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giovedì 29 ottobre 2015

Ancora un ultimo treno a Sinistra

Mi arrovello nei miei pensieri per provare a comprendere quale sarà il destino di SEL, il mio partito, a cui ho dedicato con dedizione e impeto alcuni anni della mia vita. 
Avevo una piccola aspettativa nell’ultima assemblea nazionale della settimana scorsa, speravo “ingenuamente” ad uno scatto in avanti, ad un chiarimento ma come prevedibile siamo ancora pressochè allo stesso punto: movimenti impercettibili e uno stato confusionale generale. 
Per questo motivo non credo sia utile discutere del documento approvato nell'ultima assemblea nazionale di SEL. Lo considero un dettaglio trascurabile. 
 
Penso che invece dovremmo soffermarci sul vero punto della questione che è lo stato di assoluto dissolvimento del nostro partito. Perchè ho come l'impressione che noi non ci scioglieremo in qualcosa di più grande, di utile. Non saremo noi il lievito per un nuovo soggetto. No. Noi ci scioglieremo e basta.
Il rischio è grosso. Sta già accadendo nei fatti. SEL sta perdendo giorno dopo giorno pezzi importanti; è accaduto e accadrà ancora con la fuoriuscita di diversi parlamentari, accade ogni giorno con l'abbandono di tanti militanti, di iscritti, che ormai sfiancati lasciano in silenzio. 
 
Un silenzio che ferisce ancor più dello scontro dialettico e politico, perchè significa che per questi compagni non vale più la pena di sprecare nemmeno una parola. Il gruppo dirigente nazionale dovrebbe interpretare questo atteggiamento come un insulto, invece non se ne cura intento com'è ad agitarsi nel vicolo cieco in cui ci ha condotti. 
 
Quindi il documento è un dettaglio. 
 
Lo stesso vale per l'assemblea che è diventata solo un palcoscenico per mettere in scena la retorica, la capacità oratoria di ognuno. Narrazioni arzigogolate buone solo per accarezzare l'ego di chi lo interpreta, imprigionate dietro logiche incomprensibili alle persone comuni. 
 
Perchè il punto compagni è che noi ci parliamo addosso, sempre più soli. Senza che nessuno di noi comprenda fino in fondo che la nostra esistenza è giustificata solo se utile ad un progetto, ad una idea. Soprattutto se è utile alle persone, alla società. 
 
Noi siamo nati per questo. Ci siamo entusiasmati all'idea di poter offrire una novità e una idea di giustizia, di uguaglianza alle persone, nonostante le ossa rotte e le batoste che la sinistra aveva collezionato con ripetuti clamorosi disastri. 
 
Dalle macerie della Sinistra Arcobaleno, avevamo intravisto una luce di speranza grazie anche all'intuizione di Nichi Vendola, che dobbiamo ringraziare per questo, ma non all'infinito perchè quel progetto è andato avanti anche e soprattutto con le nostre gambe, anche con il nostro impegno. 
 
Ci abbiamo creduto, il progetto era credibile anche se difficile da realizzare. C'erano tutte le condizioni, politiche, sociali, anche mediatiche per poter far bene, ma non ci siamo riusciti, inspiegabilmente SEL ha messo in fila tutta una serie di scelte politiche che si sono rilevate degli errori madornali. Anche se io non li giudico errori, ma precise scelte politiche. 
 
Scelte costruite in una maniera poco democratica si può dire?
Spero che sul punto della poca democrazia nel nostro partito siamo tutti d'accordo. E badate che se quel fare leninista come dice qualcuno, se quelle scelte oligarchiche, avessero avuto degli effetti positivi, se ci avessero dato quindi forza e se avessero dato forza ai nostri intenti originari, avrei plaudito per primo. Ma non è stato così. Per attuare il leninismo ci vuole Lenin, ma Lenin è morto e non mi pare ci siano all'orizzonte degli eredi. 
 
Le scelte del gruppo dirigente sono state determinate tra pochi non perchè c'era il rischio che la massa non ne avrebbe compreso la portata politica e storica, ma perchè quelle scelte erano il frutto di una mediazione al ribasso che aveva il solo obiettivo di non creare fratture all'interno di quel gruppo, che per un caso del destino è in gran parte anche il gruppo parlamentare. 
 
La paura di aver pensato ad un progetto grande ha trasformato in mediocrità tutta l'azione politica di SEL degli ultimi 5 anni. È stato sacrificato un progetto che aveva ottime possibilità di trasformare la sinistra da forza di mera protesta a Partito di governo, quindi a dare risposte e speranze alle persone.
 
Si è decisa la scorciatoia del centrosinistra, abbiamo preferito avere una rappresentanza in Parlamento pensando che in questo modo potessimo rafforzarci, magari qualcuno in buona fede avrà pensato pure che saremmo stati in grado di spostare il PD verso sinistra. Così non è stato. 
Questo è il dato da cogliere. 
 
Il Pd ci ha disinnescati, siamo tornati ad essere ininfluenti. Sconfitte dietro sconfitte, non solo elettorali ma anche di cultura politica, ci hanno ridotti al silenzio, il nostro partito si è trasformato in partito dei parlamentari, lasciando i militanti sui territori all’abbandono lasciando che le sedi territoriali, nostro unico patrimonio costruito con granzi sforzi, andassero in malora, uno sbandamento che ha permesso ad ognuno di parlare a nome di SEL anche con visioni diametralmente opposte. Un Caos nel senso negativo del termine.
 
E con questo sconquasso ancora c'è chi prova tutt’ora a rilanciare la possibilità di lavorare per un centrosinistra, accusando chi non è d'accordo di essere schiavi del minoritarismo. Cosa c'è di più minoritario dell'ostinarsi a sbagliare strategia. 
 
Il centrosinistra è morto e sepolto, non per merito nostro e nemmeno per colpa nostra. Il centrosinistra è morto perchè al PD non interessa. Noi siamo ininfluenti. 
 
Ecco perchè dico che il documento nazionale è solo un dettaglio. Perchè ormai non c'è nessuno a cui proporlo, rimane un documento in mano al gruppo dirigente e parlamentare, e per questo motivo inutile. Non mi stupirei che tra un mese un nuovo documento rinnegasse quello appena votato da tutti i membri dell'assemblea nazionale. Non sarebbe la prima volta.
 
Chi spinge a favore del centrosinistra prova a dirci che è Renzi il responsabile di tutto. Sospendendo il giudizio con indulgenza nei confronti del resto del gruppo dirigente del PD, compresa la sinistra dem, eterna mugugnante, ma fedele alla “ditta”. Io credo che Renzi invece rappresenti bene l'anima del PD e la sua attitudine neoliberista. Renzi è il degno testimonial di un partito che è riuscito a trasformarsi radicalmente, spostandosi verso destra non per sbaglio ma coscientemente. Renzi ha solo accelerato questa trasformazione, null'altro. 
 
Il PD ha deciso di praticare politiche di destra e come tali noi le dobbiamo ostacolare. Una battaglia che si deve fare a livello nazionale ma che avrebbe maggiore forza se anche localmente ragionassimo allo stesso modo. 
 
Non esistono due PD: quello infame del governo Renzi e quello buono delle amministrazioni locali. Caso mai esistessero, io credo che il secondo sia funzionale al primo. 
 
È dai territori che Renzi e il PD traggono l'energia e il consenso per andare avanti. Non è un caso che Renzi non sia nemmeno mai stato eletto. Quindi per quanto mi riguarda la battaglia deve essere totale.
Almeno in questa fase, in cui abbiamo estremo bisogno di riconquistare un briciolo di credibilità e di forza “contrattuale”. 
 
Costruiamolo questo nuovo soggetto di sinistra, diamogli la forza e l'autorevolezza sufficienti per poter mediare alla pari con tutti, dobbiamo evitare come la morte la subalternità, diretta ed indiretta come stiamo facendo finora. 
 
Proviamo almeno a costruirlo il soggetto, consapevoli che non è solo SEL ad essere inadeguata, ma è tutta la sinistra più o meno rappresentata ad esserlo, così sfilacciata, disorganizzata, autoreferenziale. Così inutile.
Proviamo anche a coinvolgere la cosiddetta società civile, i movimenti anche se credo che quest'ultimi dopo le ultime esperienze staranno alla larga da noi. 
 
È difficile ma non abbiamo altre strade da percorrere, e per provarci è indispensabile essere alternativi al PD. O lavoriamo per l'alternativa oppure, vista la nostra ininfluenza, non resta che dedicarci ad altro, o seguire l'esempio di Gennaro Migliore: ci si iscrive al PD e non ci si pensa più. 
 
Come se ne esce quindi da questa situazione mortifera. Forse non se ne esce, perchè ci mancano gli elementi per sopravvivere, quelli essenziali come l'acqua e l'aria. 
 
Situazione disperata. Di certo non ci salveremo se a decidere le sorti del Partito e del futuro soggetto continuano ad essere coloro i quali hanno sbagliato finora. 
 
Penso che sia arrivato il momento di un nuovo corso. Un ultimo tentativo. Serve un azzeramento del gruppo dirigente, lo dico con durezza e chiarezza. In politica conta il risultato e se il risultato è fallimentare allora bisogna avere l'accortezza, per amor della comunità in cui si vive, di capire che non esistono persone e ruoli per tutte le stagioni. 
Lo dico con rammarico e senza alcun tipo di astio e senza alcuna vena polemica nei confronti di alcuno. 
 
Tutti siamo indispensabili, nessuno pensi di essere insostituibile.

sabato 20 settembre 2014

QUADRILATERO SPA e la Regione Marche

Area Leader Falconara
Relazione per assemblea programmatica Claudio Paolinelli
SEL Marche 20 settembre 2014

Opere infrastrutturali QUADRILATERO SPA

Care Compagne e Compagni, penso che in fase di elaborazioni programmatiche e di ipotesi di alleanze politiche in vista delle elezioni regionali del 2015, non si debba agire con impostazioni ideologiche o preconcette. La difficile situazione generale del Paese e quindi anche della nostra Regione ci impone una accurata riflessione dalla quale poter imbastire l'approccio adeguato per affrontare al meglio i futuri impegni.

Occorre quindi partire da una sana e serena valutazione dell'operato del Governo regionale in questa ultima legislatura. Anzi delle ultime due, visto che il Presidente Gian Mario Spacca è arrivato alla scadenza del suo secondo mandato.

Non parlerò della compagine che ha dato vita al “Laboratorio Marche”, anche se naturalmente avrei molto da dire. Vorrei utilizzare il tempo del mio intervento per porre l'attenzione sulle politiche delle infrastrutture della Regione Marche ed in particolare sullo Stato dei Lavori del Progetto Quadrilatero Spa, che ricordo a tutti è stato una delle punte di diamante del Programma regionale del presidente Spacca.
Ma è stato anche motivo di forte conflitto, tra chi ha eseguito con riverenza gli ordini della giunta regionale e chi invece si è opposto a quello che era ed è un progetto fallimentare, i cui effetti negativi sarebbero ricaduti sui territori e quindi sui cittadini. Un conflitto che ha riguardato anche la mia città Falconara, provocando fratture politiche tali da consegnare la città nelle mani della destra. Ho fatto il consigliere comunale in quel periodo e mi sono battuto senza cedere alle forti pressioni che arrivavano da più parti. Penso di conoscere un pò la storia e l'evoluzione di questo progetto e credo che sia utile ritornare sull'argomento.

Il sito ufficiale della società Quadrilatero illustra il progetto in questo modo: “Il Progetto Quadrilatero Marche Umbria prevede la realizzazione di opere infrastrutturali viarie (i cui assi rappresentano idealmente i quattro lati di un quadrilatero) attraverso un innovativo piano di cofinanziamento, il Piano di Area Vasta. Il Progetto consiste nel completamento e adeguamento di due arterie principali (l'asse Foligno-Civitanova Marche strada statale 77 e l'asse Perugia-Ancona statali 76 e 318), della Pedemontana Fabriano-Muccia/Sfercia e altri interventi viari”.

La novità rappresentata in questo progetto è la modalità con cui si vuole cofinanziare l'opera: il Piano di Area Vasta (PAV). La Società Quadrilatero infatti ha individuato delle aree, cosiddette aree Leader le quali, una volta trasformate in insediamenti produttivi, logistici e direzionali, sarebbero diventate aree di cattura di valore, i cui flussi di ricavi sarebbero serviti al finanziamento dell'opera, ovvero alla realizzazione di una strada lunga una quindicina di chilometri nel tratto che va da Albacina a Fossato di Vico.
La Quadrilatero come da progetto, ha individuato 8 aree leader, i cui rispettivi Comuni, a suo dire, con la realizzazione della strada avrebbero ottenuto dei benefici economici. La più grande delle 8 aree leader è quella di Falconara, la quale però è distante dalla realizzanda strada almeno 50 chilometri. Il progetto approvato dal CIPE nel 2006 per Falconara prevedeva: fiera mercato, centro congressi, padiglioni espositivi, centro affari, centro direzionale e struttura alberghiera.

Il comune di Falconara aderendo al protocollo d'intesa IMPOSTO dalla Regione Marche diede in mano alla Quadrilatero un'area di 481.600 mq a ridosso dell'aeroporto, nella quale, assicuravano, sarebbe sorto il nuovo polo fieristico, sebbene tutti sapessero però che la Fiera non si sarebbe spostata da Ancona per trasferirsi a Falconara. Nonostante questo il Comune di Falconara, come gli altri 7 coinvolti si impegnava a versare nelle casse della Quadrilatero (questa è la cattura di valore) per 30 anni, le entrate equivalenti dell'ici e di porzione degli oneri di urbanizzazione di quell'area. Ciliegina sulla torta, con la firma dell'accordo il Comune rinunciava ad ogni diritto di potestà del suo territorio.

A me è sembrata da subito una operazione scandalosa e vergognosa. Per il PD invece, per Spacca e i suoi alleati e anche per il PDL era una straordinaria opportunità innovativa.
In questo senso Le Marche sono diventate veramente un laboratorio: quello per le larghe intese tra PD e PDL, parliamo del 2006.

La poderosa propaganda di Palazzo Raffaello ha piegato ogni dissenso. Il Pd che originariamente, quando al Governo c'era Berlusconi, era contrario all'opera, non appena venne nominato premier Prodi cambiò repentinamente idea, facendola propria. Dovete sapere che il progetto Quadrilatero è nato sull'onda della Legge Obiettivo di berlusconiana memoria. Il principale sponsor politico è stato il senatore Baldassarri del PDL, e a rappresentare l'industria, l'imprenditore jesino Pieralisi, ma successivamente molti altri si trovarono d'accordo, anche Di Pietro allora ministro delle infrastrutture si adeguò, e come lui tanti altri. Stessa cosa accadde per i sindaci (PD) dei Comuni interessati, i quali, cambiata la bandiera al Governo nazionale si rimangiarono le parole senza pudore, rigettando tutte le precedenti contrarietà e firmando l'accordo di programma. Erano diventati tanto compatti a sostenere una bugia, quanto poco convincenti.

C'è un detto popolare: “Quando si ripete spesso la stessa bugia, diventa una verità”. Ci hanno provato. Ma c'è un altro proverbio popolare che dice: “Le bugie hanno le gambe corte”. Infatti oggi possiamo fare una valutazione giudicando i fatti concreti.

Il progetto quadrilatero il cui costo totale era stato preventivato quasi in 2 miliardi di euro, nasce nel 2004 e parte ufficialmente il 14 dicembre 2006 con un finanziamento di 20 milioni di euro perfezionato con Cassa Deposito e Prestiti. Soldi che dovevano consentire l'avvio operativo del PAV. L'allora Presidente di Quadrilatero Gennaro Pieralisi dichiarò in quell'occasione: “Sono particolarmente soddisfatto per l'importante obiettivo raggiunto, che consente alla Società di dare concreta attuazione alla parte del progetto più innovativa, il Piano di Area Vasta, strumento capace di valorizzare il territorio, attraverso la realizzazione di interventi mirati che avranno un forte impatto socio-economico sulle Regioni, influendo positivamente sulla competitività dei Distretti industriali, tutto ciò riuscendo ad ottenere la totalità delle risorse previste dalle Delibere Cipe, senza disperdere alcuna risorsa finanziaria che in aggiunta ai 1.067M € già disponibili rende di fatto attuabile il sistema viario SS76, SS77 e Pedemontana”.

Sembrava cosa fatta! Questa però è solo una delle tante dichiarazioni che si sono succedute dal 2006 ad oggi. Potrei elencare decine di annunci di inizi lavori e di crono programmi che puntualmente non sono stati mai rispettati. La strada, come tutti possono verificare è tristemente un'incompiuta, il contraente generale dei Lavori, colui che avrebbe dovuto avviare e portare a termine i lavori è in amministrazione controllata e sta per essere liquidato. E pensare che spavalde dichiarazioni ci assicuravano il completamento delle opere entro il 2012. I lavori dell'area Leader, quelli del PAV, la cattura di valore, “la parte più innovativa del progetto”, invece non sono mai iniziati, ma quei territori continuano ad essere fuori dal controllo dei Comuni che non possono pianificare il futuro delle loro aree strategiche sotto il profilo economico e di sviluppo.

Viene smontata anche l'ultima bugia quella con cui si reggeva il progetto, ovvero la grande balla del PAV e del project financing.
Una tabella sullo stato delle opere incompiute in Italia, pubblicata dal Sole 24 ore a metà agosto a proposito di Quadrilatero spiega che : l'Opera è aggiudicata e in realizzazione”, ma “servono fondi pubblici (650 milioni) per coprire la"cattura di valore" che non ha funzionato. Sul nuovo sito governativo www.passodopopasso.italia.it si precisa che “le risorse saranno disponibili a condizione che i lavori siano cantierabili entro il 2015”. Nonostante tutto, la stampa locale come sempre titola con enfasi ed entusiasmo: “Quadrilatero avanti tutta, con lo sblocca Italia altri 70 milioni di euro per ripartire” (Corriere Adriatico 30 agosto 2014).
Altri 70 milioni di soldi pubblici che diventeranno forse 120 a fronte dei 650 che servono e che si aggiungono ai 20 milioni del 2006 di cui abbiamo perso le tracce.

Il cerchio si chiude mi pare. Ho tralasciato qualche particolare non secondario per questioni di tempo, come ad esempio il numero di vittime tra i lavoratori sacrificati alla costruzione dell'opera e il disagio quotidiano delle persone che passano dalle parti dei cantieri chiusi oltre all'impatto ambientale e allo sfregio del paesaggio.
Naturalmente non ci sono stati i tanto propagandati benefici economici tanto meno viari in nessuna delle aree coinvolte. Insomma un disastro!

Un progetto nato male, gestito peggio, forse voluto dalla famiglia Merloni o almeno pensato intorno alle sue imprese, si mostra un totale fallimento.

Morale: La regione Marche forse avrà una nuova viabilità... tra una decina d'anni, con dei costi a carico dei contribuenti che saranno lievitati in maniera impressionante, mentre paradossalmente non ci saranno più le industrie, Indesit in testa, che di quelle strade avrebbero avuto bisogno, Ma qui entriamo in un altro tema che è quello della programmazione industriale e del lavoro nelle Marche.

Dal mio punto di vista ci sono già molti motivi di riflessione sulla formidabile responsabilità di chi ha governato e governa la Regione. Uno squarcio che mette a fuoco l'inettitudine totale nel pianificare ed ottimizzare le risorse nel territorio e che alimenta qualche dubbio su chi realmente abbia tratto benefici in questa operazione. Tutto questo mentre, parallelamente alle strade incompiute, a fianco dei ponti e delle gallerie mai terminate e in alcuni casi, mai iniziate, passa la ferrovia che collega Ancona con Roma che vergognosamente e tragicamente per i viaggiatori, è ancora ad un solo binario come ai tempi di Cavour.

Ecco ho voluto affrontare solo uno dei temi e contribuire a consolidare un giudizio sull'operato della Regione Marche, di Spacca, del Pd e di tutti i componenti dell'alleanza che hanno dato vita al Laboratorio Marche.
Il divorzio annunciato tra Spacca e il PD non deve depistarci, sono entrambi pari responsabili. Quello che ho esposto è solo un capitolo e sono certo che anche in altri settori le criticità non mancheranno, penso alla sanità, ai rigassificatori o alla vicenda vergognosa delle biomasse e sono solo tre esempi.

Per me il giudizio è fortemente negativo e non vedo prospettive di cambiamento, tanto più se si sommano a queste criticità locali, le questioni politiche di carattere nazionale ed europee.
Il PD ha legittimamente preso una direzione centrista e liberista. Altrettanto legittimamente, credo che noi dobbiamo almeno provare a cambiare prospettiva al Paese e alla nostra Regione, dobbiamo proporre una possibilità di cambiamento. Non possiamo quindi essere noi i promotori di un campo di centrosinistra. Perchè il centrosinistra non esiste.

C'è bisogno quindi di una netta cesura con questi politici e con questa politica. E di una vera alternativa sia nei metodi e che nella forma. Serve uno sforzo e una certa dose di coraggio per cambiare strada. E modestia per trovare i compagni di viaggio.
Come ha detto Moni Ovadia in un recente incontro pubblico, la sinistra continua con la sua frammentazione ad essere irrilevante in tutte le battaglie, per generose che siano saranno sempre inascoltate a causa della sua pochezza. Concentriamoci su COME costruire la sinistra. Le elezioni regionali possono essere un terreno di sperimentazione.

domenica 13 luglio 2014

LA SINISTRA, SEL, TSIPRAS, LE PERSONE.

 Ho partecipato oggi ad una ennesima riunione politica, questa volta convocata dal basso, ovvero non da un gruppo dirigente ma da alcuni compagni/e, militanti di Sinistra Ecologia Libertà, Partito in cui milito...ancora.

Si è parlato del tema di sempre ovvero della costruzione di un progetto, di una soggettività, della sinistra. E' stata una giornata non sprecata perchè chi è intervenuto ha elevato il livello qualitativo della discussione ed è stato veramente molto interessante ascoltare. Peccato che il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni che era stato invitato e che aveva dato la sua disponibilità non abbia trovato il modo per essere presente. Un peccato ed un'occasione perduta.

Quello che segue a chi interessa è il testo dell'intervento che ho fatto in quell'incontro. (il video dell'intervento)

domenica 26 gennaio 2014

DAL CONGRESSO NAZIONALE DI SEL (quello che avrei voluto dire)

 Pubblico il testo di un intervento che avrei voluto fare al congresso nazionale di SEL ma che per una serie di motivazioni non è stato possibile leggere. 

CONGRESSO NAZIONALE SEL Riccione 24/26 gennaio 2013 

"IL MIO PRIMO PENSIERO VA ALLA COMPAGNA DANIELA BIRSA. UNA STELLA DI TRIESTE CHE SI E' SPENTA TROPPO PRESTO.

Noi, compagne e compagni con sacrificio, poche risorse, ma con entusiasmo e generosità abbiamo dedicato il nostro tempo e anche le nostre intelligenze per far vivere un progetto, il sogno di costruire una grande e innovativa Sinistra in Italia.   A quel progetto abbiamo dato un  nome: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’, convinti che quelle tre parole comprendessero i punti essenziali di cui il Paese ha bisogno.

Quando abbiamo dato vita a SEL, lo abbiamo fatto con la convinzione di far nascere un PARTITO NUOVO e non un nuovo partito. Un partito nuovo capace di abbandonare le vecchie pratiche, quelle che allontanano le persone dalla politica. Volevamo un Partito capace di contribuire a cambiare un Paese  in grave difficoltà sotto il profilo sociale, economico e culturale.

Volevamo aprire la Partita. Eravamo riusciti a conquistare credibilità e rispetto. Questo grazie a Nichi Vendola; senza il suo impegno e la sua forza, SEL non sarebbe mai emersa dalle macerie della sinistra. Credo che dovremmo essere profondamente riconoscenti per il lavoro svolto da Nichi, un'impresa forse impossibile a chiunque altro di noi.

Ma poi qualcosa si è rotto, la partita che dovevamo aprire è diventata un'altra partita. 

Dopo l'entusiasmante congresso fondativo, non si può non prendere atto che il nostro progetto è rimasto prigioniero delle nostre debolezze. Abbiamo ceduto alle pratiche politiciste ai tatticismi e anche a piccoli interessi personali, ed è stato un peccato. Per il futuro di SEL, perchè la delusione dei tanti iscritti e militanti ha indebolito molto l'azione politica a tutti i livelli,  ma soprattutto per aver disatteso completamente le aspettative di una parte consistente di persone che guardavano con molto interesse al nostro progetto, alla nostra idea di alternativa che dava una speranza di reale cambiamento.

Quando dico "nostre debolezze", lo faccio per caricare la responsabilità a tutto il partito anche se come ovvio ognuno di noi ha influito con percentuali differenti. Mi riferisco ad esempio alle scelte che hanno accompagnato il nostro cammino verso le elezioni politiche. Non si possono tenere sotto traccia gli errori e le forzature del gruppo dirigente che in totale oligarchia ha deciso la linea politica, le alleanze e le candidature,  inventatosi la burletta delle Parlamentarie.

Penso che avremmo dovuto lavorare in questi tre anni per costruire una rete a sinistra fatta di dialogo di confronto e condivisione senza disperdere le preziose risorse al nostro interno. La rete l'avevamo individuata era facile pensarci. Era quella dei movimenti delle associazioni, quella delle persone. Quello era il campo in cui giocare la Partita.  L'intuizione delle Fabbriche di Nichi avrebbe potuto superare quel muro di diffidenza che esiste nei confronti dei Partiti, ma all'improvviso anche quella esperienza si è esaurita. 

La partita si sarebbe dovuta giocare negli Stati Generali della Sinistra; ci avrebbero dato una potente spinta dal basso, una maggiore forza nei rapporti con i partiti del centro-sinistra, e soprattutto avremmo evitato di sottoscrivere passivamente e con troppa premura la carta di intenti del PD, un documento troppo vago e che si è dimostrato carta straccia.

Invece le cose sono andate diversamente, abbiamo fallito i nostri obiettivi principali. Una sconfitta che invece di dare uno scossone ci ha annichiliti, lasciati senza parole. Nonostante i timidi tentativi di ripartenza, siamo a tutt'oggi senza una linea politica e nessuna iniziativa degna di questo nome.

Sarebbe stato necessario discutere il percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese da un ristretto gruppo di compagni trasformando un partito che era nato come movimento partecipativo, in un partito parlamentare chiuso in se stesso.

Eppure le richieste di confronto non sono mancate, sono state semplicemente ignorate, avvolte dal silenzio.

Insomma in questi tre anni non abbiamo fatto politica, ma politicismo, non abbiamo nemmeno praticato una strategia politica, ma solo tatticismo.

Ora siamo davanti ad un bivio: scegliere di continuare a vivacchiare all'ombra del PD nel bene e nel male, oppure trovare il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che ci lega al PD e che ci sta soffocando.
Scegliere la subalternità o la strada giusta!
A questo partito chiedo di trovare il coraggio delle scelte, di trovarlo insieme però, in maniera democratica e condivisa. APERTA!  Lo statuto deve essere modificato. Servono regole chiare  per permettere alla democrazia di espandersi nel nostro partito. Un partito che esclude dalla discussione la base, i nostri circoli, non è il partito che avevamo progettato.

Questo Congresso dovrà chiarire gli aspetti negativi che ci condizionano, affrontarne i punti chiave, individuare le responsabilità e capire se ci sono ancora le condizioni e gli spazi per operare in autonomia nel panorama politico nazionale ed europeo. Capire se c'è spazio per la sinistra in questo Paese e se possiamo essere noi quelli in grado di rappresentarla.

L’Italia, con gli altri Paesi dell’Europa meridionale stanno attraversando un periodo difficilissimo, a causa di questa crisi finanziaria che è bene ricordarlo, non è capitata per caso. Questa crisi è il risultato di una politica liberista che ha portato all’estremo le speculazioni finanziarie. Questa crisi è la prova provata che il capitalismo per vivere ha bisogno delle disuguaglianze. Ma lo sapevamo già: bastava guardare i Paesi del terzo mondo, lì il capitalismo ha applicato lo sfruttamento come metodo, portando alla povertà estrema milioni di persone. Da sempre!

Ci vuole un’alternativa. Noi di SEL siamo nati per quella. Un’alternativa al modello economico, sociale e culturale imposto dal capitalismo. Dobbiamo dimostrare che l’alternativa non solo è possibile ma necessaria. Rimettendo al centro il lavoro, i diritti, e l'uguaglianza.

Sentite queste parole:

"Di fronte alla crisi, vi è dunque un’alternativa:
le società europee devono proteggersi contro la speculazione del capitale finanziario,
l’economia reale deve emanciparsi dall’imperativo del profitto,
il monetarismo e la politica fiscale autoritaria debbono finire,
la crescita deve essere ripensata secondo il criterio dall’interesse sociale,
va inventato un nuovo modello di produzione basato su un lavoro dignitoso,
sull’espansione dei beni pubblici e sulla protezione dell’ambiente".

Queste parole mi sembrano in perfetta sintonia con il nostro manifesto costituente. Sono le parole di Alexis Tsipras.  SEL non dovrebbe avere difficoltà a riconoscersi in queste parole e a impegnarsi affinchè possano avere forza e spazio all'interno dell'Unione europea. Perché questa è l’unica soluzione sostenibile, realistica e realizzabile per uscire dalla crisi attuale.

Alternativa anche per l'Italia, e per quanto ci riguarda AUTONOMIA.

L’ipotesi di centrosinistra in campo ora, non è in grado di dare un’alternativa al Paese. Claudio Fava per le regionali in Sicilia disse: “Credo che un progetto di governo alternativo passi da una rottura culturale e politica". Vale anche a livello nazionale.

Non possiamo continuare a dire che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD", perchè è il PD stesso a non consideraci alleati, e lo dimostra la proposta della legge elettorale. Non facciamo del PD una vittima del sistema  perchè sono i corresponsabili.

Care compagne e compagni, una classe dirigente la si giudica dai risultati conseguiti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
C'è bisogno di una svolta!
Rischiamo la barbarie del liberismo e la catastrofe populista e reazionaria. Il percorso ha bisogno di cambiamenti, di duro lavoro che deve partire da questo congresso, che non può barricarsi dentro un documento blindato. Credo sia fondamentale prestare grande attenzione agli emendamenti Bandoli/Mentrasti condivisi e votati nei congressi di territoriali da parecchie centinaia di iscritti che rappresentano il comune sentire dei militanti  e elettori del nostro partito.  

"Ci vuole un'organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa. Sinistra Ecologia Libertà vuole essere il lievito e il sale della costruzione della soggettività di una nuova grande sinistra".

E' una frase tratta dal manifesto costituente di SEL: ridiamo un senso a quelle parole....."


domenica 8 dicembre 2013

IL MIO INTERVENTO AL 2° CONGRESSO FEDERALE DI SEL ANCONA


Compagne e compagni, non si può non registrare la stanchezza e il basso grado di motivazione che caratterizzano questo 2° Congresso di SEL.

Gli entusiasmi con cui abbiamo lasciato speranzosi il Congresso costituente, si sono smarriti nei vicoli chiusi e già conosciuti della NON buona politica.

Un partito, i cui capisaldi erano alternativa e rinnovamento politico nelle forme e nelle idee, si è perduto nei vecchi vizi della politica, nel tatticismo, nella subalternità, nell'oligarchia di un ristretto e autoreferenziale gruppo dirigente.

Un partito che ha sofferto e soffre di limiti che pensavamo o forse speravamo non ci appartenessero. Mi soffermo al livello nazionale per questioni di tempo ma è evidente che la critica non può che estendersi a tutti i livelli, in quota parte, fino al singolo iscritto. Insomma ci vorrebbe una sana e costruttiva autocritica a consultivo di questi tre anni di attività per trarne subito dopo le dovute conseguenze. 

Sarebbe necessario discutere del percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni, ma non bastano i pochi minuti a disposizione in questo Congresso. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che nonostante le reiterate richieste però, questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese nella totale autoreferenzialità di un gruppo dirigente che ha trasformato un partito che era nato come movimento, in un partito parlamentare.

Un partito che esclude dalla discussione la base, i circoli, i quali secondo Statuto, sono il cuore della nostra organizzazione, non è il partito che avevamo detto di costruire.

Nonostante ancora qualcuno di noi consideri una vittoria il fatto di aver piazzato una manciata di parlamentari alle ultime elezioni politiche, io credo che i risultati ottenuti siano stati molto al di sotto delle aspettative e degli sforzi che ognuno di noi ha profuso in questi anni.

Vendola all'indomani dei risultati elettorali disse: "missione compiuta", con quella esclamazione mise in luce tutti i limiti di una scelta politica che per forza di cose non poteva che indirizzarsi verso il basso.

Per me sono state incredibilmente sacrificate le nostre idee per uno scranno al parlamento.

La madre di tutti gli errori è stato quello di aver voluto sottovalutare le politiche di austerity accettando il fiscal compact e il pareggio di bilancio, illustrate con precisione anche nel documento Italia Bene Comune, che abbiamo sottoscritto con troppa premura. Il gruppo dirigente di SEL si è preso la responsabilità, come in un gioco d'azzardo, di tentare la fortuna sperando di vincere. Ma così non è stato.

I cittadini storditi da anni di promesse berlusconiane e infastiditi (potrei dire schifati) dalla scarsa proposta e credibilità politica hanno dato un giudizio netto: o astenendosi o votando Il M5S, accontentandosi quindi di seguire l'ondata di indignazione alimentata dalla crisi economica e soprattutto dalla pessima immagine che i partiti politici hanno dato di se stessi.

Credo che sia indispensabile che SEL affronti tutte queste faccende con serietà e con autocritica.  

Ma detto questo, credo che non dobbiamo perdere di vista il vero obiettivo del nostro partito e verificare se è ancora raggiungibile. La nostra ragion d'essere rimane quella di rappresentare, tutelare e difendere le classi più deboli del nostro Paese, dell'Europa e del resto del mondo. Abbiamo il dovere di combattere con tutte le forze le disuguaglianze, di batterci per i Diritti, di promuovere politiche che siano ecologicamente sostenibili.

Dobbiamo batterci per ridare valore al lavoro e dignità ai lavoratori.

Ora più che mai, per capire se esiste ancora uno spazio per la sinistra in Italia ed in Europa, e se siamo noi quelli in grado di rappresentarla, dobbiamo mettere il naso fuori dal nostro recinto e avere la forza di confrontarci con la sinistra delle persone prima delle sigle partendo dalla difesa dei beni comuni.

Ma non dobbiamo nemmeno perdere di vista la crisi economica che è la peste di questo secolo: colpisce e uccide inesorabilmente. Un virus che è stato creato nel laboratorio del liberismo il cui antidoto è disponibile solo per una piccola parte della popolazione, quella dei ricchi, ma ricchi per davvero, quella esigua minoranza che detiene la maggioranza delle ricchezze del mondo. Un virus che si è propagato anche grazie ad alcune disattenzioni e colpevoli complicità.

Si perchè mentre il capitalismo almeno negli ultimi 20 anni portava avanti con determinazione la sua lotta di classe, vincendola, le forze politiche progressiste, la socialdemocrazia in Europa, si sono convinte che il liberismo non era necessario combatterlo ma che bastava provare a condizionarlo. Questa convinzione si è rilevata sbagliata e in breve tempo si è perso il controllo del virus.

E così uno dopo l'altro i diritti conquistati con anni di lotte sono stati rimossi. Cancellati in gran parte non dai governi di destra e liberisti, che se ci avessero provato loro forse non ci sarebbero riusciti. NO, sono stati cancellati da governi progressisti: Dai laburisti di Blair, dai socialisti francesi e spagnoli, senza considerare il Pasok greco che in aggiunta, si è macchiato addirittura di crimini come la corruzione, mandando al fallimento la Grecia e alla miseria il suo popolo. In ultimo che dire delle larghe intese appena sottoscritte in Germania da Schulz che sigillano le politiche della Merkel.

In Italia le prime politiche sulla flessibilità del lavoro e gli attacchi ai diritti dei lavoratori, sono state improntate proprio da forze politica di sinistra. Flessibilità che si è subito tramutata in precarietà, trasformando il concetto di Lavoro in mercato del lavoro, e proprio per questo suscettibile alle regole del mercato. Gravi responsabilità le cui conseguenze adesso ricadono proprio su quella parte di società che vorremmo rappresentare.

Proprio ora che ci sarebbe bisogno di una forza politica forte, la sinistra è completamente inadeguata ed insufficiente.

Ora siamo con le pezze al sedere, 41% di disoccupazione giovanile, i danni sono incalcolabili e l'Italia come altri Paesi ha perduto anche la sua sovranità, l'autonomia, anche la democrazia è limitata. Adesso inizia l'attacco finale alle regole democratiche, ai diritti residui, alla Costituzione, fastidiosi lacciuoli per il liberismo. 

E' scellerato solo pensare di intaccare la Costituzione in un momento come questo in cui manca completamente il senso morale e etico, con una classe politica assolutamente non degna, e pericolosamente capace di sfregiare uno dei migliori testi democratici, frutto della mediazione di persone con una statura culturale inarrivabile per qualunque politico odierno. 

Ma ormai è deciso (ce lo chiede l'Europa), le modifiche permetteranno a quel virus di espandersi. Eppure bisognerebbe impedire di modificare l'art. 138 della Costituzione, ma intanto quel partito, il PD, a cui molti di noi hanno dimostrato e dimostrano ancora oggi troppo interesse, tanto da apparire subalterni, vota e lo modifica. 

Allo stesso tempo, mentre ipocritamente continua a professarsi di sinistra, mette in atto le peggiori politiche di austerity imposte dalla Bce e dalla Merkel. Basta con le scuse, il Pd si comporta così non solo perchè costretto in una coalizione di larghe intese con la destra, ma perchè quella è la sua ricetta per governare. Non è più possibile confondere la realtà!

E qual è il nostro ruolo, pensiamo davvero che basta condizionarlo il liberismo? E' sufficiente dire, per citare Vendola, che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD"?

Dobbiamo avere chiaro in mente che se un governo decide di sottomettersi alle politiche economiche che prevedono il fiscal compact e il pareggio di Bilancio, la strada obbligata è quella dei tagli, delle tasse e delle privatizzazioni. Quindi sapere che la Legge di stabilità nei prossimi anni sarà lo strumento che produrrà lacrime e sangue.

A queste condizioni è inutile invocare politiche di Welfare, il modello che ci è stato imposto non prevede ammortizzatori sociali, redditi garantiti, scuole pubbliche, sanità per tutti, perchè si regge su privatizzazioni, tagli orizzontali e tasse che badate bene, non colpiranno i ceti più abbienti, dunque nessuna patrimoniale sulle rendite finanziarie, sui grandi capitali, perchè quel modello difende le grandi ricchezze e le speculazioni finanziarie, perchè è un continuum con gli effetti della lotta di classe che abbiamo perduto o stiamo perdendo.

Dunque che fare? Il tempo forse è scaduto, ma noi oggi ci troviamo a discutere in un congresso di un partito di sinistra, ed un Congresso, se dimostreremo di dargli la giusta importanza, e se riusciremo a liberarci dell'autoreferenzialità di cui ho detto all'inizio, può diventare un momento determinante per stabilire con partecipazione e in democrazia le linee guida con cui potremmo da un lato liberarci delle opacità e contraddizioni che ritengo ci abbiano caratterizzato e dall'altro costruire le condizioni per un indispensabile new deal sociale, economico, ecologico e culturale.

La sopravvivenza di SEL e soprattutto le residue speranze di alternativa e cambiamento dipendono strettamente da come saremo in grado di comprendere e declinare le richieste che ci vengono poste dai lavoratori, dai disoccupati, dagli studenti, dai cittadini. Sel a questo punto non può esimersi!

Occorre determinare con estrema chiarezza le nostre proposte politiche, con particolare attenzione a quelle economico sociali, e credo che gli emendamenti al documento nazionale scritti dai Compagni Mentrasti e Bandoli diano quella chiarezza negli intenti che sia i militanti che i cittadini richiedono.

Putroppo il documento congressuale che ci dovrebbe indicare la strada giusta non va al di là dei buoni princìpi e si arena nella vaghezza. Troppa genericità che potrebbe aprire il varco a future incomprensioni e fraintendimenti mentre abbiamo disperato bisogno di franchezza e limpidezza! 

Gli emendamenti ci restituiscono autonomia nell'azione politica e ci danno maggiore forza nei rapporti con gli altri partiti, e un pò di speranza.

Insomma con quegli emendamenti mettiamo per iscritto che prima costruiamo la nostra proposta politica e dopo, soltanto dopo, ci confrontiamo con gli altri partiti. Anche con il Pd, ma non in subalternità.

Un Congresso stanco ho detto all'inizio e lontano dagli entusiasmi di quello di tre anni fa. Il congresso costituente partorì idee e intuizioni innovative le quali per una serie di illogiche motivazioni sono state accantonate. Ecco riprendiamole quelle idee perchè forse saranno le uniche che potranno condurci verso la strada giusta.   

venerdì 1 novembre 2013

ERRARE HUMANUN EST PERSEVERARE DIABOLICUM

La frenetica attività politica non permette più un momento di riflessione. E' sempre più difficile trovare il tempo per pensare, di guardare le cose con un pò di distacco. Forse non ce ne accorgiamo ma da troppo tempo rincorriamo le trasformazioni dettate da un'agenda politica che ci fa correre in maniera caotica come le formiche poco prima di un temporale. E invece sarebbe fondamentale fermarsi un attimo per capire cosa stiamo facendo e dove vogliamo andare.

Fermarsi a riflettere ci farebbe bene! Intanto potremmo scoprire tutte quelle contraddizioni di cui si è impataccata la sinistra. Parlo di SEL principalmente, partito di cui faccio parte e che a breve sarà impegnato nei Congressi territoriali e in quello nazionale nel prossimo gennaio.

Le notizie e le cose vanno ad un ritmo vertiginoso, forse la velocità fa perdere la lucidità che in questa fase storica del nostro Paese è invece fondamentale conservare per poter essere utili.

Nelle ultime settimane alcuni autorevoli dirigenti di SEL, risucchiati nel vortice della stretta attualità dettata da una accurato marketing politico, sembrano voler dare credito all'ormai sicuro vincitore delle Primarie del PD Matteo Renzi. Le parole lasciano adito a interpretazioni perchè pronunciate con il più classico dei metodi della vecchia politica: il tatticismo. Una modalità che avevamo promesso al congresso costituente di non seguire, anzi di abiurare, ma che invece trova piena cittadinanza nella politica di sel degli ultimi tre anni.

Ma basterebbe fermarsi a riflettere per capire che in quelli che potrebbero essere considerati endorsement, c'è qualcosa che stride fortemente con le idee per le quali abbiamo fondato il nostro partito.

Esattamente un anno fa i militanti di SEL sono stati mobilitati per partecipare alle primarie del centrosinistra, questo nonostante più d'uno non fosse d'accordo. Contrari proprio per quella scelta presa in maniera autoritaria senza alcuna discussione nel Partito. Scelta che si dimostrò sbagliata, per vari motivi, in primis per il fatto che il documento Italia Bene Comune del PD da noi sottoscritto, non possedeva i requisiti per il cambiamento da noi auspicato, ma al contrario prevedeva scenari che poi puntualmente si sono avverati, compresa la composizione di un governo di larghe intese. Non aveva in se quel cambio di passo necessario per contrastare le politiche di austerity volute dalla BCE e nemmeno per attuare quelle riforme sul lavoro e welfare indispensabili per la sopravvivenza e il futuro di migliaia di persone

Se ci fermassimo a riflettere ricorderemmo che a quelle Primarie partecipammo, non tanto per far vincere Nichi Vendola, tutti gli addetti ai lavori lo sapevano bene che Vendola non aveva chance, ma per impedire che vincesse Renzi, tanto che al secondo turno molti di noi andarono a votare Bersani. Il motivo era semplice: Il sindaco di Firenze esprimeva una politica liberista, molto vicina alla destra e in piena sintonia a quelle forze moderate che noi volevamo sconfiggere.

Ricordo che a chi provava a dire che quelle primarie erano un errore per SEL, veniva risposto che non potevamo permetterci Renzi candidato premier per il centrosinistra. Infatti andammo, e le Primarie le vinse Bersani che per tutta la campagna elettorale non riuscì a dire altro che la patetica frase: "smacchiamo il giaguaro". Slogan penoso e inoffensivo, utilizzato dal buon Bersani non tanto per una sua incapacità comunicativa quanto per il timore di dire qualcosa che potesse disturbare una delle numerose correnti del PD.

Renzi alle Primarie dunque fu considerato dai tanti militanti di SEL un avversario politico, non un contendente legittimo alla carica di candidato premier, e per quel motivo combattuto.

Dopo quelle primarie partecipammo alle elezioni ma non le vincemmo, subendo anche l'affronto del PD che con pochi scrupoli non esitò a formare un governo di larghe intese proprio con il nemico pubblico numero uno. Nemico a parole naturalmente perchè giorno dopo giorno, al di là di differenze legate a questioni di tipo personale, il PD con Enrico Letta sta dimostrando più di una affinità con le politiche liberiste della destra di Berlusconi.
E' il berlusconismo insomma ad aver vinto.

A fronte di questo disfacimento, mentre sembrerebbe più che mai opportuno cercare di costruire quella sinistra alternativa e di governo da troppo tempo sommersa dalle macerie della cattiva e ottusa politica, ecco riaffiorare il tatticismo, lo stesso che ci ha regalato il meritatissimo mediocre risultato elettorale.

Tutto questo mentre il Paese è allo stremo e le persone a cui vorremmo dare rappresentanza, non ci riconoscono più credibili. Un peccato perchè avevamo molte probalilità di diventare una forza politica veramente rappresentativa. Peccato perchè ha vinto la paura e il desiderio di sedersi in Parlamento ad ogni costo.

Se ci fermassimo a riflettere quindi, non potremmo non vedere che le scelte strategiche del nostro partito sono state profondamente sbagliate, e che se non si vuole nemmeno riconoscere l'errore originario, difficilmente si riuscirà ad ottenere qualcosa di buono.
Fermiamoci a riflettere e proviamo a vedere cos'ha di diverso il Renzi di oggi da quello di soli 12 mesi fa.
Se ci fermassimo a riflettere potremmo arrivare alla conclusione che se, ora come sembra, Matteo Renzi diventasse un interlocutore per la sinistra, le opzioni sono due, e una non esclude l'altra:
  1. Che la sinistra non è necessaria nel nostro Paese
  2. Che abbiamo sbagliato a sostenere Bersani alle Primarie perchè con Renzi le elezioni le avremmo vinte, e forse avremmo evitato un governo col PD/PDL

Spero che i nostri massimi dirigenti politici riescano a trovare un momento di riflessione, per pensare a quanto avvenuto, per rimettere in ordine le idee e confrontarle con i compagni dei territori, e di esprimere una volta per sempre una chiara strategia politica, lasciando da parte i tatticismi.

domenica 10 marzo 2013

IL MEZZO BICCHIERE

Faccio gli auguri di buon lavoro a Lara Ricciatti e a Laura Boldrini neo parlamentari delle Marche. Ma non mi complimento. C'è poco di cui complimentarsi. Non possiamo farci i complimenti per come sono andate le cose.

L'esito del voto ci riconduce violentemente agli stessi stati d'animo del 2008 con il fallimento della sinistra arcobaleno. Dopo quella sonora sconfitta, faticosamente abbiamo cercato di ricostruire, di riprenderci un pò di credibiltà, convinti che quella terribile esperienza non l'avremmo mai più dovuta rivivere. Ed invece rieccoci qua, delusi, ancora frastornati sotto le macerie dello tsunami Grillo a domandarci che cosa dobbiamo fare ora.

Una sconfitta che assume maggiore gravità in un quadro economico e sociale del paese drammatico: 3 milioni di disoccupati, il 39% dei giovani sono senza un lavoro. Noi perdiamo mentre i diritti dei lavoratori sono pesantemente attaccati, mentre le imprese artigiane chiudono, mentre i servizi essenziali vengono tagliati, la sanità, le pensioni, gli ammortizzatori sociali, la scuola pubblica, mentre si affonda la lama sui beni comuni.

Vogliamo domandarci perchè con questo scenario che doveva essere per noi favorevole elettoralmente, noi che ci dichiariamo un partito a fianco delle classi più deboli, dalla parte dei lavoratori, per l'eguaglianza e i diritti, ce lo siamo chiesti perchè non abbiamo avuto il consenso proprio di quella parte?

Perchè? perchè Grillo urla bene o perchè la nostra politica è stata opaca? Oppure perchè non siamo considerati credibili, perchè abbiamo deluso quelle persone che non si fidano più, Perchè ci percepiscono uguali agli altri?

Abbiamo perso compagni...doppiamente.
Perso numericamente, vista la piccola, insignificante percentuale di voti presi. Noi siamo in Parlamento esclusivamente grazie alla vergognosa Legge elettorale Porcellum, quella legge che volevamo osteggiare.
E poi abbiamo perso culturalmente, politicamente, perchè per inseguire il sogno di una sinistra al governo abbiamo annacquato proprio le nostre idee di sinistra, le nostre intuizioni.
Abbiamo preferito sacrificare il progetto di una sinistra nuova, moderna, attenta alle trasformazioni della società, sull'altare della rappresentanza parlamentare. Noi che pensavamo (sbagliando) di poter spostare il PD verso sinistra, siamo stati annientati dalle grandi contraddizioni del PD. Abbiamo subìto e rincorso l'agenda del PD, appiattiti in una carta di intenti che ci ha fatto discutere solo se Monti doveva allearsi con noi o meno. Sottovalutando la forte tensione sociale che il Paese sta vivendo. Sottovalutando il disagio di milioni di persone senza lavoro e senza futuro, costretti ad assistere a balletti politicisti da voltastomaco.

Non credo che possiamo ignorare il fatto che per stare nell'alleanza con il PD abbiamo soffocato tutte le nostre idee e programmi che ci avevano ridato l'entusiasmo al congresso nazionale. Non credo tuttavia che il successo del M5S sia da imputare esclusivamente ai nostri errori strategici degli ultimi mesi. Perchè il fenomeno Grillo parte da lontano. Bisogna tornare indietro di anni per capire le ragioni di quel successo. L'autoreferenzialità dei politici, la distanza della politica ai problemi reali del Paese, gli sprechi, gli scandali, la corruzione, ma soprattutto l'incapacità di governare oltre un decennio di crisi che ha impoverito le classi medie e portato alla miseria quelle più deboli.

Abbiamo vissuto un anno di governo Monti, fortemente voluto dal Presidente Napolitano, un anno di tagli, riduzione dei diritti, con l'aumento della disoccupazione, delle tasse e una austerità obbligata per tutti tranne per i più ricchi. Un Governo colpevolmente sostenuto da Pd e PDL insieme in grande coalizione che ha fatto urlare BASTA! Convincendo milioni di persone a fare il salto nel buio, e a votare Grillo.

Alcuni di noi, nonostante tutto continuano a vedere il bicchiere mezzo pieno, alcuni dicono che poteva andare peggio, che avere dei parlamentari è un buon inizio da cui prendere slancio.

Non sono d'accordo compagni, il bicchiere non è mezzo pieno, il bicchiere non c'è più, spazzato via dal vento di cambiamento che per troppo tempo abbiamo ignorato.
Alcuni dicono: " non abbiamo capito il sommovimento in atto". E' falso! Noi avevamo capito tutto e molto bene perchè è da quelle intuizioni che abbiamo dato vita al nostro partito, con un congresso che aveva ridato l'entusiasmo ai militanti e, fatto quasi miracoloso, aveva riconquistato la fiducia di tantissime persone che seppur cautamente si erano riavvicinate alla politica: eravamo diventati credibili. Noi avevamo capito... abbiamo solo cambiato strada.

Volevamo fare un partito nuovo, non un nuovo partito e nemmeno un partitino. Il nostro obiettivo era costruire una grande sinistra di governo autonoma in grado di dialogare con il PD, per governare appunto. Tutti gli intenti sono stati disattesi perchè il voto ci dice che siamo meno di un partitino, e soprattutto perchè abbiamo dimostrato di non essere per nulla un partito nuovo, innovativo nelle idee e nei comportamenti, ma di essere purtroppo ancorati alle decrepite pratiche di vecchia politica. Un Partito che all'improvviso si è chiuso, lasciando le decisioni in mano a pochi, ignorando le più elementari regole democratiche e partecipative. Un gruppo dirigente che in maniera oligarchica ha cambiato varie volte la posizione politica, che ha fatto accordi e sottoscritto impegni senza coinvolgere gli organismi eletti dal congresso, gli unici in grado di determinare la linea politica del partito.

Così è stata sottoscritta la carta d'intenti con la quale "assicuravamo lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese", in pratica accettavamo il fiscal compact e il pareggio di bilancio voluto dalla Troika, le vere cause dello stato di austerità e di povertà del nostro Paese. Con quella firma abbiamo provocato l'emorragia di iscritti e simpatizzanti i quali fino all'ultimo momento hanno cercato in ogni modo lecito di esprimere la critica e le perplessità per il pericoloso passo che stavamo per fare, ma è stato inutile, non sono stati ascoltati, in qualche caso derisi, addirittura emarginati e tacciati di essere dissidenti. E badate che chiedevano poco... solo di avviare gli Stati generali della Sinistra. Molti se ne sono andati, altri come me sono rimasti, contribuendo, con forza alla campagna elettorale, con grande impegno nonostante i forti dubbi, con spirito di servizio e responsabilità. Quella scelta secondo me ha contribuito al negativo risultato elettorale.

E così abbiamo dovuto affrontare le primarie per il premier del centrosinistra, ben sapendo che il nostro ruolo era di comprimari, e poi la farsa delle primarie per i parlamentari tra Natale e capodanno inficiate ancora una volta dalle scelte calate dall'alto e con regole che hanno impedito la partecipazione dei nostri potenziali elettori (visto che pescavamo nella platea delle primarie del mese precedente, pur sapendo che molti dei nostri possibili elettori non avevano partecipato alle primarie del PD) regole che hanno anche permesso giochetti antipatici anche nella nostra regione, una sorta di consorteria della preferenza che di fatto ha alterato il risultato espresso dagli elettori. Un giochetto che peraltro si è sgonfiato con il basso, quasi inconsistente numero di voti ottenuto alle elezioni vere da quei territori associati, pregiudicando anche la possibilità di esprimere un senatore nella nostra regione.

Avevamo un patrimonio prezioso, la reale possibilità di poter avviare il cambiamento culturale e politico nel Paese a cui avevamo dedicato tempo e intelligenze, un sogno che si è infranto il 26 febbraio.

Ma non è solo nostra la colpa della disastro, le responsabilità vanno ripartite a tutta la sinistra, storicamente incapace di stare insieme, litigiosa e masochista, ma sono convinto che dobbiamo insistere a ricercare l'unità del popolo della sinistra. Una parte di responsabilità va però consegnata anche ai sindacati: è questione di tempo ma se il sindacato non tornerà a fare il suo lavoro imploderà sotto i colpi degli stessi lavoratori. Prima che sia troppo tardi è necessario un rinnovamento culturale dei sindacati, meno apparato e più vicinanza ai lavoratori. Passaggio obbligato tanto quanto quello della sinistra politica.

E adesso che fare? Intanto credo che dobbiamo considerarci liberi dalla sottoscrizione della carta di intenti. Ora il panorama politico è assai confuso, e noi contiamo veramente poco. Dobbiamo sperare in un una trovata di Bersani, ma considerando il caos che regna nel Pd non ci scommetterei Parlare con i grillini è complicato e gli 8 punti proposti da Bersani non credo che serviranno a molto.
Penso che se solo il centro sinistra quei punti li avesse declinati durante la campagna elettorale avrebbero avuto tutto un altro significato e peso anche se credo che dimezzare il numero dei parlamentari sia un errore. Non si diminuisce il costo della politica in questo modo ma la democrazia, basterebbe dimezzare i compensi e togliere i benefit.

Credo che dobbiamo prendere atto che è nata una nuova era, un cambiamento epocale in cui non c'è più spazio per i politicismi e le vecchie concezioni. Dobbiamo tentare di riappropriarci della politica, di imparare a stare tra la gente ad ascoltare. E' un percorso difficile, che ha bisogno di tempo e di lavoro duro, di critica e di autocritica a tutti i livelli, per capire se c'è ancora l'esigenza di una sinistra vera in Italia, se deve avere una forma partito e se abbiamo la capacità di formarla.

Noi di SEL intanto non possiamo fare altro che avviare la discussione attraverso un congresso straordinario, da fare al più presto, rinnovando nel frattempo la dirigenza nazionale, se non altro per il fatto che ora tutto il gruppo dirigente è totalmente impegnato nel compito istituzionale al Parlamento.
Chiedo un Congresso da fare al più presto, per permettere alle Compagne e ai Compagni di comprendere e determinare il percorso e la politica che questo partito intende portare avanti.
Chiedo a questa assemblea di esprimersi in tal senso. Non si può perdere tempo, schiacciati come siamo dall'incombenza di nuove elezioni. A nuove elezioni politiche, se saremo ancora in campo, dobbiamo arrivarci con le idee molto più chiare di ora. E intanto abbiamo alle porte le elezioni amministrative... CHE FARE?

Claudio Paolinelli
Assemblea regionale Marche 9/3/2013

mercoledì 2 gennaio 2013

PRIMARIE PER I PARLAMENTARI SEL: RINGRAZIAMENTO AGLI ELETTORI.


Con la mia candidatura alle primarie di SEL per la scelta dei candidati al Parlamento ho inteso dare un contributo al Partito convinto da sempre che è la partecipazione attiva il motore della democrazia.
 
Con questa motivazione mi sono battuto con fermezza nei luoghi assembleari affinchè SEL esprimesse una aperta e trasparente consultazione democratica per la scelta dei rappresentanti istituzionali. Una necessità dettata anche dalla crisi della politica e della scarsa credibilità dei partiti in una fase opaca del nostro Paese.
 
Queste primarie sono il primo passo frutto di una mediazione, la pratica partecipativa però è ancora tutta migliorare.
 
Esprimo tuttavia soddisfazione per la mobilitazione di persone che hanno animato queste primarie nonostante siano state programmate nel bel mezzo delle festività natalizie e nonostante il poco tempo disponibile per organizzarle.
 
Il risultato personale ottenuto, ampiamente prevedibile, sarà motivo di studio e di riflessione in vista anche delle prossime elezioni comunali di Falconara Marittima, città nella quale risiedo.
 
Ringrazio le142 persone che mi hanno votato, i Compagni e Compagne che mi hanno sostenuto ed auguro a tutti un buon anno sereno.
Claudio Paolinelli

lunedì 26 novembre 2012

RISVEGLIO

Dunque passata la febbre da primarie, si torna con i piedi per terra, una specie di risveglio dopo un sogno bruscamente interrotto.

La realtà ci conferma che la forza di Nichi è stata poca cosa di fronte all’apparato super strutturato del Partito Democratico. Ci siamo lamentati ed arrabbiati spesso con la stampa e i mezzi di comunicazione che citavano le primarie associandole al PD. Giornalisti e anchor man lo hanno fatto un po’ per un gioco mediatico e di subalternità, ma anche perché quelle primarie sono apparse ai più proprio “Primarie del PD”.

SEL in questa partita è rimasta fuori, ai margini. Ancora una volta non è stata una partita di squadra ma di un singolo. Al massimo i militanti di SEL hanno potuto fare il tifo. I circoli e le federazioni si sono trasformate in comitati elettorali, senza alcuna possibilità di discussione e atto politico.

Non era questo il modello di Partito che avevamo in testa quando abbiamo sottoscritto e quindi contribuito alla nascita di sinistra ecologia libertà, eppure, nonostante tutto, con puro spirito di servizio, molti di noi si sono impegnati e messo la faccia su una cosa in cui condividevamo ben poco. Perché era evidente che il circo delle Primarie avrebbe dato un esito infelice. Sapevamo che in quell’accordo c’erano delle contraddizioni che avrebbero penalizzato l’esito di un candidato di sinistra.

Alcuni di noi (noi di SEL), abbiamo cercato di parlare di discutere in ogni modo possibile e democratico, di spiegare le nostre riserve circa la decisione di partecipare alle primarie presa dal gruppo dirigente, ma non ci siamo riusciti ad abbattere il muro dell’indifferenza anzi ci siamo trovati in mezzo al guado: nel partito trattati come degli untori o dei traditori, alcuni hanno addirittura invocato l’espulsione per i più critici, e allo stesso tempo sbeffeggiati da sinistra per l’evidente inconsistenza di una carta di intenti volutamente generica e per questo interpretabile modi diversi, ma con dei punti fermi sulle questioni della governabilità futura.  

Oggi lunedì, day after delle primarie, il risveglio è traumatico, Nichi Vendola, nonostante il suo grande impegno, che gli va riconosciuto, non va oltre il 15.6% ed arriva terzo. Una medaglia di bronzo di nessun valore che non determinerà nulla nel futuro politico del centro sinistra.

Abbiamo sprecato una importante pratica partecipativa come le primarie solo perché abbiamo deciso di non essere noi stessi, di non essere di sinistra, perché era effettivamente difficile spiegare alle persone che volevamo contrastare le politiche liberiste di Monti  alleandoci con il PD che le politiche liberiste le ha votate tutte favorevolmente in questo ultimo anno di governo di cui sono maggioranza. Un PD che anche pochi giorni fa, durante la campagna delle Primarie, ha votato a favore del finanziamento della scuola privata vantandosene, mentre quella pubblica è allo sfascio.

Alcuni smanettoni da web ieri sera, presi da un atto d’ira hanno criticato il fatto che dalla Val di Susa non siano arrivati i voti per Vendola. Ecco in quel fatto possiamo individuare qual è stato l’errore politico di SEL. A queste primarie avremmo potuto partecipare con una forza decisamente superiore e quindi giocandoci veramente la partita, se avessimo convocato nei tempi giusti “GLI STATI GENERALI DELLA SINISTRA”. Un passaggio di discussione e partecipazione che ci avrebbe dato credibilità e forza e che avrebbe potuto veramente fare la differenza. Così non è stato purtroppo, nonostante le ripetute sollecitazioni in tal senso da molti esponenti di SEL, che per questo sono stati tacciati di disfattismo.  

Quindi il risultato di ieri è stato insoddisfacente e allo stesso tempo prevedibile. A questo punto spero che dalla direzione del partito non arrivino indicazioni di voto per il secondo turno delle primarie. Finalmente i commentatori televisivi potranno definirle a ragione Primariedel PD.  

Dunque dopo il sogno infranto occorre capire come SEL vorrà proseguire il cammino politico, se sarà sufficiente avere giovani fanatici idolatranti pronti ad applaudire ogni cosa, #OPPURE un partito capace di discutere di politica e di formare una classe dirigente capace di ragionare e partecipare in completa autonomia. È necessario conoscere nel breve qual è il cammino che si vuole intraprendere. Stavolta però non saranno accettabili decisioni verticistiche di pochi e autoreferenziali esponenti di partito, i quali al contrario dovrebbero ripensare al loro operato e al risultato ottenuto. Per questo è più che mai necessario che il partito dia vita ad una estesa operazione di discussione a tutti i livelli, in tempi brevissimi. Aprire gli occhi e guardare la realtà che è quella delle persone che patiscono i drammi di questa cattiva politica perchè è vietato calpestare i sogni.         

 

venerdì 23 novembre 2012

FACCIO LA MIA PARTE. IL 25 NOVEMBRE SCELGO DI VINCERE

Mi domando se davvero il popolo del PD sia disposto ad accettare un altro governo che vuole continuità con le politiche devastanti del professor Monti.
Dico questo perchè al di là delle dichiarazioni dei vari candidati del PD alle primarie a partire da Bersani con le quali fanno capire chiaramente che Monti e altri ministri dell'attuale governo sono graditi e auspicabili collaboratori per il futuro, mi sembra che dalla base il giudizio e l'aspettativa sia completamente diversa.
 
Mi domando anche se davvero il popolo della sinistra, quella diffusa, quella che discute, si incontra, manifesta, che propone, non sia disposta in questo determinato momento politico a unirsi e a fare in modo che la deriva centrista moderata e per certi versi reazionaria non prenda il sopravvento. Pur mantenendo tutti i dubbi e le critiche, continuando anzi a cercare il dialogo e la condivisione delle idee.  
 
Il Paese è in ginocchio, mai così tanti disoccupati, mai un debito pubblico così alto, mai una limitazione dei diritti come in questa fase. La precarietà tocca livelli inaccettabili. I giovani sono senza futuro, e le persone di mezza età senza un presente. L'attacco alla scuola pubblica, la privatizzazione dei servizi e delle aziende statali, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, l'aumento delle tasse, L'IMU, tutto sulle spalle della gente comune. Nemmeno una manovra a carico dei più ricchi. Nessuna patrimoniale sui grandi redditi, il fiscal compact ed il pareggio di bilancio dello Stato che ingesserà il Paese nell'immobilismo.
Senza innovazione, senza investimento non può esistere una crescita della qualità della vita. Il Paese resterà impantanato nelle regole ferree del liberismo, imprigionato dai ricatti della finanza mondiale e dei poteri che tengono sotto scacco il mondo intero.  
 
Se tutto questo è vero (e lo è), mi domando se non sia venuto il momento di provare a cambiare. Provare a vedere se esiste la possibilità di ridare dignità alle persone e all'intero Paese. Dare una possibilità ai giovani, scongiurare la disperazione dei disoccupati, riconquistare i diritti, lottare contro la precarietà che un crimine sociale, considerare l'ambiente un bene comune, puntare alla felicità delle persone.
 
C'è allora bisogno di cambiare mentalità, provocare uno strappo. Impedire il rafforzamento delle idee liberiste, rafforzare i valori della sinistra, quelli dell'uguaglianza, quelli dei diritti, quelli della libertà. Ci sono dei momenti storici in cui è importante essere presenti.
L'appuntamento delle primarie è uno di questi, non il definitivo, ma un passo importante che influirà sul futuro della sinistra e sulle future politiche del Paese. Quindi mi domando se in un momento in cui anche la destra sembra interessata a mettere mano su queste primarie, se a sinistra invece sia risolutivo disinteressarsi e lasciare che altri decidano.
 
Lo domando al popolo della sinistra, ai compagni che criticano legittimamente l'operato di SEL e di Vendola, lo chiedo agli intellettuali che si impegnano intorno al progetto di ALBA, e ai tanti laboratori di idee che esistono in tutta Italia.
 
Faccio un appello agli elettori del PD, che non si facciano convincere dalla solita storia del voto utile. Stavolta il voto utile è quello che può permetterci di cambiare, quello che ci permette di guardare al futuro con gli occhi dei nostri giovani. Quello che può dare netta discontinuità alle politiche fallimentare dei governi Berlusconi e a quelle di austerità e povertà imposte dal governo Monti.
 
Consapevole delle contraddizioni, delle diversità di vedute che caratterizzano la sinistra, chiedo a tutti voi di schierarvi apertamente, di scegliere di vincere, di dare una possibilità al cambiamento.
 
Vi chiedo di impiegare un pò del vostro tempo, un'ora del vostro tempo è un investimento per provare ad impedire altri 5 anni di austerità ed ingiustizie.  
Vi chiedo di esprimere il vero voto utile alle primarie votando domenica NICHI VENDOLA.