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lunedì 4 aprile 2016

Il 17 aprile abbiamo tutti un impegno

Il 17 aprile abbiamo tutti un impegno.
Domenica 17 aprile con il referendum sulle trivellazioni gli italiani hanno la possibilità di indicare la via verso un nuovo modello economico sostenibile. Ci sono mille ragioni per votare Sì al referendum, la più importante secondo me è dare un segnale netto al governo attuale e a quelli futuri e dire che per l'Italia è ormai improrogabile la sudditanza delle energie fossili, quindi inevitabile la svolta verso la ricerca e lo sviluppo delle energie rinnovabili. 
C'è ormai un sentimento comune. Anche Papa Bergoglio con la sua Enciclica "Laudato sì" ha indicato una via nuova allo sviluppo a difesa dell'ambiente e delle persone.

Il Papa scrive: "...Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie...La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità...." 

Penso che sia doveroso per ogni cittadino esprimersi su una questione così importante, ancora più doveroso per il silenzio e per il discredito che questo referendum sta subendo dagli organi di informazione e dallo stesso governo. Questo mentre emergono scandali vergognosi. Storie di corruzione legate proprio agli affari sul petrolio. 
Non si può restare indifferenti per sempre. 

Per notizie e informazioni visita il sito del coordinamento nazionale fermaletrivelle.it (clicca qui)


venerdì 4 aprile 2014

IL PARCO INTEGRATO TURISTICO COMMERCIALE ALLA EX MONTEDISON

Prima di parlare del progetto di riconversione dell'ex Montedison, una precisazione: penso che quell'area debba essere riqualificata e bonificata perchè così degradata provoca un danno ambientale e di immagine a Falconara e alle città vicine. Uso una frase cara a Don Ciotti: "occorre fare presto, occorre fare bene".
 
Detto questo credo che sia importante prendere in considerazione la notizia del progetto (clicca qui) di riqualificazione dell'ex impianto di concimi chimici che in questi giorni abbiamo appreso dalla stampa. Ma non credo che sia il caso di entusiasmarsi. Per vari motivi: il primo riguarda la bonifica del terreno che come è noto è altamente inquinato da sostanze molto pericolose per la salute, il secondo invece è relativo a come verrà riqualificata l'area senza lasciarsi condizionare dal nome accattivante: "Parco integrato turistico commerciale Le Scogliere" (clicca qui). In ultimo, ma non meno importante, occorre verificare la sostenibilità economica del progetto.

La realizzazione di un nuovo, ennesimo, centro commerciale, ripropone l'annosa discussione sulla reale necessità di strutture di quel tipo e dell'impatto che provocano sul tessuto commerciale del territorio. Fanno bene i commercianti locali a preoccuparsi.
Forse è utile ricordare che appena un anno fa, durante la campagna elettorale, il sindaco Brandoni cercò di rassicurare cittadini e commercianti dichiarando la sua contrarietà alla realizzazioni di nuovi centri commerciali nella zona. Si riferiva però al parco commerciale in fase di realizzazione all'altezza del casello autostradale (Ancona Nord), non di sua diretta competenza ma del Comune di Chiaravalle.

Ora che però le elezioni sono alle spalle il sindaco Brandoni si rimangia le parole, tanto che il Centro commerciale lo fa costruire direttamente nel suo di Comune, addottando il progetto di riqualificazione dell'ex Montedison che prevede anche un polo fieristico ed espositivo. Per inciso vorrei far rilevare che l'idea del polo fieristico/espositivo è "un pacco" che si riconfeziona ad ogni occasione ed è conteso dai vari Comuni della bassa vallesina: è accaduto per la Quadrilatero, per il centro commerciale di Chiaravalle, per quello di Monsano e per la Gabella. Un'idea peraltro che non va oltre all'enunciazione generica visto che finora nessuno è mai entrato nei particolari di sostenibilità economica.

Un progetto, dicono i sostenitori, che rispetta il piano regolatore generale del Comune di Falconara, omettendo però di considerare le mutate condizioni economiche, commerciali e logistiche; un PRG che teneva conto di una visione di area vasta ormai stravolta da nuovi progetti: il bypass ferroviario primo tra tutti.

Come al solito i cittadini si trovano davanti ad un fatto compiuto, i più attenti leggono la notizia sui giornali, ma da parte dell'amministrazione comunale nessuna minima informazione, tanto meno si può parlare di partecipazione. 

Prima di avviare una qualunque opera di riqualificazione, e a maggior ragione per un'opera delle dimensioni dell'ex Montedison credo che sia indispensabile che i cittadini, ma anche gli amministratori (perchè dubito molto che conoscano il progetto nei dettagli) vengano messi nelle condizioni di poter esprimere un giudizio, circa la fattibilità e la sostenibilità economica, per evitare che il progetto si trasformi nell'ennesima incompiuta o in una cattedrale nel deserto. 
Ma soprattutto occorre conoscere con dovizia di particolari le procedure e le tecniche di bonifica dell'area, che come già detto è particolarmente inquinata. Avere dunque la certezza che la bonifica sia adeguata per una forma di responsabilità nei confronti delle generazioni future. 

Naturalmente serve la massima attenzione anche degli amministratori delle altre città coinvolte, Montemarciano in primis. Spero proprio che non ci si limiti alle rassicurazioni dei proponenti del progetto privato e non ci si accontenti di qualche piccola contropartita, perchè l'area dell'ex Montedison può riqualificarsi solo con un progetto serio, rispettoso dell'ambiente e del territorio.   

domenica 9 marzo 2014

SCENARI DI CRISI ENERGETICA DA EVITARE

Gli scenari di guerra in Ucraina e le mosse politiche in Crimea minacciano una possibile crisi energetica anche nel nostro Paese. In particolare c'è il rischio di una limitazione o sospensione di erogazione di metano che giunge nel nostro paese tramite i gasdotti che attraversano l'Europa oltre al rischio di aumenti del costo della bolletta. Non è la prima volta che si presenta questo rischio, non sarà l'ultima.

Ciclicamente la Russia, minaccia di chiudere i rubinetti del prezioso prodotto energetico, e ciclicamente chi ci governa ricorda che le scorte,sempre poche, non garantiscono l'autosufficienza energetica.
Ciclicamente torna prepotentemente alla ribalta l'esigenza di tutelarci contro questi scenari con la costruzione in Italia di rigassificatori e realizzando un Hub commerciale del Gas in grado di supplire alla dipendenza energetica. Dipendenza che come noto vale per il metano come per il petrolio.

Il punto però è che anche se realizzassimo decine di rigassificatori o nuove pipeline di gas, il problema della dipendenza energetica non è risolto. La Russia come ogni altro Paese proprietario di gas e petrolio potrebbe continuare in ogni momento chiudere i rubinetti e le riserve energetiche seppur stoccate in maggiori quantità finirebbero anche se con qualche settimana in più di autonomia.

Cosa diversa sarebbe se l'italia si dotasse di un piano energetico che incentivasse la ricerca e l'uso delle fonti rinnovabili con grande attenzione agli sprechi che come noto sono molto alti. Abbandonando una volta per tutte il progetto del nucleare, mai cancellato nonostante la scelta dei cittadini con il referendum e soprattutto nonostante gli esempi tragici che tali impianti ci hanno mostrato.

Evitare quindi di fare investimenti miliardari i quali molto spesso arricchiscono solo le grandi multinazionali e i soliti petrolieri, ma pensare seriamente ad uscire dal ricatto degli oligarchi dell'energia. Una scelta politica che è anche una scelta a favore della democrazia e della libertà.

Riconversione ecologica degli impianti esistenti, politiche a favore dell'energia da fonti rinnovabili, costruzione e ristrutturazioni di edifici e strutture per raggiungere un'efficienza energetica molto ellevata tale da ridurre drasticamente gli sprechi, quindi la richiesta di energia. In modo tale da conservare l'uso del petrolio e del gas agli usi industriali che non ne possono farne a meno.

Una ricetta facile se solo trovassimo la volontà di realizzarla.

sabato 14 settembre 2013

MEDIOCRITA' AL POTERE

Un sindaco che non trova di meglio che ironizzare sulle persone (su di me che sto in silenzio ad ascoltare in platea) durante il suo intervento conclusivo al consiglio comunale, sapendo che non è possibile poterlo controbattere, è un sindaco mediocre. E' accaduto anche questo ieri al consiglio comunale di Falconara Marittima, come se la campagna elettorale non fosse finita già da alcuni mesi.
Sindaco mediocre, che cerca di avvalorare le sue deboli convinzioni, innervosito forse dalla inadeguatezza con cui lui e la sua Giunta gestiscono le varie problematiche riguardanti l'ambiente negli ultimi mesi. Uno stile imitato da altri componenti della maggioranza. 
 
Falconara è avvolta dai miasmi di vario genere da parecchio tempo, i cittadini si lamentano e protestano e il problema non viene risolto. La presenza ieri di autorevoli rappresentanti dell'Arpam e della Provincia di Ancona, non è stata risolutiva, come prevedibile. Si affronta il problema delle "puzze" di Castelferretti come se fosse coperto dal segreto di Stato. Credo che si possa dire che la Procura è stata informata della questione perché è semplicemente un atto dovuto, una procedura abituale dell'ente di controllo (ARPAM). Quindi niente di particolarmente segreto. La documentazione peraltro è stata consegnata alla Procura il gennaio 2013. Il Comune dice di aver chiesto l'accesso agli atti. Sarebbe interessante conoscerne la data di richiesta, tanto per capire con quanta sollecitudine il comune si sia attivato. 
 
L'idea che mi sono fatto, tuttavia, è che gli odori maleodoranti i cittadini di Castelferretti se li dovranno tenere, perché se provengono dall'impianto (che ancora nessuno nomina), questi sono previsti dall'autorizzazione che è stata rilasciata. Forse si potranno attenuare gli effetti, ma le puzze sono dirette conseguenze della lavorazione, e rispetteranno "certamente" i limiti di Legge. Un po' come succede da sempre con l'aria irrespirabile provocata dai fumi della raffineria, che anche ieri ha ammorbato Falconara. Forse sarebbe stato meglio considerare il problema al momento della concessione.
 
Sindaco mediocre, dicevo, per il comportamento che il ruolo non dovrebbe permettergli, almeno non in sede istituzionale. I pochi che sono rimasti ad ascoltare fino alla fine hanno potuto "apprezzarne" le finezze.
Mediocre anche la politica che ne consegue. Ieri sono state approvate le linee programmatiche del mandato amministrativo 2013/2018. Un programma povero di idee, come ho già avuto modo di dire (clicca qui). Un programma senza la minima prospettiva per il futuro, povero di progetti e intenzioni sui temi fondamentali in questo terribile periodo di crisi. La questione sociale è affrontata non tenendo conto della situazione economica precaria di molti cittadini. Quella ambientale invece come se la nostra città fosse circondata da boschi secolari e da fiori profumati, e non da una raffineria, dall'aeroporto, strade intasate dal traffico, nel bel mezzo di un'area ad alto rischio di incidenti ambientali.
 
Una cosa interessante l'ha detta il dottor Orilisi dell'Arpam. Ha ammesso che il suo centro ha difficoltà ad attivarsi con celerità in caso di emergenze come quelle degli odori, che al contrario avrebbero bisogno di un veloce intervento per cercare di individuarne le cause. Il dirigente ha detto che è il Comune l'ente che per primo deve attivarsi. Il problema è che non ci sono le risorse. Mancano i soldi è vero. Peccato però che questa amministrazione abbia deciso di annullare tutti i contenziosi con la raffineria, rinunciando ai possibili risarcimenti milionari. Quei contenziosi avevano previsti i costi di gestione per l'istituzione dei vigili ambientali, che con la loro professionalità avrebbero potuto garantire alla popolazione rapidi e mirati interventi. Peccato!
 
Su una cosa il sindaco e gli assessori (alcuni intervenuti con sarcasmo) hanno ragione. Questa amministrazione è pienamente legittimata dall'esito del recente voto amministrativo. Una vittoria netta, e quindi possono far valere questo risultato ineccepibile ogni volta, soprattutto quando non riescono a giustificare le loro azioni con motivazioni più concrete. 
 
E' vero gli elettori hanno riconfermato la fiducia a Brandoni e alle liste di destra a lui collegate, anche se alle elezioni quasi la metà degli elettori non ha partecipato al voto. E questa è comunque è una riflessione che dovremmo fare tutti.
 
Resta il diritto di critica che non mancherà da parte della opposizioni, nel consiglio comunale e fuori. Diritto sacrosanto di cui non intendo privarmi!       

lunedì 2 settembre 2013

NE ABBIAMO PIENI I POLMONI

Ieri è stata una giornata pesante sotto il profilo ambientale a Falconara Marittima. La città si è svegliata con una forte puzza di zolfo (sembra zolfo) e ne è stata avvolta per tutta la giornata. Anche adesso che sto scrivendo il forte e stomachevole odore si percepisce benissimo.
 
Per capire il tipo di odore, direi che si può paragonare al tipico odore di un fiammifero quando viene acceso ma moltiplicato per 1000. Bisogna provare ad immaginare quella puzza così acre respirata per tutta una giornata e in tutta la città. A dire il vero quell'odore si sente da almeno un mese e solo la direzione del vento impedisce che venga trasportato verso il centro abitato.
 
Ieri infatti il vento spirava da nord/est (da mare verso terra), impestando l'aria. I giornali riportano che la puzza era tale che molti bagnanti che volevano godersi questi ultimi giorni di sole, hanno abbandonato la spiaggia, che molte persone in casa, nonostante il caldo sono stati costretti a chiudere le finestre.
 
Il punto è: che cosa fanno gli enti preposti al controllo, in questo territorio che è riconosciuto come AERCA (area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale)? Il Comune soprattutto che dovrebbe avere pronto un piano di emergenza e di informazione ai cittadini.
Ben poco.
 
Ieri al numero dedicato alle emergenze l'operatore aveva poche informazioni da dare (ieri tra l'altro c'è stato anche un problema con la rottura delle tubazione dell'acquedotto, ed anche in quel caso le informazioni sono state insufficienti). Si è saputo solo che L'Arpam stava facendo dei controlli, null'altro. Le poche informazioni le hanno potute leggere gli utenti di facebook grazie ad un messaggio postato dal sindaco con il quale affermava di aver avuto rassicurazioni da parte dell'AD della raffineria Api che era tutto sotto controllo senza rischi per la popolazione (clicca qui). 
 
Nel tardo pomeriggio di ieri un altro post del sindaco su facebook chiudeva l'inconveniente in questo modo: "Alle ore 15 e' terminata la verifica da parte dei tecnici dell' Arpam, alla quale hanno partecipato gli agenti della P.M., che per il momento ha accertato che non vi sono problemi per la salute pubblica. Nei prossimi giorni gli stessi trasmetteranno i verbali con i valori dei rilievi effettuati".
L'informazione passa per facebook e non attraverso i normali canali di informazione istituzionali. Vi sembra possibile?
 
Stamattina in realtà un responsabile dell'Arpam che ho contattato per chiedere informazioni mi ha riferito che l'Ente non ha ancora terminato i controlli e che anzi anche stamane una unità era all'interno della raffineria. Quindi non ha ancora accertato nulla e non esclude né conferma rischi per la salute.
 
Ci sono due problemi gravi in questa vicenda: il primo è indubbiamente il fatto che l'aria di Falconara è fortemente inquinata, che le emissioni dei fumi della raffineria sfuggono ai controlli e che ci sono inconfutabili rischi per la salute. Che è difficile  prevenire i disagi, e che al momento si può solo sopportarne le conseguenze. Su questo primo problema credo che esista una deficienza strutturale e che manca una più sistematica operazione di controllo da parte delle istituzioni ed enti vari.
 
L'altro problema non secondario è quello dell'informazione ai cittadini. E' ormai consolidato il fatto che in caso di incidenti, emergenze varie, l'amministrazione comunale si fa trovare impreparata. E' accaduto alcune settimane fa a seguito dell'incendio nella raffineria e dei problemi odoriferi di Castelferretti, è accaduto tante volte precedentemente ed è accaduto anche stavolta. I cittadini non ricevono dagli uffici comunali le corrette informazioni, gli uffici sembrano non collaborare tra loro.
 
Eppure dal sito comunale nella pagina dell'Ambiente si può leggere: "L’Unità Organizzativa Complessa Tutela Ambientale del Comune di Falconara Marittima si occupa dei servizi di Igiene Urbana, di inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, inquinamento del suolo, acqua, materiali contenenti amianto, disinfestazioni e derattizzazioni delle aree pubbliche, nonché dell'esame di segnalazioni da parte di cittadini per  inconvenienti ambientali e sta perseguendo gli obiettivi di prevenzione, tutela e risanamento ambientale. Attività che contraddistingue l’ufficio Ambiente è poi quella dell’Educazione Ambientale rivolta soprattutto alle scuole, con la realizzazione di programmi annuali attraverso il Centro di Educazione Ambientale".   
 
Credo che sia più che mai opportuna una profonda riorganizzazione di tutto il settore. La tutela ambientale nella nostra città è particolarmente importante, come è fondamentale che la macchina delle emergenze funzioni perfettamente, proprio perché siamo nell'AERCA.
Spero che l'amministrazione comunale prenda atto di questa grave inefficienza e si adoperi per superarla, per il bene, la salute, e l'integrità dei cittadini e che renda note le procedure di emergenza in questa città.

venerdì 9 agosto 2013

PUZZA A CASTELFERRETTI? TUTTO NELLA NORMA.

"Ad oggi i dati sono ancora secretati - ha spiegato Astolfi - sono visionabili dai consiglieri comunali ma non divulgabili fino a che la Procura non darà il nulla osta. Posso dire fin da ora che le emissioni sono di gran lunga inferiori a quanto previsto dalla legge". Questa è la dichiarazione dell'assessore all'ambiente del Comune di Falconara (pubblicata nel sito di news Ancona24 ore).
 
Una dichiarazione che in pratica mette il sigillo alla prima riunione della commissione ambiente del Comune, anche se durante la discussione alcuni consiglieri si erano mostrati preoccupati circa gli odori molesti a Castelferretti. A onor di cronaca bisogna dire che gli unici consiglieri che hanno dibattuto la questione sono stati Borini di FbC-CiC,  Federici del PD e Proto della lista insieme per Mastrovincenzo. I consiglieri della maggioranza non hanno ritenuto di porre domande o fare considerazioni, nonostante la presenza di una consigliera residente a Castelferretti.
 
La questione è spinosa e non credo che da parte dell'amministrazione ci saranno azioni dirette atte ad individuare bene la causa delle esalazioni e a risolvere in tempi brevi il problema nonostante gli incontri istituzionali e monitoraggi che non danno una risposta ai cittadini che sopportano gli odori nauseanti. L'unica risposta è la più classica e laconica dichiarazione: "E' tutto nella norma, secondo L'Arpam non ci sono rischi per la salute".   L'amministrazione comunale lascia la palla all'Arpam e all'Asur e si limita a chiedere maggiori controlli e sembra non conoscere le prescrizioni presenti nell'AIA.
 
E' un peccato che la commissione ambiente non sia andata più a fondo della questione perché poteva approfondire e non limitarsi a comunicare le pur scarse informazioni disponibili. Ci sono diverse incongruenze, ad esempio sembra che i monitoraggi siano secretati dalla Procura, e l'amministrazione per voce dell'assessore non ha saputo dare una spiegazione. Insomma il segreto non è limitato ai dati monitorati ma anche ai motivi del segreto stesso. Insomma perché la procura si sta occupando delle puzze di Castelferretti?
 
Sembra anche incredibile che l'azienda individuata dall'Arpam pare come responsabile delle esalazioni non sia mai stata contattata dal Comune; magari si poteva chiedere una relazione anche per allontanare i sospetti. Al contrario l'azienda si è fatta sentire presso il comune per chiedere notizie delle lettere di segnalazione arrivate al Comune dei cittadini castelfrettesi.
 
I cittadini quindi si devono accontentare di una generica dichiarazione stampa del comune di Falconara con cui afferma che L'arpam ritiene non pericolosi gli effluvi. I cittadini devono solo sperare che gli odori molesti diminuiscano o spariscano da soli, certo un miglioramento della situazione, ma che non li libera dal dubbio su quanto respirato finora, e dal rischio, molto probabile, che il problema si possa ripresentare, visto che sono ormai alcuni anni che l'evento si ripresenta ciclicamente. 
 
Ci si può accontentare della frase: TUTTO NELLA NORMA?
 
Penso che l'amministrazione avrebbe potuto gestire la questione in maniera differente, meno attendismo e più operatività, Non è stata in grado nemmeno di produrre un documento ufficiale, un atto di Giunta, con cui tranquillizzare i cittadini che in questa fase sono abbandonati ai loro disagi e preoccupazioni. Sembra ci siano timori nell'affrontare la questione, francamente non ne capisco le ragioni.  

martedì 30 luglio 2013

UNA FACCENDA CHE PUZZA (a Castelferretti)

Mi riecheggia in testa una frase del sindaco Brandoni all'indomani del recente incendio nella raffineria Api di Falconara Marittima: "chi doveva sapere sapeva". Frase pronunciata mentre c'era chi faceva notare che la popolazione quella sera è stata lasciata allo oscuro di tutto.

Teniamola in mente quella frase, che inquadra perfettamente la filosofia di questa amministrazione comunale sul tema della partecipazione e dell'informazione e della sicurezza.
Faccio questa premessa perché da alcune settimane, molti cittadini che abitano a Castelferretti sopportano una puzza sgradevole che li costringe a tenere chiuse le finestre nonostante il caldo. Nonostante le proteste di questi giorni, le richieste dei gruppi consiliari (clicca qui), l'amministrazione comunale si trincera dietro a cavilli burocratici e il problema rimane irrisolto.
documento pubblicato
 dall'assessore all'ambiente
(clicca per ingrandire)


Il sindaco che ha la responsabilità della salute dei cittadini invece di tergiversare avrebbe potuto agire in prima persona, con delle ordinanze, considerando che è noto l'impianto che provoca il forte disagio. Sarebbe molto importante conoscere la causa del cattivo odore e soprattutto sarebbe indispensabile fornire tutte le informazioni circa la tossicità o meno delle sostanze sprigionate.
Non è il primo anno che Castelferretti subisce questo problema, è un disagio che va avanti da parecchio, e non sono mancate le rassicurazioni da parte di alcuni assessori per una veloce risoluzione (clicca qui). Il problema invece si ripresenta puntuale ogni anno nonostante tutti sappiano da dove provengono i miasmi.

Devo dire che ho trovato singolare che durante gli incontri con i candidati a sindaco della recente campagna elettorale, i cittadini di Castelferretti non abbiano sentito il bisogno di affrontare questo problema. Nei vari incontri avrebbero potuto avere qualche rassicurazione o garanzia, ma purtroppo nessuno dei cittadini ha minimamente affrontato la questione. Adesso però che un sindaco c'è, è più che mai necessario che lo stesso prenda la questione di petto e trovi una soluzione.
Non so se gli odori possano essere collegati alla avvenuta realizzazione di un impianto di smaltimento di rifiuti tossici, presso una azienda che opera da tempo sul territorio nel campo degli smaltimenti, spurgo e trattamento di acque reflue.


clicca per ingrandire

Sembra comunque che il problema venga proprio da quella zona.
Non so nemmeno se i cittadini abbiano letto una determina dirigenziale del 05/09/2012 n. 534 della Provincia di Ancona che si occupa proprio dell'impianto  per l'eliminazione e recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi di Via Saline. E' un documento un po' lungo e tecnico che potete leggere cliccando qui
Quella determina è interessante perché modifica l'Autorizzazione Integrata Ambientale, e contiene tra le altre cose anche delle disposizioni e prescrizioni in materia di emissioni che vi riporto qui:
Prescrizioni in materia di emissioni in atmosfera
a) Per gli inquinanti riportati nella tabella 5.2.A del presente allegato, l’azienda è tenuta a rispettare, per ciascun punto di emissione, i valori limite in concentrazione ed in flusso di massa ivi riportati.
b) Nell’esercizio dell’impianto debbono essere prese tutte le misure atte a ridurre possibili fenomeni di emissioni diffuse, nonché tutte le misure atte ad evitare molestie olfattive in linea con le migliori tecnologie disponibili.
c) Entro il 31/12/2012 devono essere completati i lavori per la realizzazione del sistema di captazione tramite copertura totale della vasca di ossidazione. Il sistema di captazione convoglierà le emissione al punto E1. Nel frattempo le emissioni della vasca di ossidazione sono mitigate ed abbattute tramite il sistema di immissione di ossigeno liquido ed il sistema di abbattimento degli odori per nebulizzazione di soluzione acquosa contenente sostanza desodorizzanti. I parametri di emissione della vasca di
ossidazione B7 verranno monitorati come indicato alla tabella C16 del Piano di Monitoraggio e Controllo.
d) Entro il 31/12/2012 dovranno essere dotati di copertura e sistema di captazione collegato al punto di emissione E1 anche la vasca B1 e lo scivolo di lavaggio delle autobotti.
e) La ditta dovrà provvedere al lavaggio dello scivolo sopraindicato almeno 2 volte al giorno al fine di limitare il più possibile la giacenza di sostanza maleodoranti.
f) I sistemi di contenimento delle emissioni devono essere mantenuti in continua efficienza.
g) Tutte le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dovranno essere annotate in un registro cartaceo/informatico dotato di pagine con numerazione progressiva ove riportare:
la data di effettuazione dell’intervento;
il tipo di intervento (ordinario, straordinario, ecc.);
la descrizione sintetica dell'intervento;
l’indicazione dell’autore dell’intervento
Tale registro deve essere tenuto a disposizione delle autorità preposte al controllo.
h) L’azienda è tenuta a comunicare all’Autorità competente, al Comune di Falconara Ma.ma, al Comune di Ancona ed all’ARPAM, motivando le cause entro dieci giorni dal fatto la disattivazione di un’emissione che si protragga per più di 48 ore, sia essa totale o parziale, temporanea o definitiva, indicando i tempi dell’eventuale riattivazione.
i) Nel caso in cui il gestore accerti la rottura o il malfunzionamento dei sistemi di contenimento, da cui derivi o possa derivare un superamento dei limiti di emissione:
informa entro 8 ore dal verificarsi del fatto l’Autorità Competente, il Comune di Falconara
M.ma, il Comune di Ancona e l’ARPAM;
sospende l’esercizio dell’attività fino al ripristino delle normali condizioni di esercizio qualora
la violazione possa causare un pericolo per la salute umana.
j) Gli impianti termici civili devono essere gestiti conformemente alle disposizioni di cui al Titolo II della parte quinta del D.Lgs. 152/2006.
Pur non essendo un esperto, credo che solo rispettando alla lettera queste disposizioni il Comune di Falconara possa (debba) avviare tutte le procedure con misure "atte a evitare le molestie olfattive".
Un'ordinanza in mancanza di informazioni dirette dell'azienda secondo me è più che mai auspicabile considerando che l'azienda "è tenuta a comunicare all’Autorità competente, al Comune di Falconara Ma.ma, al Comune di Ancona ed all’ARPAM, motivando le cause entro dieci giorni dal fatto la disattivazione di un’emissione che si protragga per più di 48 ore, sia essa totale o parziale, temporanea o definitiva, indicando i tempi dell’eventuale riattivazione".
In situazioni di pericolo, anche presunto, per la popolazione è obbligo chiedere la massima trasparenza e la massima velocità del Comune di affrontare e risolvere la questione. 
Credo che se ci si limita ad accontentarsi di frasi  del tipo: "chi doveva sapere sapeva", allora possiamo tenerci la puzza e tutto il resto.

  


giovedì 13 giugno 2013

L'AMMINISTRAZIONE BRANDONI SI PRESENTA ALLA CITTA'

Ecco come si presenta la rieletta amministrazione Brandoni a Falconara.
Lunedì scorso l'entusiasmo per la vittoria. Brandoni dichiara soddisfatto: "hanno premiato il buon governo per la città.

Peccato che proprio mentre si votava un temporale di 10 minuti ha messo a dura prova la città, con le strade che si sono trasformate in torrenti e le fogne che straripando hanno inquinato pesantemente la spiaggia pronta per la nuova stagione balneare.

" Premiato il buon governo" ha detto Brandoni. Oggi giovedì a soli tre giorni dai festeggiamenti ecco come si presenta una piazza a poche centinaia di metri dal centro. Piazza Catalani per la precisione, che la mattina diventa mercato di ambulanti alimentari e ortofrutticoli.
 
Come potete vedere oggi pomeriggio alcuni bambini hanno giocato a pallone in piazza in mezzo ai rifiuti. Alla faccia della sicurezza e della lotta al degrado. Altri rifiuti non sono visibili dalla foto, ma sono accatastati in un altro angolo.

Considerando che il sindaco Brandoni  ha annunciato che la Giunta verrà riconfermata, possiamo fare i complimenti personalmente gli assessori responsabili di questa vergogna..

Quindi veramente tanti complimenti all'assessore all'ambiente Matteo Astolfi, all'assessore al commercio Raimondo Mondaini e all'assessore alla sicurezza Clemente Rossi. Un plauso speciale comunque va al neo rieletto sindaco Goffredo Brandoni per l'ottima ripartenza.

Se il buongiorno si vede dal mattino....

lunedì 5 novembre 2012

LAVORO V/S AMBIENTE oppure

La discussione politico/elettorale a Falconara prima o poi dovrà soffermarsi sulla questione raffineria API. Il dibattito è in corso da parecchi anni anche se per ora è stato un dibattito tra sordi: da una parte i cittadini che esigono una qualità dell'ambiente migliore e dall'altra la ferma richiesta di tutela dei posti di lavoro da parte di lavoratori e sindacati.
 
In realtà le parti coinvolte sono più di due, perchè componente essenziale è l'azienda da cui dipende il futuro produttivo o la riconversione, infine ma da non considerare una componente di minore importanza, le Istituzioni e la politica.
 
Parto da una ovvietà che potrebbe essere scambiata per demagogia ma che assicuro non lo è: 
E' possibile pensare ad uno sviluppo industriale sostenibile che conservi e garantisca l'occupazione e che allo stesso tempo si faccia carico del rispetto e della cura dell'ambiente (aria, terra, mare,) garantendo ai cittadini la sicurezza per la salute e una migliore qualità della vita?
 
Rispondo che non solo è possibile, ma allo stato in cui siamo è assolutamente necessario. La pesante crisi peraltro non permette giochetti in ambito occupazionale, ed ogni posto di lavoro andrebbe tutelato come un Panda in estinzione, ma anche la questione ambientale non può più essere procrastinata, ma anzi affrontata con determinazione. Gli esempi di cattiva gestione della faccenda, sempre rinviata e mai risolta, ci portano direttamente alla tragica situazione di Taranto e allo scontro di due fazioni, tutte e due a contrapporre due ragioni ineccepibili. 
 
Lavoro e ambiente per troppo tempo sono stati posizionati in fronti contrapposti. Giustamente i lavoratori, sono preoccupati per il rischio del posto di lavoro che tendono a difendere anche a discapito della salute pubblica, allo stesso modo sono preoccupati anche i cittadini  che invece vedono come priorità un ambiente più salubre e la questione occupazionale sembra colta di riflesso. 
 
A Falconara la situazione è in stand-by. L'azienda ha deciso di fermare l'intero impianto per almeno 6 mesi, con la motivazione ufficiale della riconversione della vecchia centrale iggc con una nuova alimentata a metano. Una centrale considerata all'avanguardia per efficienza e basso impatto ambientale solo 7 anni fa dalla proprietà della raffineria e che ora risulta obsoleta ed inquinante.
 
I lavoratori di fronte alla chiusura semestrale sono giustamente preoccupati e temono che sia il primo atto verso la chiusura definitiva, anche perchè la crisi del mercato della raffinazione a detta della stessa dirigenza API è molto forte.
 
Al di là della solidarietà ai lavoratori che pure va data, occorrebbe avere sotto controllo i possibili scenari: il mantenimento dell'impianto nonostante il crollo dei profitti oppure la sua chiusura definitiva. In ogni caso ci saranno delle conseguenze, ed in ogni caso è necessario che sia l'occupazione, da cui dipende l'economia di molte famiglie e di riflesso anche l'economia di un intero territorio, che la tutela dell'ambiente siano garantite, consapevoli che in caso di chiusura esiste il rischio effettivo che tutta l'area occupata dalla raffineria non verrà bonificata lasciandola inutilizzabile a causa del forte inquinamento forse per sempre. In entrambe i casi la comunità falconarese pagherà un caro prezzo, quindi non può permettersi queste possibilità. 
 
Non è comunque da escludere che l'impianto nonostante tutto resti in funzione. Una possibilità avvalorata dal Piano di "Strategia Energetica Nazionale" pubblicato da qualche giorno sul sito ministeriale che indica tra le scelte di fondo e obiettivi la " progressiva ristrutturazione della raffinazione e ammodernamento in un periodo di forte crisi strutturale, in modo da salvaguardare la rilevanza industriale e occupazionale, con benefici anche in termini di di sicurezza di approvvigionamento e prezzi" (dal SEN). Ma anche nel caso in cui i dirigenti decideranno di tener in funzione l'impianto, non potremo ancora ignorare tutte le problematiche esposte sopra.  
 
Dunque che fare?
 
Io credo che dovremmo vedere come queste problematiche sono affrontate in altri luoghi.
 
Faccio l'esempio del petrolchimico di Porto Marghera.
I lavoratori dell'Eni nell'ottobre 2011 lamentavano le stesse preoccupazioni di quelli dell'Api falconarese. (clicca per vedere il video) 
 






Le metodologie sembrano simili, addirittura anche la chiusura temporanea coincide con i canonici 6 mesi.
 
Resta il fatto che alla fine la Regione Veneto e il Governo italiano nell'aprile 2012 abbiano preso la decisione di riconvertire e bonificare l'area, riqualificandola  con progetti industriali "green" e credo che dovremmo guardare con attenzione questa operazione.
 
 
Il ministro Clini ha affermato che l'esempio del Veneto diventa propedeutico per i 57 siti industriali altamente inquinati presenti su tutto il territorio nazionale. Uno di quei siti è proprio quello di Falconara Marittima. La novità quindi è interessante e da tenere sotto stretto controllo. Certo dipende molto dal tipo di riconversione e dalla qualità della bonifica che si intenderà portare avanti, è su questi punti che la prossima amministrazione comunale potrà e dovrà avere il giusto peso.
 
Questo è un punto che SEL di Falconara mette all'ordine del giorno, da discutere con le forze politiche, sociali e sindacali con le quali esistono possibilità di dialogo.  
 
E' un punto, solo uno dei tanti da discutere e affrontare con la massima determinazione.


  

mercoledì 8 agosto 2012

IL PIANO GENIALE DI BRANDONI: L'INCENERITORE


Dunque svelato il piano "Brandoni" per risolvere la crisi della raffineria API di Falconara. Ma allo stesso tempo svelata anche tutta l'incapacità di un sindaco di gestire una situazione esplosiva che vede da una parte la preoccupazione dei lavoratori per la possibile chiusura dell'impianto perchè non più conveniente alla proprietà, dall'altro la preoccupazione altrettanto giusta da parte dei cittadini di Falconara che vedono in questa crisi, oltre a un colpo per l'economia, anche lo spettro di un'altra zona del martoriato territorio, altamente inquinata che resterà tale.

Il sindaco Brandoni evidenzia la inadeguatezza per l'incarico che ricopre, dopo aver sottoscritto ogni tipo di patto con la dirigenza della raffineria, dal ritiro dei contenziosi con i quali la città chiedeva i danni per i numerosi incidenti causati dalla raffineria, compresi quelli in cui persero la vita delle persone, fino all'ultima approvazione della costruzione del rigassificatore nel sito petrolifero, con la motivazione che questa opera avrebbe garantito i posti di lavoro nella raffineria per svariati anni. Una operazione che è risultata un totale fallimento per la città e i lavoratori, solo benefici per l'API. 

Ebbene il sindaco evidentemente non sa più che pesci prendere, invece di prendere atto della sua pessima azione politica, rilancia con quella che si può considerare una vera e propria provocazione totalmente irresponsabile.

Stiamo assistendo al pericoloso conflitto sociale che è in atto a Taranto per una questione che per certi versi assomiglia al problema falconarese. Una azienda rischia la chiusura per l'alto livello di inquinamento, i lavoratori sono terrorizzati per la perdita del lavoro, in una città che tra raffinerie e acciaieria ha una qualità della vita pessima con le falde, la terra, gli animali, contaminate da veleni mortali e infatti si muore. Una situazione causata da anni di malapolitica, di interessi particolari, e anche da una particolare attività dei sindacati che come spesso accade non riescono a pensare a azioni di medio-lungo termine.  
Ma quell'esperienza evidentemente non interessa al sindaco di Falconara, non si preoccupa della città e della necessità di invertire la rotta, non è nelle sue corde comprendere che la tutela dei posti di lavoro per i lavoratori della raffineria, ma anche per l'intero territorio non si può prescindere da una visione di sviluppo che rispetti l'ambiente. E' impensabile pensare di accrescere le attività inquinanti invece di limitarle. In questa fase serve la responsabilità e non le provocazioni

 
Infatti il sindaco, nel gran caldo agostano, lancia la sua proposta per superare la crisi della raffineria. La soluzione per lui è la costruzione nella raffineria di un termovalorizzatore. In realtà si chiama inceneritore, ovvero un forno che brucia i rifiuti e che rilascia nell'aria, già abbastanza compromessa di Falconara e zone limitrofe, i suoi fumi inquinanti. Questa geniale trovata secondo il sindaco assicurerebbe 40 posti di lavoro.

Questa proposta è una vergogna assoluta, e dimostra veramente la pochezza di una amministrazione comunale che non è capace di fare gli interessi dei suoi cittadini.

I rifiuti si eliminano con una vera raccolta differenziata, e gli sforzi da fare devono andare incontro alle pratiche virtuose, non a quelle che invece arricchiscono i pochi. 

Ma c'è una cosa che mi disturba particolarmente, è la dichiarazione di un sindacalista della CGIL, sigla che raccoglie iscritti all'interno della raffineria ma anche una sigla a cui aderiscono molti altri cittadini falconaresi. Il responsabile sindacale pur considerando la proposta del sindaco non risolutrice del problema contingente alla chiusura dell'attività, non la esclude, quasi a far capire che anche se non nell'immediato potrebbe venire presa in considerazione, perchè comunque è un'attività che crea posti di lavoro. Se la proposta del sindaco è indecente, la dichiarazione del sindacalista è quanto meno imbarazzante perchè non tiene conto del conflitto esistente sul territorio, dimostrando di non conoscere bene la realtà  di cui sta parlando e quel che è peggio, avvalorando una visione dello sviluppo ferma all'800.

Abbiamo bisogno di altro, dobbiamo "incenerire" la mediocrità, capire che la tutela del lavoro resta una priorità tanto quanto la tutela del territorio.

La politica a Falconara deve cambiare rotta e questo avverrà solo con le prossime elezioni, per questo mi rivolgo a chi sta lavorando su questo a verificare bene chi può realizzare realmente il cambiamento. Ma c'è bisogno anche che le forze sindacali aprano la discussione su progetti ampi e non fossilizzino solo sull'emergenza quotidiana. E che i lavoratori non si facciano abbindolare da "conigli che escono dai cilindri" dei furbi.       

giovedì 28 giugno 2012

LE MACERIE SULLE MACERIE

Un mucchio di macerie al posto delle casette della Ex Montedison di Falconara. Questo è il panorama offerto a chi passa sulla statale 16. I più disattenti vedranno in quelle macerie solo un abbattimento di casette fatiscenti in un'area pericolante e degradata. Un' area abbandonata tanti anni fà, altamente inquinata e mai bonificata. Un'area che aspetta da tanto tempo un riutilizzo, ma che gli alti costi della bonifica e le solite speculazioni hanno mandato tutto in malora, anche quelle parti che erano state individuate dalla soprintendenza, di valore storico e quindi da conservare.

Gli unici a frequentare quell'area sono i senza tetto, i diseredati, gli esclusi, gli invisibili, quelli che genericamente qualcuno chiama "criminali". Sono gli stessi  invisibili che con la grande nevicata e freddo di quest'inverno, una parte della cittadinanza più sensibile ha cercato di aiutare, costringendo il sindaco a mettere a disposizione una stanza per non farli morire di freddo. Operazione che l'amministrazione ha fatto gioco forza, più che altro per motivi di immagine che per convinzione.

Le motivazioni dell'abbattimento non hanno carattere ambientale, nessuna bonifica è prevista, e nemmeno sanitaria. Infatti la Giunta non si è posta il problema che chi dorme in quei luoghi insalubri rischia la vita, non sono interessati a questo. La giunta e i partiti che la sostengono vogliono semplicemente allontanare quegli indesiderati dai confini cittadini. Ancora una volta il sindaco Brandoni usa la tolleranza zero, ma che come in passato servirà solo a fare un pò di propaganda e non a risolvere il problema.

Sono convinto che le cose non accadano mai per caso. Anche stavolta il raid distruttivo arriva in un momento particolare. Sarò malizioso ma credo proprio che quelle macerie stavolta siano servite a nascondere ben altre macerie. A nascondere le macerie del fallimento di questa amministrazione comunale che proprio in questi giorni deve convincere i suoi concittadini che l'aumento dell'IMU al massimo consentito è cosa buona e giusta. Il sindaco deve far dimenticare ai suoi elettori le sue promesse sulla diminuzione delle tasse che sarebbero certamente arrivate grazie al "mirabolante" governo Berlusconi.

Il sindaco e i suoi sostenitori devono coprire le macerie del fallimento economico che hanno provocato con la spudorata "fiducia" accordata ai padroni della raffineria API. Per un pugno di lenticchie il sindaco ha regalato all'industria la dignità della città ed ora i lavoratori della raffineria per primi ne pagano pesanti interessi.

Con la polvere delle macerie delle casette dell'Ex Montedison questa amministrazione comunale cerca affannosamente di nascondere i suoi fallimenti e lo fa con quello che sarebbe dovuto essere il suo cavallo di battaglia ovvero, LA SICUREZZA, ma che, secondo le pesanti critiche dei suoi elettori, è stato il  fallimento più grosso.

venerdì 8 giugno 2012

LA RAFFINERIA API CHIUDE E SI FA BEFFA DEI LAVORATORI

Alla fine i nodi vengono al pettine. Ieri il gruppo dirigente della raffineria API ha annunciato la chiusura dell'impianto di Falconara Marittima per 12 mesi. Una notizia preoccupante ma non è stata una sorpresa. Da anni infatti i vertici del Gruppo petrolifero che commercializza i suoi prodotti con il marchio IP, lamentano un calo di fatturato dovuto alla crisi del settore.

Pochi (non l'azienda) però non hanno tenuto conto di questa inversione di tendenza. L'idea di una possibile riconversione del sito è sempre stata considerata soprattutto da parte di molti lavoratori alla stregua di una provocazione, un atto "terroristico" di ambientalisti senza scrupoli. Ed infatti l'opera di convincimento dei padroni della raffineria nel tempo si è fatta strada tra i lavoratori. 
Con metodi scientifici a tempi alterni arrivava una minaccia di perdita di posti di lavoro, che veniva ritirata solo dopo aver ricevuto dalla politica (la vera antipolitica) rinnovi di concessioni, autorizzazioni per centrali termiche, ed in ultimo il permesso a costruire il rigassificatore.

Quindi allontanato il pericolo del licenziamento, tutti a tapparsi occhi e orecchie per non vedere che il settore petrolifero ogni anno perdeva di redditività. Occhi, orecchie tappati ma spegnendo anche il cervello, che in condizioni normali non poteva non prevedere questo epilogo.

Con il rigassificatore addirittura si è raggiunta la cecità completa. Alcuni mesi fa, i lavoratori sono scesi in piazza non per tutelare il loro lavoro o la loro sicurezza sul lavoro, ma per chiedere la realizzazione del rigassificatore, con la sconcertante motivazione che in caso di realizzazione i padroni dell'API, nonostante le perdite milionarie, non avrebbero più licenziato alcun lavoratore. E con l'ancor più sconcertante conseguenza che la Regione Marche, il presidente Spacca e l'assessore falconarese Luchetti del PD, tutta la giunta e quasi tutto il consiglio regionale, senza valutare la situazione di crisi del settore petrolifero decisero di dare parere favorevole. 

Tutti sanno che il rigassificatore può aver bisogno al massimo di una ventina di lavoratori. Lo sa Spacca, lo sanno i padroni della raffineria, lo sanno i sindacati, ed anche i lavoratori, ma non importa, l'unica certezza e che il Conte Brachetti è stato accontentato per un altro affare miliardario a discapito del territorio e ora purtroppo vediamo, anche a discapito dei lavoratori.

Infatti adesso i vertici dell'API chiudono la raffineria per 12 mesi, senza certezze per la riapertura, saranno 400 i lavoratori diretti circa in cassa integrazione. Per i 200 lavoratori dell'indotto, quelli delle ditte esterne il futuro è ancora più incerto, meno tutele e quindi più possibilità di licenziamento.  

In tutta questa storia, è imbrazzante il sindaco di Falconara Brandoni, il quale come se uscisse da una fiaba, come la bella addormentata, si risveglia e  apprende con «forte preoccupazione» del prolungamento della chiusura della raffineria e con candore dichiara: "Che la situazione fosse molto critica si sapeva: se in tanti anni l’Api non ha messo nessuno in cassa integrazione, evidentemente ora la crisi è forte".  
Ma certo, meglio dare la colpa alla crisi, molto meglio che prendersi parte delle responsabilità. Responsabilità che ricadono equamente  su una classe politica e sindacale inadeguata e trasversale.

Ai lavoratori quindi che dire... credo che a questo punto debbano chiedere spiegazioni a chi ci li ha portati in questa brutta faccenda, chiedano ai padroni dell'API, ai politici, a Spacca e a Luchetti, al Sindaco di questa degradata città, ma soprattutto chiedano spiegazioni al sindacato, ad alcuni dei responsabili che mi dicono abbiano fatto carriera.

Ai lavoratori esprimo la mia solidarietà, una umana solidarietà di chi conosce molto bene la condizione di disoccupato, ma alla solidarietà esprimo anche una speranza: che Falconara abbia la capacità al più presto di eleggere una nuova guida amministrativa, per la rinascita sociale e culturale di questa città, che metta al primo punto l'interesse di tutti i cittadini e non l'interesse del potente di turno.

venerdì 30 marzo 2012

LA PRESENTAZIONE DELL'INDAGINE EPIDEMIOLOGICA A FALCONARA

Falconara è un vero e proprio laboratorio, sarà a causa dei mille problemi che la caratterizzano, ma non credo che qualcuno possa smentire il fatto che da Falconara nascono le migliori esperienze di democrazia partecipativa. A Falconara ci sono Associazioni, Comitati, Movimenti che riescono a supplire alle disattenzioni, ma sarebbe meglio dire carenze delle Istituzioni.

Ieri sera al Cinema Excelsior i cittadini falconaresi, grazie allo straordinario impegno di alcuni ostinati componenti di queste associazioni,  hanno potuto conoscere i risultati di uno studio epidemiologico che ha interessato il territorio che circonda la raffineria API.

E' singolare che quella presentazione l'abbia dovuta organizzare un gruppo di cittadini e non l'Amministrazione comunale o la Regione Marche che quello studio ha finanziato, se non altro per giustificarne il costo economico per la colletività. Sarebbe da indignarsi, ma chi abita a Falconara sa bene che quando c'è di mezzo la raffineria, le notizie scompaiono, le Istituzioni balbettano, quindi magari indignazione sì, ma nessuna sorpresa.

Chi segue la vicenda da molto tempo non si è certo stupito che i giornali non abbiano dato nessun risalto all'iniziativa e che i rappresentanti della Regione e della Provincia, seppur invitati, fossero assenti. Peccato, perchè a parte loro, la sala del cinema era gremita di persone. A dire il vero il sindaco Brandoni di Falconara era presente, ma stavolta non poteva certo ignorare l'importanza dell'iniziativa. Infatti a relazionare l'indagine epidemiologica presso la popolazione di Falconara e territori limitrofi, c'erano il Dott. Andrea Micheli dell' ISTITUTO NAZIONALE dei TUMORI Fondazione IRCCS - Milano  (Direttore dell’Indagine) e il Dott. Mauro Mariottini (Dip. Epidemiologia ARPAM).

I dati hanno purtroppo confermato i sospetti, ovvero, nel raggio di 4 chilometridalla raffineria Api i casi di mortalità hanno una percentuale maggiore di altri luoghi. I più esposti risultano le persone (donne e anziani) che per abitudini di vita stazionano per lunghi periodi continuativi in città.

Durante la relazione è emerso che la direzione della raffineria non ha collaborato fattivamente alla stesura dell'indagine, anzi in occasione di altri studi, stavolta riguardanti le salute dei lavoratori, è stato detto che c'è stata una totale chiusura nel fornire informazioni.

Tra le tante cose ascoltate ieri, questa è una di quelle che mi ha preoccupato di più. Come è possibile che un'azienda non collabori a studi a difesa della salute dei lavoratori, e soprattutto come è possibile che i sindacati non abbiano preteso l'eleborazione di statistiche che potrebbero salvare la vita o evitare malattie pericolose. Come è  possibile che nonostante gli innumerevoli protocolli d'intesa, le Istituzioni non abbiano compreso l'importanza di inserire tra gli accordi anche quello del monitoraggio dei lavoratori e della popolazione.

I dati dello studio sono pubblici e credo che nessuno abbia intenzione di sminuirli e delegittimarli, come è stato fatto in passato.

Arrivati a questo punto, conoscendo le cause e gli effetti non resta altro che pressare le istituzioni affinchè si attivino tutte le azioni allo scopo di eliminare le cause, monitorare gli effetti che purtroppo continueranno negli anni futuri, e combattere le malattie con la prevenzione e con il miglioramento dell'ambiente circostante Falconara. Prevenzione e monitoraggi che ovviamente non possono dipendere dalla raffineria ma che debbono essere eseguiti da organismi completamente autonomi, scientificamente ed economicamente.


      

domenica 6 novembre 2011

PER COLPA DI CHI

Rimaniamo sgomenti ogni volta che assistiamo alle tragiche e violente conseguenze del maltempo.

Le normali piogge stagionali si sono trasformate in torrentizie. L'evidente aumento delle precipitazioni alle nostre latitudini è causato dal riscaldamento climatico e dall'effetto serra. Un problema serio che i Governi non sembrano volersene interessare in maniera altrettanto seria.

Genova in questi giorni è una città ferita, la settimana scorsa è accaduta la stessa catastrofe in Toscana. La pioggia ha lasciato sul terreno morti, feriti, enormi danni alle cose. Subito gli amministratori si sono affrettati a dire che l'evento metereologico è stato imprevedibile, che la quantità d'acqua caduta in un giorno è superiore a quella prevista per mesi di precipitazioni. Potrebbe essere una verità questa, ma di certo non una giustificazione.

In questi casi si stenta a trovare i responsabili, ad individuare le cause. Perchè di responsabili è evidente che ce ne sono.

A Genova ad esempio: è ipocrita meravigliarsi se il torrente Fereggiano straripando invade un intero quartiere cittadino, quando tutti sanno che a quel torrente, per motivi urbanistici è stato modificato il percorso, cementificato il letto, addirittura interrato. Quel torrente passa sotto le case e le strade, in un letto ristretto, inadeguato a sopportare la portata dell'acqua durante la piena. E che dire delle urbanizzazioni selvagge che ogni amministrazione comunale approva, perchè è l'unico rapido strumento per il reperimento delle risorse economiche. Si fa cassa mettendo a rischio la vita delle persone. Non si tiene nella dovuta considerazione il dissesto idrogeologico, la morfologia dei nostri territori. La previsione degli eventi, la prevenzione e la mitigazione sono gli strumenti unici per impedire simili catastrofi. In questo stà la responsabilità delle persone.

Allora evitiamo di dire che a Genova c'è stato un evento imprevedibile, perchè era tutto prevedibile. Cerchiamo invece i responsabili. Chi ha progettato l'interramento del torrente Fereggiano, chi lo ha approvato, chi non lo ha impedito. E chi ha permesso di costruire, di cementificare interi territori a rischio di frana, case vicino gli argini dei fiumi. Chi ha ignorato le costruzioni abusive e anzi le ha premiate con i condoni. Vale per Genova ma nessun territorio è estraneo al problema.

Questi sono i responsabili, è facile darne un volto ed un nome. La responsabilità è di chi ci governa, ed è una responsabiltà grave che non dovrebbe restare impunita, ma in parte è responsabilità anche dei cittadini che non si interessano con la giusta importanza alla cosa pubblica, che la subiscono e basta.

Nemmeno Falconara Marittima naturalmente è esclusa dal problema. La sua conformazione, la sua collocazione in un'Area ad elevato rischio di incidenti ambientali, la sua densità della popolazione, dovrebbero far ragionare i suoi amministratori a considerare seriamente la sostenibilità e la tutela del territorio. Invece accade esattamente il contrario, la strategia è edificare, cementificare, in totale controtendenza con le reali esigenze e aspettattive dei cittadini. In questo caso però, i cittadini qui discutono, si indignano, protestano, costituiscono Comitati di quartiere. Proprio oggi ho assistito ad una manifestazione civile e partecipata di un gruppo di cittadini che hanno chiesto alla'amministrazione comunale di annullare la delibera che prevede la costruzione di un'altra serie di abitazioni, in una delle poche aree verdi ancora esistenti in città. Una protesta sacrosanta e di assoluto buon senso da sostenere e da far condividere al resto della città.    

domenica 22 maggio 2011

RIGASSIFICATORI, CENTRALI API: DENTRO IL PROBLEMA PER CONOSCERLO

Dunque la querelle sui rigassificatori vive un momento di sospensione. Due mesi di ulteriore rinvio della Conferenza Stato-Regione per poter approfondire ulteriormente la delicata questione eco-energetico-sociale che gira intorno alla realizzazione del rigassificatore off-shore a largo delle coste falconaresi, fortemente voluto dalla Proprietà della raffineria API.

Và detto che in un primo momento la motivazione che giustificava la realizzazione di tale impianto era il deficit energetico della Regione Marche. La società API, ha sostenuto con forza che il rigassificatore e le costruende due mega centrali turbogas erano necessarie per coprire la richiesta energetica. 
Dopo le proteste vibrante di un numeroso ed informato gruppo di cittadini, questa motivazione è andata via via svanendo. La forte opposizione a questi progetti è arrivata anche nelle ovattate e isolate stanze della politica regionale. La quiete è stata interrotta al punto che anche la presidenza regionale ha dovuto prendere atto che qualcosa non andava per il verso giusto. Da qui i rinvii nel Consiglio regionale, per molto tempo il Governo regionale non ha voluto o potuto prendere una decisione in nessun senso.

Visto che la teoria del deficit energetico non riusciva a superare gli ostacoli che rallentano la realizzazione di rigassificatore e centrali, L'API con tempismo delle grandi occasioni, mette sul tavolo delle trattative il rischio occupazione ed il possibile licenziamento dei lavoratori.
Questa strategia a dire il vero non è nemmeno originale; infatti poco prima di grandi trattative l'API ha sempre usato la carta del licenziamento. Chi ha buona memoria ricorderà che lo spauracchio fu usato anche poco prima del rinnovo della concessione, tattica che ottenne in effetti buoni frutti, visto che la Regione ed altri, addirittura anticiparono il rinnovo della concessione ben prima della sua scadenza. Ora succede la stessa cosa. E capisco bene la preoccupazione dei lavoratori che per prima cosa hanno a cuore, giustamente, il diritto di lavorare. Che dire, i lavoratori vengono usati come scudi umani dall'API,  la quale immagino, dopo aver ottenuto ciò che vuole, non garantirà loro nessun posto di lavoro, perchè se è vero che c'è una crisi del mercato petrolifero, ed è vero,  nessun rigassificatore garantirà il mantenimento di una forza lavoro non più necessaria. Nessuna azienda sopporta costi non necessari. E' la legge del Mercato, del Capitalismo.

Detto questo, però resta il fatto che la Regione tra un paio di mesi dovrà prendere una decisione, e trovare una mediazione affinchè i 5 punti  che serviranno per aprire il confronto, trovino una soluzione. 

A luglio si deciderà. E' singolare, ma anche in questo caso non è la prima volta che una decisione così importante verrà presa nel periodo estivo, durante le ferie. Chissà forse si spera in questo modo di fiaccare il movimento dei contrari.
In questi due mesi, è stato detto, il Presidente Spacca e la Regione Marche dovranno approfondire ulteriormente la questione. Credo che per capire bene occorra conoscere il problema, studiarlo, stargli vicino.
E allora quale migliore occasione per tecnici, politici, per toccare con mano quotidianamente l'impatto di una raffineria in città. Credo che sia giusto che chi deve decidere sappia cosa significhi abitare vicino ad un impianto ad alto rischio di incidente ambientale, sentirne l'odore dell'aria che i cittadini  respirano ogni giorno.

Credo che per meglio comprendere i pro e i contro, il Presidente regionale, gli assessori, i consiglieri, i tecnici, portrebbero risiedere in città in questi due mesi, magari nel quartiere Fiumesino pernottando nell'Hotel di fronte la raffineria.  Una Full-immersion di due mesi che sono certo sarà una esperienza umana e politica di grande importanza. 

lunedì 9 maggio 2011

LA FIDUCIA E' UNA COSA SERIA

Il Presidente della Regione Marche Spacca ha ringraziato i cittadini per la FIDUCIA accordatagli in occcasione del discorso di insediamento del 19 aprile 2010. Se è vero che il voto ha sancito la sua vittoria al Governo della Regione, non è così scontato che la fiducia gli sia stata accordata a prescindere. Credo che i cittadini che lo hanno votato debbano pretendere che la scelta della coalizione del centrosinistra di "abbreviare le distanze dal Dire al Fare" abbia fondamento concreto (Fare) e non solo a parole (Dire).


Le ultime notizie trapelate dai giornali, fanno capire che è in atto un cambiamento delle politiche sul PEAR Piano energetico ambientale regionale. Una rivisitazione di quel PEAR al fine di consentire la costruzione delle famigerate mega centrali turbogas all'interno della raffineria. Questa è la mediazione a cui sono arrivati per votare la mozione contro i Rigassificatori.

Questo è in totale contraddizione con il programma presentato ai cittadini, quindi di fatto si verrebbe a tradire quella fiducia dei cittadini di cui sopra.

E' comprensibile il timore da parte del Presidente nei confronti di quei lavoratori della raffineria che rischiano in prima persona, e che in un momento di crisi mondiale si aggrappano al lavoro a qualunque condizione, anche se sanno bene che il ricatto occupazionale a cui sono sottoposti non garantirà alcun posto di lavoro, sanno bene che i tagli avverranno a causa della scelta della proprietà di produrre raffinazione del petrolio in Paesi in cui i lavoratori hanno meno garanzie di loro, in termini occupazionali e di sicurezza, quindi costano meno.

Il timore del Presidente è giustificato, perché la situazione è figlia di politiche sbagliate, a partire dall’affrettato rinnovo della Concessione all’Api. Come spesso accade, i governanti governano il loro presente e non si preoccupano del dopo. Accontentano e si accordano con i potenti ed ignorano le richieste e le esigenze dei cittadini e dei lavoratori. Vale per la raffineria quanto per il Cantiere navale, tanto per citare un altro disastro occupazionale.

Questa volta però il Presidente deve onorare il patto con i cittadini, con gli ELETTORI, non può scrollarsi di dosso le responsabilità, questa volta il Presidente deve farsi carico anche delle legittime richieste dei lavoratori, che si limitano ad ottenere tranquillità e sicurezza del posto del lavoro. Il Presidente non può cambiare in corsa le scelte programmatiche in materia ambientale ed economica. Il Pear di cui è andato vantandosene, non è modificabile in termini peggiorativi, anzi semmai è vero il contrario, visto che nel frattempo le tecnologie si sono evolute e permettono una accelerazione dello sviluppo e dell’uso delle fonti rinnovabili.

Ogni altra scelta sarà tradirà la fiducia dei cittadini, Il Presidente e i Partiti che lo sostengono perderanno ogni ulteriore credibilità.

Claudio Paolinelli

Di seguito alcuni punti del Programma di Governo regionale
http://www.regione.marche.it/Home/tabid/68/Default.aspx

Consiglio Regionale Marche

Programma di Governo della IX Legislatura Regionale 2010-2015

Intervento del Presidente della Regione Marche
Gian Mario Spacca
Ancona, 19 aprile 2010 2015


Signor Presidente, Signori Consiglieri,

a lei e a voi tutti gli auguri di un proficuo lavoro per il bene di tutta la nostra comunità.

Naturalmente, oggi, il primo ringraziamento va ai cittadini delle Marche che hanno consolidato il loro rapporto di fiducia con le Istituzioni.

Subito dopo il pensiero va a tutti i cittadini che non si sono recati alle urne e che divengono la nostra prima preoccupazione, affinché si possa riprendere al più presto un dialogo, dentro i problemi della nostra regione….
… AMBIENTE E PAESAGGIO PER LA QUALITA’ DELLA VITA

....Potenziare gli incentivi per la crescita delle energie rinnovabili sviluppando le previsioni del PEAR, anche attraverso una maggior dotazione finanziaria ed un piano di allocazione degli impianti, con consultazione delle comunità locali.

-Tendenziale equilibrio di autosufficienza energetica su scala provinciale.

-La Regione continuerà con grande determinazione ad attuare il PEAR, seguendo l’approccio rigoroso di rispetto delle norme di compatibilità ambientale e di rifiuto di ogni forma di ulteriore inquinamento….

domenica 10 aprile 2011

RIGASSIFICATORE DI FALCONARA: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SPACCA

RIGASSIFICATORE DI FALCONARA


LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SPACCA

Egregio Presidente,

come credo sarà a conoscenza, attualmente ricopro l’incarico di Coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia Libertà della Provincia di Ancona, ma vorrei rivolgerle questa mia lettera in qualità di cittadino falconarese, per invitarla a riflettere con attenzione sulla decisione che dovrà assumere il 27 aprile prossimo durante la Conferenza Stato-Regione convocata per la realizzazione del Rigassificatore davanti alla costa di Falconara Marittima.

Vorrei che lei tenesse conto delle motivazioni che spingono da anni, liberi movimenti ed associazioni cittadine a protestare contro le tante scelte che sono state fatte in questa porzione di territorio. Chi attraversa la città non può che notare le pessime condizioni in cui versa. Anni di urbanizzazioni selvagge hanno fatto sì che Falconara diventasse una delle città delle Marche più densamente popolate, sul cui terittorio gravano importanti infrastrutture, come l’aeroporto, lo snodo ferroviario, l’uscita autostradale, ed alcuni impianti industriali di cui il più importante in ordine economico e di pericolosità è quello della Raffineria API. Una città sottoposta a gravi rischi, non per nulla si trova nel mezzo dell’AERCA (Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale). Uno scenario quindi che si discosta di molto dallo spot promozionale della Regione Marche interpretato da Dustin Hoffman.

Se la realtà falconarese è così lontana dall’immaginario poetico stimolato da quello spot, non è certo per responsabilità di chi vive in quella città. Il degrado ambientale, culturale e sociale è responsabilità politica. Quindi responsabilità di chi negli anni ha permesso che quel degrado arrivasse a simili livelli.

Quindi degrado causato dalla responsabilità politica. Penso ad alcune scelte da attribuire alla Istituzione che lei rappresenta e che hanno contribuito all’aggravamento della situazione. A Partire dal rinnovo anticipato della concessione alla Raffineria, avvenuto con molta, troppa fretta. Fino alla assenza di un atto ufficiale per negare la costruzione delle due nuove grandi centrali turbogas. Penso anche alla diatriba sulla Quadrilatero, adesione da lei fortemente voluta, che ha costretto Falconara a rinunciare al suo diritto-dovere di decidere e pianificare lo sviluppo e la trasformazione del suo territorio. Una beffa ancora più insopportabile se consideriamo l’attuale stato di incertezza in cui versa il progetto Quadrilatero.

Falconara viene considerata una sorta di città di servizio regionale, dove la qualità della vita è subordinata alle esigenze sovra-territoriali e agli appetiti di speculatori, potentati e capitani d’industria. Una condizione di sudditanza regionale che, caro Presidente, non è sopportabile dai falconaresi, i quali chiedono semplicemente di poter vivere nella loro città in maniera dignitosa, riducendo i rischi per la salute, insomma, reclamano la normalità. Niente di rivoluzionario, quindi, ma solo un sacrosanto diritto al miglioramento della qualità della vita.

Signor Presidente, alla prossima Conferenza Stato-Regione, lei dovrà prendere una decisione per la realizzazione del rigassificatore voluto dalla Raffineria API. In primo luogo vorrei che si ragionasse sulla convenienza di quel progetto (ne abbiamo realmente bisogno?). Vorrei che lei tenesse in considerazione le aspettative di gran parte dei falconaresi di cui ho scritto sopra. Vorrei che lei spiegasse ai lavoratori dell’API che la costruzione del rigassificatore non garantisce il loro posto di lavoro. Vorrei che lei Presidente, non sottovalutasse la netta contrarietà al progetto di molti sindaci ed amministrazioni comunali.

Spero che in quell’incontro non verranno dette mezze parole e che la Regione Marche non si appiattisca alla disposizione del Governo centrale. Quell’incontro sarà chiarificatore e spiegherà le reali strategie del Governo e della Regione Marche. Mi auspico che le logiche che hanno determinato un secco NO al rigassificatore di Porto Recanati, da parte della Regione, valgano anche per questa parte di popolazione, da troppo tempo considerata di serie B.

Cordialmente Claudio Paolinelli