domenica 29 novembre 2009

IL RAPPORTO DEL PRESIDENTE SPACCA AI CITTADINI

Stamattina ad Ancona alla Loggia dei Mercanti, il Presidente regionale Spacca ha presentato il rapporto del Governo regionale dal titolo: UNITI e lo slogan REGIONE MARCHE: IL BUON GOVERNO CHE PENSA A TE.

La tappa anconetana è solo una delle tante che la maggioranza di centro sinistra ha organizzato in varie città marchigiane. Purtroppo a Falconara non è stato previsto alcun rapporto, chissà mai perchè, visto che la nostra città è a tutti gli effetti uno snodo fondamentale economico e viario per tutta la Regione. Quindi ho deciso di andare ad ascoltare il resoconto del Presidente ad Ancona, riuscendo anche ad intervenire per porre alcune questioni.

Di seguito il mio intervento e la risposta del Presidente Spacca:

"Nel ringraziare per l'opportunità che mi date concedendomi la parola, vi pongo le ragioni del mio intervento. Avrei preferito discuterne durante un incontro pubblico nella mia città, Falconara, ma credo che i miei quesiti siano comunque in tema a questa giornata. Considerando la poca distanza che divide la mia città con Ancona, le problematiche dovrebbero essere condivise.

Ieri ho assistito ad una iniziativa pubblica della comunità del Bangladesh residente a Falconara, a cui è intervenuto anche il sindaco. Ho ascoltato con tristezza le sue parole e con preoccupazione e sdegno quelle di un rappresentante del PDL cittadino, il quale, per il suo discorso, ha utilizzato slogan che ricordano il periodo nerissimo del ventennio fascista.

Alla luce di ciò, è quindi da scongiurare il rischio di vedere la destra anche al Governo della Regione Marche.
Con questa preoccupazione, però, non significa che si debbano accantonare le critiche sull'operato del Governo regionale uscente.

Vorrei che lei, Presidente rapportasse i cittadini su due questioni.

La prima è la questione Quadrilatero, a causa della quale è caduta una amministrazione comunale di centro sinistra. L'adesione alla Quadrilatero ha condannato la popolazione falconarese a sottostare alla Legge Obiettivo e al suo meccanismo perverso.
Adesione che avvenuta dietro rassicurazione dello spostamento della Fiera di Ancona nell'Area Leader individuata a Falconara. Purtroppo la promessa che sigillava l'accordo alla quadrilatero non si è ancora avverata, rafforzando le ragioni di chi si oppose all'epoca.

Poi c'è la politica ambientale, che vista da Falconara è fortemente deficitaria.
Noi viviamo nel centro dell'Area ad alto rischio ambientale con tutti i disagi che si possono immaginare. Sulla costruzione delle mega Centrali all'interno della raffinera API, alle parole non sono seguiti i fatti concreti. Dal punto di vista di chi abita a Falconara si giudica insufficiente la parziale attuazione del PEAR.

Con Quadrilatero e questione ambientale, Falconara è stata pesantemente colpita, vedendo peggiorata una situazione già grave.

Vede Dott. Spacca, c'è il rischio incombente della destra nelle prossime elezioni regionali, e dovremo fare di tutto per scongiurare tale eventualità.

Ma tenga presente che a Falconara una parte sostanziosa dei cittadini falconaresi sono profondamente insoddisfatti dell'operato della Regione Marche sul proprio territorio, e credo che molti degli elettori di centro sinistra sentano la necessità di votare un programma e delle persone pienamenti convincenti. Non si accontenteranno di votare semplicemente per contrastare il pericolo di una destra al Governo".

Questa è stata la risposta del Presidente Spacca (riporto la risposta non alla lettera):
"Su Falconara dico che è ingenerosa la critica che è stata mossa.
La Quadrilatero va avanti e grazie al Project financing si realizzeranno un Grande Hotel, un'area commerciale, un Mull, e la struttura per l'ente fieristico, per dare gambe alle attività No FLY dell'aeroporto.

Riguardo L'Aerca non si può contestare l'operato regionale, visto che abbiamo dato parere negativo alla realizzazione della Centrale di S. Severino, come negativo è stato il parere al progetto delle Centrali Api e di Corinaldo. Inoltre a Falconara è attivo un monitoraggio sistematico.
Non possiamo correggere in cinque anni, disastri di 50 anni".

Questa la cronaca del rapporto ai cittadini relativo alla parte che interessa da vicino noi abitanti di Falconara. Per i commenti mi riservo un altro momento.

giovedì 26 novembre 2009

LA VERGOGNA DELLO SGOMBERO

E' accaduto un fatto gravissimo nella mia città: una famiglia composta da una coppia e due bambini piccoli sono improvvisamente in mezzo ad una strada.
E' la conseguenza di un'Ordinanza di sgombero del Sindaco Brandoni, sgombero ed abbattimento della baracca.

L'azione di per se è già odiosa, ma è anche macchiata di sconcertanti interrogativi che lasciano veramente indignati.
Come si può abbattere una capanna senza una preventiva notifica?
Come può un Sindaco abbattere una capanna e non preoccuparsi di trovare una sitemazione agli abitanti.
Come si può abbattere una capanna e non permettere chi ci abita di recuperare gli effetti personali e il vestiario?

E' una fatto gravissimo che i cittadini democratici non possono accettare. C'è di che vergognarsi, ma purtroppo dobbiamo registrare una degenerazione delle pratiche "sicuritarie" del Sindaco e della sua maggioranza.

Ricordo la mega multa inflitta ad una persona, mesi fa, rea di non avere una casa e costretta a dormire in auto, oppure la caccia ai giovanissimi immigrati con tanto di elicottero per le campagne falconaresi, o le perquisizioni in piena notte nelle abitazioni di cittadini stranieri. Tutto per giustificare l'ordine e la sicurezza.

L'ordinanza tra l'altro sembra sia stata studiata a tavolino, per ottenere il massimo riscontro mediatico, praticamente lo sgombero è avvenuto in diretta radiotelevisiva.
Sarebbe interessante conoscere il perchè della presenza sul luogo dello sgombero di persone apparentamente senza autorità.

Molte cose sono da chiarire in questa triste storia, ed è bene che il Sindaco informi la cittadinanza ufficialmente al prossimo consiglio comunale.
Lo aspettiamo lunedì 30 novembre.

martedì 24 novembre 2009

IN NOME DEL PADRE

Tra sbadigli generali e poco entusiasmo, si è svolto ieri sera il Consiglio comunale di Falconara. Gli sbadigli, vuoi per la stanchezza che per la noia, erano dei consiglieri comunali. Il pubblico infatti era assente, in tutto due persone, il resto della cittadinanza ha preferito restarsene a casa davanti alla tv o a pensare ai fatti propri e forse non ha sbagliato.

Era molto tempo che non andavo ad ascoltare una seduta del consiglio comunale, credevo di acquisire fatti nuovi, passi avanti per il benessere della cittadinanza. Invece niente di nuovo, le difficoltà sono sempre le stesse, anzi, probabilmente sono peggiorate, visto che si è discusso anche del mancato “affare” dei locali di Via Roma, quindi di un ridimensionamento delle richieste da parte del Comune che spera così di racimolare un po’ di soldini utili (?) a salvare il bilancio per un altro anno.

Tutto tranquillo, dunque. Una atmosfera irreale con i Consiglieri ed Assessori arrivati alla spicciolata ed in ritardo disposti a svolgere il compitino in maniera indolore e veloce.

Un sussulto, se così si può chiamare, è venuto al momento della discussione di alcuni Ordini del Giorno, iniziato con la paternale del consigliere capogruppo di maggioranza circa l’opportunità di discutere argomenti non inerenti alle problematiche cittadine, invitando i consiglieri a non far uso dello strumento previsto dal regolamento. Una specie di richiesta a selezionare (oscurare) gli argomenti.
Invito non accettato giustamente dal consigliere del PD Lodolini e sono d’accordo con lui, perché è veramente insensato pensare che la nostra città non sia interessata o coinvolta nelle faccende che accadono nel Paese o nel mondo. I rappresentanti della destra cittadina, quando si affrontano discussioni che trattano l’attualità politica o sociale dell’Italia si indispettiscono, negando le evidenti problematiche, sembrano vivere altrove, fatto questo che mi ha fatto venire in mente la divertente gag di Corrado Guzzanti: Fascisti su Marte.

L’ordine del giorno presentato da una consigliera del PDL in merito ai crocifissi nelle aule, ha naturalmente creato un discreto dibattito, la sala consiliare si è rivitalizzata, ma con moderazione, visto che il tema è delicato anche per il PD che siede in minoranza.

L’ordine del giorno chiedeva al sindaco di avviare ogni azione atta a sostenere la legittimità delle presenza del crocifisso nelle scuole oltre a esprimersi favorevolmente al ricorso promosso dal Governo alla Corte europea, asserendo che il crocifisso è parte integrante della cultura e della tradizione italiana e che quindi ci si deve battere per difendere il simbolo della cristianità in quanto uno dei simboli del Paese.

Puntale e netto l’intervento del Consigliere del Pd (quota repubblicana), il quale ricordava semplicemente la laicità dello Stato citando una frase di Cavour: libera chiesa in libero Stato. Meno comprensibile l’intervento dell’altra consigliera Pd, che ha mostrato il limite del vorrei ma non posso.

Su questo argomento riconosco la preoccupazione del cattolico, del credente, ma credo che la protesta, in nome del padre, sulla rimozione dei crocifissi sia viziata da una velata ipocrisia. Come può un cattolico indignarsi per il crocifisso e allo stesso tempo ignorare la dottrina cristiana, girando lo sguardo di fronte a corruzione, adulterio, egoismo, violenza di cui è circondato quotidianamente. Particolare da non sottovalutare il fatto che pochi minuti prima lo stesso gruppo consiliare si era dichiarato contro l’ordine del giorno sul diritto di cittadinanza degli immigrati.
Ma c’è di più.

Durante il dibattito, mentre il sindaco interveniva per annunciare che farà affiggere il crocifisso in ogni stanza comunale (ha detto a sue spese… vedremo) e che chiederà la stessa cosa ai dirigenti scolastici, il vice sindaco sbucava da uno sgabuzzino con una croce di legno di circa un metro attraversando la sala consiliare, imitando forse il Cristo sul Calvario, tra gli sghignazzi di alcuni consiglieri, fino ad arrivare nei pressi del Presidente del Consiglio. A quel punto brandita la croce l’ha rivolta contro il Presidente come dire … vade retro… tutto tra le risate e sghignazzi dei consiglieri. Alla faccia del simbolo fondante.

Situazione che a me è sembrata quantomeno imbarazzante. Per finire in bellezza la teatralità mi sarei aspettato uno squarcio del cielo a testimoniare l’ira di dio.

Invece niente.
Allora è proprio vero, dio non esiste, oppure è molto distratto.

domenica 22 novembre 2009

LETTERA APERTA AI LAVORATORI DELL'API

Gli ultimi avvenimenti legati al rischio occupazionale nella più grande industria presente nel nostro territorio, mi stimolano una virtuale conversazione con i lavoratori della Raffineria Api di Falconara Marittima.

La crisi economica e la conseguente minor richiesta dei prodotti petroliferi, non sono un problema della sola, piccola, raffineria di Falconara, ma una realtà planetaria, o almeno di quella parte del pianeta più industrializzata, la parte più ricca quindi la maggior consumatrice di energia.

Una crisi ampiamente prevedibile ed annunciata è stata altrettanto ignorata. La vostra situazione si allinea perfettamente con lo scenario mondiale. L’errore di non aver voluto guardare al futuro si manifesta con il più violento dei rimedi: la perdita del posto di lavoro.

Che il petrolio non fosse una risorsa infinita lo sapevamo tutti, come sapevamo che il modello di vita che abbiamo perseguito non era sostenibile, eppure sono in molti coloro che hanno preferito non guardare oltre, vivendo alla giornata, un po’ come la favola della formica e della cicala.

Una scelta perpetrata per anni anche nel piccolo della nostra realtà, carica di responsabilità.
Ma responsabilità di chi?

La prima responsabile è senza dubbio l’azienda, che nonostante le previsioni ha continuato a seguire un core business antiquato, puntando all’immediato massimo profitto senza dedicare risorse alla modernizzazione dell’impianto produttivo, e soprattutto senza pianificare alternative al passo coi tempi.

La seconda responsabile è la politica, la quale non è stata in grado di imporre le linee strategiche per lo sviluppo economico e tutela del territorio, perché troppo assoggettata a logiche lobbistiche.

I terzi responsabili, secondo me, sono i lavoratori della raffineria e i suoi rappresentanti sindacali, i quali non hanno saputo o voluto vedere che quel modello industriale non sarebbe durato a lungo, accontentandosi dei periodici contentini ottenuti dall’azienda.

Tutte e tre le categorie di responsabili sono accumunate da uno stesso madornale errore: quello di essere state volutamente distanti dai cittadini di Falconara, chi per arroganza, chi per convenienza, chi per sufficienza.

Adesso però si tratta di capire come si intende uscire da questa situazione.
Siamo in vista di elezioni regionali, quindi immagino che ognuna delle parti sopra citate sfrutterà il momento cercando di ottenere il massimo risultato. Spero vivamente che riusciate ad ottenere garanzie e mantenere quindi tutti i posti di lavoro, anche se penso che più realisticamente ci sarà chi ne pagherà le conseguenze da subito. E tutti gli altri che tireranno un sospiro di sollievo?
Avranno solo rinviato nel tempo un problema che si riproporrà nel futuro prossimo.

Mi chiedo se le aspettative di voi lavoratori si limiteranno a salvare una cinquantina o più di posti di lavoro oggi, o se invece, come auspico, sono volte a programmare un futuro per la vostra azienda e soprattutto per il vostro futuro lavorativo. Mi chiedo se siete disposti a considerare il fatto che in tempi brevi, stante la crisi di cui sopra sarà possibile o necessaria una riconversione del polo energetico, ed evitare di ritrovarsi di colpo con un’azienda in crisi, centinaia di lavoratori senza lavoro e un territorio da bonificare.

Naturalmente non ho la soluzione in tasca, anche se da tempo mi sono convinto che la risposta sta nella progressiva produzione di fonti rinnovabili di energia oltre che nel risparmio energetico. Ma è una mia sommessa considerazione. Credo invece che sia importantissimo il confronto leale delle idee e delle preoccupazioni di chi vive la raffineria direttamente (lavorandoci) o indirettamente (convivendoci), che riesca a produrre una unità di intenti tale da sensibilizzare la politica affinché sia più vicina alle quotidianità del territorio, e l’azienda che possa realizzare un piano industriale sostenibile in termini sociali, ambientali ed economici.

Faccio appello al dialogo affinché si riesca ad aumentare il sentimento di solidarietà della cittadinanza che finora lamentate di non aver sufficientemente ricevuto.

Claudio Paolinelli