giovedì 28 giugno 2012

LE MACERIE SULLE MACERIE

Un mucchio di macerie al posto delle casette della Ex Montedison di Falconara. Questo è il panorama offerto a chi passa sulla statale 16. I più disattenti vedranno in quelle macerie solo un abbattimento di casette fatiscenti in un'area pericolante e degradata. Un' area abbandonata tanti anni fà, altamente inquinata e mai bonificata. Un'area che aspetta da tanto tempo un riutilizzo, ma che gli alti costi della bonifica e le solite speculazioni hanno mandato tutto in malora, anche quelle parti che erano state individuate dalla soprintendenza, di valore storico e quindi da conservare.

Gli unici a frequentare quell'area sono i senza tetto, i diseredati, gli esclusi, gli invisibili, quelli che genericamente qualcuno chiama "criminali". Sono gli stessi  invisibili che con la grande nevicata e freddo di quest'inverno, una parte della cittadinanza più sensibile ha cercato di aiutare, costringendo il sindaco a mettere a disposizione una stanza per non farli morire di freddo. Operazione che l'amministrazione ha fatto gioco forza, più che altro per motivi di immagine che per convinzione.

Le motivazioni dell'abbattimento non hanno carattere ambientale, nessuna bonifica è prevista, e nemmeno sanitaria. Infatti la Giunta non si è posta il problema che chi dorme in quei luoghi insalubri rischia la vita, non sono interessati a questo. La giunta e i partiti che la sostengono vogliono semplicemente allontanare quegli indesiderati dai confini cittadini. Ancora una volta il sindaco Brandoni usa la tolleranza zero, ma che come in passato servirà solo a fare un pò di propaganda e non a risolvere il problema.

Sono convinto che le cose non accadano mai per caso. Anche stavolta il raid distruttivo arriva in un momento particolare. Sarò malizioso ma credo proprio che quelle macerie stavolta siano servite a nascondere ben altre macerie. A nascondere le macerie del fallimento di questa amministrazione comunale che proprio in questi giorni deve convincere i suoi concittadini che l'aumento dell'IMU al massimo consentito è cosa buona e giusta. Il sindaco deve far dimenticare ai suoi elettori le sue promesse sulla diminuzione delle tasse che sarebbero certamente arrivate grazie al "mirabolante" governo Berlusconi.

Il sindaco e i suoi sostenitori devono coprire le macerie del fallimento economico che hanno provocato con la spudorata "fiducia" accordata ai padroni della raffineria API. Per un pugno di lenticchie il sindaco ha regalato all'industria la dignità della città ed ora i lavoratori della raffineria per primi ne pagano pesanti interessi.

Con la polvere delle macerie delle casette dell'Ex Montedison questa amministrazione comunale cerca affannosamente di nascondere i suoi fallimenti e lo fa con quello che sarebbe dovuto essere il suo cavallo di battaglia ovvero, LA SICUREZZA, ma che, secondo le pesanti critiche dei suoi elettori, è stato il  fallimento più grosso.

lunedì 18 giugno 2012

L'ASSURDO PREVEDIBILE

La decisione dei vertici della raffineria api di chiudere l'impianto di Falconara per un anno riempie le pagine dei giornali. Sarà il leitmotiv di questa estate. Il rischio per l'occupazione è forte e il clima recessivo del Paese non agevola una rapida soluzione del problema.

Al momento le dichiarazioni di alcune forze politiche e degli amministratori regionali e comunali riempiono i giornali ma non entrano nel merito della questione. Per prima cosa occorrerebbe assumersi le responsabilità.

Il comune di Falconara ad esempio ha gravi responsabilità sulla situazione attuale. Ha preferito accontentare la proprietà della raffineria in ogni sua richiesta, fidandosi delle sole parole di, parole che non sono mai state scritte in atti amministrativi pubblici. Il sindaco e l'intera amministrazione comunale si sono accontentata di vaghe promesse, ed ora hanno la responsabilità davanti alle sacrosante preoccupazioni dei lavoratori dell'api e delle numerose imprese dell'indotto, di rendere conto all'opinione pubblica e alla città intera delle loro azioni.

Ma di fronte alla pochezza delle giustificazioni dell'amministrazione comunale che individua nei ritardi della realizzazione  del rigassificatore la causa della ritirata dell'Api, lasciano sconcertati le dichiarazioni di eminenti politici alla guida del governo regionale.

L'assessore Luchetti ad esempio, autorevole uomo del PD oltre che cittadino falconarese che candidamente dichiara alla stampa di non comprendere il comportamento della dirigenza Api, chiedendone una verifica sull'accordo sottoscritto. Un accordo che non ha preso in considerazione la pesante crisi del settore petrolchimico e che come già avvenuto nel passato non prevede alcuna prescrizione all'azienda in caso di inadempienze.

Sconcertante anche la dichiarazione del segretario regionale del PD Palmiro Ucchielli, il fautore del "Modello Marche", che dichiarandosi preoccupato per il futuro dei lavoratori considera assurda la sospensione dell'attività.

L'unica cosa assurda in questa brutta vicenda è stata la superficialità con la quale sono state messe in atto politiche che interessano centinaia di lavoratori, di migliaia di cittadini e un vasto territorio. Ora credo che sia necessario che alle parole di circostanza e auto assolutorie, arrivino risposte per i lavoratori e per i cittadini che vivono in un territorio che per troppo tempo è stato prigioniero dei poteri di pochi.

L'assurdo, mi dispiace dirlo, in questo caso era più che prevedibile.

venerdì 8 giugno 2012

LA RAFFINERIA API CHIUDE E SI FA BEFFA DEI LAVORATORI

Alla fine i nodi vengono al pettine. Ieri il gruppo dirigente della raffineria API ha annunciato la chiusura dell'impianto di Falconara Marittima per 12 mesi. Una notizia preoccupante ma non è stata una sorpresa. Da anni infatti i vertici del Gruppo petrolifero che commercializza i suoi prodotti con il marchio IP, lamentano un calo di fatturato dovuto alla crisi del settore.

Pochi (non l'azienda) però non hanno tenuto conto di questa inversione di tendenza. L'idea di una possibile riconversione del sito è sempre stata considerata soprattutto da parte di molti lavoratori alla stregua di una provocazione, un atto "terroristico" di ambientalisti senza scrupoli. Ed infatti l'opera di convincimento dei padroni della raffineria nel tempo si è fatta strada tra i lavoratori. 
Con metodi scientifici a tempi alterni arrivava una minaccia di perdita di posti di lavoro, che veniva ritirata solo dopo aver ricevuto dalla politica (la vera antipolitica) rinnovi di concessioni, autorizzazioni per centrali termiche, ed in ultimo il permesso a costruire il rigassificatore.

Quindi allontanato il pericolo del licenziamento, tutti a tapparsi occhi e orecchie per non vedere che il settore petrolifero ogni anno perdeva di redditività. Occhi, orecchie tappati ma spegnendo anche il cervello, che in condizioni normali non poteva non prevedere questo epilogo.

Con il rigassificatore addirittura si è raggiunta la cecità completa. Alcuni mesi fa, i lavoratori sono scesi in piazza non per tutelare il loro lavoro o la loro sicurezza sul lavoro, ma per chiedere la realizzazione del rigassificatore, con la sconcertante motivazione che in caso di realizzazione i padroni dell'API, nonostante le perdite milionarie, non avrebbero più licenziato alcun lavoratore. E con l'ancor più sconcertante conseguenza che la Regione Marche, il presidente Spacca e l'assessore falconarese Luchetti del PD, tutta la giunta e quasi tutto il consiglio regionale, senza valutare la situazione di crisi del settore petrolifero decisero di dare parere favorevole. 

Tutti sanno che il rigassificatore può aver bisogno al massimo di una ventina di lavoratori. Lo sa Spacca, lo sanno i padroni della raffineria, lo sanno i sindacati, ed anche i lavoratori, ma non importa, l'unica certezza e che il Conte Brachetti è stato accontentato per un altro affare miliardario a discapito del territorio e ora purtroppo vediamo, anche a discapito dei lavoratori.

Infatti adesso i vertici dell'API chiudono la raffineria per 12 mesi, senza certezze per la riapertura, saranno 400 i lavoratori diretti circa in cassa integrazione. Per i 200 lavoratori dell'indotto, quelli delle ditte esterne il futuro è ancora più incerto, meno tutele e quindi più possibilità di licenziamento.  

In tutta questa storia, è imbrazzante il sindaco di Falconara Brandoni, il quale come se uscisse da una fiaba, come la bella addormentata, si risveglia e  apprende con «forte preoccupazione» del prolungamento della chiusura della raffineria e con candore dichiara: "Che la situazione fosse molto critica si sapeva: se in tanti anni l’Api non ha messo nessuno in cassa integrazione, evidentemente ora la crisi è forte".  
Ma certo, meglio dare la colpa alla crisi, molto meglio che prendersi parte delle responsabilità. Responsabilità che ricadono equamente  su una classe politica e sindacale inadeguata e trasversale.

Ai lavoratori quindi che dire... credo che a questo punto debbano chiedere spiegazioni a chi ci li ha portati in questa brutta faccenda, chiedano ai padroni dell'API, ai politici, a Spacca e a Luchetti, al Sindaco di questa degradata città, ma soprattutto chiedano spiegazioni al sindacato, ad alcuni dei responsabili che mi dicono abbiano fatto carriera.

Ai lavoratori esprimo la mia solidarietà, una umana solidarietà di chi conosce molto bene la condizione di disoccupato, ma alla solidarietà esprimo anche una speranza: che Falconara abbia la capacità al più presto di eleggere una nuova guida amministrativa, per la rinascita sociale e culturale di questa città, che metta al primo punto l'interesse di tutti i cittadini e non l'interesse del potente di turno.

mercoledì 6 giugno 2012

AMMAZZA ITALIA



È evidente che la ricetta di Governo dei professori è sbagliata. Non solo è inefficace come strumento di contrasto e risoluzione della crisi, ma addirittura dannosa. I dati ufficiali sono impietosi: Il debito pubblico italiano a marzo è salito alla soglia record di 1.946,083 miliardi di euro a febbraio era a quota 1.928,226 miliardi. Complessivamente il numero dei disoccupati ad aprile è salito a 2 milioni 615mila, tra marzo e aprile, hanno perso l'impiego 38mila persone. I consumi sono fermi, l’aumento dell’aliquota dell’IVA che aumenterà ancora in autunno e l’oggettiva indisponibilità finanziaria delle famiglie hanno ridotto drasticamente la capacità di acquisto. Le aziende e gli imprenditori in difficoltà non riescono ad avere accesso al credito bancario. Tasse inique come l’IMU mettono in seria difficoltà le persone ed infatti non c’è giorno che i giornali non riportano casi di suicidi di disoccupati, sfrattati, di nuovi poveri che non sopportano il “disonore” della perdità di dignità. 9 milioni di italiani sono costretti a tagliare anche le spese sanitarie ed infatti non si curano più. Il fisco non riesce ad incassare quanto previsto, nelle casse infatti mancano 1.500 milardi di euro. La Corte dei Conti intanto ci informa allarmata che le tasse sono troppo alte e che il livello di corruzione nel Paese è al livello della Repubblica delle Banane (non è certo uno scoop). Quindi le fasi Salva Italia e Cresci Italia sono risultate degli slogan senza alcuna rispondenza al vero, perché nemmeno il temutissimo “SPREAD” è stato riportato a percentuali accettabili (a dicembre 2011 era 440 punti ed oggi è a 441).
Un disastro sia dal punto di vista sociale (poco considerato dal Governo) che dal punto di vista tecnico. I “tecnici” dunque hanno fallito proprio sul loro terreno, le riforme hanno impoverito le famiglie, fatto fallire centinaia di migliaia di Imprese, senza che all’orizzonte si riuscisse a vedere un lumicino di speranza.

Di questo disastro è responsabile il presidente Monti, i suoi Ministri, anche il Presidente Napolitano, ma soprattutto i partiti presenti in Parlamento, che terrorizzati dall’ira degli italiani, evitano il confronto elettorale come la peste. Evocando l’antipolitica come per esorcizzarla, senza rendersi conto che l’antipolitica è proprio il loro atteggiamento autoreferenziale che vogliono mascherare in senso di responsabilità. Continuando a tenere in vita un Governo che è svincolato da ogni impegno democratico con gli elettori.

La ricetta Monti è una politica di destra, tutte le Leggi fin qui approvate fanno parte della politica liberista e di destra già nel programma del Governo Berlusconi. La riforma del mercato del lavoro, la cancellazione dell’art. 18, la modifica della Costituzione all’art 81 per introdurre il pareggio di Bilancio. La riforma delle pensioni, la libertà d’impresa quindi la strada per le privatizzazioni, erano nell’agenda politica di Berlusconi, e di Bossi, e aggiungo anche di Fini e Casini. Quindi c’è poco da meravigliarsi sull’operato del professor Monti e della condivisione del PDL e Udc . Sul PD invece ci sarebbe da dire. Non da meravigliarsi ma da indignarsi si. Il PD con il suo atteggiamento certifica il caos che c’è nel suo interno, le fratture e tutte le difficoltà. La dirigenza del PD è terrorizzata dalla possibilità di imminente implosione, per paura che il partito vada in pezzi  manderà in pezzi il Paese intero.
È deprimente, il PD  non fà più politica si limita a difendere la propria esistenza, il problema è che in questo tentativo stringe in un abbraccio mortale i partiti che invece potrebbero modificare la china che ha preso il Paese. Penso a SEL, una forza politica nuova con delle idee che potrebbero spostare l’attenzione, in questa terribile fase di crisi globale, sulle persone invece che sulla finanza. Un partito che avrebbe voluto affrontare la crisi, ad esempio, colpendo i grandi patrimoni e la corruzione dilagante, tagliando gli sprechi e le spese militari, impedendo che il fardello del salvataggio del Paese pesasse solo sulla schiena dei più deboli. Nella speranza che ormai non sia troppo tardi, spero che SEL riesca immediatamente a divincolarsi da quell’abbraccio e che, per dirla con le parole di Nichi Vendola, riesca a prendere la strada giusta senza avere paura.