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sabato 19 febbraio 2011

RIGASSIFICATORI: TRA POLITICA E RICATTO OCCUPAZIONALE

E' assolutamente comprensibile che da parte dei lavoratori dell'API ci sia una forte preoccupazione per il futuro lavorativo. La preoccupazione di mantenere un posto di lavoro è ormai comune a molti lavoratori di tutti i settori, produttivi e di servizi. La crisi economica sta mettendo in ginocchio molte famiglie e a tutt'oggi non si vedono cambi di tendenza.  E' una crisi di sistema, mondiale, globalizzata.

Vivere con il pensiero di perdere una fonte di reddito è una condizione insostenibile. Capisco quindi che i lavoratori dell'API ed i loro familiari cerchino in tutti i modi di evitare la sciagura. Posso capire che pur di non perderlo quel posto  qualche sacrificio lo si debba fare. E' quindi giustificabile che singoli lavoratori, accettino le volontà dell'azienda per la quale lavorano, se non hanno altra scelta. Lo hanno fatto molti operai della Fiat ad esempio, che di fronte al ricatto del padrone: "accettate le nostre regole o tutti a casa", non se la sono sentiti di mettersi di traverso. Anche all'interno della raffineria sembra che questa strategia sia predominante.

In maniera sistematica, ogni volta che si discute del piano energetico della Regione ecco che spunta drammaticamente il rischio occupazionale e subito dopo anche la sua soluzione: "fateci costruire le centrali, fateci costruire il rigassificatore e i posti di lavoro saranno garantiti" sentenzia l'azienda. Di fronte a questo scenario, è chiaro che il lavoratore si schieri a fianco del suo datore di lavoro, non ha alternativa, quindi sceglie giustamente la via più semplice.

Meno comprensibile è l'atteggiamento di alcuni partiti politici e di alcune forze sindacali. Riguardo i sindacati peraltro sarebbe utile conoscere, quale sia la posizione ufficiale sulla questione centrali e rigassificatori. Le posizioni sono unitarie dell'intero sindacato? O della sola RSU? O ancor più semplicemente di alcuni iscritti al sindacato. Non è comprensibile la totale insofferenza a voler approfondire la questione.

Certo la prima cosa che si chiede ad un sindacato è la tutela del posto del lavoro, ma non è mica l'unica; la sicurezza, la salute, il rispetto dell'ambiente dovrebbero trovare pari dignità. Una cosa è dunque che un lavoratore o gruppi di lavoratori, pur di salvarsi il posto di lavoro diventino intransigenti nei confronti di altre questioni, come quella ambientale ad esempio, un'altra cosa è la miopia della politica che in tutti questi anni di crisi petrolifera, ampiamente prevedibile, non è stata capace di vedere un pò più in la del dito con cui indicava il padrone della raffineria.

Mi spiego meglio, la raffineria si è sviluppata negli anni fino a sottrarre ampie fette di territorio alla città, nonostante la crisi energetica palpabile da molti anni. In questo tempo nessuno ha messo in atto una seria politca di riconversione, di bonifica, a tutela del territorio e dei lavoratori. La politca si è sempre limitata ad accettare le proposte e ad assecondarle, in maniera ipocrita, lasciando soli  i cittadini, con le loro poche forze, a difendere i loro diritti.
Diritti, certo!! Perchè se è vero che i lavoratori hanno il diritto di difendere il loro posto di lavoro anche i cittadini hanno il diritto di chiedere maggiore sicurezza in campo sanitario, e perchè no, il diritto di vivere in un ambiente più pulito.

I giornali di oggi richiamano ad una spaccatura all'interno del maggiore partito della città, il PD. Alcuni iscritti infatti chiedono al Partito un ampio confronto sulla questione API. Il confronto è sempre auspicabile e spero che presto il PD potrà rispondere con una sola voce, possibilmente in maniera inequivocabile. Spero anche in un confronto serio e civile tra i cittadini ed i lavoratori, perchè anche questa situazione di contrapposizione sta diventando insostenibile.

In attesa di questa chiarificazione interna, mi permetto di dare una traccia su cui discutere: visto che i firmatari del comunicato di oggi dicono: “La logica che ci anima e contraddistingue  è poggiata sull’incertezza occupazione per i circa 1500 lavoratori della raffineria Api e dell’indotto".
Allora se questa è la preoccupazione invito a prendere in considerazione i dati ufficiali circa il numero dei posti di lavoro che serviranno per la gestione delle centrali e del rigassificatore.
Una avvertenza, i dati sotto segnalati si riferiscono a strutture di grandi dimensioni,è presumibile che per Falconara i posti necessari siano molti meno.

La Centrale turbogas di Montalto di Castro 3600 MW:
dal sito: http://www.enel.it/
L’unità di Business di Montalto di Castro è composta da 220 dipendenti ed è organizzata in 2 sezioni (1 di esercizio e 1 di manutenzione), per un totale di 191 dipendenti, e in 4 linee di staff per un totale di 28 dipendenti oltre il Direttore.

Il rigassificatore di Rovigo:
In Adriatic LNG lavorano circa 100 dipendenti, con solide esperienze e competenze, per garantire il funzionamento del terminale in modo sicuro ed efficiente.
I membri dello staff lavorano in maniera coordinata con il terminale, posizionato al largo di Porto Levante, la base operativa di terra a Porto Viro e la sede centrale di Milano.



domenica 18 ottobre 2009

LA CRISI DELLE RAFFINERIE IN ITALIA

Falconara Marittima sta vivendo da alcune settimane le conseguenze di una crisi annunciata: quella della raffinazione di petrolio e derivati. C'è viva e giustificata preoccupazione dei lavoratori che rischiano il posto.
In questi giorni la Politica (Comune, Provincia , Regione) si sta interessando al problema ed ha avviato un tavolo con le forze sindacali e con l'industria per discutere il Piano Industriale presentato dall'API Raffineria.

Poco trapela circa il Piano Industriale, se non una sicura diminuzione di posti di lavoro (140?) e conseguente rischio sulla sicurezza.

Alcuni imputano la crisi della raffineria e quindi i licenziamenti alla mancata per ora realizzazione delle nuove centrali da 580 mw. Ma è proprio così?

Qual'è lo scenario energetico mondiale ed italiano?

Per arricchire la discussione propongo di leggere un articolo pubblicato nel maggio scorso dal Mensile Energia ed Economia a firma dell'economista e Presidente dell'Associazione Italiana Economisti dell'Energia (A.I.E.E) Edgardo Curcio.

L'articolo inizia con una dichiarazione dell'Amministratore delegato dell'ENI Paolo Scaroni che prospetta "tempi difficili" ed analizza lo scenario mondiale nel settore della raffinazione fino alla realtà italiana prevedendo la riduzione degli impianti di raffinazione, che colpirebbe,in special modo, quelli della fascia costiera.

Per leggere l'articolo clicca QUI

martedì 30 giugno 2009

LA SICUREZZA E LA FATALITA'

Una strage. Esplode una cisterna di GPL nella stazione di Viareggio e si scatena l'inferno. Un treno deraglia in piena notte per motivi ancora da accertare ed il fuoco in un attimo avvolge e distrugge un intero isolato. 14 morti, decine di feriti gravi, due palazzi rasi al suolo. In città proclamato lo stato di emergenza.

I testimoni raccontano di aver visto una enorme nuvola bianca incendiarsi investendo tutto quello che incontrava nel raggio di parecchie centinaia di metri. Molte persone sono morte bruciate, quasi tutti i feriti sono gravi a causa delle ustioni su gran parte del corpo. A provocare tutto ciò è stata la fatale miscela del gas con l'aria.
Non sono un esperto quindi mi faccio aiutare da wikipedia per spiegare cos'è il Gpl Gas Propano Liquido:

"Il nome deriva dal fatto che i componenti sono in forma gassosa a temperatura ambiente ed a pressione atmosferica, ma vengono liquefatti a pressione secondo una logica di economizzazione del loro trasporto. Il vantaggio che si ottiene è di aumentare la densità del gas di circa 250 volte, riducendo così l'ingombro a parità di massa (e quindi di energia producibile): questa logica rende possibile l'utilizzo di contenitori a pressione di dimensioni tutto sommato limitate. Per dare un esempio, una bombola da 40 dm3 di metanocontiene circa 6 kg di gas, compresso a oltre 20 MPa (200 bar); una bombola di pari volume di GPL ne contiene circa 20; di conseguenza l'energia fornibile è circa 3 volte superiore."
Quindi il gas liquefatto a contatto con l'atmosfera rigassifica velocemente e aumenta di densità e un semplice innesto di scintilla provoca il disastro di cui sono stati vittime i cittadini viareggini.

Dalle prime dichiarazioni sembra che questa volta non verranno incolpati i ferrovieri, come spesso accade dopo un disastro ferroviario, si parla di cedimento strutturale, alcuni parlano di disastro annunciato, altri di semplice fatalità. Resta il fatto che un treno che trasportava un carico pericolosissimo è deragliato e distrutto vite umane e cose.

Alle vittime della strage tutta la mia solidarietà, ma della solidarietà mi rendo conto che i feriti e i parenti delle vittme adesso non sanno che farsene. Sarebbe stato meglio che gli abitanti di quella zona avessero saputo i rischi che ogni giorno hanno corso. Si perchè quel treno chissà per quante volte ha attraversato quella stazione, nella più totale tranquillità delle persone. Stavolta purtroppo, "la fatalità" ha drammaticamente illustrato i rischi.

Appena ho saputo di questa tragedia ho pensato alle conseguenze di un incidente nel rigassificatore che i nostri politici di destra e di sinistra vorrebbero far costruire a Falconara Marittima. Anche se c'è chi garantisce che i casi di esplosioni sono quasi impossibili, rarissimi, proprio come il convoglio esploso stanotte.

Pensate che quel disatro a Viareggio l'ha provocato un solo vagone carico di GPL, pensate al carico di gas che può contenere un rigassificatore.

Alcuni testimoni hanno raccontato che una nuvola di fuoco ha invaso le strade e le automobili esplodevano uno dopo l'altra scatenando altri focolai di fuoco. E' l'effetto domino. Ecco provate a pensare ad un incidente nel rigassificatore che nascerà a largo (ma non troppo) della costa falconarese, una nuvola di gas si alza nel cielo e si infiamma, mentre il vento la spinge verso la città. Pensate a cosa potrebbe succedere se la nuvola raggiungesse la raffineria. L'effetto domino potrebbe essere devastante.

Lo so sono paranoico e sopratutto iettatore, dirà qualcuno. Ma vi invito a pensare: mentre il progetto del rigassificatore va avanti insieme a tanti altri progetti (centrali etc.) c'è stato un ente, un amministratore, un tecnico a spiegarne i pro e i contro ai cittadini?

Sicuramente il rigassificatore si farà, e sicuramente non ci sarà mai alcun incidente. Mai, fino a quando la "fatalità"...

sabato 15 novembre 2008

IL PEAR QUESTO SCONOSCIUTO

Negli ultimi tempi è molto citato il PEAR Piano Energetico Ambientale Regionale. Tutti ne parlano, ma quanti lo hanno letto? Credo veramente poche persone.
Il PEAR è scritto in un volume di parecchie cnetinaia di pagine, è una analisi complessa e dettagliata degli obiettivi, e degli scenari energetici regionali.

Spero di fare cosa gradita pubblicare le conclusioni dello studio.
A pagina 42 del sommario del PEAR potete leggere:

"In definitiva, la Regione Marche, attraverso lo strumento del PEAR, definisce come tecnologia prioritaria per il conseguimento del pareggio di bilancio la produzione elettrica da generazione distribuita e cogenerazione.
Quanto alla localizzazione e alle dimensioni degli impianti si punta agli impianti di taglia piccola per installazioni vocate alla trigenerazione di energia elettrica, caldo e freddo (ospedali, centri commerciali, centri direzionali,) ed alla taglia media (fino a qualche decina di MW) per centrali di cogenerazione per aree indunstriali omogenee.
Ricade sotto questa strategia anche la promozione degli interventi tesi a rintracciare un percorso fattibile per lo sfruttamento in teleriscaldamento dell'energia termica di scarto proveniente dalle esistenti centrali a ciclo combinato di Falconara (api) e Jesi (sadam). Ciò potrà rendere più agevole lo sviluppo di azioni concertate e coerenti in attuazione del Protocollo d'intesa con Api per lo sviluppo del polo energetico-ambientale di Falconara.

Lo stesso polo energetico-ambientale di Falconara ha recentemente visto la riattivazione come "impianto di emergenza" della Centrale Enel di Camerata Picena. La centrale turbogas (104 MW elettrici a fronte di una potenza termica complessiva di 500 MV) utilizza una tecnologia manifestamente obsoleta ed il suo esercizio è giustificato solo nei momenti di massima richiesta della rete, quantificati dalla stessa Enel in circa 100 ore/anno.
Vista l'elevata concentrazione nell'area di impianti di generazione elettrica non si intravede, allo stato, nessuna possibile diversa utilizzazione dell'infrastruttura, nè l'insediamento di nuove centrali a combustibili fossili nell'area.

La conclusione da trarre riguardo al tema della generazione elettrica in regione è quindi la caratterizzazione del PEAR sulle seguenti due priorità:
  • il raggiungimento nell'orizzonte temporale del presente piano (2015) di una chiara tendenza al pareggio tra la domanda e l'offerta di energia elettrica;
  • tele tendenza al pareggio va conseguito con il ricorso prioritario alle tecnologie della distribuzione distribuita, della cogenerazione e della trigenerazione. "

sabato 9 giugno 2007

LA CITTA' MANIFESTI IL NO ALLE CENTRALI API

E' trascorso solo un giorno dalla notizia della possibile costruzione di una centrale a idrogeno, che la città scopre che la commissione per la valutazione impatto ambientale del Ministero dell'Ambiente in una bozza ipotizza il via libera alla costruzione di due nuove centrali energetiche da 580 Mw.

Si tratta di quelle centrali che la raffineria Api vorrebbe costruire all'interno dell'impianto di raffinazione di Falconara Marittima, in barba al PEAR il Piano Energetico Ambientale della Regione Marche.

La notizia circola velocemente in città e poco dopo arrivano le prime smentite: il Ministero fa sapere che non c'è ancora stata alcuna valutazione in merito alle centrali, altri invece sono sicuri che quel documento esiste.

Sul tema si è creata molta confusione, il sindaco Recanatini dice che le centrali sono possibili solo con una diminuzione della produzione dei prodotti della raffineria, 6 consiglieri regionali Stefania Benatti, Massimo Binci, Giuliano Brandoni, Katia Mammoli, Cesare Procaccini, Lidio Rocchi, manifestano più che stupore rabbia per questa ipotesi, l'assessore regionale Giaccaglia sembra possibilista, i Ds come spesso accade su questo punto tacciono. Immagino che la dirigenza Api in questo momento si stia sfregando le mani.

La Regione Marche, secondo me, senza perdere altro tempo dovrebbe ratificare con un atto in Consiglio Regionale ciò che da troppo tempo sottovoce sta dicendo, cioè che le centrali dell'Api sono in netto contrasto con il Pear, quindi dichiarare il netto NO alle due nuove centrali.

Mi auguro fortemente che i cittadini falconaresi per primi, ma anche tutti gli altri abitanti delle città vicine si facciano sentire e manifestino con grande forza la loro contrarietà ad un ulteriore appesantimento della già critica situazione ambientale, e invitino il Governo e la Regione ad accelerare seriamente e con convinzione la ricerca e l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, unica salvezza possibile per la sopravvivenza degli esseri umani sul pianeta.

Falconara da anni subisce passivamente le scelte fatte da altri, prepotenze che da un pò di tempo, forse a causa della debolezza economica comunale, si sono accentuate e sembra che le forze politiche che amministrano questa città si stiano in qualche modo abituando alla situazione, mi riferisco ovviamente anche all'altra grande minaccia per la città che è la Quadrilatero.

mercoledì 6 giugno 2007

CENTRALE AD IDROGENO NELLO SCHEMA DI SVILUPPO STRATEGICO ALTERNATIVO DELL'API

Leggo sui quotidiani la notizia di una possibile costruzione di una una centrale innovativa ad idrogeno all'interno della raffineria Api di Falconara Marittima. Tra le righe ho notato una certa ottimistica soddisfazione da parte di politici, per il basso impatto ambientale e l'utilizzo delle fonti rinnovabili. Mi sono ricordato di aver letto tempo fa in un interessante libro di Maurizio Pallante proprio qualcosa sul delicato tema dell'idrogeno. Il libro l'ho ripreso dalla libreria e ora ve ne propongo un piccolo estratto. Il libro in questione, che vi invito a leggere per intero, si intitola "Un futuro senza luce" Editori Riuniti 10 euro.

"... Destre e sinistre politiche, industriali e sindacalisti, docenti universitari e semi-analfabeti di ritorno, libri, giornali e televisioni: non c'è più nessuno che non aspetti con ansia l'alba della nuova era. Ragione più che sufficiente per rimanere scettici a priori e andare a verificare se questa aspettativa messianica abbia o non abbia fondamento. L'idrogeno, dicono i suoi profeti, è il più abbondante degli elementi chimici dell'universo, è un ottimo combustibile e la sua ossidazione, sia mediante combustione, sia mediante ricombinazione con l'ossigeno nelle celle a combustibile, genera soltanto vapore acqueo, H2O, dove si ritrova intatto, bello e nuovo, come se non fosse successo niente. Cosa si può volere di più dalla vita? Peccato che non si trovi mai da solo, ma sia sempre avvinghiato con altri elementi: con l'ossigeno nelle molecole dell'acqua (H2O), con il carbonio nelle molecole del metano e degli idrocarburi. Per poterlo utilizzare occorre prima scindere questi legami. E per scinderli occorre utilizzare energia. Insomma l'idrogeno non è, come spesso si lasciano scappare i suoi ammiratori travolti dall'entusiasmo, una fonte energetica, ma un vettore energetico...
... Se con l'idrogeno si vuol sostituire il carbonio per eliminare le emissioni di CO2, occorre scartare la produzione termoelettrica, perché altrimenti si otterrebbe l'effetto contrario di farle aumentare. Il rendimento medio attuale della trasformazione termoelettrica nelle centrali italiane è del 38 per cento. Moltiplicato per il rendimento delle due fasi successive, l'efficienza totale della filiera si ridurrebbe al 10 - 16 per cento. Un disastro sia in termini ecologici sia in termini economici."

Argomento complicato questo della centrale a idrogeno, il tema va approfondito, condivido pienamente l'affermazione fatta dal sindaco Recanatini al Messaggero di oggi: "occorre molta cautela quando si parla di una realtà complessa come quella della Raffineria".

venerdì 2 febbraio 2007

LA REGIONE MARCHE DICE NO ALLE CENTRALI TURBOGAS

Ogni tanto arrivano anche buone notizie. Infatti la Regione Marche ieri ha dichiarato l'indisponibilità a sottoscrivere l'intesa per la realizzazione delle Centrali elettriche turbogas di San Severino e Falconara Marittima.

Una buona scelta che testimonia la validità del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale). Di fronte alle notizie catastrofiche sulla situazione climatica e ambientale di questi giorni, è davvero una bella notizia che fa sperare ad un cambio generale di tendenza più attento all'efficienza energetica, alla ricerca e all'utilizzo di energie rinnovabilie e ad una sostanziale riduzione dei gas serra.

Un riconoscimento anche per quei cittadini di Falconara e San Severino che hanno cercato di far valere le loro ragioni, riuscendoci.

mercoledì 17 gennaio 2007

LE ACCISE AI COMUNI SEDI DI RAFFINERIE

Ho già scritto sulla importanza per Falconara Marittima di ottenere le accise riconosciute dalla Finanziaria 2001 all'Art. 113 e mai applicato.

Riconoscere ai Comuni che "ospitano sul proprio territorio impianti di raffinazione petrolifera , oltre a legittimare un diritto, significa dare risorse economiche per attuare quello sviluppo ecocompatibile tanto citato e auspicato in questi giorni dal Governo Prodi.

Sul Corriere Adriatico di oggi appare una nota su questo argomento del Presidente della Provincia di Ancona Enzo Giancarli, il quale ha chiesto al Ministro dell’economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa maggiori notizie sulla questione portata al tavolo della Conferenza unificata nel novembre scorso.

Ottenere le accise per Falconara in questo momento potrebbe essere determinante per uscire definitivamente dalla grave situazione finanziaria in cui versa il nostro Comune, quindi secondo me, anche se esistono solo flebili possibilità, è dovere del Sindaco Recanatini, della Giunta Comunale, del Consiglio comunale, di tutti i Partiti politici, attivarsi in tutti i modi possibili, coinvolgendo i Parlamentari, La Regione Marche e la Provincia per raggiungere l'obiettivo.

leggi l'Art. 113 http://notiziedalcastellodifalconara.blogspot.com/2006/10/lart-113-in-soccorso-del-bilancio.html

mercoledì 10 gennaio 2007

FALCONARA POLO DELLA RICERCA E DELLA PRODUZIONE PER L'ENERGIA RINNOVABILE ED ECOCOMPATIBILE

Il lungo post di oggi vuole stimolare la discussione verso la problematica dell'inquinamento ambientale, della mutazione climatica che stiamo vivendo. L'Italia rischia la desertificazione, entro 20 anni il clima sarà di tipo tropicale, con tutti i problemi che ne deriveranno. Esiste realmente la necessità di avviare un serio programma per raggiungere gli obiettivi indicati dal protocollo di Kyoto, quindi procedere verso il risparmio energetico.

Da molti anni la comunità scientifica lancia l'allarme nella speranza che gli Stati, la politica capiscano l'emergenza ed agiscano di conseguenza.
Quanto leggerete qui di seguito è una mia idea per creare a Falconara un polo di ricerca e produzione per l'energia di fonti rinnovabili di rilevanza nazionale. Tutto ciò dedotto dai vari indirizzi politici legislativi della Regione, dello Stato, dell'Unione europea.

Buona lettura.




Falconara Marittima città della Provincia di Ancona di circa 29.000 abitanti. Dista circa 12 chilometri dal capoluogo Ancona sede di un importante porto commerciale.

Per le sue caratteristiche geografiche e logistiche, il territorio di Falconara è particolarmente strategico, infatti la città situata esattamente al centro dell’Italia ospita un aeroporto, un’uscita autostradale A14, uno scalo ferroviario che collega nord-sud e Roma.

La città ospita nel suo territorio anche una Raffineria petrolifera con all’interno una centrale elettrica IGCC (Integrated Gasification Combined Cycle) di potenza di circa 280 MW
La Capacità di lavorazione del greggio è di 3,9 milioni di tonnellate/anno, la capacità di stoccaggio è di oltre 1.500.000 mc, la capacità di produzione di energia elettrica di 2 miliardi di kWh/anno e assicurano l’autosufficienza energetica della Regione ma non quella elettrica.

Il Pear il Piano Energetico Ambientale Regionale ha tre assi principali e costitutivi
o Risparmio energetico tramite un vasto sistema di azioni diffuse sul territorio dalle campagne di sensibilizzazione all’incentivazione e alla semplicità burocratica
o Impiego delle energie rinnovabili in particolare all’uso dell’energia eolica e delle biomasse
o Ecoefficienza energetica con particolare riferimento ai sistemi distrettuali delle imprese, ad una forte e diffusa azione di innovazione tecnologica e gestionale, alla produzione distribuita di energia elettrica ed energia termica.

In generale il PEAR si ispira alle logiche della riduzione di prelievo di risorse naturali, dell’utilizzo innovativo delle energie rinnovabili, di una forte dose di innovazione tecnologica e gestionale soprattutto nel settore industriale.
Il Piano interviene inoltre sulla necessità di rendere equilibrato al massimo grado il settore energetico regionale agendo soprattutto sul deficit del comparto elettrico per garantire il pieno sostegno allo sviluppo economico e sociale delle Marche.

Il programma di Governo 2006-2011 “per il bene dell’Italia” riguardo all’energia da indicazioni precise per intervenire all’aumento dell’efficienza energetica e allo sviluppo accelerato delle fonti rinnovabili allo scopo di attuare pienamente il protocollo di Kyoto. L’obiettivo è diminuire i consumi dei combustibili fossili favorendo la diminuzione delle emissioni di gas serra. Nel settore elettrico, il programma Prodi indica l’aumento dell’efficienza energetica con la generazione distribuita e la cogenerazione, e con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili incentivando l’innovazione.

Sul mix delle fonti l’audizione del Ministro Pier Luigi Bersani 05-07-2006 alla Commissione Attività Produttive. “ È questo un tema assolutamente cruciale. Ci sono delle novità non solo riguardo alle fonti di energia rinnovabili ma anche rispetto ai grandi sistemi di infrastrutturazione che dobbiamo potenziare. Di ciò si deve discutere nel merito: noi siamo gas-dipendenti e dovremo cominciare a sorvegliare questo eccesso di dipendenza. Intanto, però, dobbiamo garantire una sovracapacità di approvvigionamento che ci consenta di avere la sicurezza dell'energia e, possibilmente, anche di ridurre i prezzi. Vi è poi un'operazione che riguarda il risparmio energetico e l'efficienza come linea di politica industriale. Sia quando parliamo di fonti rinnovabili, sia quando parliamo di efficienza energetica stiamo parlando di un altro modo di produrre energia, di risparmiare energia - c'è un margine enorme in questo campo - e di sviluppare filiere industriali italiane, (insieme, naturalmente, a quelle francesi, tedesche, eccetera); dobbiamo considerare questo elemento di nazionalità perché ci sono possibilità che dobbiamo assolutamente valorizzare”.

Dal ddl INDUSTRIA 2015

UNA POLITICA INDUSTRIALE PER TORNARE A COMPETERE
Per rilanciare il sistema produttivo italiano nel futuro si camminerà fondamentalmente su “due gambe”:
Meccanismi di sostegno generalizzati, anche a carattere automatico, per favorire la ricerca, la riduzione dei costi d’impresa, la promozione di investimenti, la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio territoriale. Sistemi di incentivazione fatti “su misura” per singoli Obiettivi strategici che vengono realizzati individuando aree tecnologico-produttive con forte impatto sullo sviluppo (ad esempio l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e le scienze della vita, ecc…). Le aree tecnologiche saranno definite da un “Documento di programmazione per lo sviluppo”, triennale, a partire dal quale vengono individuati singoli Progetti di Innovazione industriale a cui si candideranno piccole, medie e grandi imprese, Enti di ricerca, Università e sistema finanziario.

Per stimolare imprese, Enti di ricerca, Università e soggetti finanziari privati a partecipare ai singoli Progetti di innovazione industriale, tutte le amministrazioni pubbliche nazionali e locali sono coinvolte nei Progetti e possono contribuire con gli interventi centrali che si strutturano:
- sia in forma classica (attraverso il nuovo Fondo per la competitività);
- sia nel sostegno di nuovi strumenti (il nuovo Fondo per la Finanza d’impresa);
- sia con standardizzazioni normative e ogni altra misura utile.
In particolare, le Regioni, sulla base delle loro vocazioni produttive e delle loro competenze, potranno partecipare e dare il loro contributo ai progetti di rilevo nazionale.
Asse portante dei Progetti è il raccordo inedito tra il ministro dello Sviluppo Economico, il ministro dell’Università e la Ricerca e il ministro dell’Innovazione nella Pubblica amministrazione. Un raccordo che sarà presente in ogni passaggio chiave del cammino che porta alla realizzazione di ogni progetto e che si concretizzerà, sotto il profilo finanziario, attraverso uno stretto coordinamento tra
i Fondi per la ricerca applicata gestiti dal Ministero dell’Università e i Fondi per lo sviluppo gestiti dal ministero dello Sviluppo economico. Fondi che agiranno in modo congiunto per la realizzazione dei progetti.

DUE NUOVI FONDI PER REALIZZARE OBIETTIVI DI INNOVAZIONE INDUSTRIALE E SOSTENERE LO SVILUPPO

NASCE IL FONDO PER LA COMPETITIVITÀ

Il disegno di legge istituisce presso il Ministero dello Sviluppo Economico il Fondo per la competitività e lo sviluppo allo scopo di finanziare sia i Progetti di innovazione industriale, sia gli interventi di sostegno agevolativo alle imprese di competenza del Ministero dello Sviluppo economico.
In questo nuovo Fondo confluiranno le risorse stanziate di anno in anno in finanziaria, le risorse assegnate dal Cipe al Ministero dello Sviluppo economico nell’ambito del riparto del Fondo per le aree sottoutilizzate e il Fondo Unico per gli incentivi che continuerà a finanziare nello stesso modo le leggi esistenti fino all’entrata in vigore dei decreti attuativi di riordino della normativa sulle agevolazioni, ma finanzierà contemporaneamente anche i Progetti di Innovazione industriale.
Alle azioni previste dai Progetti possono anche partecipare le Regioni e le altre amministrazioni ed enti interessati sulla base di specifici accordi e anche conferendo o utilizzando le risorse stanziate nel proprio stato di previsione.
Il Fondo, anche insieme ad altre amministrazioni, provvede a finanziare:
- gli investimenti e le attività delle imprese coinvolti nel Progetto;
- le infrastrutture di diretto supporto ad insediamenti produttivi e ad attività di impresa;
- gli interventi regionali complementari ed integrativi ai progetti;

La nascita di questo nuovo Fondo in cui confluiscono tutti gli strumenti di agevolazione rivoluziona il meccanismo finora esistente in base al quale ad ogni fondo di agevolazione ha corrisposto una forma tecnica di intervento agevolativo. Il Fondo per la competitività consente, invece, di dare agevolazioni alle imprese in modo flessibile, decidendo, di volta in volta, quale agevolazione usare in base a ciò che si ritiene più utile rispetto al Progetto. La Pubblica Amministrazione avrà quindi a disposizione una sorta di “cassetta degli attrezzi” flessibile e funzionale al raggiungimento degli obiettivi da realizzare.

La politica energetica dell’ Unione Europea
Libro verde: una strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura
Con il libro verde, la Commissione desidera dare forma ad una vera politica energetica europea di fronte alle numerose sfide in termini di approvvigionamento e di effetti sulla crescita e sull'ambiente in Europa. L'Unione europea (UE) deve agire rapidamente ed efficacemente in sei settori prioritari per dotarsi di un'energia sostenibile, competitiva e sicura. Il mercato interno, l'efficienza energetica, la ricerca e la politica esterna devono tutti contribuire allo sviluppo di un'Europa dell'energia forte a livello internazionale.


Visti gli indirizzi delle varie istituzioni (Regione, Stato, Unione europea) e della finanziaria 2007, considerando che sulla città di Falconara gravano pesantemente gli effetti che una raffineria abitualmente produce: inquinamento, rischio incidenti, difficoltà nel sviluppare una economia turistica o alternativa a quella dell’industria petrolifera, nasce l’idea di far diventare Falconara, un polo di importanza nazionale della ricerca e innovazione nonchè di produttori, distributori ed installatori del settore delle energie rinnovabili, bioedilizia, risparmio idrico, riscaldamento, cogenerazione. Una idea alla quale possono partecipare anche altri comuni vicini come Chiaravalle, Camerata Picena e Montemarciano, in uno spirito di programmazione d’ambito.

Progetto che può realizzarsi solo se saranno individuati i fondi che Regione, Stato, Unione europea mettono a disposizione, unitamente all’investimento che il comune di Falconara dovrà affrontare anche in forma di agevolazioni fiscali per le aziende che intendono insediarsi nel territorio.



La zona individuata per l’attività di produzione è quella naturale della Zona Artigianale di Via del Consorzio con la possibilità di utilizzare il territorio già individuato nel PRG e dal Progetto Quadrilatero come Zona Leader, quindi anche parte del territorio dei comuni sopra citati.






Le notizie del possibile spostamento della Fiera di Ancona in questa zona, è un valore aggiunto e potrebbe dare frutti positivi sia all’attività della Fiera, sia ai produttori e ai ricercatori del settore di energie rinnovabili. La zona per il Centro studi e ricerche per l’innovazione tecnologica e scientifica del settore potrebbe essere individuata in Località Castelferretti presso Villa Domini, un antica villa del ‘500 e presso la fattoria Donninelli, una buona occasione per valorizzare due complessi architettonici che attualmente sono in disuso e da ristrutturare. Essenziale il coinvolgimento per il settore della ricerca del Politecnico delle Marche, dell’ENEA e del CNR per far diventare Falconara un centro d’eccellenza nella ricerca.





Essenziale anche il coinvolgimento delle associazioni artigiane ed industriali per la selezione di artigiani e industrie interessate al progetto e soggetti finanziari.

I nuovi insediamenti produttivi sorgeranno utilizzando tutte le tecnologia disponibili in ambito edilizio e energetico in pieno rispetto del PEAR al fine di limitare al massimo le emissioni inquinanti, utilizzando la microcogenerazione e il fotovoltaico per non aumentare la richiesta di energia elettrica e termica e quindi per non incidere sul deficit energetico delle Marche.

Realizzare questa idea significa attuare una politica moderna e necessaria per incidere positivamente nella politica energetica e produttiva regionale e nazionale.

L’attività produttiva e la ricerca qualificano il territorio e creano numerosi nuovi posti di lavoro ad alta specializzazione e professionalità.

giovedì 26 ottobre 2006

LA REGIONE DICE NO ALLE CENTRALI API

La voce circolava già ieri, la notizia è in effetti una ottima notizia. I partiti di maggioranza della Regione Marche hanno deciso che il Piano Energetico Ambientale Regionale non si deve modificare, quindi il progetto dalla società API di costruire due nuove grandi centrali all'interno della raffineria di Falconara è stato bocciato perchè incompatibile.

Ora l'ultima decisione spetta al ministero delle attività produttive. Il ministro Bersani dovrà valutare tenendo conto del parere negativo della Regione Marche.

Domani comunque tutti a Falconara alle ore 17.30 in Piazza Mazzini per la Manifestazione contro le centrali organizzata dai partiti di Centro-Sinistra di numerosi Comuni della Vallesina

lunedì 25 settembre 2006

MANIFESTAZIONE CONTRO LE CENTRALI ELETTRICHE DELL'API


Sabato scorso 23 settembre a Falconara è stata organizzata una manifestazione per protestare contro la costruzione di due nuove centrali elettriche all’interno della raffineria Api.

La manifestazione è stata organizzata dai Comitati cittadini, dai centri sociali e dalle associazioni ambientaliste, con la presenza di esponenti dei DS, PRC, Verdi, PdCI, Margherita.

In Piazza Mazzini di Falconara dalle ore 17 si è radunata molta gente che per un breve percorso, in corteo, ha attraversato alcune vie della città.

Questa manifestazione è la prima di altre che seguiranno nelle prossime settimane, insieme ad iniziative pubbliche organizzate anche dai partiti che ora governano la città.

È necessario informare il più possibile i cittadini non solo di Falconara ma anche dei Comuni della Vallesina e di Ancona e Senigallia, visto che il loro territorio è inserito in una zona denominata Area ad Elevato Rischio Crisi Ambientale.

Bisogna ricordare infatti che alcuni Comuni del Basso Esino hanno già dichiarato con atti pubblici la loro contrarietà alla costruzione di nuove mega centrali e tra questi naturalmente Falconara, ma anche Montemarciano, Chiaravalle solo per citare i Comuni più grandi.

È importante informare la gente, far conoscere i progetti e le linee politiche del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale), un piano d’eccellenza studiato attentamente dalle altre Regioni e dalla Commissione Europea. Un piano che invece qualcuno vorrebbe modificare proprio per permettere alla raffineria API di costruire le due centrali.

A partire dai prossimi giorni partiranno iniziative tese a coinvolgere ed informare la popolazione, con lo scopo di alimentare la massima partecipazione.

Le foto pubblicate sono tratte da www.comitati-cittadini.net