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giovedì 6 febbraio 2014

LA CASA DE NIALTRI E LA CASA DEL POPOLO

La foto raffigura l'epilogo dell'esperienza della Casa De Nialtri di Via Ragusa di Ancona. L'ex scuola lasciata al degrado e all'abbandono dal Comune per anni e occupata a dicembre scorso, io direi riportata alla vita, da un gruppo di senzatetto di varie nazionalità. Va detto che lo sgombero avvenuto ieri è stato fatto con un spropositato uso delle forze dell'ordine che all'alba e fino al primo pomeriggio hanno praticamente isolato l'intero quartiere. Sgombero che è avvenuto in maniera totalmente pacifica, proprio grazie all'indole pacifica delle persone che si trovavano all'interno della scuola. Va anche detto che gli occupanti hanno lasciato la scuola in una condizione nettamente migliore di come l'avevano trovata.

Dunque la foto del portone sbarrato alla bene e meglio con assi di legno rappresenta l'azione dell'amministrazione comunale ed il sindaco che in questa storia ha mostrato tutta la sua arroganza e cosa peggiore l'incapacità di gestire la situazione se non i maniera autoritaria. Sindaco e amminitrazione comunale infatti alla bene e meglio hanno chiuso questa esperienza, lasciando una ferita che non si rimarginerà facilmente, ma che continuerà a sanguinare fintanto che invece di affrontare i problemi preferiranno nasconderli o allontanarli.

Non credo però che quattro tavole di legno riusciranno a fermare la voglia e la determinazione di chi ha dato vita all'esperienza di Casa De Nialtri; un pò perchè quell'esperienza trae forza dal grande sentimento di fratellanza e di solidarietà che si è creato, un pò perchè la crisi economica e sociale produrrà ulteriori situazioni di disagio, di cui i cittadini tutti dovrebbero tenere conto.

L'epilogo di ieri stride ancor di più se si considera che questa azione violenta anche se non fisicamente, è stata fortemente voluta da un sindaco che rappresenta un Partito: il PD il quale continua a professarsi subdolamente di sinistra e che non proferisce parola sulla questione, non si sa se per imbarazzo o per complicità.

Ma c'è un'ultima cosa che risulta insopportabile. Leggendo la cronaca dello sgombero oggi sui giornali scopro che i letti, i materassi e il resto del materiale sgomberato dalla Casa De Nialtri è stato immagazzinato all'interno della Casa del Popolo della Palombella di Ancona. Considero questa scelta particolarmente di cattivo gusto.

La Casa del Popolo ora di proprietà del PD infatti fu realizzata dalle donne e uomini del quartiere anconetano per creare un luogo di aggregazione sociale. I miei nonni e i miei genitori contribuirono fisicamente alla autocostruzione della Casa del Popolo i cui muri odorano di lotta operaia e di battaglie per i diritti e la solidarietà.

Trovo veramente rivoltante che il Comune, e non si sa a che titolo, abbia deciso di trasformare quella Casa, intitolata peraltro ad Umberto Terzi, giovanissimo martire del fascismo che sacrificò la sua vita per la resistenza e per i diritti, in un magazzino per cose sequestrate a persone che hanno la sola colpa di essere poveri.

E' una mancanza di rispetto per la storia della Casa del Popolo della Palombella e per le persone che l'hanno costruita i quali in altri tempi non avrebbero avuto problemi ad aprire le porte ed ospitare i più deboli.

Al sindaco e alla Giunta chiedo di liberare immediatamente la Casa del Popolo, portino in un magazzino comunale quegli oggetti perchè la responsabilità deve restare nell'ambito del Comune. Restituiscano l'integrità e la dignità ad una sede che come dice lo stesso nome è del Popolo e non ha nulla a che vedere con operazioni di basso livello di cui il Comune di Ancona si è macchiato. 

Claudio Paolinelli

mercoledì 18 dicembre 2013

LA CRISI DELLA POLITICA E I FORCONI

La rivolta dei forconi si sta dimostrando una operazione in parte strumentalizzata se non organizzata da forze reazionarie e di destra e da altri gruppi non meglio identificati. Alcuni hanno agitato le "masse" altri si sono fatti infinocchiare da parole d'ordine di tipo populistico o peggio.

Resta il fatto però che in Italia il disagio e la rabbia covano da molto tempo e le forze di sinistra e le organizzazioni sindacali sembrano non comprendere e infatti sono relegate ai margini.

I sindacati non rappresentano nè tutelano le nuove categorie di sfruttati, di precari, di disoccupati. Sono condizionati dal PD e si limitano ad organizzare inoffensive e autocelebrative manifestazioni con al seguito stuoli di anziani usati quasi come comparse.
I partiti invece sono a distanze siderali dal mondo reale, ostaggi dei loro stessi difetti, tutti presi ad autoconservare un ceto politico inutile al Paese.

Lo scenario è deprimente ed è ora di fermarsi con i tatticismi, e smetterla di dire mezze parole incomprensibili.
Credo che da qui a breve i partiti e i sindacati verranno spazzati via dalla rabbia che è alimentata dalla miseria e ancor peggio dal populismo.
Ho come il presagio che se ciò accadrà la rabbia non farà distinzioni tra peggio e meno peggio!
A farne le spese sarà la democrazia, che da un lato viene attaccata attraverso le modifiche costituzionali e dall'altra da un vento reazionario e di protesta populista fuori controllo. A farne le spese saranno le persone.

Occorre sottolineare una netta differenza tra i movimenti di lotta studentesca e dei lavoratori e la protesta dei Forconi. La stragrande maggioranza di quelle persone che si sono ritrovate nel movimento "9 dicembre" è in rivolta per riottenere il tenore di vita perduto con la crisi perdurante. Sono gli "impoveriti" e non sembrano interessati ad affrontare le ragioni della crisi. Probabilmente non se ne sono mai occupati. Non pensano che forse è arrivato il momento per mettere in piedi un altro modello di sviluppo, più attento alla persona e all'ambiente, sostenibile socialmente e ambientalmente.

Per molti di loro il solo obiettivo è quello di riottenere o mantenere le abitudini consolidate, lo status di ceto medio che la crisi rimette in discussione. Preparano una rivoluzione ma non conoscono il loro avversario, generalizzano tirando pietre alle ombre e urlando alla luna.
Insomma è come se dicessero: "ho la febbre e voglio che mi passi, e non mi interessa sapere perché ho la febbre, ma mi deve passare subito!"
Una febbre, lo sappiamo, causata dal liberismo. La battaglia va fatta contro il modello finanziario e capitalistico che siede nella stanza dei bottini e muove i fili a cui sono legati i governanti.

Poi c'è Il problema dell'individualismo, conseguenza comportamentale che deriva dal liberismo. Tutte queste persone che stanno in piazza con i forconi non formano un collettivo, sono differenti tra loro, non appena avranno ottenuto quel che chiedono (se mai l'otterranno), torneranno nelle loro case a pensare ai fatti propri riprendendo a infischiarsene di come và il mondo.

Riassumo il mio pensiero: Il movimento dei forconi pensa al mantenimento del tenore di vita del ceto medio e non è interessato a battersi per sconfiggere il liberismo, non vuole l'uguaglianza, vuole ottenere una fetta della torta, si limita a chiederne una porzione, disinteressandosi degli ingredienti di quella torta.

Ma a sinistra invece come si sta affrontando il problema della crisi?

Purtroppo vedo sempre in maniera netta nuove forme di individualismo anche a sinistra e tra le categorie che debbono le loro forze residue all'agire collettivo del passato.

La crisi comprime le vene di chi la subisce, e la mancanza di una soluzione offusca i pensieri. Spesso questa situazione obbliga a fare scelte che in momenti normali forse non si sarebbero mai fatte ed è comprensibile che singolarmente ci sia la tendenza a cedere a compromessi al ribasso pur di sopravvivere. Meno comprensibile quando quelle scelte le fanno anche le categorie di rappresentanza dei lavoratori le quali invece dovrebbero avere il sangue freddo e lo sguardo rivolto al di là della barricata per immaginare un futuro, nonostante l'emergenza e la gestione del presente. Una debolezza che fa scricchiolare il cardine della lotta al liberismo.
Mi chiedo se l'idea di un modello sostenibile sia una filosofia buona da discutere in un salotto o se invece deve trovare consenso e forza per trasformarsi in azione politica soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo.

Praticare quotidianamente quell'idea è una fatica ardua e sempre più spesso si cade nell'individualismo anche con alcune scelte che apparentemente hanno un aspetto di tipo collegiale. So che gli esempi che sto per fare possono sembrare di cattivo gusto e provocatori, ma penso che proprio quelle situazioni diano il senso della distanza che c'è tra il pensare e agire politico.

Trovo ad esempio che la scelta dei sindacati all'interno della raffineria di Falconara di sottoscrivere un contratto di solidarietà per scongiurare i licenziamenti senza aver mai visto e discusso il piano industriale dell'azienda e ignorando completamente le istanze della popolazione stanca delle tonnellate di veleni che respirano ogni giorno, sia una forma di individualismo, io lo definisco "individualismo colletivo" di un gruppo isolato che in maniera corporativa prova a tutelare solo i propri interessi. scelte che in questo caso alimentano l'eterno conflitto tra lavoro e ambiente.

La stessa cosa vale per i lavoratori di Fincantieri, i quali, se pur di assicurarsi il lavoro accettassero le commesse per costruire navi gasiere o militari, abbandonerebbero l'idea di modello socio economico sostenibile sintetizzata nel celebre motto "un altro mondo è possibile" e la stessa lotta al liberismo perderebbe di significato. Anche questo caso si potrebbe configurare l'individualismo collettivo di cui ho detto prima.
Costruire navi gasiere significherebbe contribuire a vanificare le lotte di chi si batte contro i rigassificatori a favore dell'energia da fonti rinnovabili.
Riflettiamo su questo punto altrimenti dovremmo rivedere anche la nostra posizione sugli aerei da guerra F35 visto che a costruirli saranno comunque dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro qualora decidessimo di non acquistarli.
Faccio questi esempi perchè le due questioni: la crisi della cantieristica, la realizzazione dei rigassificatori e la produzione petrolifera sono questioni del nostro territorio marchigiano, ma è ovvio che di esempi di questo tipo ce ne sono in ogni parte e non solo nel privato, ma anche nella funzione pubblica.

Sicuramente non si può addossare la colpa tutta ai sindacati e nemmeno ai lavoratori minacciati dalla perdita del lavoro, perchè quelle scelte sono influenzate e determinate dalla politica e quindi dai partiti che in Parlamento legiferano.

Purtroppo la politica sta vivendo uno dei suoi periodi peggiori, è una politica che vive di slogan e trovate di marketing per nascondere la inadeguatezza della sua classe dirigente.

In questa fase, come non mai, sarebbe necessario abbandonare slogan, promesse e bugie e concentrarsi per lavorare ad una uscita dalla crisi in via democratica e a favore dei popoli coerentemente con le idee e princìpi che si propagandano.
Questo è un compito della politica, almeno di una parte della politica che la sinistra dovrebbe riconoscersi. Quella che amiamo chiamare Buona Politica. Eviteremmo al Paese la miseria ed il rischio di derive reazionarie e populiste come la storia severamente ci ricorda.

mercoledì 11 dicembre 2013

LA FINTA NEVE E LA VERA POVERTA'

E' dignitoso per un disoccupato ricevere un sussidio di euro 1,09?
 
Questo è l'importo previsto dal fondo di solidarietà del Comune di Falconara. 
 
Sul sito istituzionale si legge: "Il Comune di Falconara ha disposto interventi a sostegno dei nuclei familiari in cui uno o piu' componenti si trovano in condizione di disoccupazione con perdita del proprio lavoro o collocati in cassa integrazione, con l'obiettivo di ridurre lo stato di disagio delle famiglie colpite dalla crisi economica attraverso la concessione di agevolazioni su servizi, attivazione di tirocinii formativi o erogazione di contributi economici".
 
Ma al di là delle belle parole in realtà il bando (clicca)  prevede un misero contributo di euro 400 a persona  per il 2014, quindi per ridurre "lo stato di disagio delle famiglie" il Comune verserà la bellezza di un euro e nove centesimi al giorno. Questo perché la somma stanziata è di complessivi 10.000 euro. A beneficiare di questa erogazione salvifica saranno solo i 25 fortunati che supereranno la selezione dopo aver presentato domanda (clicca) .
 
Il Sindaco e la Giunta seppur sollecitati a ricercare maggiori risorse, in un momento particolarmente duro per molte famiglie a causa della  devastante crisi economica , non ci sono riusciti. Le casse sono vuote dicono, quindi nessuna possibilità di integrare la somma prevista per far si che questo fondo di solidarietà diventi tale: solidale. Invece l'operazione ha tutta l'aria di essere una cinica presa in giro che forse rientra nella pelosa categoria dell'elemosina, quella per salvarsi la coscienza.
 
Nel frattempo i giornali locali danno risalto all'evento natalizio di Falconara che quest'anno è concentrato in un gioco di luci e effetti speciali. Dal 7 di dicembre fino al 6 gennaio, ogni sabato e domenica ci sarà uno spettacolo di Musica, luci e neve finta sincronizzata. 10 spettacoli di circa 10 minuti l'uno, il cui costo complessivo non è dato sapere (voci di popolo dicono che si superano 100.000 euro).
 
E' noto invece il contributo del Comune di Falconara per questo evento che bisogna ricordarlo è di iniziativa privata.
Sui giornali nei giorni scorsi il Sindaco ha dichiarato che il Comune avrebbe contribuito per 9.000 euro, ma l'informazione è incompleta.
 
Spulciando tra gli atti amministrativi infatti si può facilmente verificare che la somma a carico del Comune è ben al di sopra dei 9.000 euro. La delibera di Giunta n. 447 del 19/11/2013 "Evento Christmas Music e Snow 2013" prevede infatti una spesa di euro 28.500 da corrispondersi in più soluzioni. Infatti sono già state predisposte due determine dirigenziali: una del 25/11/2013 di euro 9.000 e un'altra del 28/11/2013 di euro 8.500.
 
C'è da domandarsi perché il sindaco abbia dichiarato alla stampa che il contributo comunale a questo evento è di soli 9.000 euro.
In ogni caso, volendo fare un rapido conteggio si può dire, considerando che gli spettacoli saranno dieci, il costo giornaliero sarà di euro 2850 a carico del Comune.
Per cento minuti complessivi di luci e suoni il Comune spende 28.500 euro, quasi il triplo della  somma per il fondo di solidarietà di un anno intero.
 
E' demagogico far notare che il Comune spende al giorno 2850 euro per far cadere della "suggestiva" neve finta e per i 25 poveri e disoccupati della città stanzia  al giorno 1 euro e 9 centesimi?
 

domenica 20 ottobre 2013

LA SOLITIDINE E IL DISAGIO, QUESTO E' IL VERO DEGRADO

Ho avuto modo di toccare con mano un paio di situazioni sabato scorso. Una passeggiata per la  via principale di Falconara Marittima è bastata a confermarmi quanto sia diffuso lo stato di disagio che  vivono molte persone.
 
Non che non me rendessi conto, ma vederlo in prima persona assume tutta un'altra connotazione e le persone con un minimo di sensibilità non possono che restarne colpite.
 
Due storie differenti: una di un anziano vagabondo e la sua ordinaria vita da senza tetto e  l'altra di una anziana signora che vive la sua vita con le complicazioni della vecchiaia.
 
Il vagabondo bonario che abitualmente passa giornate intere seduto sulla  panchina nella più totale indifferenza di chi passa, nessuno si accorge del suo stato di igiene personale e nemmeno gli rivolge mai la parola. Ieri qualcuno ha pensato bene di segnalarlo  alla polizia municipale, non perché preoccupato del suo stato ma solo perché poteva sporcare la panchina. 
 
L'anziana signora, è una donna che abita da sola in casa, ha problemi di deambulazione, ieri è caduta in strada, si è fatta male e non riusciva a rialzarsi. Alcune persone si sono fermate ad aiutarla, un paio di signore accorse la conoscevano e la chiamavano per  nome, convincendola a salire sull'ambulanza visto che lamentava delle contusioni sospette.  Nonostante il precario equilibrio, la signora era uscita di casa perché stanca di stare sola. Io non la conosco di persona ma mi sembra una donna normale che soffre però di una grave malattia che nell'attuale società in cui viviamo sembra sia incurabile: la solitudine!
 
Due storie apparentemente diverse tra loro ma in realtà accumunate purtroppo da un filo rosso, quello del disagio e della solitudine. Due momenti di riflessione per chi ne è stato testimone, per comprendere, come cerco di dire da molto tempo, che il vero degrado nella città è quello sociale.

domenica 6 ottobre 2013

GUERRA AI POVERI

Una amministrazione comunale che considera la povertà una vergogna da nascondere e non una condizione da debellare, è una pessima amministrazione che tenta di occultare la realtà sotto il tappeto. 

Il tema delle povertà, fuorviato ed esasperato dalle stesse persone che invece avrebbero dovuto dare risposte concrete dopo sei anni di governo della città, sta per essere ignobilmente derubricato a problema di degrado urbano, a un problema di sicurezza.

Nonostante il totale fallimento di decine di ordinanze degli ultimi anni atte a ridurre la presenza di persone indesiderate per le vie della città, il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni e la sua Giunta, perseverano con atti pubblici che hanno la caratteristica di azioni demagogiche e pilatesche. 

Nascondere gli effetti e fregarsene delle cause, questa sembra essere la filosofia della maggioranza in Comune ormai divisa da guerre interne. La nomina di un supervisore alla sicurezza quando già esiste un assessore alla sicurezza la dice lunga sul livello di scontro interno

Vietare l'uso dell'acqua delle piazze ai senza tetto e allo stesso non prevedere un luogo per le misure minime di igiene personale è da irresponsabili. In città non esiste un bagno pubblico, quelli esistenti, non sono utilizzabili. Perfino i servizi igienici della vicina stazione ferroviaria sono off-limit per chi non ha casa.  Sgomberare le persone che di notte si accatastano sui cavalcavia della spiaggia per dormire all'aperto e al freddo e non prevedere un dormitorio è un atto di  grande inciviltà. Vietare a singole persone di chiedere l'elemosina è solo un provvedimento inutile, vocato all'ennesimo fallimento. La povertà non si ferma davanti ad una multa.

Il fatto grave è che questa amministrazione è preoccupata esclusivamente dall'effetto visivo, del degrado urbano. Poco importa sapere che il vero degrado è quello umano, in una fase in cui la crisi sta impoverendo velocemente anche strati sociali ritenuti fino a ieri al sicuro.
Non è un caso che il consiglio comunale abbia recentemente previsto per le problematiche sociali, per il sostegno ai disoccupati, solo pochi spicci (10.000 euro) mentre per  attività di propaganda i soldi non sono mancati; basti pensare ai 6.000 euro spesi per le frecce tricolori invitate in piena campagna elettorale, e almeno 11.000 euro per quindici minuti di fuochi artificiali di ferragosto.

Solo nell'ultimo mese la ciittà è stata colpita da due gravi lutti, due persone che si sono ammazzate stravolte dagli sfratti esecutivi cui erano colpiti, una delle quali solo ieri, mentre il Comune pensa di vendere le abitazioni di proprietà. 
A Falconara cresce l'esercito dei disoccupati e sindaco e Giunta si preoccupano dell'estetica del degrado urbano, senza avere la più pallida  idea su come rivitalizzare il centro, senza porsi il sospetto che se la città è morta, forse qualche responsabilità dipende da chi la sta amministrando, e sottovalutando il problema dell'immigrazione, preferendo per comodità non fare distinzioni, mettendo tutti sullo stesso piano, lasciare che l'immaginario collettivo consideri lo straniero come un nemico da eliminare. 
Sparare nel mucchio è molto più semplice che affrontare i problemi con serietà e responsabilità.    

A Falconara stiamo assistendo a scelte di una amministrazione comunale assolutamente incapace di gestire il periodo di crisi in corso, e non solo per mancanza di risorse. Quello che manca è la risorsa culturale di chi ci amministra, una povertà ancora più grave di quella economica. 
Una città che guarda con smarrimento a una guerra ai poveri, una guerra senza vincitori.