mercoledì 18 dicembre 2013

LA CRISI DELLA POLITICA E I FORCONI

La rivolta dei forconi si sta dimostrando una operazione in parte strumentalizzata se non organizzata da forze reazionarie e di destra e da altri gruppi non meglio identificati. Alcuni hanno agitato le "masse" altri si sono fatti infinocchiare da parole d'ordine di tipo populistico o peggio.

Resta il fatto però che in Italia il disagio e la rabbia covano da molto tempo e le forze di sinistra e le organizzazioni sindacali sembrano non comprendere e infatti sono relegate ai margini.

I sindacati non rappresentano nè tutelano le nuove categorie di sfruttati, di precari, di disoccupati. Sono condizionati dal PD e si limitano ad organizzare inoffensive e autocelebrative manifestazioni con al seguito stuoli di anziani usati quasi come comparse.
I partiti invece sono a distanze siderali dal mondo reale, ostaggi dei loro stessi difetti, tutti presi ad autoconservare un ceto politico inutile al Paese.

Lo scenario è deprimente ed è ora di fermarsi con i tatticismi, e smetterla di dire mezze parole incomprensibili.
Credo che da qui a breve i partiti e i sindacati verranno spazzati via dalla rabbia che è alimentata dalla miseria e ancor peggio dal populismo.
Ho come il presagio che se ciò accadrà la rabbia non farà distinzioni tra peggio e meno peggio!
A farne le spese sarà la democrazia, che da un lato viene attaccata attraverso le modifiche costituzionali e dall'altra da un vento reazionario e di protesta populista fuori controllo. A farne le spese saranno le persone.

Occorre sottolineare una netta differenza tra i movimenti di lotta studentesca e dei lavoratori e la protesta dei Forconi. La stragrande maggioranza di quelle persone che si sono ritrovate nel movimento "9 dicembre" è in rivolta per riottenere il tenore di vita perduto con la crisi perdurante. Sono gli "impoveriti" e non sembrano interessati ad affrontare le ragioni della crisi. Probabilmente non se ne sono mai occupati. Non pensano che forse è arrivato il momento per mettere in piedi un altro modello di sviluppo, più attento alla persona e all'ambiente, sostenibile socialmente e ambientalmente.

Per molti di loro il solo obiettivo è quello di riottenere o mantenere le abitudini consolidate, lo status di ceto medio che la crisi rimette in discussione. Preparano una rivoluzione ma non conoscono il loro avversario, generalizzano tirando pietre alle ombre e urlando alla luna.
Insomma è come se dicessero: "ho la febbre e voglio che mi passi, e non mi interessa sapere perché ho la febbre, ma mi deve passare subito!"
Una febbre, lo sappiamo, causata dal liberismo. La battaglia va fatta contro il modello finanziario e capitalistico che siede nella stanza dei bottini e muove i fili a cui sono legati i governanti.

Poi c'è Il problema dell'individualismo, conseguenza comportamentale che deriva dal liberismo. Tutte queste persone che stanno in piazza con i forconi non formano un collettivo, sono differenti tra loro, non appena avranno ottenuto quel che chiedono (se mai l'otterranno), torneranno nelle loro case a pensare ai fatti propri riprendendo a infischiarsene di come và il mondo.

Riassumo il mio pensiero: Il movimento dei forconi pensa al mantenimento del tenore di vita del ceto medio e non è interessato a battersi per sconfiggere il liberismo, non vuole l'uguaglianza, vuole ottenere una fetta della torta, si limita a chiederne una porzione, disinteressandosi degli ingredienti di quella torta.

Ma a sinistra invece come si sta affrontando il problema della crisi?

Purtroppo vedo sempre in maniera netta nuove forme di individualismo anche a sinistra e tra le categorie che debbono le loro forze residue all'agire collettivo del passato.

La crisi comprime le vene di chi la subisce, e la mancanza di una soluzione offusca i pensieri. Spesso questa situazione obbliga a fare scelte che in momenti normali forse non si sarebbero mai fatte ed è comprensibile che singolarmente ci sia la tendenza a cedere a compromessi al ribasso pur di sopravvivere. Meno comprensibile quando quelle scelte le fanno anche le categorie di rappresentanza dei lavoratori le quali invece dovrebbero avere il sangue freddo e lo sguardo rivolto al di là della barricata per immaginare un futuro, nonostante l'emergenza e la gestione del presente. Una debolezza che fa scricchiolare il cardine della lotta al liberismo.
Mi chiedo se l'idea di un modello sostenibile sia una filosofia buona da discutere in un salotto o se invece deve trovare consenso e forza per trasformarsi in azione politica soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo.

Praticare quotidianamente quell'idea è una fatica ardua e sempre più spesso si cade nell'individualismo anche con alcune scelte che apparentemente hanno un aspetto di tipo collegiale. So che gli esempi che sto per fare possono sembrare di cattivo gusto e provocatori, ma penso che proprio quelle situazioni diano il senso della distanza che c'è tra il pensare e agire politico.

Trovo ad esempio che la scelta dei sindacati all'interno della raffineria di Falconara di sottoscrivere un contratto di solidarietà per scongiurare i licenziamenti senza aver mai visto e discusso il piano industriale dell'azienda e ignorando completamente le istanze della popolazione stanca delle tonnellate di veleni che respirano ogni giorno, sia una forma di individualismo, io lo definisco "individualismo colletivo" di un gruppo isolato che in maniera corporativa prova a tutelare solo i propri interessi. scelte che in questo caso alimentano l'eterno conflitto tra lavoro e ambiente.

La stessa cosa vale per i lavoratori di Fincantieri, i quali, se pur di assicurarsi il lavoro accettassero le commesse per costruire navi gasiere o militari, abbandonerebbero l'idea di modello socio economico sostenibile sintetizzata nel celebre motto "un altro mondo è possibile" e la stessa lotta al liberismo perderebbe di significato. Anche questo caso si potrebbe configurare l'individualismo collettivo di cui ho detto prima.
Costruire navi gasiere significherebbe contribuire a vanificare le lotte di chi si batte contro i rigassificatori a favore dell'energia da fonti rinnovabili.
Riflettiamo su questo punto altrimenti dovremmo rivedere anche la nostra posizione sugli aerei da guerra F35 visto che a costruirli saranno comunque dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro qualora decidessimo di non acquistarli.
Faccio questi esempi perchè le due questioni: la crisi della cantieristica, la realizzazione dei rigassificatori e la produzione petrolifera sono questioni del nostro territorio marchigiano, ma è ovvio che di esempi di questo tipo ce ne sono in ogni parte e non solo nel privato, ma anche nella funzione pubblica.

Sicuramente non si può addossare la colpa tutta ai sindacati e nemmeno ai lavoratori minacciati dalla perdita del lavoro, perchè quelle scelte sono influenzate e determinate dalla politica e quindi dai partiti che in Parlamento legiferano.

Purtroppo la politica sta vivendo uno dei suoi periodi peggiori, è una politica che vive di slogan e trovate di marketing per nascondere la inadeguatezza della sua classe dirigente.

In questa fase, come non mai, sarebbe necessario abbandonare slogan, promesse e bugie e concentrarsi per lavorare ad una uscita dalla crisi in via democratica e a favore dei popoli coerentemente con le idee e princìpi che si propagandano.
Questo è un compito della politica, almeno di una parte della politica che la sinistra dovrebbe riconoscersi. Quella che amiamo chiamare Buona Politica. Eviteremmo al Paese la miseria ed il rischio di derive reazionarie e populiste come la storia severamente ci ricorda.

giovedì 12 dicembre 2013

TARES: IL CARO PREZZO DELLE CATTIVE POLITICHE


Nei giorni scorsi i cittadini di Falconara hanno ricevuto, a mezzo posta, l'avviso di pagamento della rata Tares e sembra che non l'abbiano presa bene. 

Martedi scorso infatti, presso gli uffici comunali di Falconara Marittima, molte persone si sono accalcate in fila per chiedere delucidazioni in merito al costo eccessivo della TARES. Sembra che alcune persone fossero particolarmente arrabbiate per l'aumento del costo dei rifiuti, tanto da dare in escandescenza.

La rata della Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi) in effetti è la mazzata finale in un anno, come quello che sta per chiudersi, particolarmente difficile sotto l'aspetto economico e colpisce pesantemente sia i cittadini che le imprese e le attività commerciali.

Una tassa che riguarda chiunque possieda o detenga locali che producono rifiuti da smaltire.

Forse a questo punto però è arrivato il momento di far conoscere ai cittadini alcune cose riguardanti la raccolta dei rifiuti a Falconara e permettere loro di saperne di più di modo che riescano a farsi un'opinione più precisa.

Intanto c'è da dire che la Tares è un tributo introdotto nel decreto "Salva Italia" del Governo Monti, entrato in vigore con la Legge di Stabiltà del Governo Letta in maniera confusa ed ancora non completamente chiarita ed è certo che colpirà pesantemente le tasche dei cittadini.

Detto questo credo sia opportuno che i cittadini sappiano che la tariffa è determinata anche da altre condizioni che proverò ad illustrare grazie al rapporto regionale 2012 sui rifiuti (clicca qui).

Dal 2009, è stato applicato un meccanismo premiale attraverso la modulazione del tributo in relazione ai risultati della raccolta differenziata. In particolare è stato previsto il pagamento ridotto del tributo in funzione della percentuale di superamento del livello di Raccolta Differenziata rispetto alla normativa statale, con evidenti vantaggi economici per i Comuni più virtuosi. 
 
Dal 2010 è stata invece introdotta l’addizionale nazionale del 20% al tributo nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata. 
 
In sostanza, per esemplificare: un Comune che ha superato la percentuale di raccolta differenziata di un valore fra lo 0,1% e il 10% paga un tributo in discarica (20 € a tonnellata) ridotto del 30%.
 
Un Comune che, invece, non ha raggiunto l’obiettivo di legge (65% nel 2012) paga, oltre ai 20 € a tonnellata del tributo, anche un addizionale di 4 € a tonnellata. (cit. Report Rifiuti Marche 2012)

Naturalmente la riduzione della tariffa si applica a scaglioni, quindi se si supera il 10 per cento la riduzione sarà del 40% , superato il 15 per cento sconto del 50% , con il 20 per cento il 60% in meno, fino ad arrivare a una raccolta differenziata superiore al 25 per cento dell'obiettivo previsto lo sconto sarà del 70%.

Peccato che il Comune di Falconara non voglia avviare la raccolta porta a porta, che è l'unico modo per aumentare la percentuale di differenziazione. Questa amministrazione comunale per scelta politica ha deciso di limitarsi a quella di prossimità, quella con i cassonetti sotto casa, per intenderci, e questi sono i risultati.

E' bene sapere che la percentuale minima per non pagare aggravi tariffari è stata stabilita nel 65%.

ll Comune di Falconara purtroppo non supera il 41,19% (fonte report rifiuti 2012). 
 Questa situazione impedisce al Comune, non solo di ottenere uno sconto ma, al contrario, lo costringe a pagare una addizionale che naturalmente poi ricadrà sui cittadini con la Tares. 

Infatti ai 74 Comuni che hanno superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata nel 2012 si applicherà nel 2013 una riduzione del tributo, prevista dalla legge regionale n. 15/97 s.m.i., che va da 6 a 14 euro a tonnellata.
 
Gli altri 165 Comuni (Falconara compresa) pagheranno, oltre al tributo di legge di € 20 a tonnellata, anche l’addizionale di 4 euro a tonnellata che comunque la Regione destinerà al cofinanziamento di impianti di selezione e recupero dei rifiuti urbani. 
 
Fatta questa precisazione e spero corretta informazione, mi auguro che i cittadini prestino maggiore attenzione alle politiche che vengono messe in atto a nome e per conto loro.
 
Infine, per conoscenza, la seguente è la produzione di rifiuti urbani in KG nel 2012 del Falconara Marittima  
Abitanti 26.720

Carta 1.534.080
Plastica 451.100
Legno 369.960
Metallo 60.510
Vetro 687.420
Organico 1.791.150
Verde 953.940
RDmat 6.509.384
Pulizia stradale 73.720
Produzione 15.877.704
Procapite (Kg/ab*a) 594
Raccolta differenziata (%) 41,19

Prendendo in considerazione questi dati è possibile azzardare un'ipotesi di risparmio se solo il comune di Falconara avesse raggiunto la percentuale di raccolta differenziata del 65% prevista per Legge (per un conteggio preciso bisognerebbe però conoscere i dati del bilancio).

Il conteggio riguarda la parte relativa al tributo e non considera gli altri costi di gestione, raccolta, conferimento in discarica ecc. che complessivamente si aggira attorno ai 5.800.000 euro, cifra che con la raccolta porta a porta potrebbe anch'essa ridursi sensibilmente.
 
il Comune spende in tributi per lo smaltimento dei Rifiuti Urbani circa
317.540+63.508 (di addizionale) = 381.048 euro 
Se avesse raggiunto l'obiettivo del 65% invece
317.540- 95262 ( riduzione tributo) = 222.278 euro
avrebbe ottenuto un risparmio netto annuo di euro 158.770 solo sui tributi.
 
Se si considera che la legge è in vigore dal 2009 il Comune in questi 4 anni ha speso di tasse per i  rifiuti circa 635.080 euro in più del dovuto.
 
Soldi che si potevano utilizzare per abbassare la Tares o per altri servizi utili. 

Io direi che sarebbe meglio partire subito con la raccolta porta a porta. Meno rifiuti, più risparmio, meno tasse ... che ne dite?




mercoledì 11 dicembre 2013

LA FINTA NEVE E LA VERA POVERTA'

E' dignitoso per un disoccupato ricevere un sussidio di euro 1,09?
 
Questo è l'importo previsto dal fondo di solidarietà del Comune di Falconara. 
 
Sul sito istituzionale si legge: "Il Comune di Falconara ha disposto interventi a sostegno dei nuclei familiari in cui uno o piu' componenti si trovano in condizione di disoccupazione con perdita del proprio lavoro o collocati in cassa integrazione, con l'obiettivo di ridurre lo stato di disagio delle famiglie colpite dalla crisi economica attraverso la concessione di agevolazioni su servizi, attivazione di tirocinii formativi o erogazione di contributi economici".
 
Ma al di là delle belle parole in realtà il bando (clicca)  prevede un misero contributo di euro 400 a persona  per il 2014, quindi per ridurre "lo stato di disagio delle famiglie" il Comune verserà la bellezza di un euro e nove centesimi al giorno. Questo perché la somma stanziata è di complessivi 10.000 euro. A beneficiare di questa erogazione salvifica saranno solo i 25 fortunati che supereranno la selezione dopo aver presentato domanda (clicca) .
 
Il Sindaco e la Giunta seppur sollecitati a ricercare maggiori risorse, in un momento particolarmente duro per molte famiglie a causa della  devastante crisi economica , non ci sono riusciti. Le casse sono vuote dicono, quindi nessuna possibilità di integrare la somma prevista per far si che questo fondo di solidarietà diventi tale: solidale. Invece l'operazione ha tutta l'aria di essere una cinica presa in giro che forse rientra nella pelosa categoria dell'elemosina, quella per salvarsi la coscienza.
 
Nel frattempo i giornali locali danno risalto all'evento natalizio di Falconara che quest'anno è concentrato in un gioco di luci e effetti speciali. Dal 7 di dicembre fino al 6 gennaio, ogni sabato e domenica ci sarà uno spettacolo di Musica, luci e neve finta sincronizzata. 10 spettacoli di circa 10 minuti l'uno, il cui costo complessivo non è dato sapere (voci di popolo dicono che si superano 100.000 euro).
 
E' noto invece il contributo del Comune di Falconara per questo evento che bisogna ricordarlo è di iniziativa privata.
Sui giornali nei giorni scorsi il Sindaco ha dichiarato che il Comune avrebbe contribuito per 9.000 euro, ma l'informazione è incompleta.
 
Spulciando tra gli atti amministrativi infatti si può facilmente verificare che la somma a carico del Comune è ben al di sopra dei 9.000 euro. La delibera di Giunta n. 447 del 19/11/2013 "Evento Christmas Music e Snow 2013" prevede infatti una spesa di euro 28.500 da corrispondersi in più soluzioni. Infatti sono già state predisposte due determine dirigenziali: una del 25/11/2013 di euro 9.000 e un'altra del 28/11/2013 di euro 8.500.
 
C'è da domandarsi perché il sindaco abbia dichiarato alla stampa che il contributo comunale a questo evento è di soli 9.000 euro.
In ogni caso, volendo fare un rapido conteggio si può dire, considerando che gli spettacoli saranno dieci, il costo giornaliero sarà di euro 2850 a carico del Comune.
Per cento minuti complessivi di luci e suoni il Comune spende 28.500 euro, quasi il triplo della  somma per il fondo di solidarietà di un anno intero.
 
E' demagogico far notare che il Comune spende al giorno 2850 euro per far cadere della "suggestiva" neve finta e per i 25 poveri e disoccupati della città stanzia  al giorno 1 euro e 9 centesimi?
 

domenica 8 dicembre 2013

IL MIO INTERVENTO AL 2° CONGRESSO FEDERALE DI SEL ANCONA


Compagne e compagni, non si può non registrare la stanchezza e il basso grado di motivazione che caratterizzano questo 2° Congresso di SEL.

Gli entusiasmi con cui abbiamo lasciato speranzosi il Congresso costituente, si sono smarriti nei vicoli chiusi e già conosciuti della NON buona politica.

Un partito, i cui capisaldi erano alternativa e rinnovamento politico nelle forme e nelle idee, si è perduto nei vecchi vizi della politica, nel tatticismo, nella subalternità, nell'oligarchia di un ristretto e autoreferenziale gruppo dirigente.

Un partito che ha sofferto e soffre di limiti che pensavamo o forse speravamo non ci appartenessero. Mi soffermo al livello nazionale per questioni di tempo ma è evidente che la critica non può che estendersi a tutti i livelli, in quota parte, fino al singolo iscritto. Insomma ci vorrebbe una sana e costruttiva autocritica a consultivo di questi tre anni di attività per trarne subito dopo le dovute conseguenze. 

Sarebbe necessario discutere del percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni, ma non bastano i pochi minuti a disposizione in questo Congresso. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che nonostante le reiterate richieste però, questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese nella totale autoreferenzialità di un gruppo dirigente che ha trasformato un partito che era nato come movimento, in un partito parlamentare.

Un partito che esclude dalla discussione la base, i circoli, i quali secondo Statuto, sono il cuore della nostra organizzazione, non è il partito che avevamo detto di costruire.

Nonostante ancora qualcuno di noi consideri una vittoria il fatto di aver piazzato una manciata di parlamentari alle ultime elezioni politiche, io credo che i risultati ottenuti siano stati molto al di sotto delle aspettative e degli sforzi che ognuno di noi ha profuso in questi anni.

Vendola all'indomani dei risultati elettorali disse: "missione compiuta", con quella esclamazione mise in luce tutti i limiti di una scelta politica che per forza di cose non poteva che indirizzarsi verso il basso.

Per me sono state incredibilmente sacrificate le nostre idee per uno scranno al parlamento.

La madre di tutti gli errori è stato quello di aver voluto sottovalutare le politiche di austerity accettando il fiscal compact e il pareggio di bilancio, illustrate con precisione anche nel documento Italia Bene Comune, che abbiamo sottoscritto con troppa premura. Il gruppo dirigente di SEL si è preso la responsabilità, come in un gioco d'azzardo, di tentare la fortuna sperando di vincere. Ma così non è stato.

I cittadini storditi da anni di promesse berlusconiane e infastiditi (potrei dire schifati) dalla scarsa proposta e credibilità politica hanno dato un giudizio netto: o astenendosi o votando Il M5S, accontentandosi quindi di seguire l'ondata di indignazione alimentata dalla crisi economica e soprattutto dalla pessima immagine che i partiti politici hanno dato di se stessi.

Credo che sia indispensabile che SEL affronti tutte queste faccende con serietà e con autocritica.  

Ma detto questo, credo che non dobbiamo perdere di vista il vero obiettivo del nostro partito e verificare se è ancora raggiungibile. La nostra ragion d'essere rimane quella di rappresentare, tutelare e difendere le classi più deboli del nostro Paese, dell'Europa e del resto del mondo. Abbiamo il dovere di combattere con tutte le forze le disuguaglianze, di batterci per i Diritti, di promuovere politiche che siano ecologicamente sostenibili.

Dobbiamo batterci per ridare valore al lavoro e dignità ai lavoratori.

Ora più che mai, per capire se esiste ancora uno spazio per la sinistra in Italia ed in Europa, e se siamo noi quelli in grado di rappresentarla, dobbiamo mettere il naso fuori dal nostro recinto e avere la forza di confrontarci con la sinistra delle persone prima delle sigle partendo dalla difesa dei beni comuni.

Ma non dobbiamo nemmeno perdere di vista la crisi economica che è la peste di questo secolo: colpisce e uccide inesorabilmente. Un virus che è stato creato nel laboratorio del liberismo il cui antidoto è disponibile solo per una piccola parte della popolazione, quella dei ricchi, ma ricchi per davvero, quella esigua minoranza che detiene la maggioranza delle ricchezze del mondo. Un virus che si è propagato anche grazie ad alcune disattenzioni e colpevoli complicità.

Si perchè mentre il capitalismo almeno negli ultimi 20 anni portava avanti con determinazione la sua lotta di classe, vincendola, le forze politiche progressiste, la socialdemocrazia in Europa, si sono convinte che il liberismo non era necessario combatterlo ma che bastava provare a condizionarlo. Questa convinzione si è rilevata sbagliata e in breve tempo si è perso il controllo del virus.

E così uno dopo l'altro i diritti conquistati con anni di lotte sono stati rimossi. Cancellati in gran parte non dai governi di destra e liberisti, che se ci avessero provato loro forse non ci sarebbero riusciti. NO, sono stati cancellati da governi progressisti: Dai laburisti di Blair, dai socialisti francesi e spagnoli, senza considerare il Pasok greco che in aggiunta, si è macchiato addirittura di crimini come la corruzione, mandando al fallimento la Grecia e alla miseria il suo popolo. In ultimo che dire delle larghe intese appena sottoscritte in Germania da Schulz che sigillano le politiche della Merkel.

In Italia le prime politiche sulla flessibilità del lavoro e gli attacchi ai diritti dei lavoratori, sono state improntate proprio da forze politica di sinistra. Flessibilità che si è subito tramutata in precarietà, trasformando il concetto di Lavoro in mercato del lavoro, e proprio per questo suscettibile alle regole del mercato. Gravi responsabilità le cui conseguenze adesso ricadono proprio su quella parte di società che vorremmo rappresentare.

Proprio ora che ci sarebbe bisogno di una forza politica forte, la sinistra è completamente inadeguata ed insufficiente.

Ora siamo con le pezze al sedere, 41% di disoccupazione giovanile, i danni sono incalcolabili e l'Italia come altri Paesi ha perduto anche la sua sovranità, l'autonomia, anche la democrazia è limitata. Adesso inizia l'attacco finale alle regole democratiche, ai diritti residui, alla Costituzione, fastidiosi lacciuoli per il liberismo. 

E' scellerato solo pensare di intaccare la Costituzione in un momento come questo in cui manca completamente il senso morale e etico, con una classe politica assolutamente non degna, e pericolosamente capace di sfregiare uno dei migliori testi democratici, frutto della mediazione di persone con una statura culturale inarrivabile per qualunque politico odierno. 

Ma ormai è deciso (ce lo chiede l'Europa), le modifiche permetteranno a quel virus di espandersi. Eppure bisognerebbe impedire di modificare l'art. 138 della Costituzione, ma intanto quel partito, il PD, a cui molti di noi hanno dimostrato e dimostrano ancora oggi troppo interesse, tanto da apparire subalterni, vota e lo modifica. 

Allo stesso tempo, mentre ipocritamente continua a professarsi di sinistra, mette in atto le peggiori politiche di austerity imposte dalla Bce e dalla Merkel. Basta con le scuse, il Pd si comporta così non solo perchè costretto in una coalizione di larghe intese con la destra, ma perchè quella è la sua ricetta per governare. Non è più possibile confondere la realtà!

E qual è il nostro ruolo, pensiamo davvero che basta condizionarlo il liberismo? E' sufficiente dire, per citare Vendola, che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD"?

Dobbiamo avere chiaro in mente che se un governo decide di sottomettersi alle politiche economiche che prevedono il fiscal compact e il pareggio di Bilancio, la strada obbligata è quella dei tagli, delle tasse e delle privatizzazioni. Quindi sapere che la Legge di stabilità nei prossimi anni sarà lo strumento che produrrà lacrime e sangue.

A queste condizioni è inutile invocare politiche di Welfare, il modello che ci è stato imposto non prevede ammortizzatori sociali, redditi garantiti, scuole pubbliche, sanità per tutti, perchè si regge su privatizzazioni, tagli orizzontali e tasse che badate bene, non colpiranno i ceti più abbienti, dunque nessuna patrimoniale sulle rendite finanziarie, sui grandi capitali, perchè quel modello difende le grandi ricchezze e le speculazioni finanziarie, perchè è un continuum con gli effetti della lotta di classe che abbiamo perduto o stiamo perdendo.

Dunque che fare? Il tempo forse è scaduto, ma noi oggi ci troviamo a discutere in un congresso di un partito di sinistra, ed un Congresso, se dimostreremo di dargli la giusta importanza, e se riusciremo a liberarci dell'autoreferenzialità di cui ho detto all'inizio, può diventare un momento determinante per stabilire con partecipazione e in democrazia le linee guida con cui potremmo da un lato liberarci delle opacità e contraddizioni che ritengo ci abbiano caratterizzato e dall'altro costruire le condizioni per un indispensabile new deal sociale, economico, ecologico e culturale.

La sopravvivenza di SEL e soprattutto le residue speranze di alternativa e cambiamento dipendono strettamente da come saremo in grado di comprendere e declinare le richieste che ci vengono poste dai lavoratori, dai disoccupati, dagli studenti, dai cittadini. Sel a questo punto non può esimersi!

Occorre determinare con estrema chiarezza le nostre proposte politiche, con particolare attenzione a quelle economico sociali, e credo che gli emendamenti al documento nazionale scritti dai Compagni Mentrasti e Bandoli diano quella chiarezza negli intenti che sia i militanti che i cittadini richiedono.

Putroppo il documento congressuale che ci dovrebbe indicare la strada giusta non va al di là dei buoni princìpi e si arena nella vaghezza. Troppa genericità che potrebbe aprire il varco a future incomprensioni e fraintendimenti mentre abbiamo disperato bisogno di franchezza e limpidezza! 

Gli emendamenti ci restituiscono autonomia nell'azione politica e ci danno maggiore forza nei rapporti con gli altri partiti, e un pò di speranza.

Insomma con quegli emendamenti mettiamo per iscritto che prima costruiamo la nostra proposta politica e dopo, soltanto dopo, ci confrontiamo con gli altri partiti. Anche con il Pd, ma non in subalternità.

Un Congresso stanco ho detto all'inizio e lontano dagli entusiasmi di quello di tre anni fa. Il congresso costituente partorì idee e intuizioni innovative le quali per una serie di illogiche motivazioni sono state accantonate. Ecco riprendiamole quelle idee perchè forse saranno le uniche che potranno condurci verso la strada giusta.