mercoledì 29 febbraio 2012

NEW DEAL

Si fanno i primi bilanci dopo i 100 giorni del Governo Monti dentro una crisi che riporta alla memoria la grande depressione americana del 1929.

Si sono cercati parallelismi con la crisi che ha messo in ginocchio gli Usa. Anche il Presidente Napolitano ha fatto riferimento a quel periodo storico in varie occasioni, auspicando una sorta di New Deal italiano, quindi accostando il professore bocconiano alla figura di Franklin Delano Roosevelt, il presidente americano che con le sue riforme riuscì a rimettere in piedi un Paese allo stremo: Più di 13 milioni di disoccupati, di cui 1 milione solo a New York, 350.000 ragazzi americani avevano abbandonato la scuola e 20.000 laureati erano alla vana ricerca di un lavoro. Enormi profitti industriali erano concentrati nelle mani di una ristretta cerchia di persone, la gran massa dei consumatori aveva, invece, redditi modesti e quindi un potere d'acquisto che non poteva reggere il ritmo produttivo; la sfrenata speculazione finanziaria aveva distolto la Borsa dalla sua normale funzione equilibratrice” (cfr. Biografia).

Ma a parte la situazione di crisi drammatica, c’è qualcosa che accomuna Monti al Presidente Roosevelt?

Non mi sembra eccessivo affermare che Roosevelt “statalizzo’ ” i settori più importanti a partire dalle Banche, responsabili di speculazioni finanziarie fuori da ogni controllo, con una sorta di commissariamento federale.

Roosevelt nei primi 100 giorni di Governo, fece approvare la Legge che imponeva ad ogni azienda un codice di disciplina produttiva limitando la sovrapproduzione, rinunciando al lavoro nero e a quello minorile. La legge prevedeva inoltre dei minimi salariali e sempre in ambito del lavoro fece approvare la Legge che sanciva il diritto di sciopero e della contrattazione collettiva. Instituì il Welfare.

Roosevelt intraprese anche una riforma del sistema fiscale, aumentando le aliquote per i contribuenti più ricchi. Diede vita a riforme agricole distribuendo contributi agli agricoltori, l’economia americana ripartì grazie a opere pubbliche gestite da agenzie governative.

Da semplice osservatore e lettore (amatoriale) di fatti storici mi sembra che il paragone sia al momento improponibile. I primi 100 giorni del Governo Monti sono stati impiegati per dare garanzie alle banche centrali europee e mondiali. Operando quindi tagli strutturali, aumenti di tasse e servizi, oltre al taglio senza precedenti ai diritti dei lavoratori con maggiore precarietà e flessibilità. Alle “statalizzazioni” di Roosevelt, Monti risponde con le privatizzazioni anche di settori strategici dello Stato.

Da profano non mi sembra di vedere nulla della politica di Roosevelt nelle operazioni di Monti.

Inoltre c’è anche un altro particolare che differenzia nettamente Monti da Roosevelt: Il presidente americano diede vita alle riforme ed avvio la politica del New Deal solo dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 1932 conquistando 23 milioni di consensi pari al 57% dei voti. La sua popolarità gli permise in seguito di essere rieletto per ben altre tre volte. Monti invece non ha nessun mandato popolare, non è stato eletto da nessuno, quindi non deve rendere conto a nessuno. Una bella differenza mi sembra.

E pensare che circolano voci di un rinvio delle elezioni politiche del 2013 per permettere a Monti di continuare senza alcuna legittimità popolare.




  

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