadini tutti.