sabato 24 dicembre 2011

NATALE A FALCONARA

E' incredibile ma vero! Una festicciola organizzata dal Comune in piazza con animatori e musica a due giorni dal Natale, si è trasformata in set fotografico per la propaganda del sindaco a sostegno della sua pessima politica sicuritaria.

Ieri pomeriggio nel crocevia che collega la piazza alla stazione, a pochi passi dagli stand degli animatori, ecco posizionarsi una macchina dei carabinieri, con accanto cinque o sei militari dell'esercito in tuta mimetica.  Non c'è nessun motivo di ordine pubblico per quel dispiegamento, e in molti si  domandano perchè quella presenza improvvisa.

La risposta arriva pochi minuti dopo. Infatti ecco che sopraggiunge il sindaco Brandoni con al seguito un fotografo di un giornale locale e il suo entourage. Tutti in posa per la foto di rito, ma evidentemente le foto non erano sufficientemente esplicative, allora ecco che i carabinieri fermano due persone (un uomo con una fisarmonica ed una donna con una gonna lunga e colorata) per l'identificazione. E giù foto, con il sindaco raggiante per la dimostrazione del controllo del territorio. Sono state fermate due persone "a caso" nel mucchio, senza che nessuno abbia fatto niente. Solo per arricchire di personaggi la foto che sono certo il sindaco metterà tra le sue più care.

Di per se questo gesto è già sgradevole di suo, soprattutto nel contesto di una festa natalizia  organizzata per ridare un pò di vita al centro cittadino. Evidentemente il vero scopo della festa era ben altro: un palcoscenico  per la becera propaganda elettorale del sindaco sulle spalle di povera gente che suo malgrado è stata costretta a partecipare alla recita.

Ma non finisce qui. Il sindaco infatti, forse sovraeccitato dalla visione di persone in uniforme, mi si è avvicinato mentre guardavo sdegnato tutta la scena, e ad alta voce ha pronunciato una frase che evidenzia tutta la sua rozzezza e il basso profilo culturale. Una frase terribile che dalla bocca di un sindaco assume una gravità spropositata. Una frase irresponsabile che però lo qualifica per quello che è.

Accadono cose incredibili in questa città, degradata da persone che cercano disperatamente di nascondere i loro fallimenti con operazioni di facciata. Ricorderò quelle foto scattate ieri, le pose ammiccanti di chi si è prestato, le aggiungerò all'album dei ricordi di quest'annata infame.   

venerdì 23 dicembre 2011

AUGURI PER QUESTE "non" FESTE

Ce la stanno mettendo tutta. Si stanno impegnando molto e probabilmente riusciranno nel loro intento. Il potere finanziario, quello in mano ad un ristrettissimo numero di persone, sta erigendo un fortino per difendere gli enormi interessi economici e di potere. Un fortino che esclude e tiene alla larga la maggioranza delle persone, quel 99% che spesso viene evocato nelle manifestazioni delle piazze di tutto il mondo.

Il capitalismo è morto, ma come uno spirito maligno continua a fare danni smisurati. Il capitalismo è finito, ma c’è chi non se ne vuole fare una ragione. I Governi non si curano di salvare le persone, di limitarne le difficoltà. I Governi hanno l’unico obiettivo di dare ulteriore ossigeno ad un sistema che è miseramente fallito, e lo fanno con cinismo e smisurata violenza sui loro popoli.

Una tale situazione secondo questa logica richiede quindi interventi estremi, che scavalacano le democrazie dei Paesi, ed infatti anche in Italia la democrazia è sospesa con i Partiti politici che balbettano di fronte alla loro inadeguatezza e lasciano che i “tecnici” facciano il lavoro sporco, perché loro non sono stati capaci di affrontare e governare quei problemi.

L’aria è tesa come i nervi di molti di noi preoccupati per il futuro e per il presente. Ci si riscalda per un nonnulla, uno sguardo di troppo, uno sgarbo al parcheggio... sono tangibili i segnali di insofferenza, sempre più persone sentono il peso dell’esistenza. C’è un clima che potrebbe innescare un crescendo di intolleranza e di violenza. Stà prevalendo l’egoismo: messi alle strette ognuno tenta di difendersi come può. Ma non può essere questa la strada.

E se i Governi, invece di agire nell’interesse dei loro Popoli, si mettono dalla parte delle Banche e buttano tutti nella disperazione, noi abbiamo il dovere di non perdere la lucidità, dobbiamo comprendere che non è l’individualismo che ci salverà. Al contrario ci salveremo se troveremo la forza di solidarizzare, di unirci, di non lasciare solo nessuno, di consolidare la Democrazia, dobbiamo creare un fronte comune per contrastare le enormi disuguaglianze che il sistema capitalistico ha provocato e per pensare ad un mondo nuovo.

È il mio augurio per queste “NON” feste natalizie. Restiamo uniti, restiamo umani.

mercoledì 7 dicembre 2011

COMMERCIANTI CONTRO IL DEGRADO

Ho partecipato anche io, come tanti cittadini alla riunione organizzata dal sig. Pasquini per discutere le preoccupazioni dei commercianti di Falconara Marittima per il degrado in cui è caduta la città.

Quello che ho sentito in quella riunione mi lascia una profonda amarezza.  Da una parte, l'amministrazione comunale che continua imperterrita nella sua politica di tolleranza zero, anche se è ormai chiaro a tutti, e forse anche a loro, che è stata un fallimento totale e che non ha per nulla migliorato la situazione, anzi la percezione di insicurezza in questi tre anni e mezzo è sensibilmente peggiorata. Dall'altra un gruppo di commercianti che giustamente è preoccupato per l'affievolirsi degli affari in una città che è morta dal punto vista commerciale, ma anche sociale. 

Non voglio credere che i commercianti vogliano scaricare la responsabilità dei loro scarsi incassi agli immigrati e ad uno sparuto gruppo di nomadi che staziona da un pò di tempo in città. Non lo voglio credere perchè non voglio offendere la loro intelligenza. Perchè è evidente che il problema ha altre cause. 
La nostra è una città anomala. E' un non luogo. 
Tradizionalmente Falconara è sempre stata una città dormitorio. Una città che non ha attrative e i cittadini non hanno stimoli per andare a passeggiare in centro.
Quindi se i circa 27.000 abitanti non escono di casa o si spostano in altre città o centri commerciali per gli acquisti, ecco che alcune decine di immigrati che non hanno altro posto della piazza per incontrarsi, danno l'impressione di averla occupata, scippata ai falconaresi.

La nostra città paga pesantemente il fatto di essere una città industriale. La raffineria ha  bloccato lo sviluppo commerciale e turistico di Falconara che avrebbe potuto avere le stesse occasioni di Senigallia, tanto per fare un esempio. Vivere all'ombra della raffineria, in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo acuisce le problematiche. 

La città è sporca, sembra abbandonata a se stessa. Piazza Mazzini ad esempio: in un solo giorno di pioggia si trasforma in un lago e la pozzanghera di alcuni metri di diametro resta lì fino all'evaporazione dell'acqua per settimane. E' la piazza del centro città, dovrebbe essere una specie di salotto buono invece...

Alcuni commercianti che sono intervenuti alla riunione si sono lamentati perchè, a sentir loro,  i cittadini immigrati ottengono i permessi per aprire le attività commerciali troppo facilmente. Si lamentano che ci sono troppi negozi di Kebab. Il problema secondo me non sono i negozi di kebab o gli empori dei cinesi che aprono in città e che ottengono regolari permessi evidentemente perchè sono in regola con le Leggi, ci si dovrebbe preoccupare piuttosto per il fatto che i negozi "storici" della città chiudono, e chiudono perchè Falconara non offre niente ai cittadini. Su questo dovrebbero riflettere i commercianti, chiedere risposte al sindaco in tal senso. Altrimenti il legittimo grido d'allarme per la situazione di degrado della città, potrebbe essere scambiato come un pericoloso atteggiamento razzista, ed io sono convinto che la gran parte dei commercianti, come tanti cittadini, hanno sentimenti molto diversi e sicuramente molto più solidali di quelli dimostrati finora dall'amministrazione comunale.

Credevo che la riunione di lunedì scorso servisse per ottenere delle risposte da parte del Sindaco, avevo capito che i cittadini volevano sapere in che modo l'amministrazione avrebbe agito per risolvere il problema, ma nessun progetto, nessuna idea utile è uscita dalla bocca  del sindaco, al contrario ho sentito parole pericolose, irresponsabili e portatrici di ulteriori conflitti.
Avrei voluto sentire anche una parola di dissociazione per il rogo appiccato alle coperte dei Rom il giorno prima, ma nessuno ne ha sentito la necessità.

Credo che il problema del commercio non si risolverà facilmente se questi sono i presupposti.

In ultimo vorrei anche dire che i ripetuti articoli sui giornali in cui si racconta una città pericolosa da visitare, infestata da borseggiatori, e mendicanti, presidiata dai militari, non sono una buona pubblicità per le attività commerciali. Credo che per prima cosa occorra abbassare i toni e pretendere allo stesso tempo dal Sindaco delle politiche serie.  

mercoledì 23 novembre 2011

QUADRILATERO: L'INACCETTABILE SPRECO DEL TERRITORIO COMUNALE

La dichiarazione del consigliere Giacanella: "In ogni caso è chiaro che l’amministrazione e il PDL falconarese vigileranno affinché il progetto rappresenti una possibilità si sviluppo economico e sociale per la ns. comunità e non diventi un’inaccettabile spreco del territorio comunale" è fuorviante e non veritiera.
Infatti è noto che con l'adesione alla Quadrilatero l'amministrazione Comunale ha ceduto ogni potere in termini di controllo e valutazione delle opere che si realizzeranno sul territorio di Falconara e Chiaravalle. Nessuno avrà quindi la possibilità di vigilare o intervenire sul progetto, di cui rimane unico controllore la stessa società Quadrilatero.
E' assolutamente demagogico cercare di scrollarsi di dosso la responsabilità grave di aver creduto in quel progetto, e di averlo sostenuto in varie forme. Giacanella sa benissimo (spero) che l'area a ridosso di Castelferretti è stata ceduta su forti pressioni della Regione Marche e dietro sollecitazioni degli ideatori (il Governo Berlusconi) a totale discapito della comunità che in questo affare riceverà solo disagi.
Tutti e sottolineo tutti sapevano che il polo fieristico non sarebbe mai approdato a Falconara. Nonostante ciò, in maniera trasversale, compreso il PDL di Giacanella, si è deciso di approvare un progetto che ha di fatto depauperato le casse dell'amministrazione comunale e che, con la sua realizzazione, darà il colpo finale allo scempio urbanistico con una inutile cementificazione in una zona ad alto rischio di allagamenti.
A vigilare a questo punto spetta ai cittadini i quali giudicheranno le numerose pessime politiche dell'amministrazione Brandoni.

martedì 22 novembre 2011

PRIGIONIERI DELLE NOSTRE PAURE

La Giunta Brandoni, esaurito lo scintillio di luce riflessa che l'ormai sepolto Governo Berlusconi non è più in grado di irradiare, sprofonda nel buio della inadeguatezza. I cittadini iniziano a fare un bilancio delle cose fatte dall'amministrazione comunale di Falconara Marittima, iniziano a valutare l'operato del Sindaco e dei partiti che lo sostengono, e scoprono che in effetti ben poco è stato fatto per la città, e quel poco non è stato positivo.
Ricorderemo Brandoni come colui che ha svenduto la città alla raffineria, ma oggi mi voglio occupare di un tema caro alla destra falconarese, punto fondamentale del programma amministrativo: LA SICUREZZA.

Da alcuni giorni i giornali danno spazio a notizie relative all'emergenza sicurezza nella città. Per il sindaco il tema della sicurezza è stato fin dall'inizio del suo mandato una specie di fissazione maniacale, tanto che le azioni politiche hanno prodotto ordinanze ispirate alle amministrazioni leghiste del nord. In nome della sicurezza abbiamo visto abbattere baracche regolarmente censite, rincorrere bambini colpevoli semplicemente di provenire da Paesi miserevoli, sgomberare senzatetto da qualsiasi angolo della città perchè secondo il sindaco, tali visioni degradano la città, e infastidiscono i cittadini per bene. Per non parlare dei continui raid notturni nelle abitazioni dei cittadini immigrati, costretti nel pieno della notte a subire perquisizioni e controlli spesso immotivati.
Operazioni che hanno fatto guadagnare al sindaco il titolo di sceriffo.  

Nonostante non esistano a Falconara particolari problemi con le comunità di cittadini immigrati, le azioni messe in campo non hanno dato i frutti sperati, perchè i senzatetto, che come dice la parola stessa non hanno una casa in cui dormire, mangiare, lavarsi, continuano a dormire in strada. La percezione di insicurezza quindi non è diminuita, anzi proprio il continuo allarme lanciato dall'amministrazione comunale, ha contribuito ad amplificarla. Questo è un problema per Brandoni perchè dovrà ammettere prima o poi che la tolleranza zero non è la soluzione ma un fallimento.

Meglio sarebbe stato affrontare la questione con più modestia ascoltando le associazioni che operano in città e che argomentano le loro proposte dall'alto dell'esperienza diretta.

In questi giorni il sindaco di Milano Pisapia ha avviato una campagna di solidarietà per i senzatetto cercando di mitigarne le difficoltà in vista dell'imminente freddo invernale. La stessa cosa ha fatto l'assessore Frascaroli di Bologna oggi, dichiarando che il Comune garantirà assistenza a chiunque ne avrà bisogno anche se non in regola con i documenti, perchè per prima cosa vale il diritto di sopravvivenza.    

Il nostro sindaco invece non trova meglio da fare che alzare cancellate nei vicoli della città per impedire che queste persone possano trovare un rifugio per ripararsi dal freddo. Strade sbarrate da cancelli di ferro invece di spazi per affrontare le gelide nottate, sgomberi notturni invece di coperte e bevande calde.

 Con le sue politiche antisolidali, il sindaco imprigiona l'intera città dietro le sbarre dei cancelli che fa installare, alimenta la cultura della paura per il diverso.  Forse  Brandoni, oltre che per essere stato il sindaco che ha svenduto la città, lo ricorderemo anche per aver tentato di instillare il germe dell'intolleranza. Dipende da noi!     

domenica 6 novembre 2011

PER COLPA DI CHI

Rimaniamo sgomenti ogni volta che assistiamo alle tragiche e violente conseguenze del maltempo.

Le normali piogge stagionali si sono trasformate in torrentizie. L'evidente aumento delle precipitazioni alle nostre latitudini è causato dal riscaldamento climatico e dall'effetto serra. Un problema serio che i Governi non sembrano volersene interessare in maniera altrettanto seria.

Genova in questi giorni è una città ferita, la settimana scorsa è accaduta la stessa catastrofe in Toscana. La pioggia ha lasciato sul terreno morti, feriti, enormi danni alle cose. Subito gli amministratori si sono affrettati a dire che l'evento metereologico è stato imprevedibile, che la quantità d'acqua caduta in un giorno è superiore a quella prevista per mesi di precipitazioni. Potrebbe essere una verità questa, ma di certo non una giustificazione.

In questi casi si stenta a trovare i responsabili, ad individuare le cause. Perchè di responsabili è evidente che ce ne sono.

A Genova ad esempio: è ipocrita meravigliarsi se il torrente Fereggiano straripando invade un intero quartiere cittadino, quando tutti sanno che a quel torrente, per motivi urbanistici è stato modificato il percorso, cementificato il letto, addirittura interrato. Quel torrente passa sotto le case e le strade, in un letto ristretto, inadeguato a sopportare la portata dell'acqua durante la piena. E che dire delle urbanizzazioni selvagge che ogni amministrazione comunale approva, perchè è l'unico rapido strumento per il reperimento delle risorse economiche. Si fa cassa mettendo a rischio la vita delle persone. Non si tiene nella dovuta considerazione il dissesto idrogeologico, la morfologia dei nostri territori. La previsione degli eventi, la prevenzione e la mitigazione sono gli strumenti unici per impedire simili catastrofi. In questo stà la responsabilità delle persone.

Allora evitiamo di dire che a Genova c'è stato un evento imprevedibile, perchè era tutto prevedibile. Cerchiamo invece i responsabili. Chi ha progettato l'interramento del torrente Fereggiano, chi lo ha approvato, chi non lo ha impedito. E chi ha permesso di costruire, di cementificare interi territori a rischio di frana, case vicino gli argini dei fiumi. Chi ha ignorato le costruzioni abusive e anzi le ha premiate con i condoni. Vale per Genova ma nessun territorio è estraneo al problema.

Questi sono i responsabili, è facile darne un volto ed un nome. La responsabilità è di chi ci governa, ed è una responsabiltà grave che non dovrebbe restare impunita, ma in parte è responsabilità anche dei cittadini che non si interessano con la giusta importanza alla cosa pubblica, che la subiscono e basta.

Nemmeno Falconara Marittima naturalmente è esclusa dal problema. La sua conformazione, la sua collocazione in un'Area ad elevato rischio di incidenti ambientali, la sua densità della popolazione, dovrebbero far ragionare i suoi amministratori a considerare seriamente la sostenibilità e la tutela del territorio. Invece accade esattamente il contrario, la strategia è edificare, cementificare, in totale controtendenza con le reali esigenze e aspettattive dei cittadini. In questo caso però, i cittadini qui discutono, si indignano, protestano, costituiscono Comitati di quartiere. Proprio oggi ho assistito ad una manifestazione civile e partecipata di un gruppo di cittadini che hanno chiesto alla'amministrazione comunale di annullare la delibera che prevede la costruzione di un'altra serie di abitazioni, in una delle poche aree verdi ancora esistenti in città. Una protesta sacrosanta e di assoluto buon senso da sostenere e da far condividere al resto della città.    

domenica 23 ottobre 2011

FALCONARA HA BISOGNO DI PROPOSTE NON DI PROPAGANDA

Quanta demagogia da parte dell’amministrazione comunale di Falconara Marittima. A più di tre anni dall’insediamento, la Giunta di destra guidata dal sindaco Brandoni non riesce a far meglio che continuare ad elencare i danni e le responsabilità delle “passate amministrazioni” che pure ci sono state. L’iniziativa di ieri che ha aperto i cancelli dell’ex garage Fanesi, puzza di campagna elettorale. Ancora una volta l’amministrazione comunale non va oltre la sterile polemica, questa volta su un problema noto a tutti, senza tenere conto però che in questo momento la risoluzione del problema è di sua competenza.

Vorrei spazzare ogni dubbio. Personalmente sono sempre stato contrario alla trasformazione del garage in teatro per vari motivi. In primis per l’aspetto economico, ma anche per le difficoltà alla mobilità urbana che avrebbe causato. L’idea di costruire un teatro in città però non era così malsana. Falconara ha un deficit di spazi culturali ed il sindaco Carletti provò a creare un nuovo modo di vivere la città, ritenendolo importante per il risveglio sociale della nostra comunità. Naturalmente non si poteva sottavalutare in questa vicenda l’aspetto finanziario, la grande spesa e la “leggerezza” con cui si sono avviate spese per l’acquisto, quindi l’impossibilità di realizzare il progetto.

Ora però il problema è in mano a chi ha il dovere di amministrare la città, ed è singolare che ancora non esistano idee per l’ex garage Fanesi. La polemica è un strumento in uso a chi sta all’opposizione, da chi governa ci si aspetta la soluzione ai problemi, non altro.

Il Resto del Carlino nel suo articolo sull’apertura al cantiere incompiuto del Fanesi titola enfaticamente: “FANESI LA CARICA DEGLI INDIGNATI”. Per il valore che ha acquisito la parola “indignati”, in questo ultimo periodo, mi sembra inappropriata per raccontare la questione ex Fanesi. Oggi gli indignati sono le vittime della crisi economica e sociale del Paese, della diffusa immoralità del Governo Berlusconi di cui questa Giunta si pregia di esserne la rappresentanza cittadina. Credo che il titolo sia fuorviante.

Se la Giunta apre il portone delle polemiche in maniera strumentale, lo fa forse per cercare di nascondere le sue operazioni in ambito urbanistico le quali provocheranno lo sfacelo definitivo della città. Come non ricordare infatti la variante per l’edificazione sulla collina di Montedomini, una speculazione edilizia che pregiudicherà per sempre, una area tutelata da un vincolo paesaggistico. Oppure la pessima idea di trasformare il parco Kennedy, l’unico parco esistente in città, in un parcheggio. Per non parlare della urbanizzazione di via Friuli, un’inaccetabile occupazione di un’area verde destinata originariamente alla centralità urbana di un intero quartiere, senza dimenticare la vergogna Quadrilatero. L’indignazione dei cittadini è viva anche in queste scelte scellerate dell’amministrazione Brandoni, è così viva che i cittadini si sono subito organizzati in comitati.

Il problema è che il PDL e l’UDC hanno una visione della città tutta incentrata sui profitti e non sugli interessi dei cittadini. È la spiegazione traspare delle scelte incredibili che hanno fatto riguardo le realizzazioni del rigassificatore e delle centrali termiche della raffineria.

Un’amministrazione che non riesce a gestire nemmeno l’ordinario, basta dare un’occhiata alla sporcizia delle strade e dei marciapiedi, o alle condizioni in cui versano i tombini, quasi tutti intasati per mancanza di manutenzione.

Con la cultura non si mangia, dichiarò infelicemente un ministro del governo Berlusconi, questa è la filosofia di chi ci governa in Italia e sposata appieno anche a Falconara. Quindi perché creare spazi dove le persone si possono incontrare, spazi per far giocare i bambini. Meglio mangiare distruggento aree verdi, parchi pubblici, sottoscrivendo patti con le industrie del petrolio.

La verità è che la città senza un rilancio culturale e sociale muore, senza una politica di miglioramento della qualità della vita la città si degrada. E allora sarà inutile nascondere i problemi, sotto il tappeto come sta accadendo ad esempio con la caccia selvaggia ai senzatetto, responsabili , secondo il sindaco Brandoni, di dare una cattiva immagine alla città. La verità è che la cattiva immagine alla città viene per prima cosa dalle decisioni prese nelle stanze del castello comunale.

domenica 9 ottobre 2011

L'ALTERNATIVA DI GOVERNO, LA SINISTRA, LA BCE

Con la lettera inviata al Presidente del Consiglio Berlusconi la BCE ha di fatto commissariato l’Italia, indicando tempi e modi per poter “ristabilire la fiducia degli investitori”. La lettera inviata il 5 agosto è stata recepita e condivisa dal Governo italiano tanto che la manovra finanziaria votata a settembre riprende pedissequamente i punti elencati da Mario Draghi, Jean-Claude Trichet. Spero sia evidente a tutti come la Democrazia sia stata umiliata da questa iniziativa della Banca centrale europea che si potrebbe definire come un atto di grave ingerenza nei confronti di uno Stato sovrano. In una società democratica, infatti, le misure in ambito economico per il controllo del debito pubblico sono una prerogativa delle Istituzioni rappresentative, dal Governo dunque, con il controllo e la eventuale conferma del Parlamento. Con la pubblicazione di questa lettera finalmente si palesa chi veramente comanda, decide, gli indirizzi politici degli Stati.

Chi ha letto la lettera avrà notato che la BCE non fa alcun riferimento alla condizioni in cui versano i cittadini a seguito della crisi finanziaria. Si parla invece di “ristabilire la fiducia degli investitori”, arrivando a consigliare “una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”, ed una serie di misure pesantissime che invece colpiranno proprio i cittadini con interventi nel sistema pensionistico, sottolineando “ l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva”, “adottando una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti”, addirittura arrivando a chiedere “una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi attraverso privatizzazioni su larga scala”.

È dunque chiaro che l’unico interesse della BCE è quello di salvare il sistema bancario e finanziario.

Nonostante che il modello liberista abbia dato inequivocabili segni del suo fallimento, si cerca con ostinazione di perseguire quel modello accentuandolo con ancor più (se possibile) ferocia e cinismo. Insomma si cerca di curare il malato inoculandogli il virus che lo ha fatto ammalare.

Da questa premessa vorrei capire, in qualità di perfetto ignorante della materia economica, se però quelle prescrizioni contenute nella lettera della BCE, sono effettivamente le uniche perseguibili per cercare di risalire la china, o se esistono alternative. La crisi mondiale ha evidenziato l’inefficacia del modello capitalistico, da molto tempo una parte sempre crescente di economisti ci ricorda che lo sviluppo infinito non esiste e che si dovrebbe trovare un altro paradigma per la visione di convivenza nel mondo. Ma è davvero possibile?

Se non ci sono alternative, credo che i Governi, quindi anche il nostro, non potranno far altro che eseguire le direttive delle Banche.

Focalizzando il problema nei confini italiani, considerando l’ormai imminente cambio (speriamo) di esecutivo del Governo. Credo che i partiti moderati, abbiano più possibilità di trovare una condivisione programmatica, è un terreno a loro confacente. Penso quindi che PD e Udc, ma anche il terzo polo potrebbero trovarsi d’accordo e a sottoscrivere il pacchetto di misure “imposto” dalla BCE.

Quale sarà a questo punto la strategia delle forze politiche di sinistra?

A me sembra inappropriato accodarsi ai Partiti moderati cercando di ottenere qualche risultato in termini di diritti ai lavoratori e di edulcorare le pessime politiche che si dovranno gioco forza sottoscrivere.

Vendola nei giorni scorsi, parlando della “casta” ha detto che la vera casta è rappresentata dai poteri forti del sistema finanziario, i politici ne sono al massimo i “maggiordomi”. Credo che sia vero, come penso che sia tempo che i politici (almeno quelli onesti) si spoglino di quella livrea e si responsabilizzino.

Se il termine “un altro mondo è possibile” non è un semplice slogan di chi si trova dalla comoda parte dell’opposizione, ma una vera idea di Governo, più equa e soprattutto sostenibile, allora ogni sforzo deve essere rivolto in quella direzione. Occorre sensibilizzare le persone in questa inedita possibilità, dimostrare con dati scientifici che l’alternativa di Governo è possibile solo se esiste una alternativa nel modo di governare.

venerdì 19 agosto 2011

COINCIDENZE Un racconto quasi autobiografico

La macchina accosta a destra, si ferma nelle piazzola di sosta. E’ estate ma non si sente ancora il caldo afoso, tipico del periodo in questa zona. La giornata è appena iniziata, non c’è un motivo per quella sosta improvvisa, almeno non un motivo razionale.

Spegne il motore, sgancia la cintura di sicurezza, tira indietro il sedile, abbassa un po’ lo schienale, cerca una posizione comoda, di rilassamento.

Quella strada la percorre spesso e sempre frettolosamente, con la mente affollata dalla moltitudine delle cose da fare, i clienti da visitare, le difficoltà del mercato. Ma oggi, chissà perché, ha deciso di fermarsi, solo una piccola sosta, una necessità inconscia.

Certo, il panorama mozza il fiato. Forse è quello il motivo che lo ha spinto a fermarsi. Le montagne sono completamente ricoperte da un fitto bosco, il verde è il colore dominante, seppure in mille tonalità che si accentuano man mano fino a volgere al marrone. Uno spettacolo della natura. Su un monte un piccolo nucleo di casette bianche, sicure testimonianze di una postazione di vedetta medievale. Questa immagine da cartolina è illuminata da un raggio di sole; sembra l’opera di uno scenografo, invece è solo la maestosità della natura che si manifesta nella sua purezza.

Questa visione lo rasserena, lo fa star bene.

Basterebbe rallentare il ritmo della vita, pensa, per godere di cose che non costano denaro, che sono lì, sempre disponibili, da sempre. Un dono prezioso proprio perché senza prezzo da dover corrispondere.

Abbassa il finestrino e subito entra un rumore totalmente estraneo al campo visivo. Quel rumore molesto, è prodotto dal ruggito degli escavatori, enormi macchine cingolate che graffiano le pareti delle montagne. Si accaniscono senza pietà con gli enormi cucchiai artigliati, penetrano la parete, violentano la montagna. Dal punto in cui si trova non vede niente, c’è solo il rumore di fondo ma basterebbe spostarsi di qualche metro, dopo la curva, per vedere lo scempio. Lo sa bene, quella scena l’ha vista più volte, anche se distrattamente, durante i frequenti passaggi in quella zona.

Gli viene in mente un ricordo lontano, che immediatamente diventa nitido. Rivede se stesso bambino quando passava da quelle parti con la famiglia e si ricorda delle fantasie che quel paesaggio gli scatenava. Un luogo così selvaggio lo proiettava in epoche antiche. La strada tortuosa che si incuneava nelle gole scavate da ghiacciai ormai scomparsi, lo faceva sentire minuscolo, inerme. Era intimorito da quelle rocce che sembravano crollare da un momento all’altro. La fantasia di bambino gli faceva rivedere gruppi di uomini che a piedi si avventuravano per settimane attraversando dirupi e guadando torrenti per raggiungere i villaggi situati nell'altra vallata. Altre volte la fantasia gli palesava la visione di enormi animali preistorici che pascolavano tranquilli in quei territori incontaminati.

Fantasie di bambino, per le quali prova nostalgia e allo stesso tempo dispiacere di non riuscire più ad alimentarle nella sua mente. Ha ormai raggiunto il mezzo secolo di vita e il suo fardello esistenziale racchiude le gioie, i fallimenti e le responsabilità di un uomo cosciente di aver superato il “giro di boa”.

Oggi però, in questa strana giornata di quiete, per un attimo la fantasia infantile gli si riaccende, tanto da paragonare i caterpillar, enormi ed invadenti,ai diretti discendenti tecnologici dei dinosauri, una sorta di pronipoti meccanici. Bestioni che pascolano al posto dei giganti estinti, ma con propositi nei confronti della natura totalmente diversi.

È lo sviluppo, il progresso, almeno così dicono. I mostri d’acciaio stanno lì per costruire una nuova superstrada. Spianano colline, tagliano alberi, perforano montagne. È il prezzo della modernità, della civiltà; l’intento è velocizzare i percorsi, accorciare i tempi. Il tempo, come è noto, è denaro.

I pilastri di cemento e i tronconi dei ponti tracciano una linea come fa il sarto con il gesso sul tessuto. Chilometri di tratteggio in mezzo al verde.

Per coprire il rumore delle ruspe, infastidito, allunga il braccio e con l’indice spinge il tasto dell’autoradio. Si sintonizza su un canale che trasmette musica; riconosce quel brano, è di Fossati, alza un po’ il volume. Gli piace Fossati. Quel gesto fa cadere dal cruscotto un bigliettino da visita. Lo raccoglie, è il suo bigliettino. Uliano Emili, responsabile sviluppo.

Curiosa la vita, lui responsabile dello sviluppo aziendale, proprio lui che la parola sviluppo la vorrebbe far sparire dai vocabolari. Una contraddizione della sua vita. Da un lato la consapevolezza che il mondo così come è governato non è sostenibile, troppi consumi, sprechi, poca solidarietà. Dall’altro un lavoro che invece richiede performance commerciali sempre in crescita, giustificati ipocritamente dal falso mito dello sviluppo infinito. La vive male questa incoerenza. Chissà, è forse questo malessere dell’animo che oggi inconsapevolmente l’ha fatto fermare nell’area di sosta a pensare.

La radio ora trasmette una canzoncina orecchiabile, è il tormentone dell’estate. Quel tipo di canzoni di cui nessuno conosce il titolo, che durano una sola stagione e poi scivolano via senza lasciare nemmeno un ricordo. Spariscono. Niente a che vedere con la sensibilità di Fossati. Anche nella musica vige la Legge del consumo espresso, dello sviluppo funzionale esclusivamente al profitto.

Improvvisamente la musichetta si interrompe. Al suo posto la sigla del radiogiornale.

-Edizione straordinaria- “interrompiamo le trasmissioni per collegarci in diretta con Montecitorio. Il Governo ha appena approvato la manovra finanziaria aggiuntiva per contrastare la grave crisi economica del Paese.

Il Premier nel ricordare che stiamo attraversando una crisi mondiale che colpisce molti Paesi europei e perfino gli Stati Uniti, dichiara che è necessaria una manovra finanziaria pesantissima, lacrime e sangue l’ha definita, anticipando tagli ai servizi essenziali, nuove tasse quindi sacrifici enormi. Per rilanciare lo sviluppo, i datori di lavoro da oggi potranno licenziare con maggiore facilità, verranno bloccati i pagamenti dei tfr e non verranno pagate le tredicesime ai lavoratori pubblici, si alzerà l’età pensionabile”. “In questo momento giungono notizie allarmanti, all’esterno del Parlamento si sono radunate alcune migliaia di persone che protestano indignate. Alcuni rivoltosi hanno cercato di sfondare il cordone di sicurezza per entrare nel Palazzo. Sembra che le forze dell’ordine abbiano risposto con violente cariche, ci sono feriti. Alcuni hanno sentito distintamente degli spari”…. “ Ci comunicano in questo momento che anche in altre città gruppi di persone autonomamente si stanno radunando nelle piazze. Una forte tensione sociale si estende a macchia d’olio nel Paese….” Click.

Uliano spegne la radio, apparentemente la notizia non lo sorprende granchè. Era nell’aria, pensa. Anzi crede che gli italiani abbiano atteso fin troppo.

Quella sosta oggi la potrebbe definire una sorta di premonizione. Una giornata come tante altre: la fretta il lavoro, i clienti, i caterpillar, lo stress della modernità, una corsa inutile e dannosa. Una strana coincidenza, pensa.

Riprende in mano il bigliettino da visita, lo guarda, -responsabile allo sviluppo-. Lo strappa, ne fa coriandoli e li lascia cadere dal finestrino. Risistema il sedile, allaccia la cintura di sicurezza, mette in moto, ingrana la marcia e con una inversione a U dirige la macchina verso casa. Per oggi basta così, chissenefrega dei clienti. È tempo di rivedere le priorità della vita.

venerdì 5 agosto 2011

DIMISSIONI DI CLAUDIO PAOLINELLI COORDINATORE SEL PROVINCIA DI ANCONA

È grande il dolore che mi spinge a scrivere questa lettera. Dolore determinato dalla delusione, enorme, e dalla certezza che il sogno che mi aveva convinto a partecipare alla costruzione di SEL, si è infranto scontrandosi con la triste realtà dei fatti. Da ingenuo avevo creduto nel progetto, nel sogno appunto, della nascita di una nuova Sinistra. Un Partito, un movimento che avesse realmente intenzione di smarcarsi dalle miserevoli pratiche della vecchia politica. Una Sinistra nuova, attenta ai problemi della gente, inclusiva e soprattutto in grado di ascoltare. Avevo la consapevolezza di intraprendere un percorso lungo e pieno di difficoltà, per le differenti sensibilità che compongono SEL, ma con la speranza però, di riuscire con l’intelligenza e con la buona volontà di tutti ad iniziare ad amalgamare un impasto di idee e di esperienze utili al nostro Paese. Con questi princìpi mi sono messo a disposizione.
Un sogno infranto e la certezza purtroppo che nel nostro Partito quell’aria di novità così declamata in questi mesi a tutti i livelli, a partire dall’emozionante Congresso nazionale, non è possibile respirarla.

La realtà brutalizza pesantemente il mio modo d’essere e punisce la mia ingenuità. È per me insopportabile continuare a coordinare un Partito, seppur solo a livello provinciale, nascondendo, alle persone che ci guardano fiduciosi e a me stesso, che dietro la bella copertina con cui ci presentiamo esiste una realtà molto diversa. L’ho già detto altre volte, parlo dell’esperienza provinciale: ci siamo presentati con una invitante e patinata copertina, ma all’interno del libro scorriamo pagine di pessima pornografia.
Questi mesi di esperienza in qualità di coordinatore di SEL della federazione provinciale di Ancona, sono stati caratterizzati da continui e incredibili comportamenti a cui ho assistito, che hanno avuto come obiettivo la conquista dell’egemonia interna al Partito. Squallide operazioni funzionali alla occupazione di spazi, che hanno cercato di rilanciare la politica delle “correnti” alimentando la divisione del partito in maggioranze e minoranze. Tutto l’opposto di quello che ufficialmente raccontiamo alla gente. Compagni che in preda alla crisi identitaria o al tormento che li porta verso il viale del tramonto, cercano un’altra opportunità, senza passare attraverso i passaggi democratici e partecipativi.

Sono stati mesi pesanti, ogni riunione è stata una vera guerra, mai un confronto politico, solo scontri duri a spaccare il Partito. Prendo atto, quindi che non ci sono più le condizioni per proseguire con il mio impegno, che ci tengo a dirlo è stato totale e completamente disinteressato.

La decisione viene a causa degli ultimi fatti accaduti a livello provinciale, la classica goccia che fa traboccare il vaso. Succede che un manipolo di persone decidano di tirare la volata ad un consigliere comunale di Ancona dai trascorsi “gloriosi”, che pur di non scendere a democratica discussione con il partito a cui è iscritto, prima rivendica pubblicamente la sua autonomia/estranietà con le decisione assunte dal Circolo cittadino, poi aggredisce fisicamente chi non la pensa come lui, ed in ultimo “ordina” ai suoi fedelissimi di costituire due nuovi circoli nella città di Ancona, in totale antagonismo con quello esistente. La federazione provinciale di cui io sono coordinatore decide quindi, dopo una ricca documentazione e lunga discussione in assemblea, di non proporre la ratifica dei circoli al livello regionale, pensando di aver interpretato bene lo Statuto. Sembra però che lo abbia male interpretato, sembra che i Circoli possano nascere a prescindere, ed infatti sono nati, ignorando le più elementari regole. Trovo inconcepibile che il nostro Partito non permetta ad un organismo federale di non riconoscere la costituzione di Circoli, se esistono precise motivazioni. Sono rammaricato dal fatto che SEL accetti la formula del “Partito delle tessere”, metodo garantito per la l’inizio delle guerre tra bande e quindi la sicura distruzione di un Partito. Rimango sbigottito quando vedo che il Partito non intende prendere posizione nemmeno nei confronti dei “compagni” maneschi, coprendo la questione nel più totale silenzio, ignorando il valore della solidarietà. Questa ultima vicenda è solo la punta dell’iceberg di una serie di problemi che bloccano SEL, a partire dal gruppo consiliare in Provincia di Ancona che mai ha collaborato ed informato della sua attività il Partito, ed alcuni altri (pochi ma molto “determinati”) compagni sul territorio.

Prendo atto che SEL non è, e non vuole essere un Partito Nuovo, quello narrato da Nichi Vendola, e la cosa mi spezza il cuore. Ne prendo atto, quindi non intendo essere protagonista di un progetto che non mi appartiene. Così come l’ho conosciuto, SEL non è il Partito che sognavo. È tempo di guardare il tutto con distacco sperando di sbagliarmi.

Ringrazio i Compagni/e che mi hanno aiutato con lealtà in questi mesi, compatisco tutti quei “compagni/e” che pur di perseguire il loro obiettivo, non hanno avuto scrupoli a buttare tutto all’aria, a giocare in malafede. Mi dispiace per loro perchè non si rendono conto di essere fuori dalla storia. Ma soprattutto mi dispiace per SEL.

Claudio Paolinelli

venerdì 29 luglio 2011

PICCOLO CONTRIBUTO POLITICO ELETTORALE

Quello che potete leggere di seguito è la mia relazione introduttiva sulle politiche dell'alleanze in vista delle elezioni amministrative 2012 in alcuni Comuni e nella provincia di Ancona, che avevo preparato per l'assemblea federale di SEL. Problemi di tipo politico che verranno resi noti al più presto, non hanno permesso la discussione su questo tema, e non credo che ci saranno altre possibilità per farlo. Quindi ho deciso di trasformare la relazione in una riflessione da condividere in rete a disposizione di tutti.

Relazione Claudio Paolinelli assemblea federale del 28/07/11 (bozza non corretta)

IL REFERENDUM

Lo straordinario successo dei Referendum indica una strada nuova da percorrere. Finora c'era un semplice sentiero, timidamente frequentato dai Partiti politici, vuoi per convenienza, vuoi per scarsa cultura. Con i referendum i cittadini, oltre a ristabilire i valori democratici insiti nel diritto/dovere di voto, travolgono tutte quelle contraddizioni tipiche di una politica di vecchia maniera.

Nessun Partito politico avrebbe avuto la capacità di coinvolgimento che hanno dimostrato i comitati referendari. Per primi i movimenti per l'acqua pubblica, che sono riusciti a coinvolgere 1 milione e 400 mila persone per la raccolta delle firme per la presentazione dei referendum sull'acqua; un risultato mai ottenuto prima, senza il supporto mediatico e con pochissime risorse finanziarie. Una meravigliosa dimostrazione di quanto sia importante la democrazia partecipativa.

Le persone con il voto hanno determinato nuove linee programmatiche per il Paese, reclamando un rapido ripristino delle regole democratiche a partire dall'uguaglianza di ogni cittadino davanti alla Legge.

Due le priorità:

1. tutela e rispetto del BENE COMUNE acqua

2. politiche energetiche compatibili con l'ambiente e con gli esseri viventi.

Si conferma quindi l'interesse prioritario alla qualità della vita, non rispetto al PIL, ma al BIL Benessere interno lordo.

Credo che si possa considerare l'incredibile affluenza ai seggi per il referendum una sorta di “rivoluzione dolce”. Vendola la chiama “la rivoluzione del buon vivere”, buen vivìr, il concetto eleborato nell'america latina: idee e critiche che si incontrano con l'azione concreta per studiare forme alternative allo sviluppo convenzionale.

I cittadini quindi dettano nuove regole ad una classe politica inadeguata e sarebbe un grave errore sottovalutare questa grande novità. La domanda di discontinuità va presa seriamente in considerazione. Si richiede a gran voce la fine del politicismo, del gattopardismo, il popolo italiano sembra non essere più disponibile a mediocri compromessi.

Nessun Partito avrebbe dovuto avere la sfacciataggine di attribuirsi meriti per l'esito referendario, perchè i veri protagonisti sono stati i movimenti, che per gran parte del percorso conclusosi con il voto del 12/13 giugno, sono stati lasciati soli, qualche volta perfino contrastati. E invece il PD, che non solo ha cavalcato l’onda del successo referendario all’ultimo momento, cercando di carpirne i meriti, ora cerca di svilirne il significato, presentando Leggi che aggirano ed ignorano la volontà degli elettori.

Noi di SEL siamo stati dentro al forum dell'acqua dall'inizio, abbiamo sempre partecipato senza la tentazione di egemonizzare il movimento. Abbiamo dato il nostro contributo facendo attenzione a non marcare le iniziative con il nostro simbolo. Eravamo e siamo nel movimento per l'acqua pubblica perchè crediamo in quella lotta. Siamo perfettamente in sintonia con quei princìpi, ed il movimento stesso ne ha riconosciuto la nostra correttezza, anche nella nostra provincia. Insomma non ci abbiamo messo il cappello. Ci sentiamo parte integrante di quel collettivo.

Da questa rivoluzione dolce, dai suoi princìpi ispiratori dobbiamo ricercare le forze e l'impegno per costruire la piattaforma programmatica ai tavoli delle alleanze per le prossime elezioni amministrative del 2012. Nella nostra provincia ci saranno le elezioni in città importanti come Jesi e Fabriano, elezioni anche a Corinaldo e Rosora, oltre al rinnovo della consiliatura della stessa Provincia di Ancona.

Il TEST AMMINISTRATIVO

Sinistra Ecologia Libertà ha superato il test delle amministrative in maniera complessivamente positiva. La formula vincente ha come ingrediente principale le primarie di coalizione; strumento partecipativo e democratico che ha permesso di ottenere inaspettati successi a Milano e a Cagliari, a Bologna, come a Torino.

Dove ci sono state le primarie, la coalizione di centro sinistra è stata premiata. La politica ha riconquistato dignità, le persone si sono riavvicinate, hanno riposto le loro speranze in un progetto che è stato partecipato.

Sembra una ovvietà, invece è una grande novità, abituati come siamo a tatticismi e sommatorie di consensi così cari ai vecchi della politica.

A Napoli infatti dove è stata tentata questa distorsione politicista, le persone, stanche ed arrabbiate, l'hanno bocciata clamorosamente. A Napoli le primarie si sono trasformate in una guerra interna ai partiti (nel PD in primis), a Napoli si è tradito lo spirito stesso delle primarie, ed ha fatto bene SEL a fare autocritica per una prima scelta che a molti è sembrata di interesse, e a riconoscere il grave errore politico, sostenendo al ballottaggio con forza il candidato dell'Idv e FdS De Magistris.

LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Le elezioni amministrative quindi evidenziano un generale consenso nei confronti di un centro sinistra che si allea e si confronta su chiari punti programmatici attraverso le Primarie.

Sembra che il famigerato laboratorio Marche, non trovi sbocchi in altre parti d'Italia. Questa anomalia resta emarginata nei nostri confini regionali, a Macerata si è cercato di rilanciarne il format, ma il PD e l'UDC non hanno potuto far altro che registrarne il fallimento. Quella coalizione non è risultata autosufficiente a Macerata, città storicamente democristiana. Un tentativo fallito nella proposizione politica, e salvato solo dall'intervento di SEL che ha dato sostegno al Ballottaggio alla lista dell'ondivago e trasformista Pettinari, per impedire alla destra di vincere.

Come diceva Montanelli, a Macerata i compagni si sono turati il naso e sono andati a votare il meno peggio. Cercando di non ascoltare i richiami tentatori delle sirene del Pd e Udc che avrebbero preferito inglobare SEL in quella alleanza con qualche posticino invitante. Sarebbe stato un effetto devastante per la nostra credibilità.

Sul laboratorio Marche e su Macerata Vendola dice: “Immaginare alleanze con formule alchemiche che prevedono un monopolio centrista è impraticabile. Il “laboratorio” si fa con le primarie, la partecipazione democratica, rimescolando le carte delle contese ideologiche. Abbiamo dato i nostri voti con generosità, senza negoziare alcunchè. Ma il punto è l’Italia che vogliamo, la crisi, il programma”.

Con queste parole si potrebbe liquidare la questione del laboratorio Marche. Siamo andati al voto per le regionali nel 2010 con un nostro programma e candidato Presidente, non ci sono state Primarie, e quell'alleanza della maggioranza ha tutto l'aspetto dell'alchimia. La scelta di non far parte di quella maggioranza, ne ero convinto allora, ne ho le prove oggi, è stata una scelta illuminata. Spieghi ora il PD la connessione tra il laboratorio Marche ed il terzo polo.

Fino a poche settimane fa sembrava impellente un incontro tra SEL e PD per verificare possibili avvicinamenti con un confronto programmatico a livello regionale. Ora sembra che la richiesta sia rientrata o sospesa, ma le domande che mi pongo e che vi pongo sono:

Da dove viene questa necessità di avvicinamento con gli alchimisti promotori della fine del centrosinistra regionale?

E' un nostro bisogno?

Ci sono importanti novità che ci inducono a rivedere le nostre critiche e perplessità sul programma del Presidente Spacca?

Domande che hanno necessariamente bisogno di risposte. Non solo per noi stessi, ma risposte necessarie da dare agli elettori che si sono riconosciuti nel nostro progetto, nel programma e nelle persone che abbiamo candidato.

Domande che hanno già una risposta, all’indomani del vergognoso spettacolo offerto dalla maggioranza in Regione in Consiglio, con il sì alla realizzazione del rigassificatore di Falconara. Pessimo esempio di malgoverno, sia sulla forma che sulla sostanza.

Facciamola una riflessione seria se vogliamo ascoltare veramente quella richiesta di nuova politica di cui dicevo all'inizio con l'analisi dell'esito referendario.

Credo però che SEL in quanto Partito responsabile e che aspira a governare non si possa esimere dal confrontarsi. Ha il dovere di parlare con tutti e di non escludere possibili alleanze in maniera ideologica. Lo deve fare in maniera ragionevole ma con forti e condivisi punti programmatici. Sapere quindi quali sono gli argomenti imprescindibili nella trattativa ai tavoli per le alleanze.

LE LINEE PROGRAMMATICHE

Di questo dobbiamo discutere in questa assemblea, per questo sono stati invitati i coordinatori di Circolo dei Comuni in cui si andrà al voto. Iniziare la discussione per determinare la decisione finale che a mio avviso compete sempre all'assemblea degli iscritti. Quindi avviamo una sana discussione interna, partecipata per arrivare ai tavoli programmatici con la giusta determinazione, con energia e soprattutto in maniera organica. Le elezioni comunali e provinciali, debbono stare tutte in uno stesso progetto politico, pur rispettando l'autonomia dei singoli circoli cittadini, dovranno avere una visione vasta, che non si limitino a convenienze localistiche.

C’è un cambiamento epocale in atto e noi stiamo uscendo dalla condizione di subalternità nei confronti degli altri partiti. Dobbiamo avere ben chiaro come comportarci quando ad esempio ci troveremo di fronte a proposte tipo quelle presentatte dall'Udc al Comune di Ancona nelle settimane scorse. Due volgarità secondo me da condannare: la prima propone soldi alle donne per non abortire e la seconda contributi e case solo per le famiglie “normali”. Due vere provocazioni.

O come reagire all'0dg del PD in Provincia di Ancona, che prevede la gestione dell'acqua e dei rifiuti con una unica multiutility. Forzatura intempestiva e arrogante dopo il referendum. Un odg che si pone esattamente al contrario della nostra visione gestionale, esplicitata dal documento sul ciclo dei rifiuti e votato da questa assemblea provinciale all'unanimità.

È necessario andare ai tavoli programmatici avendo bene in mente i princìpi ispiratori di SEL. La fase programmatica elettorale ci dà la possibilità di mettere in pratica le nostre idee sulle politiche del lavoro, sulle questioni sociali, quelle ambientali, sul consumo di territorio, insomma possiamo contribuire localmente a realizzare un modello di sviluppo che guardi alla qualità della vita. Rendere quindi possibile il binomio ambiente-economia.

LE PRIMARIE

Vendola dice: “C’è stato un certo scetticismo anche tra noi sull’idea delle Primarie, ma è stato un metodo per evitare che la questione delle alleanze e candidature non restassero prigioniere delle oligarchie o degli stati maggiori”.

La pratica partecipativa delle primarie di Coalizione, garantisce la Democrazia in ogni competizione elettorale, nei Comuni e anche in Provincia.

Nel 2007, anno del primo mandato della Presidente provinciale Casagrande, lo scenario politico era completamente diverso dall'attuale, il PD non esisteva, c'era l'Ulivo, i nostri consiglieri eletti nelle liste dei DS formarono in un secondo momento il gruppo di sinistra democratica e solo quest'anno hanno costituito il gruppo di SEL, partito che nel 2007 non esisteva. Sembra trascorsa un'era geologica. E’ importante considerare il totale cambiamento politico che c’è stato.

Il nostro giudizio sulla Presidenza Casagrande, visti i pochi mesi di partecipazione effettiva alla maggioranza, non può che essere tendenzialmente positivo, ma questo non ci impedisce di valutare la possibilità di affrontare la campagna elettorale chiedendo anche in questa situazione le primarie di coalizione proprio per il sostanziale cambiamento del panorama politico.

Non possiamo avere paura del confronto, le Primarie non indeboliscono, al contrario cementificano l’alleanza politica e rafforzano il candidato che le vince.

Concludo mettendo sul tavolo della discussione alcuni punti che ritengo molto importanti, tutti di pari rilevanza, che spero possano diventare oggetto di un primo documento per la discussione nei Forum, nei Circoli, da far circolare tra gli iscritti e simpatizzanti:

1. Primarie di coalizione: Metodo partecipativo da richiedere ad ogni tavolo politico delle alleanze.

2. Reddito sociale: è una nostra battaglia. Riteniamo infatti l'assoluta necessità di un piano che attenui la crescente difficoltà economica delle persone. Abbiamo depositato una Proposta di legge in Regione a riguardo. La copertura finanziaria, se mai venisse approvata quella Legge, deve essere congrua con l'entità dell'emergenza. Non dovremmo accettare, secondo me, vaghe promesse o insufficienti risorse, che farebbero di quella Legge solo uno spot di demagogia. Le motivazioni che ci hanno indotto a presentare il disegno di Legge regionale devono essere la leva anche nei Comuni per il raggiungimento di standard elevati di politiche del welfare.

3. I diritti civili: li riteniamo un fatto di civiltà. Il riconoscimento delle coppie di fatto, la lotta alla discriminazione delle persone omosessuali, la pari dignità, sono patrimonio di questo partito e non vogliamo privarcene.

4. Beni Comuni: su questo punto credo che non esistano margini di trattativa. Riguardo l’acqua, ci riconosciamo pienamente nella politica espressa dal Forum. L’acqua non ha rilevanza economica, la gestione deve essere totalmente pubblica e consorziata e non tramite multiutility.

5. La questione energetica: consideriamo il Pear uno strumento avanzato che deve trovare piena applicazione. Politiche contro gli sprechi energetici, la ricerca dell'efficienza, la cogenerazione distribuita sul territorio, piccoli impianti, sviluppo dell'energia rinnovabile e assoluta contrarietà ai rigassificatori, e soprattutto totale contrarietà alle mega centrali che gioco forza si vorranno costruire in abbinamento al rigassificatore. Questi punti se diventano negoziabili, contraddiranno il nostro stesso nome.

6. Quadrilatero: La Legge obiettivo è una truffa, la cattura di valore un esproprio ai Comuni, il progetto in se evidenzia chiari segni di inaffidabilità, e la sicurezza per i lavoratori si è dimostrata inadeguata, le morti sul lavoro testimoniano il fallimento dell'intero progetto. Non potremo mai accettare il modello Quadrilatero come il modello da seguire per le opere infrastrutturali della Regione Marche, come invece afferma L'assessore Viventi. Dovremmo, riaffermare la totale contrarietà a quel modello.

7. Ciclo dei rifiuti: abbiamo prodotto un buon documento politico e credo che dobbiamo batterci per la sua realizzazione

I temi di discussione naturalmente non finiscono con questi punti, la questione del lavoro, della pianificazione, l'urbanistica, la migrazione, il welfare, la sanità, l’ambiente, tutti temi su cui credo dobbiamo confrontarci anche con la collaborazione dei Forum provinciali.

La discussione che si apre oggi spero sia propositiva e che aiuti tutti noi a programmare il percorso elettorale, senza perdere di vista il nostro primario obiettivo della costruzione di una sinistra forte e capace di governare, e senza dimenticare la domanda di buona politica che i cittadini hanno richiesto con i referendum appena votati.

Claudio Paolinelli

domenica 17 luglio 2011

MARE NOSTRUM?

Falconara, una normale giornata in spiaggia. Fa caldo, una moltitudine di persone cerca refrigerio in acqua, bambini che giocano, anziani che passeggiano sul bagnasciuga, molti nuotano, insomma una normale giornata di sole in spiaggia a Falconara.

Nel tratto di spiaggia dove ho preso in affitto un ombrellone, è comparsa una delimitazione che inizia a pochi metri dalla battigia ed arriva  a largo, oltre gli scogli. Una serie di boe arancioni  formano due linee che delimitano uno spazio di oltre 20 metri di larghezza, che dovrebbe individuare un passaggio per le imbarcazioni. Dico dovrebbe, perchè in realtà, nonostante sia ormai una settimana che assistiamo a vari movimenti, non ci sono notizie ufficiali circa quella delimitazione. Neppure alcuni militari della Capitaneria di Porto in pattuglia sulla spiaggia sono stati in grado di dire se esiste una autorizzazione. 

Alcuni bagnanti, infatti, preoccupati hanno cercato di chiedere informazioni, ma ancora siamo al livello delle ipotesi. Sembra infatti che su richiesta di uno stabilimento balneare, la Capitaneria abbia concesso l'autorizzazione ai natanti di raggiungere il ristorante via mare. La notizia non è certa, sono indiscrezioni, l'ufficialità non c'è. E' sicuro però che il sindaco è d'accordo con questa "novità" visto che proprio ieri era presente mentre si ultimavano le opere di delimitazione.

Dunque se fosse vero che esiste una autorizzazione delle autorità competenti quel tratto di mare diventerebbe non balneabile, in pratica taglierebbe a metà un tratto di mare molto frequentato. Impedirebbe ad esempio ai nuotatori di oltrepassare gli scogli, e metterebbe in ansia i genitori di bambini che dovranno fare molta attenzione ai passaggi di barche, windsurf . Proprio oggi ad esempio è entrato in quel corridoio un grosso gommone che a motore acceso se n'è infischiato delle delimitazioni ed ha navigato a pochi metri dalla riva. E siamo solo al primo giorno, chissà cosa accadrà nei prossimi.

Purtroppo questo fatto, sottolinea ancora una volta, la scarsa predisposizione per il bene comune. La spiaggia di Falconara, che già mal sopporta la convivenza con la vicina raffineria, vede una progressiva e costante riduzione della fruizione pubblica: ci sono molti stabilimenti balneari e pochi spazi liberi, alcuni di questi stabilimenti peraltro hanno nel tempo occupato la spiaggia con strutture sempre più invasive, sacrificando la spiaggia.

Quindi stabilimenti sempre più somiglianti a "villaggi turistici", quindi spiagge sempre più private, ed ora, esauriti gli spazi sulla sabbia, si inizia ad occupare e a vietare l'utilizzo di tratti di mare.

Registro una pericolosa attitudine che se diventerà consuetudine trasformerà la nostra spiaggia in tanti club privati, come purtroppo succede in altre parti d'Italia, Toscana, Lazio ecc. dove per accedere in spiaggia sarà necessario pagare un biglietto subendo l'arroganza dei titolari degli stabilimenti balneari.

Attendiamo sviluppi e qualche documento ufficiale dalle autorità.

giovedì 7 luglio 2011

LA DISFATTA DEL CONSIGLIO REGIONALE

Ieri abbiamo assistito ad una disfatta in Consiglio regionale.

Quando la politica ha bisogno della scorta della polizia in tenuta antisommossa, significa che qualcosa non ha funzionato. Delle due una: o siamo in mano a facinorosi e a fomentatori, oppure è la politica ad aver fallito. Propendo per questa seconda opzione, conoscendo gran parte delle persone che ieri si sono assiepate davanti alla sede del Consiglio regionale.

Tutta quella gente era lì per la questione del rigassificatore da realizzare in mare a pochi chilometri da Falconara ed Ancona. Con aspettative diverse, ma tutte lì a vedere e a sentire la scelta del Consiglio regionale.

Ed è stata una disfatta, in primo luogo per l’Istituzione regionale. Nella più totale bagarre, con urla, proteste, applausi, con alcuni consiglieri che in un clima molto teso si sono presi anche il lusso di lanciare provocazioni, e con il Presidente del Consiglio Solazzi che, assolutamente incapace di gestire la situazione, ha ceduto all’autoritarismo di Spacca. Più volte infatti, dopo aver dichiarato la sospensione dei lavori, Solazzi è stato ignorato dal Presidente Spacca, che ha continuato a parlare nella bolgia più totale, esautorando di fatto il ruolo del presidente del Consiglio e comprovando la mancanza di autonomia del consiglio regionale. Il consiglio è andato avanti in un clima di totale caos, semplicemente perché ieri era indispensabile votare favorevolmente la realizzazione dei rigassificatori, non c’era più tempo, c’era il rischio che alla conferenza Stato Regione del 12 luglio, Spacca non avrebbe avuto il mandato per firmare l’accordo.

Non che le proteste da una parte e dell’altra dei dimostranti non fossero giustificate, anzi è stata proprio la scarsa capacità e l’ambiguità nelle decisioni che da lì a poco il Consiglio regionale avrebbe dovuto prendere, che ha alimentato la rabbia e la delusione. Obiettivamente però ieri quella sede sembrava tutto fuorchè un consiglio regionale.

La repentina virata sulle questioni energetiche di cui è stato protagonista il Presidente Spacca, e tutta la Giunta e quasi tutti i consiglieri di maggioranza è clamorosa, ma l’atteggiamneto non dovrebbe sorprendere i più attenti osservatori della politica regionale. Spacca era già favorevole ai rigassificatori già dalla precedente legislatura e con lui tutti gli assessori della Giunta. L’inversione di rotta c’è stata in virtù di quanto detto in campagna elettorale. Il Presidente Spacca, infatti impostò la sua campagna elettorale sul PEAR, l’ormai famigerato Piano Energetico Ambientale Regionale, da lui stesso considerato un Piano avanzato in termini di progettuazione e programmazione. In pratica Spacca si assicurò molti voti di persone in buona fede che hanno creduto alla sua promessa di incentrare la politica energetica ed economica regionale sullo sviluppo delle energie rinnovabili.

Ma quando il potere chiama, Spacca non si tira indietro, a costo di rimangiarsi le parole sprecate in campagna elettorale, a costo di dover parlare tra le urla e le proteste dei cittadini, a costo di provocare uno scontro fisico tra gruppi entrambi preoccupati per il futuro. A costo di strumentalizzare il dramma che stanno vivendo i lavoratori della fincantieri, promettendo conto terzi scenari inesistenti, come la possibile ripresa del cantiere navale con la costruzione di navi gasiere. Una provocazione giustamente mal tollerata dalla FIOM, una offesa alla dignità di quei lavoratori.

Spacca ha dato dimostrazione di ossequiosità anche sulla questione Quadrilatero. Chi se la ricorda quella triste faccenda? Qualcuno forse ricorderà la pesantissima pressione fatta al Comune di Falconara, strozzata da una difficile situazione economica, per aderire al progetto che gli toglieva la sovranità del suo territorio. Anche in quell’occasione il Presidente Spacca ha dato dimostrazione di scarsa propensione al dialogo e di puntare come un caterpillar all’obiettivo delineato da Pieralisi e Merloni.

Ieri è stato fatto un ulteriore passo all’interno del “laboratorio Marche”, l’asse infatti si è spostato ulteriormente verso destra. Il voto trasversale del PD dell’Idv, del PDL dell’API, dell’UDC, della Lega a favore della realizzazione dei rigassificatori, certifica politiche comuni ed apre scenari preoccupanti.

Ieri dunque abbiamo assistito ad una disfatta. Una sconfitta dell’istituzione regionale, della politica, della democrazia. Abbiamo preso atto che Spacca non è un governatore ma un esecutore. La sconfitta non è stata certo del movimento dei cittadini che con ostinazione ha lottato contro un progetto inutile, pericoloso, costoso per la comunità e di nessuna garanzia per l’occupazione dei lavoratori della raffineria API.

Per il movimento ieri c’è stata solo un'altra riprova dell’arroganza di una politica sempre più lontana dalla realtà, dalla gente, dai territori. Per il movimento già da oggi c’è la consapevolezza che la lotta non è finita con la votazione del Consiglio regionale, la lotta è nel mondo reale: nelle piazze, tra la gente.

venerdì 24 giugno 2011

NO RIGASSIFICATORE DAY

Domani gli indignati falconaresi si spostano ad Ancona, in Piazza Roma. C'è la manifestazione contro il rigassificatore. Non sono bastate le iniziative organizzate dal coordinamento promotore, in questi mesi. Gli unici che hanno cercato di fare un pò di informazione sono stati loro: normali cittadini che nella vita fanno tutt'altro che si sono impegnati, hanno studiato, e con grande caparbietà hanno iniziato una difficile quanto capillare azione di informazione.

Poca cosa capirete. Senza soldi e con gli organi di infomazione che ignorano completamente lo stato di protesta, non è facile. Per l'Api invece è uno scherzo far partire la propaganda sui giornali e TV. Con i soldi si possono fare molte cose. Con i soldi e con i ricatti occupazionali, i ricatti  servono per tenersi buone le maestranze, molti di loro sono terrorizzati di perdere il posto di lavoro, ma alcuni addirittura sono più realisti del Re. 
Ma la cosa che ha più funzionato, è la vicinanza con la politica. Non la bella politica, quella che si fa carico delle esigenze di tutti i cittadini, no, quella vecchio stampo, di tipo democristiano lo possiamo dire? Quella che non dice no e asseconda il potente di turno a costo di doversi rimangiare i buoni propositi spacciati per programmi elettorali.

Facciamo un esempio: il Presidente Spacca nel discorso di insediamento dichiara: "... le energie rinnovabili, sono tra le principali priorità del nostro programma di governo, per creare nuove prospettive di sviluppo nella piena tutela dell’ambiente. Enormi sono le potenzialità occupazionali nel campo dell’imprenditoria “verde”: si parla di 25.000 nuovi posti di lavoro potenziali per le Marche.... Potenziare gli incentivi per la crescita delle energie rinnovabili sviluppando le previsioni del PEAR".

Non vi sembra grave che un Presidente pur conoscendo la potenzialità di sviluppo con le energie rinnovabili, promuova la realizzazione dei rigassificatori, rinunciando di fatto ai 25.000 nuovi posti di lavoro?
La realizzazione del rigassificatore e delle mega centrali turbogas, farà fallire il PEAR, un Piano energetico avanzato, ma che non riesce a decollare, ma è naturale che questo accada, se chi dovrebbe promuoverlo ne sembra infastidito. Prendiamo atto che lo strumento del PEAR è servito esclusivamente per raccogliere voti in campagna elettorale, ora diventerà carta straccia. 

Ma nonostante sembra che la decisione di realizzare il rigassificatore sia ormai presa, il popolo degli indignati non si arrende. Ha provato in tutti modi, sempre democraticamente, ha sopportato con signorilità le bugie che hanno accompagnato i numerosi rinvii delle decisioni sulla questione. Un popolo paziente ma non sciocco. E' sbagliato approfittare troppo dell'altrui pazienza.

Quindi le persone che credono in un mondo migliore, quelle persone stanche dalle moine politiciste che nascondono enormi interessi, le stesse persone che sono andate a votare i referendum e che li hanno vinti, loro, i sognatori, i nullafacenti, i provocatori, i strumentalizzatori, i terroristi, i nemici dei lavoratori , sabato si troveranno in piazza ad Ancona. In Piazza Roma alle 18.00, rinunciando ad una bella giornata al mare.

Non sarà l'epilogo di una battaglia persa, come qualcuno vorrebbe. Chi pensa questo si sbaglia. Domani sarà l'inizio dell'indignazione.
Perchè prima ti ignorano poi ti deridono poi ti combattono. Poi vinci. 

domenica 29 maggio 2011

RELAZIONE ASSEMBLEA PROVINCIALE ISCRITTI SEL 28 MAGGIO 2011

Care Compagne e Compagni,

è un grande piacere per me ritrovarci qui A Falconara, a distanza di quasi otto mesi dal Congresso provinciale.

Nell'ottobre scorso, in questa sala, abbiamo celebrato il 1° congresso provinciale. Abbiamo contribuito, tutti, a far nascere il nostro Partito, che tuttora sta cercando di vincere la sfida, più che necessaria, di costruire una solida e credibile Sinistra.

In quel Congresso le compagne e i compagni, tutti, ebbero modo di esprimersi, di confrontarsi, di tracciare alcune linee programmatiche che il Coordinamento, dopo aver avuto il mandato a coordinare la federazione provinciale, sta cercando di concretizzare, nel pieno rispetto della regola primaria che ci siamo dati, ovvero quella della Partecipazione. Un Partito nuovo si riconosce anche dai momenti partecipativi che è in grado di promuovere, e questa giornata ne è la riprova.

NON E’ FACILE: mancano risorse umane e finanziarie, come credo sia normale per un Partito che deve inventarsi giorno dopo giorno strategie organizzative, difficoltà che aumentano, se, come nel nostro caso, le risorse finanziarie sono pari a zero. Senza un minimo di disponibilità economica, capite bene che è molto difficile fare Politica. La Federazione provinciale di Ancona non dispone di alcuna forma di sottoscrizione o finanziamento. Al punto che non siamo stati in grado di racimolare i soldi per spedire le lettere di invito a tutti voi. Abbiamo così chiesto la collaborazione dei Coordinatori di Circolo per inoltrare gli inviti per questa che ritengo una importante Assemblea. Mi scuso fin d’ora se qualche Compagno non ha ricevuto l’invito.

NON E’ FACILE organizzare un Partito in queste condizioni, ma qualcosa è stato fatto. Anzi mi spingo a dire che molto è stato fatto, e l’Assemblea di oggi serve proprio a relazionare il lavoro svolto dalla federazione provinciale, ma anche quello svolto dai 9 circoli nei territori: invito dunque i coordinatori di circolo ad intervenire e a raccontare la situazione della loro realtà territoriale.

Aspettiamo con ansia i risultati dei ballottaggi di Milano e di Napoli: da quelle città potrebbero arrivare notizie che cambieranno il panorama politico, da lunedì potrebbe iniziare una nuova storia. Guardiamo con attenzione anche a cosa accadrà a Macerata per il rinnovo del Consiglio provinciale. Una questione che ci riguarda da vicino, visto che è la riproposizione del “Laboratorio Marche”, un esperimento che mostra tutti i suoi limiti, un fallimento, che però continua ad attirare l’attenzione, quasi come fa una pianta carnivora con gli insetti. Dopo i risultati elettorali credo che dovremo affrontare con estrema cura la questione delle alleanze, e “dell’anomalia Marche”, verificare quindi se le diversità programmatiche e politiche riscontrate solo alcuni mesi fa alle elezioni regionali, si sono modificate, e valutarne gli effetti.

Nel frattempo anche noi, nella nostra provincia, nel nostro piccolo abbiamo contribuito al cambiamento. Invito i protagonisti delle recenti elezioni amministrative, se lo vorranno, ad illustrare, le scelte fatte e a valutare con tutti noi il risultato elettorale. La Federazione provinciale ha lasciato massima autonomia ai circoli di riferimento durante la fase di trattativa per le alleanze, nei Comuni di Castelfidardo, Camerano, S.M. Nuova, Cupramontana, Loreto, salvo partecipare ad ogni riunione ove ne è stata richiesta la presenza. Devo dire che il risultato raggiunto è stato molto positivo.

Anche se a Camerano per vari motivi non siamo riusciti a formare una lista, quindi non abbiamo partecipato alla competizione elettorale. Abbiamo un problema, non siamo radicati sul territorio come vorremmo, ed il problema si fa sentire, ma ci stiamo organizzando.

A Loreto, ad esempio, solo fino a pochi mesi fa SEL non era presente, non avevamo iscritti, poi con pazienza e modestia un gruppo di Compagni ha iniziato a lavorare, a fare incontri, e sono così riusciti a presentare una lista alle elezioni che ha movimentato il mare piatto di quella città. La tenacia di quei Compagni ha permesso a quella lista sostenuta da SEL di raggiungere il 6.5%.

Come a Castelfidardo, una città dove SEL era praticamente assente, senza un iscritto, ma che grazie all’altrettanta tenacia di alcuni compagni ha permesso a SEL di partecipare alle elezioni ed ottenere il 5.39% in una lista unitaria con FdS e Verdi.

Come a Cupramontana dove il centrosinistra riprende il governo della città amministrata da troppo tempo dalla destra con un risultato che non lascia dubbi.

Come l’impresa fatta dai Compagni di Santa Maria Nuova, che non si sono persi d’animo quando il PD, con arroganza e scarsa predisposizione politica ha annullato un accordo di alleanza firmato a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Ebbene, si sono organizzati, hanno composto una lista di giovani donne ed uomini, e con Angelo Santicchia candidato a Sindaco, hanno sparigliato, come direbbe Nichi Vendola, conquistando il Comune, tra la meraviglia di molti e lo sconforto del PD, così autoreferenziale e da troppo tempo lontano dal mondo reale. A questi Compagni, a tutti i Compagni che si sono spesi in questa esperienza elettorale chiedo all’assemblea un applauso di congratulazioni e di gratidudine.

In realtà nella nostra Provincia sono 6 e non 5 i Comuni andati al voto. Anche il Comune di M.S. Vito è tornato alle urne, alcuni mesi fa, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato l’elezione del sindaco Gloria Sordoni (da noi appoggiata). Come sapete le nuove elezioni hanno ribaltato la situazione eleggendo Sindaco la candidata del PD. Forse potrebbe essere utile un intervento del circolo di Chiaravalle, competente per territorialità, per riassumere la questione.

NON E’ FACILE, ho già detto. La macchina organizzativa non è perfettamente funzionante. Manca ad esempio un collegamento con gli amministratori nostri iscritti presenti nei consigli provinciali e comunali. Purtroppo non arrivano notizie sulle attività dei gruppi consiliari e questo è un limite; dovremmo affrontare questa criticità per cercare di far circolare le idee e permettere di uniformare azioni programmatiche comuni, nel pieno rispetto delle autonomie dei singoli consiglieri, autonomia che deve però partire da condivisioni politiche di base.

Ecco perché abbiamo dato vita ai FORUM provinciali, luoghi ideali di studio, approfondimento e contaminazioni positive, un laboratorio aperto e partecipativo atto a tracciare il programma politico del nostro Partito. Esperimento quello dei Forum con risultati alterni.

NON E’ FACILE per le complicate vicende che colpiscono Ancona, Capoluogo di Regione, immersa in una crisi iniziata il giorno stesso dell’insediamento a Sindaco di Fiorello Gramillano. Una crisi deplorevole perché non dipende da divergenze di tipo programmatico, ma da questioni di potere, di poltrone, e di lotte interne ai Partiti. Crisi che offende l’intelligenza dei cittadini, fin troppo pazienti. Città che ha assoluto bisogno che la politica rioccupi il suo ruolo, in maniera seria, parlando dei problemi, delle esigenze, delle speranze dei cittadini.

O per la situazione del Comune di Jesi, Comune che tornerà al voto nel 2012, Comune su cui spira sempre un vento di crisi, la cui causa proviene secondo me, da un peccato originale, ovvero dalle scelte sulla riconversione della Sadam, ma non solo.

Due città importanti in fermento, che pagano lo scotto di una generale caduta di capacità politica. Il 2012 sarà l’anno delle elezioni anche a Fabriano, città di Merloni, di Spacca, di Vivendi, e della stessa Provincia di Ancona. Su questo scenario aleggia in maniera sempre più ingombrante quel “Laboratorio Marche” inventato dal segretario regionale del PD Ucchielli, voluto dal Presidente della Regione Spacca, incarnato dall’ondivago Pettinari in Provincia di Macerata, su cui credo che dovremmo discutere bene e a fondo.

Ci aspettano dunque, competizioni elettorali in cui ci misureremo e con le quali potremo delineare meglio la nostra proposta politica, e lo faremo chiedendo fin da ora le Primarie di coalizione ovunque, in coerenza con la strategia programmatica nazionale.

Nel breve ci aspetta un altro importante obiettivo da cogliere, tutti noi dobbiamo moltiplicare l’impegno, affinchè i referendum del 12-13 giugno raggiungano il quorum, per dare un’altra spallata a questo Governo immorale. Il successo dei Referendum sarà una vittoria per la Democrazia in questo Paese alla deriva.

NON E’ FACILE continuo a dire, perché il nostro partito nasce mentre il mondo vive la più grande crisi economica, le cui conseguenze si ripercuotono pesantemente anche nel nostro territorio: quindi vediamo un cantiere navale storico e simbolo di Ancona strangolato da una crisi senza precedenti, un intero settore industriale, quello di Merloni, che mette in ginocchio una intera città ed oltre. E come non citare tutte quelle realtà produttive e di servizi che chiudono in silenzio, con persone che si ritrovano senza lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale.

Una crisi che mette lavoratori contro altri lavoratori, nella peggiore tradizione mors tua vita mea. O come la guerra che si sta profilando tra lavoratori e cittadini che i sapienti “poteri forti” stanno alimentando. Mi riferisco ovviamente alla delicata questione dei Rigassificatori e Mega Centrali Turbogas. Una guerra qui, in questa città, succube dei voleri della proprietà della Raffineria API. Uno scontro che fa vacillare le convinzioni anche a sinistra, anche nel nostro Partito. Quando si deve decidere tra LAVORO e AMBIENTE, tra OCCUPAZIONE e QUALITA’ DELLA VITA. Una guerra che ci fa perdere di vista che LAVORO e AMBIENTE possono andare di pari passo. Non solo è possibile pensarlo, ma necessario realizzarlo, se vogliamo lasciare alle prossime generazioni un futuro migliore.

In questo scenario, con tutte le difficoltà incontrate ma con tutto l’entusiasmo necessario, abbiamo cercato di renderci utili, di organizzare il partito e di rapportarci con le persone all’esterno. Con la consapelvolezza che questo non è sufficiente, che c’è bisogno di tutta l’intelligenza e la disponibilità di ognuno di noi, senza secondi fini, solo perché siamo convinti che una nuova sinistra è necessaria e possibile.

L’assemblea di oggi vuole rendere partecipi e responsabili ogni singolo iscritto. Dobbiamo avere la consapevolezza che le persone comuni sono ben disposte nei nostri confronti, ci osservano e ripongono in noi la SPERANZA.

Il nostro compito è quello di trasformare la SPERANZA in FIDUCIA. Se riusciamo in questo, allora tutti i nostri sforzi avranno un senso, significa che le persone avranno ritrovato un punto di riferimento, una sponda politica sicura, un Partito che non tradirà le loro aspettative. È una missione difficile che ha bisogno di un gruppo dirigente coeso e convinto, di amministratori attenti e preparati, di iscritti in grado di coinvolgere altre persone, nei posti di lavoro, nelle piazze nelle scuole. C’è bisogno di coerenza nelle scelte, a tutti i livelli.

Dobbiamo concretizzare le buone intenzioni, le nostre idee in azioni politiche conseguenti. Dobbiamo pensare con la nostra testa, e non preoccuparci più di tanto se a volte le nostre convinzioni potranno turbare le altre forze politiche (PD compreso). Ne va della nostra sopravvivenza. L’autonomia politica di SEL è il terreno fertile per seminare le nostre idee che trasformeranno la SPERANZA delle persone in FIDUCIA.

Il nostro lavoro deve riportare le persone a partecipare la Politica, lo stiamo già facendo: abbiamo allacciato dei contatti con gruppi di Compagni a Numana, a Corinaldo, a Montemarciano, ma possiamo e dobbiamo fare di più.

Nell’immediato credo che dobbiamo lavorare con grande intensità per il buon esito dei referendum che riguardano i beni comuni, la salute ed il futuro energetico del nostro paese e per riportare la giustizia ai normali livelli democratici. Abbiamo altre scadenze a cui fare fronte prossimamente: le elezioni in importanti Comuni, ed il rinnovo del Consiglio provinciale. Questione l’ultima, che verrà sottoposta a questa assemblea prima di ogni decisione, se sarò ancora io il coordinatore. Per fare bene c’è bisogno di collaborazione ed unità di intenti.

Lascio lo spazio alla discussione, sperando che questa assemblea sia utile per capire se il percorso intrapreso è condiviso, se dobbiamo continuare su questa strada o meno.

Ringraziando tutti voi per essere qui e ringraziando Ciccio Ferrara della presidenza nazionale, a cui saranno riservate le conclusioni che immagino ci aggiorneranno anche sull’attualità politica nazionale.

Concludo con una citazione di Enrico Berlinguer: “ CI SI SALVA E SI VA AVANTI SE SI AGISCE INSIEME E NON SOLO UNO PER UNO.

Buona Assemblea Compagne e Compagni.
Claudio Paolinelli