lunedì 14 luglio 2014

COME USCIRE DAL FOSSO

 Pubblico questa bella lettera dal carcere di Antonio Gramsci, pensando  a tutte quelle persone che in questo periodo particolarmente duro hanno avuto e hanno difficoltà, che sono cadute e che faticano a rialzarsi. A quelle persone che arrivate ad un certo punto non sanno più a chi rivolgersi e pensano che con le proprie forze non ce la faranno.

Carissima Iulca,
ho ricevuto i tuoi foglietti, datati da mesi e giorni diversi.
Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean, credo, che era un piccolo impiegato in una amministrazione municipa le di Parigi. La novella si intitolava Un uomo in un fosso.
Cerco di ricordarmela.
 – Un uomo aveva fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po' allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po' a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po' spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora piú in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancor vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell'alba, incominciò a passar gente.
L'uomo si mise a gridare aiuto.
Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c'è? domandò. – Vorrei uscire dal fosso, rispose l'uomo. – Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre cosí l'ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato.
– Si sentí altri passi. Nuove invocazioni dell'uomo. 
Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubbriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire, come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale.
-E poi passò un artista, che gemette perché l'uomo voleva uscire dal fosso: era cosí bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era cosí patetico!
– E passò un ministro di dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa.
– Cosí l'uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscí dal fosso con le sole sue forze.
– Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sí: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere piú forte. 
Non credo che ci sia neanche un po' di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. 
Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello.
Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore.

Cara Iulca, ti abbraccio teneramente.
Antonio


domenica 13 luglio 2014

LA SINISTRA, SEL, TSIPRAS, LE PERSONE.

 Ho partecipato oggi ad una ennesima riunione politica, questa volta convocata dal basso, ovvero non da un gruppo dirigente ma da alcuni compagni/e, militanti di Sinistra Ecologia Libertà, Partito in cui milito...ancora.

Si è parlato del tema di sempre ovvero della costruzione di un progetto, di una soggettività, della sinistra. E' stata una giornata non sprecata perchè chi è intervenuto ha elevato il livello qualitativo della discussione ed è stato veramente molto interessante ascoltare. Peccato che il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni che era stato invitato e che aveva dato la sua disponibilità non abbia trovato il modo per essere presente. Un peccato ed un'occasione perduta.

Quello che segue a chi interessa è il testo dell'intervento che ho fatto in quell'incontro. (il video dell'intervento)

mercoledì 25 giugno 2014

L'AUSTERITA' E LA SINISTRA.

Mentre stavo leggendo un libro, e devo ringraziare la mia amica Sandra per avermelo regalato, dal titolo: “Berlinguer l'austerità giusta”, seduto al fresco di una panchina del parco che è stato realizzato nel quartiere Posatora di Ancona dopo (parecchio dopo) la grande frana che nel 1982 fece scivolare a mare una estesa porzione di territorio e con essa le case, i palazzi e tutto ciò era stato costruito sopra, riflettevo sull'attualità e freschezza delle parole di Berlinguer pronunciate nello storico convegno con gli intellettuali del 1977, e che il parco che mi ospitava poteva essere la conferma pratica di una parte del suo ragionamento.

Il piccolo libro, curato da Giulio Marcon, ha il pregio di riportare alla luce uno dei discorsi più importanti di Enrico Berlinguer, e rileggere quelle parole, soprattutto in questa fase così difficile e decadente per la politica italiana è puro ossigeno per il cervello. Parole che non furono capite appieno dai dirigenti e militanti del PCI all'epoca, e se capite, furono in gran parte disattese se non osteggiate. Ed è stato un piacere rileggere i passi di quel discorso che affronta la questione dell'austerità in un periodo il cui clima politico/sociale era particolarmente pesante anche a causa di una seria e perdurante crisi economica.

Per la prima volta Berlinguer mette in discussione il modello di sviluppo dopo che lo stesso PCI, ma anche la sinistra estremista, siano stati per anni fautori al modello produttivista. Una grande novità che forse fece da apripista, alcuni anni dopo, alle teorie e pratiche della decrescita di cui Serge Latouche è ispiratore e studioso. Ci sono infatti spunti ed intuizioni che individuano la criticità dello sviluppo “infinito”.

Berlinguer davanti ad una platea di intellettuali disse riferendosi peraltro alla domanda incessante e condivisibile di sviluppo da parte dei paesi del terzo mondo:  
“... aprirsi ad una piena comprensione delle ragioni di sviluppo e di giustizia di questi paesi e instaurare con essi una politica di cooperazione su basi di uguaglianza; abbandonare l'illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di parassitismi, di dissesto finanziario”.

E' nella frase “dissipazione delle risorse” che vedo un'analogia con il bel parco che sorge sulle macerie di una sconsiderata cementificazione. Solo dopo una devastante frana (la crisi) si ripensò al riutilizzo virtuoso di quel territorio (la ripresa economica). Ora cambiata la destinazione d'uso quell'area si è trasformata da un quartiere più o meno anonimo in un luogo di incontri e svaghi per i cittadini e polmone verde.
Certo questo cambiamento ha avuto un costo, pensate alle centinaia di abitanti che improvvisamente si sono trovati senza casa, ma pensate anche se questa soluzione si fosse trovata ancor prima della cementificazione sulla zona in frana. Pensate al risparmio economico e ai benefici circa la qualità della vita delle persone. In questo senso andrebbe interpretato il concetto di Austerità: “artificiosa espansione” anche in chiave urbanistica.

Ecco perchè una politica di austerità, di rigore, di guerra allo spreco è divenuta una necessità irrecusabile da parte di tutti”. (cit. Berlinguer).

Il concetto di austerità pensato da Berlinguer non ha dunque nulla a che vedere con le politiche di austerity imposte dalle banche europee e attuate dai vari governi (italiano compreso). E qui si ritorna all'idea di decrescita che se governata e condivisa ha degli effetti positivi anche sotto il punto di vista dell'etica, al contrario se subita diventa un peso insostenibile fino a trasformarsi in impoverimento.

Infatti Berlinguer proseguiva:
una politica di austerità non è una politica di tendenziale livellamento verso l'indigenza, né deve essere perseguita con lo scopo di garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale entrato in crisi”. Aggiungendo: “ Il Paese avrebbe bisogno di compiere uno sforzo adeguato, di veder chiaro davanti a sé, o perlomeno di vedere chiari alcuni elementi fondamentali di una prospettiva nuova. E invece, gli esponenti delle vecchie classi dominanti e uomini di governo, quando arrivano a tanto, non sanno andare più in là dell'obiettivo di riportare l'Italia sugli stessi binari su cui procedeva lo sviluppo economico prima della crisi".

Parole tanto lungimiranti quanto inascoltate purtroppo. Parole che senza fare tanti sforzi e piroette mentali potrebbero essere l'impalcatura di un programma politico serio e di rinnovamento, ancora oggi, a metà del 2014, mentre assistiamo alla dissoluzione della politica, sgretolata a colpi di tweet.

Non possiamo aspettare di andare prima al governo per presentare un progetto di rinnovamento, bisogna muoversi”
esclamava Enrico Berlinguer di cui proprio alcuni giorni fa abbiamo ricordato il trentennale della sua morte. 

Ecco questa esortazione la faccio mia e la rivolgo a tutti coloro i quali sentono di poter contribuire ad una iniziativa utile alla sinistra e soprattutto alle persone che vogliamo rappresentare. MUOVIAMOCI!

Il testo del discorso di Enrico Berlinguer (clicca qui)

domenica 18 maggio 2014

POLIZIA MUNICIPALE IN RIVOLTA: LA SICUREZZA SI FA IN QUESTO MODO?

Da qualche giorno sui muri di Falconara Marittima i cittadini possono leggere questo manifesto che invito a leggere, a firma delle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl. 
Il manifesto è la denuncia dei Vigili Urbani dell'incapacità dell'Amministrazione comunale di far funzionare il corpo della Polizia Municipale.

Questa protesta che da come si legge sul giornale sarà seguita da alcuni scioperi, la dice lunga sulla responsabilità del sindaco, giunta e maggioranza del consiglio comunale circa la mediocre organizzazione del corpo di polizia cittadino.

Una ennesima debacle sulla sicurezza che era il cavallo di battaglia del sindaco Brandoni durante la sua campagna elettorale, nonostante avesse già dato prova della sua incapacità nei 5 anni precedenti, una questione difficile che lui stesso e i suoi sodali hanno ingigantito con le inutili, ridicole ordinanze antipoveri. 

Mentre come è noto la gestione dell'ordine pubblico spetta alla polizia e ai carabinieri quindi non direttamente al Comune,  la gestione e l'organizzazione della Polizia Municipale è una prerogativa e dovere dell'Amminitrazione comunale che però, stando alle proteste, sembra sia "indifferente" al problema. 

Eppure una Polizia Municipale efficiente potrebbe garantire un miglior controllo del territorio e non solo in ambito di microcriminalità, tanti sono i compiti: dall'ambito ambientale al controllo delle attività commerciali ad esempio. Putroppo sembra invece che i Vigili urbani siano stati declassificati al mero controllo dei dischi orari in sostituzione degli ausiliari del traffico (questo a causa del clamoroso quanto prevedibile fallimento del progetto del mega parcheggio abbinato alla gestione delle strisce blu affidate ad un privato).

Dunque i cittadini possono verificare personalmente che le parole in libertà sulla sicurezza spese in campagna elettorale dal sindaco Brandoni erano solo bugie. 

La tolleranza zero sempre paventata dal sindaco la dovrebbero applicare i cittadini nei confronti di questa amministrazione incapace. 
Ai componenti della polizia municipale in protesta va la mia solidarietà e l'augurio di tornare presto ad operare e lavorare in sicurezza, sia per la loro che per quella dei cittadini tutti.


martedì 6 maggio 2014

TANTI AUGURI A ME

Non ricordo di aver mai scritto qualcosa di personale in questo blog. E' mia abitudine usarlo per commentare le faccende cittadine e dintorni.

Lo faccio oggi, 6 maggio, giorno del mio 54° compleanno. Non sono pochi... è un'età in cui è naturale iniziare a rallentare il ritmo, come si dice: a tirare i remi in barca. Insomma cercare una condizione mentale che ti accompagni gradualmente alla vecchiaia. Avrei voluto dire alla pensione, ma vista la situazione, quell'obiettivo è veramente fuori portata. 

Invece le cose della vita mi costringono ad accelerare per non restare piegato. 
In questi ultimi anni ho combattuto contro un vento maligno che ha modificato indelebilmente il mio carattere e le mie abitudini. La disoccupazione prima ed altre vicissitudini successive mi hanno allontanato da Falconara, infatti da qualche mese mi sono trasferito ad Ancona, mia città natale, e questo è uno dei motivi per cui non vi importuno con le mie considerazioni e critiche di ciò che accade in città.
Ho altre priorità adesso, sono concentrato a non cadere o almeno a tenermi in equilibro.
 
Quindi nessun remo in barca, il ritmo lo tengo al massimo e seppur senta il peso dei miei 54 anni come fossero 100 fingo nei comportamenti e nel fisico di essere un ragazzino per non trovarmi battuto in una competizione dove chi ha la mia età, senza lavoro e certezze è spacciato.

Questo post potrebbe sembrare senza senso e autocelebrativo ma non lo è. L'ho scritto sperando di poterne ridere tra un pò, semmai un giorno avrò la possibilità di tirare in barca quei famosi remi. Intanto mi faccio i migliori auguri di buona vita sfogliando un bel libro illustrato che ho avuto in regalo proprio oggi che mi fa immensamente felice.

lunedì 21 aprile 2014

LE PROMESSE DI BRANDONI E LA FOGLIA DI FICO

I limiti dell'amministrazione comunale di Falconara Marittima escono tutti allo scoperto. Terminata la campagna dei luoghi comuni e della propaganda di facile presa, la città si trova davanti ancora irrisolti tutti i punti sui quali il sindaco Brandoni e la sua maggoranza hanno impostato la loro campagna elettorale ottenendone la rielezione. Anzi, alcune questioni si sono aggiunte, incrementando il numero delle promesse non mantenute.

Secondo i giornali, il centro cittadino sembra sia invaso da orde di senzatetto che di notte occupano gli androni dei palazzi e le panchine creando una sorta di sensazione di insicurezza e di degrado nei confronti di chi una casa inveve ce l'ha. Ora a parte il titolo di cattivo gusto del giornale: Bivacchi, la piazza si trasforma nel grand-hotel degli sbandati, e l'ostinazione ad equiparare povertà con microcriminalità da parte dell'amministrazione comunale e da un numero sempre crescente di cittadini, il programma della coalizione di destra a sostegno di Goffredo Brandoni era chiaro e prometteva una lunga serie di provvedimenti che però fino ad ora non hanno prodotto alcun risultato. Se c'era percezione di insicurezza un anno fa è la stessa di oggi se non aumentata, e dire che il sindaco Brandoni ha già alle spalle ormai 6 anni di governo della città. Le varie ordinanze emesse periodicamente, come era facile prevedere, non hanno sortito alcun effetto. 

Stessa situazione riguardo la prostituzione nella zona di Fiumesino e Rocca Priora. Anche in quel caso le ordinanze sono risultate semplicemente dei pezzi di carta. 

Questo significa che per amministare una città non serve alzare la voce e emettere ordinanze di divieti, ma è indispensabile conoscere i problemi, studiarli ed affrontarli in maniera seria. Le ordinanze senza una vera politica che affronti le questioni con intelligenza, servono solo a divulgare un pò di propaganda; è come nascondere la polvere sotto il tappeto.

Se la questione "sicurezza" resta il tallone d'Achille di Brandoni, quelle sociali non sono da meno. Ho letto che la mensa scolastica subirà un taglio alla qualità. Questa almeno sembra sia la ricetta di alcune presidi delle scuole falconaresi per evitare gli aumenti della retta che si preannunciano abbastanzi salati. Si ipotizza infatti un aumento del 10 al 25% delle tariffe per mensa, nidi e trasporto scolastico. Le dirigenti scolastiche propongono di eliminare la pasta biologica, via la frutta a pranzo per lasciarla come merenda, piatto unico in alcuni giorni e self service per i pasti a scuola. Ora con la speranza che il giornalista abbia fraiteso perchè è veramente singolare che un dirigente scolastico possa barattare la qualità dei cibi dei bambini, vorrei evidenziare il vero problema che deriva dal fatto che la mensa comunale, su scelta del sindaco Brandoni, è stata privatizzata.  E' naturale e legittimo che la società che ha in gestione il servizio non vuole perdere il profitto e l'unico modo per evitarlo è aumentare le tasse ai cittadini.
Ecco uno dei motivi per cui sono fermamente convinto che i servizi di pubbllica utilità debbano restare pubblici:  per non sottostare alle regole di mercato.

Questa amministrazione purtroppo agisce troppo spesso come fosse un'azienda privata. Vendendo i servizi forse si risolvono alcune dinamiche di Bilancio ma di certo si peggiora la qualità della vita delle persone che si vogliono amministrare. Brandoni lo ha fatto per la mensa e anche per i disabili e  anziani, mentre si accinge a privatizzare anche il servizio del trasporto scolastico. 
Questioni di cui però gli stessi cittadini sembrano disinteressarsene almeno fino a quando la cosa non gli si ritorce addosso. 
Insomma a Falconara esiste un problema anche di tipo partecipativo che non si dovrebbe sottovalutare.

venerdì 4 aprile 2014

IL PARCO INTEGRATO TURISTICO COMMERCIALE ALLA EX MONTEDISON

Prima di parlare del progetto di riconversione dell'ex Montedison, una precisazione: penso che quell'area debba essere riqualificata e bonificata perchè così degradata provoca un danno ambientale e di immagine a Falconara e alle città vicine. Uso una frase cara a Don Ciotti: "occorre fare presto, occorre fare bene".
 
Detto questo credo che sia importante prendere in considerazione la notizia del progetto (clicca qui) di riqualificazione dell'ex impianto di concimi chimici che in questi giorni abbiamo appreso dalla stampa. Ma non credo che sia il caso di entusiasmarsi. Per vari motivi: il primo riguarda la bonifica del terreno che come è noto è altamente inquinato da sostanze molto pericolose per la salute, il secondo invece è relativo a come verrà riqualificata l'area senza lasciarsi condizionare dal nome accattivante: "Parco integrato turistico commerciale Le Scogliere" (clicca qui). In ultimo, ma non meno importante, occorre verificare la sostenibilità economica del progetto.

La realizzazione di un nuovo, ennesimo, centro commerciale, ripropone l'annosa discussione sulla reale necessità di strutture di quel tipo e dell'impatto che provocano sul tessuto commerciale del territorio. Fanno bene i commercianti locali a preoccuparsi.
Forse è utile ricordare che appena un anno fa, durante la campagna elettorale, il sindaco Brandoni cercò di rassicurare cittadini e commercianti dichiarando la sua contrarietà alla realizzazioni di nuovi centri commerciali nella zona. Si riferiva però al parco commerciale in fase di realizzazione all'altezza del casello autostradale (Ancona Nord), non di sua diretta competenza ma del Comune di Chiaravalle.

Ora che però le elezioni sono alle spalle il sindaco Brandoni si rimangia le parole, tanto che il Centro commerciale lo fa costruire direttamente nel suo di Comune, addottando il progetto di riqualificazione dell'ex Montedison che prevede anche un polo fieristico ed espositivo. Per inciso vorrei far rilevare che l'idea del polo fieristico/espositivo è "un pacco" che si riconfeziona ad ogni occasione ed è conteso dai vari Comuni della bassa vallesina: è accaduto per la Quadrilatero, per il centro commerciale di Chiaravalle, per quello di Monsano e per la Gabella. Un'idea peraltro che non va oltre all'enunciazione generica visto che finora nessuno è mai entrato nei particolari di sostenibilità economica.

Un progetto, dicono i sostenitori, che rispetta il piano regolatore generale del Comune di Falconara, omettendo però di considerare le mutate condizioni economiche, commerciali e logistiche; un PRG che teneva conto di una visione di area vasta ormai stravolta da nuovi progetti: il bypass ferroviario primo tra tutti.

Come al solito i cittadini si trovano davanti ad un fatto compiuto, i più attenti leggono la notizia sui giornali, ma da parte dell'amministrazione comunale nessuna minima informazione, tanto meno si può parlare di partecipazione. 

Prima di avviare una qualunque opera di riqualificazione, e a maggior ragione per un'opera delle dimensioni dell'ex Montedison credo che sia indispensabile che i cittadini, ma anche gli amministratori (perchè dubito molto che conoscano il progetto nei dettagli) vengano messi nelle condizioni di poter esprimere un giudizio, circa la fattibilità e la sostenibilità economica, per evitare che il progetto si trasformi nell'ennesima incompiuta o in una cattedrale nel deserto. 
Ma soprattutto occorre conoscere con dovizia di particolari le procedure e le tecniche di bonifica dell'area, che come già detto è particolarmente inquinata. Avere dunque la certezza che la bonifica sia adeguata per una forma di responsabilità nei confronti delle generazioni future. 

Naturalmente serve la massima attenzione anche degli amministratori delle altre città coinvolte, Montemarciano in primis. Spero proprio che non ci si limiti alle rassicurazioni dei proponenti del progetto privato e non ci si accontenti di qualche piccola contropartita, perchè l'area dell'ex Montedison può riqualificarsi solo con un progetto serio, rispettoso dell'ambiente e del territorio.   

domenica 9 marzo 2014

SCENARI DI CRISI ENERGETICA DA EVITARE

Gli scenari di guerra in Ucraina e le mosse politiche in Crimea minacciano una possibile crisi energetica anche nel nostro Paese. In particolare c'è il rischio di una limitazione o sospensione di erogazione di metano che giunge nel nostro paese tramite i gasdotti che attraversano l'Europa oltre al rischio di aumenti del costo della bolletta. Non è la prima volta che si presenta questo rischio, non sarà l'ultima.

Ciclicamente la Russia, minaccia di chiudere i rubinetti del prezioso prodotto energetico, e ciclicamente chi ci governa ricorda che le scorte,sempre poche, non garantiscono l'autosufficienza energetica.
Ciclicamente torna prepotentemente alla ribalta l'esigenza di tutelarci contro questi scenari con la costruzione in Italia di rigassificatori e realizzando un Hub commerciale del Gas in grado di supplire alla dipendenza energetica. Dipendenza che come noto vale per il metano come per il petrolio.

Il punto però è che anche se realizzassimo decine di rigassificatori o nuove pipeline di gas, il problema della dipendenza energetica non è risolto. La Russia come ogni altro Paese proprietario di gas e petrolio potrebbe continuare in ogni momento chiudere i rubinetti e le riserve energetiche seppur stoccate in maggiori quantità finirebbero anche se con qualche settimana in più di autonomia.

Cosa diversa sarebbe se l'italia si dotasse di un piano energetico che incentivasse la ricerca e l'uso delle fonti rinnovabili con grande attenzione agli sprechi che come noto sono molto alti. Abbandonando una volta per tutte il progetto del nucleare, mai cancellato nonostante la scelta dei cittadini con il referendum e soprattutto nonostante gli esempi tragici che tali impianti ci hanno mostrato.

Evitare quindi di fare investimenti miliardari i quali molto spesso arricchiscono solo le grandi multinazionali e i soliti petrolieri, ma pensare seriamente ad uscire dal ricatto degli oligarchi dell'energia. Una scelta politica che è anche una scelta a favore della democrazia e della libertà.

Riconversione ecologica degli impianti esistenti, politiche a favore dell'energia da fonti rinnovabili, costruzione e ristrutturazioni di edifici e strutture per raggiungere un'efficienza energetica molto ellevata tale da ridurre drasticamente gli sprechi, quindi la richiesta di energia. In modo tale da conservare l'uso del petrolio e del gas agli usi industriali che non ne possono farne a meno.

Una ricetta facile se solo trovassimo la volontà di realizzarla.

venerdì 7 marzo 2014

QUELLO CHE MANCA A FALCONARA

E' un pò di tempo che non aggiorno questo blog per vari motivi, ma seppur da un'altra angolazione continuo a seguire gli avvenimenti di Falconara Marittima e noto che purtroppo il declino della città continua inesorabile. 

La situazione economica generale italiana ha certamente influito, ma Falconara sta pagando pesantemente almeno 6 anni di politiche sbagliate, inefficaci, che non hanno mai avuto un progetto d'insieme di ampio respiro. Insomma Falconara sta vivendo alla giornata, colpa degli amministratori che secondo me, al di la della propaganda, non sono all'altezza della situazione.  

In ogni campo i cittadini possono riscontrare che poco o nulla viene fatto. Dalla sicurezza, all'ambiente, dal commercio alla cultura, dalle politiche sociali ai servizi. Dicono che non ci sono le risorse. 

La chiusura del Caffè Bedetti, anche se credo non sia dovuta solo alla crisi economica, è il simbolo di una città che muore, paralizzata dalla sua stessa incapacità di reagire. Una città che sacrifica un alboreto nato in un'area recuperata e bonificata grazie al lavoro volontario di alcuni cittadini particolarmente attivi per fare spazio a un cantiere è una città che cancella il suo futuro. Sono solo due esempi per restare nell'attualità.

Manca la cura, Falconara ha bisogno di particolare attenzione e di idee.

A Falconara manca la partecipazione delle persone. Questa amministrazione comunale inadeguata non ha nemmeno la forza di confrontarsi con i cittadini. Forse non è interessata a questa pratica, altrimenti non si comprende il motivo per cui le Consulte restano inutilizzate. Peccato perchè dai cittadini e dalle associazioni, il sindaco e i suoi assessori potrebbero ricevere molte buone idee da prendere in considerazione.

A Falconara manca la partecipazione e degli amministratori capaci.

giovedì 6 febbraio 2014

LA CASA DE NIALTRI E LA CASA DEL POPOLO

La foto raffigura l'epilogo dell'esperienza della Casa De Nialtri di Via Ragusa di Ancona. L'ex scuola lasciata al degrado e all'abbandono dal Comune per anni e occupata a dicembre scorso, io direi riportata alla vita, da un gruppo di senzatetto di varie nazionalità. Va detto che lo sgombero avvenuto ieri è stato fatto con un spropositato uso delle forze dell'ordine che all'alba e fino al primo pomeriggio hanno praticamente isolato l'intero quartiere. Sgombero che è avvenuto in maniera totalmente pacifica, proprio grazie all'indole pacifica delle persone che si trovavano all'interno della scuola. Va anche detto che gli occupanti hanno lasciato la scuola in una condizione nettamente migliore di come l'avevano trovata.

Dunque la foto del portone sbarrato alla bene e meglio con assi di legno rappresenta l'azione dell'amministrazione comunale ed il sindaco che in questa storia ha mostrato tutta la sua arroganza e cosa peggiore l'incapacità di gestire la situazione se non i maniera autoritaria. Sindaco e amminitrazione comunale infatti alla bene e meglio hanno chiuso questa esperienza, lasciando una ferita che non si rimarginerà facilmente, ma che continuerà a sanguinare fintanto che invece di affrontare i problemi preferiranno nasconderli o allontanarli.

Non credo però che quattro tavole di legno riusciranno a fermare la voglia e la determinazione di chi ha dato vita all'esperienza di Casa De Nialtri; un pò perchè quell'esperienza trae forza dal grande sentimento di fratellanza e di solidarietà che si è creato, un pò perchè la crisi economica e sociale produrrà ulteriori situazioni di disagio, di cui i cittadini tutti dovrebbero tenere conto.

L'epilogo di ieri stride ancor di più se si considera che questa azione violenta anche se non fisicamente, è stata fortemente voluta da un sindaco che rappresenta un Partito: il PD il quale continua a professarsi subdolamente di sinistra e che non proferisce parola sulla questione, non si sa se per imbarazzo o per complicità.

Ma c'è un'ultima cosa che risulta insopportabile. Leggendo la cronaca dello sgombero oggi sui giornali scopro che i letti, i materassi e il resto del materiale sgomberato dalla Casa De Nialtri è stato immagazzinato all'interno della Casa del Popolo della Palombella di Ancona. Considero questa scelta particolarmente di cattivo gusto.

La Casa del Popolo ora di proprietà del PD infatti fu realizzata dalle donne e uomini del quartiere anconetano per creare un luogo di aggregazione sociale. I miei nonni e i miei genitori contribuirono fisicamente alla autocostruzione della Casa del Popolo i cui muri odorano di lotta operaia e di battaglie per i diritti e la solidarietà.

Trovo veramente rivoltante che il Comune, e non si sa a che titolo, abbia deciso di trasformare quella Casa, intitolata peraltro ad Umberto Terzi, giovanissimo martire del fascismo che sacrificò la sua vita per la resistenza e per i diritti, in un magazzino per cose sequestrate a persone che hanno la sola colpa di essere poveri.

E' una mancanza di rispetto per la storia della Casa del Popolo della Palombella e per le persone che l'hanno costruita i quali in altri tempi non avrebbero avuto problemi ad aprire le porte ed ospitare i più deboli.

Al sindaco e alla Giunta chiedo di liberare immediatamente la Casa del Popolo, portino in un magazzino comunale quegli oggetti perchè la responsabilità deve restare nell'ambito del Comune. Restituiscano l'integrità e la dignità ad una sede che come dice lo stesso nome è del Popolo e non ha nulla a che vedere con operazioni di basso livello di cui il Comune di Ancona si è macchiato. 

Claudio Paolinelli

domenica 26 gennaio 2014

DAL CONGRESSO NAZIONALE DI SEL (quello che avrei voluto dire)

 Pubblico il testo di un intervento che avrei voluto fare al congresso nazionale di SEL ma che per una serie di motivazioni non è stato possibile leggere. 

CONGRESSO NAZIONALE SEL Riccione 24/26 gennaio 2013 

"IL MIO PRIMO PENSIERO VA ALLA COMPAGNA DANIELA BIRSA. UNA STELLA DI TRIESTE CHE SI E' SPENTA TROPPO PRESTO.

Noi, compagne e compagni con sacrificio, poche risorse, ma con entusiasmo e generosità abbiamo dedicato il nostro tempo e anche le nostre intelligenze per far vivere un progetto, il sogno di costruire una grande e innovativa Sinistra in Italia.   A quel progetto abbiamo dato un  nome: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’, convinti che quelle tre parole comprendessero i punti essenziali di cui il Paese ha bisogno.

Quando abbiamo dato vita a SEL, lo abbiamo fatto con la convinzione di far nascere un PARTITO NUOVO e non un nuovo partito. Un partito nuovo capace di abbandonare le vecchie pratiche, quelle che allontanano le persone dalla politica. Volevamo un Partito capace di contribuire a cambiare un Paese  in grave difficoltà sotto il profilo sociale, economico e culturale.

Volevamo aprire la Partita. Eravamo riusciti a conquistare credibilità e rispetto. Questo grazie a Nichi Vendola; senza il suo impegno e la sua forza, SEL non sarebbe mai emersa dalle macerie della sinistra. Credo che dovremmo essere profondamente riconoscenti per il lavoro svolto da Nichi, un'impresa forse impossibile a chiunque altro di noi.

Ma poi qualcosa si è rotto, la partita che dovevamo aprire è diventata un'altra partita. 

Dopo l'entusiasmante congresso fondativo, non si può non prendere atto che il nostro progetto è rimasto prigioniero delle nostre debolezze. Abbiamo ceduto alle pratiche politiciste ai tatticismi e anche a piccoli interessi personali, ed è stato un peccato. Per il futuro di SEL, perchè la delusione dei tanti iscritti e militanti ha indebolito molto l'azione politica a tutti i livelli,  ma soprattutto per aver disatteso completamente le aspettative di una parte consistente di persone che guardavano con molto interesse al nostro progetto, alla nostra idea di alternativa che dava una speranza di reale cambiamento.

Quando dico "nostre debolezze", lo faccio per caricare la responsabilità a tutto il partito anche se come ovvio ognuno di noi ha influito con percentuali differenti. Mi riferisco ad esempio alle scelte che hanno accompagnato il nostro cammino verso le elezioni politiche. Non si possono tenere sotto traccia gli errori e le forzature del gruppo dirigente che in totale oligarchia ha deciso la linea politica, le alleanze e le candidature,  inventatosi la burletta delle Parlamentarie.

Penso che avremmo dovuto lavorare in questi tre anni per costruire una rete a sinistra fatta di dialogo di confronto e condivisione senza disperdere le preziose risorse al nostro interno. La rete l'avevamo individuata era facile pensarci. Era quella dei movimenti delle associazioni, quella delle persone. Quello era il campo in cui giocare la Partita.  L'intuizione delle Fabbriche di Nichi avrebbe potuto superare quel muro di diffidenza che esiste nei confronti dei Partiti, ma all'improvviso anche quella esperienza si è esaurita. 

La partita si sarebbe dovuta giocare negli Stati Generali della Sinistra; ci avrebbero dato una potente spinta dal basso, una maggiore forza nei rapporti con i partiti del centro-sinistra, e soprattutto avremmo evitato di sottoscrivere passivamente e con troppa premura la carta di intenti del PD, un documento troppo vago e che si è dimostrato carta straccia.

Invece le cose sono andate diversamente, abbiamo fallito i nostri obiettivi principali. Una sconfitta che invece di dare uno scossone ci ha annichiliti, lasciati senza parole. Nonostante i timidi tentativi di ripartenza, siamo a tutt'oggi senza una linea politica e nessuna iniziativa degna di questo nome.

Sarebbe stato necessario discutere il percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese da un ristretto gruppo di compagni trasformando un partito che era nato come movimento partecipativo, in un partito parlamentare chiuso in se stesso.

Eppure le richieste di confronto non sono mancate, sono state semplicemente ignorate, avvolte dal silenzio.

Insomma in questi tre anni non abbiamo fatto politica, ma politicismo, non abbiamo nemmeno praticato una strategia politica, ma solo tatticismo.

Ora siamo davanti ad un bivio: scegliere di continuare a vivacchiare all'ombra del PD nel bene e nel male, oppure trovare il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che ci lega al PD e che ci sta soffocando.
Scegliere la subalternità o la strada giusta!
A questo partito chiedo di trovare il coraggio delle scelte, di trovarlo insieme però, in maniera democratica e condivisa. APERTA!  Lo statuto deve essere modificato. Servono regole chiare  per permettere alla democrazia di espandersi nel nostro partito. Un partito che esclude dalla discussione la base, i nostri circoli, non è il partito che avevamo progettato.

Questo Congresso dovrà chiarire gli aspetti negativi che ci condizionano, affrontarne i punti chiave, individuare le responsabilità e capire se ci sono ancora le condizioni e gli spazi per operare in autonomia nel panorama politico nazionale ed europeo. Capire se c'è spazio per la sinistra in questo Paese e se possiamo essere noi quelli in grado di rappresentarla.

L’Italia, con gli altri Paesi dell’Europa meridionale stanno attraversando un periodo difficilissimo, a causa di questa crisi finanziaria che è bene ricordarlo, non è capitata per caso. Questa crisi è il risultato di una politica liberista che ha portato all’estremo le speculazioni finanziarie. Questa crisi è la prova provata che il capitalismo per vivere ha bisogno delle disuguaglianze. Ma lo sapevamo già: bastava guardare i Paesi del terzo mondo, lì il capitalismo ha applicato lo sfruttamento come metodo, portando alla povertà estrema milioni di persone. Da sempre!

Ci vuole un’alternativa. Noi di SEL siamo nati per quella. Un’alternativa al modello economico, sociale e culturale imposto dal capitalismo. Dobbiamo dimostrare che l’alternativa non solo è possibile ma necessaria. Rimettendo al centro il lavoro, i diritti, e l'uguaglianza.

Sentite queste parole:

"Di fronte alla crisi, vi è dunque un’alternativa:
le società europee devono proteggersi contro la speculazione del capitale finanziario,
l’economia reale deve emanciparsi dall’imperativo del profitto,
il monetarismo e la politica fiscale autoritaria debbono finire,
la crescita deve essere ripensata secondo il criterio dall’interesse sociale,
va inventato un nuovo modello di produzione basato su un lavoro dignitoso,
sull’espansione dei beni pubblici e sulla protezione dell’ambiente".

Queste parole mi sembrano in perfetta sintonia con il nostro manifesto costituente. Sono le parole di Alexis Tsipras.  SEL non dovrebbe avere difficoltà a riconoscersi in queste parole e a impegnarsi affinchè possano avere forza e spazio all'interno dell'Unione europea. Perché questa è l’unica soluzione sostenibile, realistica e realizzabile per uscire dalla crisi attuale.

Alternativa anche per l'Italia, e per quanto ci riguarda AUTONOMIA.

L’ipotesi di centrosinistra in campo ora, non è in grado di dare un’alternativa al Paese. Claudio Fava per le regionali in Sicilia disse: “Credo che un progetto di governo alternativo passi da una rottura culturale e politica". Vale anche a livello nazionale.

Non possiamo continuare a dire che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD", perchè è il PD stesso a non consideraci alleati, e lo dimostra la proposta della legge elettorale. Non facciamo del PD una vittima del sistema  perchè sono i corresponsabili.

Care compagne e compagni, una classe dirigente la si giudica dai risultati conseguiti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
C'è bisogno di una svolta!
Rischiamo la barbarie del liberismo e la catastrofe populista e reazionaria. Il percorso ha bisogno di cambiamenti, di duro lavoro che deve partire da questo congresso, che non può barricarsi dentro un documento blindato. Credo sia fondamentale prestare grande attenzione agli emendamenti Bandoli/Mentrasti condivisi e votati nei congressi di territoriali da parecchie centinaia di iscritti che rappresentano il comune sentire dei militanti  e elettori del nostro partito.  

"Ci vuole un'organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa. Sinistra Ecologia Libertà vuole essere il lievito e il sale della costruzione della soggettività di una nuova grande sinistra".

E' una frase tratta dal manifesto costituente di SEL: ridiamo un senso a quelle parole....."


martedì 14 gennaio 2014

VIA LIBERA ALLE MULTIUTILITY (Con buona pace del referendum sull'acqua)


Il 23 dicembre scorso il Consiglio comunale di Falconara Marittima ha votato un atto di indirizzo per dare mandato alla società pubblica Multiservizi spa, che si occupa principalmente del servizio idrico integrato della provincia di Ancona, di costituire una nuova società per la gestione del gas metano. Questo allo scopo di poter partecipare alla gara per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas secondo la norma dell'Art. 41 della Legge 17 maggio 1999 n.144 aprendo il settore alla concorrenza per il mercato

In pratica Multiservizi che ha conferito il servizio della distribuzione del gas alla società da lei controllata Prometeo, in previsione della gara e consapevole che il mercato del gas è molto ambìto, per cercare di aggiudicarsi la gestione ha intenzione di costituire una società più grande grazie all'ingresso di un'altra società che si occupa di gas e servizi della Toscana (Estra).

Il primo punto da evidenziare e da criticare è che questa multiutility gestirà, se vincerà la gara, contemporaneamente Acqua e Gas e non è escluso che in futuro altri servizi come ad esempio quello della raccolta dei rifiuti non possa rientrare nel progetto.

Devo dire che sono rimasto stupito per la rapidità di questa votazione al Consiglio Comunale. Avevo infatti partecipato (come comune cittadino) alla commissione consigliare quando venne presentata questa proposta, e ricordo molto bene le critiche al progetto di alcuni consiglieri di maggioranza e anche di un paio di Assessori, del vicesindaco Clemente Rossi specialmente, il quale adduceva ragionamenti politici relativi al libero mercato, che io non condivido, ma che avevano comunque una loro valenza.

Il fatto singolare è che alla fine di quella riunione sembrava certo che il Comune avrebbe preso tempo per approfondire meglio la questione, così almeno erano le intenzioni. Invece scopriamo che il Consiglio comunale il 23 dicembre si è riunito e ha votato. Hanno votato a favore tutti i consiglieri della maggioranza, si è astenuto il PD e ha votato contro il solo consigliere di FBC. Quindi nessun approfondimento su una questione molto importante che potrebbe aprire un varco alle gestioni di beni pubblici e servizi essenziali ai privati.

Questa multiutility secondo il mio modestissimo parere va a cozzare contro l'esito referendario sull'acqua pubblica con cui si dichiarava che l'acqua è un bene comune e quindi non suscettibile a profitto e che quindi richiede una gestione dedicata. Il referendum purtroppo è disatteso in Italia e già molte società multinazionali e multiutility gestiscono contemporaneamente acqua, gas, rifiuti, trasporti ed energia.

Dunque bene ha fatto il consigliere comunale Borini di FBC a votare contro seppur in solitaria. Mi piacerebbe conoscere le motivazioni che hanno fatto cambiare così repentinamente idea alla maggioranza.

La cosa sconcertante è che una società pubblica i cui soci sono i Comuni non si confronti preventivamente con questi, ma che al contrario mette in cantiere progetti anche molto dispendiosi e politicamente discutibili, tenendoli completamente all'oscuro sino ad una settimana dal termine massimo per la ratifica tramite deliberazione (E' accaduto per tutti i Comuni della Provincia di Ancona). Ma è ancora più sconcertante che i Comuni, e i consiglieri accettino supinamente queste procedure e votino senza sapere bene cosa. Ad esempio nessuno sa il costo di questa fusione che peraltro non garantisce l'aggiudicazione della gara

 Non si può prendere atto infine della totale assenza di informazione ai cittadini che ancora una volta si vedono passare sopra la testa decisioni di cui non sono per nulla a conoscenza (un po' anche per causa loro).

Servirebbe una bella assemblea pubblica su questo argomento.
 

domenica 5 gennaio 2014

SPAZI COMUNI IN TEMPO DI PRIVATIZZAZIONI

Uno spettacolo al giardino della ex scuola Lorenzini
A fine anno il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni approfittando dei consueti auguri ai cittadini si è autopromosso ed ha dichiarato seraficamente che " Le promesse sono state mantenute" illustrando un bilancio positivo degli ultimi 5 anni, sottolineando che la sua "amministrazione è sempre vicina alla cittadinanza e attenta alle ‘piccole grandi cose’ ".

Avrei molte cose da ridire sulle "promesse mantenute", prima su tutte bisognerebbe evidenziare la totale debacle sulla sicurezza in città. Solo il giorno prima in pieno centro c'è stata l'ennesima rissa con tanto di feriti e arresti (clicca), per non parlare degli atti di vandalismo nel parcheggio di Castelferretti, l'ultimo dei quali alla viglia di Natale contro le auto parcheggiate ad opera sembra di annoiati e protetti ragazzini del quartiere (clicca). La sicurezza era ed è il primo punto, ma la "Promessa" elettorale è ben lungi da essere mantenuta, e i cittadini lo sanno bene. 

Ma la vera ciliegina sulla torta di questa  amministrazione che con il tempo invece di acquisire esperienza e capacità si dimostra incapace di cogliere e valorizzare le risorse sociali e culturali della città, è la notizia dello sgombero delle ex scuole Lorenzini. Una vera chicca e siamo solo all'inizio del 2014. I giornali hanno dato risalto dello sgombero dell'ex scuola Lorenzini utilizzata da alcune associazioni locali per le loro attività. Le motivazioni dello sgombero variano a seconda della convenienza si va da: l'edificio è inagile e il Comune non ha i soldi per la ristrutturazione, a:  le associazioni non hanno mai pagato un canone di affitto al comune e quindi non hanno alcun diritto e considerati occupanti senza alcun titolo. 

Ora a parte la solita arroganza dell'assessore Astolfi, il quale a fine dichiarazione augura le buone feste solo ad alcune delle associazioni, escludendo evidentemente quelle che non lo aggradano, guarda  caso proprio quelle che sono più impegnate in ambito ambientale e critiche con le scelte dell'amministrazione comunale, credo che la chiusura di quella scuola sia una vera e propria mazzata finale per il quartiere di Villanova.  

Sia l'assessore che il sindaco sottovalutano che quella scuola si trova in uno dei quartieri più dimenticati e degradati della città, un quartiere che sta diventando una sorta di ghetto, destinato a morire soffocato dalla vicinanza dell'Api, dal futuro isolamento causato dal By pass ferroviario e dalla totale mancanza di attenzione da parte dell'amministrazione comunale. In un luogo come questo dove non c'è uno spazio pubblico, non c'è un giornalaio, una farmacia, una piazza, dove non c'è nulla, la presenza delle associazioni in quella scuola è un patto di socialità, una boccata d'ossigeno. 

Un comune con un minimo di capacità e interesse verso i cittadini e la cosa pubblica invece di annientare una esperienza di quel tipo la dovrebbe tenere viva e anzi incentivarne l'attività. Invece la "filosofia" di questa amministrazione di Destra, al di là degli improbabili mascheramenti, è quella capitalista, quindi se c'è profitto bene altrimenti tabula rasa.

Non so se lo smantellamento degli spazi pubblici possa essere annoverato tra le "promesse mantenute" di questi amministratori e non credo che se si possa lasciar dire che " l'amministrazione è sempre vicina alla cittadinanza e attenta alle piccole grandi cose". A me pare piuttosto che si continui senza soluzione di continuità allo smembramento della comunità.

Penso che gli spazi pubblici se non vissuti ed abbandonati siano destinati al degrado, subiranno un ulteriore disfacimento e magari, una volta raggiunto il livello più basso anche dal punto di vista economico, potrebbero diventare un buon affare per l'amico e speculatore di turno. 

Forse è il caso di organizzare una sorta di protesta collettiva per evitare che un altro spazio pubblico della nostra città venga negato ai suoi cittadini e pretendere come accade a Milano (clicca) ad esempio che gli spazi pubblici abbandonati vengano offerti gratuitamente ai cittadini per realizzare progetti culturali, sociali, ed anche lavorativi attraverso il coworking e forme di cooperazione.

mercoledì 18 dicembre 2013

LA CRISI DELLA POLITICA E I FORCONI

La rivolta dei forconi si sta dimostrando una operazione in parte strumentalizzata se non organizzata da forze reazionarie e di destra e da altri gruppi non meglio identificati. Alcuni hanno agitato le "masse" altri si sono fatti infinocchiare da parole d'ordine di tipo populistico o peggio.

Resta il fatto però che in Italia il disagio e la rabbia covano da molto tempo e le forze di sinistra e le organizzazioni sindacali sembrano non comprendere e infatti sono relegate ai margini.

I sindacati non rappresentano nè tutelano le nuove categorie di sfruttati, di precari, di disoccupati. Sono condizionati dal PD e si limitano ad organizzare inoffensive e autocelebrative manifestazioni con al seguito stuoli di anziani usati quasi come comparse.
I partiti invece sono a distanze siderali dal mondo reale, ostaggi dei loro stessi difetti, tutti presi ad autoconservare un ceto politico inutile al Paese.

Lo scenario è deprimente ed è ora di fermarsi con i tatticismi, e smetterla di dire mezze parole incomprensibili.
Credo che da qui a breve i partiti e i sindacati verranno spazzati via dalla rabbia che è alimentata dalla miseria e ancor peggio dal populismo.
Ho come il presagio che se ciò accadrà la rabbia non farà distinzioni tra peggio e meno peggio!
A farne le spese sarà la democrazia, che da un lato viene attaccata attraverso le modifiche costituzionali e dall'altra da un vento reazionario e di protesta populista fuori controllo. A farne le spese saranno le persone.

Occorre sottolineare una netta differenza tra i movimenti di lotta studentesca e dei lavoratori e la protesta dei Forconi. La stragrande maggioranza di quelle persone che si sono ritrovate nel movimento "9 dicembre" è in rivolta per riottenere il tenore di vita perduto con la crisi perdurante. Sono gli "impoveriti" e non sembrano interessati ad affrontare le ragioni della crisi. Probabilmente non se ne sono mai occupati. Non pensano che forse è arrivato il momento per mettere in piedi un altro modello di sviluppo, più attento alla persona e all'ambiente, sostenibile socialmente e ambientalmente.

Per molti di loro il solo obiettivo è quello di riottenere o mantenere le abitudini consolidate, lo status di ceto medio che la crisi rimette in discussione. Preparano una rivoluzione ma non conoscono il loro avversario, generalizzano tirando pietre alle ombre e urlando alla luna.
Insomma è come se dicessero: "ho la febbre e voglio che mi passi, e non mi interessa sapere perché ho la febbre, ma mi deve passare subito!"
Una febbre, lo sappiamo, causata dal liberismo. La battaglia va fatta contro il modello finanziario e capitalistico che siede nella stanza dei bottini e muove i fili a cui sono legati i governanti.

Poi c'è Il problema dell'individualismo, conseguenza comportamentale che deriva dal liberismo. Tutte queste persone che stanno in piazza con i forconi non formano un collettivo, sono differenti tra loro, non appena avranno ottenuto quel che chiedono (se mai l'otterranno), torneranno nelle loro case a pensare ai fatti propri riprendendo a infischiarsene di come và il mondo.

Riassumo il mio pensiero: Il movimento dei forconi pensa al mantenimento del tenore di vita del ceto medio e non è interessato a battersi per sconfiggere il liberismo, non vuole l'uguaglianza, vuole ottenere una fetta della torta, si limita a chiederne una porzione, disinteressandosi degli ingredienti di quella torta.

Ma a sinistra invece come si sta affrontando il problema della crisi?

Purtroppo vedo sempre in maniera netta nuove forme di individualismo anche a sinistra e tra le categorie che debbono le loro forze residue all'agire collettivo del passato.

La crisi comprime le vene di chi la subisce, e la mancanza di una soluzione offusca i pensieri. Spesso questa situazione obbliga a fare scelte che in momenti normali forse non si sarebbero mai fatte ed è comprensibile che singolarmente ci sia la tendenza a cedere a compromessi al ribasso pur di sopravvivere. Meno comprensibile quando quelle scelte le fanno anche le categorie di rappresentanza dei lavoratori le quali invece dovrebbero avere il sangue freddo e lo sguardo rivolto al di là della barricata per immaginare un futuro, nonostante l'emergenza e la gestione del presente. Una debolezza che fa scricchiolare il cardine della lotta al liberismo.
Mi chiedo se l'idea di un modello sostenibile sia una filosofia buona da discutere in un salotto o se invece deve trovare consenso e forza per trasformarsi in azione politica soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo.

Praticare quotidianamente quell'idea è una fatica ardua e sempre più spesso si cade nell'individualismo anche con alcune scelte che apparentemente hanno un aspetto di tipo collegiale. So che gli esempi che sto per fare possono sembrare di cattivo gusto e provocatori, ma penso che proprio quelle situazioni diano il senso della distanza che c'è tra il pensare e agire politico.

Trovo ad esempio che la scelta dei sindacati all'interno della raffineria di Falconara di sottoscrivere un contratto di solidarietà per scongiurare i licenziamenti senza aver mai visto e discusso il piano industriale dell'azienda e ignorando completamente le istanze della popolazione stanca delle tonnellate di veleni che respirano ogni giorno, sia una forma di individualismo, io lo definisco "individualismo colletivo" di un gruppo isolato che in maniera corporativa prova a tutelare solo i propri interessi. scelte che in questo caso alimentano l'eterno conflitto tra lavoro e ambiente.

La stessa cosa vale per i lavoratori di Fincantieri, i quali, se pur di assicurarsi il lavoro accettassero le commesse per costruire navi gasiere o militari, abbandonerebbero l'idea di modello socio economico sostenibile sintetizzata nel celebre motto "un altro mondo è possibile" e la stessa lotta al liberismo perderebbe di significato. Anche questo caso si potrebbe configurare l'individualismo collettivo di cui ho detto prima.
Costruire navi gasiere significherebbe contribuire a vanificare le lotte di chi si batte contro i rigassificatori a favore dell'energia da fonti rinnovabili.
Riflettiamo su questo punto altrimenti dovremmo rivedere anche la nostra posizione sugli aerei da guerra F35 visto che a costruirli saranno comunque dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro qualora decidessimo di non acquistarli.
Faccio questi esempi perchè le due questioni: la crisi della cantieristica, la realizzazione dei rigassificatori e la produzione petrolifera sono questioni del nostro territorio marchigiano, ma è ovvio che di esempi di questo tipo ce ne sono in ogni parte e non solo nel privato, ma anche nella funzione pubblica.

Sicuramente non si può addossare la colpa tutta ai sindacati e nemmeno ai lavoratori minacciati dalla perdita del lavoro, perchè quelle scelte sono influenzate e determinate dalla politica e quindi dai partiti che in Parlamento legiferano.

Purtroppo la politica sta vivendo uno dei suoi periodi peggiori, è una politica che vive di slogan e trovate di marketing per nascondere la inadeguatezza della sua classe dirigente.

In questa fase, come non mai, sarebbe necessario abbandonare slogan, promesse e bugie e concentrarsi per lavorare ad una uscita dalla crisi in via democratica e a favore dei popoli coerentemente con le idee e princìpi che si propagandano.
Questo è un compito della politica, almeno di una parte della politica che la sinistra dovrebbe riconoscersi. Quella che amiamo chiamare Buona Politica. Eviteremmo al Paese la miseria ed il rischio di derive reazionarie e populiste come la storia severamente ci ricorda.

giovedì 12 dicembre 2013

TARES: IL CARO PREZZO DELLE CATTIVE POLITICHE


Nei giorni scorsi i cittadini di Falconara hanno ricevuto, a mezzo posta, l'avviso di pagamento della rata Tares e sembra che non l'abbiano presa bene. 

Martedi scorso infatti, presso gli uffici comunali di Falconara Marittima, molte persone si sono accalcate in fila per chiedere delucidazioni in merito al costo eccessivo della TARES. Sembra che alcune persone fossero particolarmente arrabbiate per l'aumento del costo dei rifiuti, tanto da dare in escandescenza.

La rata della Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi) in effetti è la mazzata finale in un anno, come quello che sta per chiudersi, particolarmente difficile sotto l'aspetto economico e colpisce pesantemente sia i cittadini che le imprese e le attività commerciali.

Una tassa che riguarda chiunque possieda o detenga locali che producono rifiuti da smaltire.

Forse a questo punto però è arrivato il momento di far conoscere ai cittadini alcune cose riguardanti la raccolta dei rifiuti a Falconara e permettere loro di saperne di più di modo che riescano a farsi un'opinione più precisa.

Intanto c'è da dire che la Tares è un tributo introdotto nel decreto "Salva Italia" del Governo Monti, entrato in vigore con la Legge di Stabiltà del Governo Letta in maniera confusa ed ancora non completamente chiarita ed è certo che colpirà pesantemente le tasche dei cittadini.

Detto questo credo sia opportuno che i cittadini sappiano che la tariffa è determinata anche da altre condizioni che proverò ad illustrare grazie al rapporto regionale 2012 sui rifiuti (clicca qui).

Dal 2009, è stato applicato un meccanismo premiale attraverso la modulazione del tributo in relazione ai risultati della raccolta differenziata. In particolare è stato previsto il pagamento ridotto del tributo in funzione della percentuale di superamento del livello di Raccolta Differenziata rispetto alla normativa statale, con evidenti vantaggi economici per i Comuni più virtuosi. 
 
Dal 2010 è stata invece introdotta l’addizionale nazionale del 20% al tributo nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata. 
 
In sostanza, per esemplificare: un Comune che ha superato la percentuale di raccolta differenziata di un valore fra lo 0,1% e il 10% paga un tributo in discarica (20 € a tonnellata) ridotto del 30%.
 
Un Comune che, invece, non ha raggiunto l’obiettivo di legge (65% nel 2012) paga, oltre ai 20 € a tonnellata del tributo, anche un addizionale di 4 € a tonnellata. (cit. Report Rifiuti Marche 2012)

Naturalmente la riduzione della tariffa si applica a scaglioni, quindi se si supera il 10 per cento la riduzione sarà del 40% , superato il 15 per cento sconto del 50% , con il 20 per cento il 60% in meno, fino ad arrivare a una raccolta differenziata superiore al 25 per cento dell'obiettivo previsto lo sconto sarà del 70%.

Peccato che il Comune di Falconara non voglia avviare la raccolta porta a porta, che è l'unico modo per aumentare la percentuale di differenziazione. Questa amministrazione comunale per scelta politica ha deciso di limitarsi a quella di prossimità, quella con i cassonetti sotto casa, per intenderci, e questi sono i risultati.

E' bene sapere che la percentuale minima per non pagare aggravi tariffari è stata stabilita nel 65%.

ll Comune di Falconara purtroppo non supera il 41,19% (fonte report rifiuti 2012). 
 Questa situazione impedisce al Comune, non solo di ottenere uno sconto ma, al contrario, lo costringe a pagare una addizionale che naturalmente poi ricadrà sui cittadini con la Tares. 

Infatti ai 74 Comuni che hanno superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata nel 2012 si applicherà nel 2013 una riduzione del tributo, prevista dalla legge regionale n. 15/97 s.m.i., che va da 6 a 14 euro a tonnellata.
 
Gli altri 165 Comuni (Falconara compresa) pagheranno, oltre al tributo di legge di € 20 a tonnellata, anche l’addizionale di 4 euro a tonnellata che comunque la Regione destinerà al cofinanziamento di impianti di selezione e recupero dei rifiuti urbani. 
 
Fatta questa precisazione e spero corretta informazione, mi auguro che i cittadini prestino maggiore attenzione alle politiche che vengono messe in atto a nome e per conto loro.
 
Infine, per conoscenza, la seguente è la produzione di rifiuti urbani in KG nel 2012 del Falconara Marittima  
Abitanti 26.720

Carta 1.534.080
Plastica 451.100
Legno 369.960
Metallo 60.510
Vetro 687.420
Organico 1.791.150
Verde 953.940
RDmat 6.509.384
Pulizia stradale 73.720
Produzione 15.877.704
Procapite (Kg/ab*a) 594
Raccolta differenziata (%) 41,19

Prendendo in considerazione questi dati è possibile azzardare un'ipotesi di risparmio se solo il comune di Falconara avesse raggiunto la percentuale di raccolta differenziata del 65% prevista per Legge (per un conteggio preciso bisognerebbe però conoscere i dati del bilancio).

Il conteggio riguarda la parte relativa al tributo e non considera gli altri costi di gestione, raccolta, conferimento in discarica ecc. che complessivamente si aggira attorno ai 5.800.000 euro, cifra che con la raccolta porta a porta potrebbe anch'essa ridursi sensibilmente.
 
il Comune spende in tributi per lo smaltimento dei Rifiuti Urbani circa
317.540+63.508 (di addizionale) = 381.048 euro 
Se avesse raggiunto l'obiettivo del 65% invece
317.540- 95262 ( riduzione tributo) = 222.278 euro
avrebbe ottenuto un risparmio netto annuo di euro 158.770 solo sui tributi.
 
Se si considera che la legge è in vigore dal 2009 il Comune in questi 4 anni ha speso di tasse per i  rifiuti circa 635.080 euro in più del dovuto.
 
Soldi che si potevano utilizzare per abbassare la Tares o per altri servizi utili. 

Io direi che sarebbe meglio partire subito con la raccolta porta a porta. Meno rifiuti, più risparmio, meno tasse ... che ne dite?




mercoledì 11 dicembre 2013

LA FINTA NEVE E LA VERA POVERTA'

E' dignitoso per un disoccupato ricevere un sussidio di euro 1,09?
 
Questo è l'importo previsto dal fondo di solidarietà del Comune di Falconara. 
 
Sul sito istituzionale si legge: "Il Comune di Falconara ha disposto interventi a sostegno dei nuclei familiari in cui uno o piu' componenti si trovano in condizione di disoccupazione con perdita del proprio lavoro o collocati in cassa integrazione, con l'obiettivo di ridurre lo stato di disagio delle famiglie colpite dalla crisi economica attraverso la concessione di agevolazioni su servizi, attivazione di tirocinii formativi o erogazione di contributi economici".
 
Ma al di là delle belle parole in realtà il bando (clicca)  prevede un misero contributo di euro 400 a persona  per il 2014, quindi per ridurre "lo stato di disagio delle famiglie" il Comune verserà la bellezza di un euro e nove centesimi al giorno. Questo perché la somma stanziata è di complessivi 10.000 euro. A beneficiare di questa erogazione salvifica saranno solo i 25 fortunati che supereranno la selezione dopo aver presentato domanda (clicca) .
 
Il Sindaco e la Giunta seppur sollecitati a ricercare maggiori risorse, in un momento particolarmente duro per molte famiglie a causa della  devastante crisi economica , non ci sono riusciti. Le casse sono vuote dicono, quindi nessuna possibilità di integrare la somma prevista per far si che questo fondo di solidarietà diventi tale: solidale. Invece l'operazione ha tutta l'aria di essere una cinica presa in giro che forse rientra nella pelosa categoria dell'elemosina, quella per salvarsi la coscienza.
 
Nel frattempo i giornali locali danno risalto all'evento natalizio di Falconara che quest'anno è concentrato in un gioco di luci e effetti speciali. Dal 7 di dicembre fino al 6 gennaio, ogni sabato e domenica ci sarà uno spettacolo di Musica, luci e neve finta sincronizzata. 10 spettacoli di circa 10 minuti l'uno, il cui costo complessivo non è dato sapere (voci di popolo dicono che si superano 100.000 euro).
 
E' noto invece il contributo del Comune di Falconara per questo evento che bisogna ricordarlo è di iniziativa privata.
Sui giornali nei giorni scorsi il Sindaco ha dichiarato che il Comune avrebbe contribuito per 9.000 euro, ma l'informazione è incompleta.
 
Spulciando tra gli atti amministrativi infatti si può facilmente verificare che la somma a carico del Comune è ben al di sopra dei 9.000 euro. La delibera di Giunta n. 447 del 19/11/2013 "Evento Christmas Music e Snow 2013" prevede infatti una spesa di euro 28.500 da corrispondersi in più soluzioni. Infatti sono già state predisposte due determine dirigenziali: una del 25/11/2013 di euro 9.000 e un'altra del 28/11/2013 di euro 8.500.
 
C'è da domandarsi perché il sindaco abbia dichiarato alla stampa che il contributo comunale a questo evento è di soli 9.000 euro.
In ogni caso, volendo fare un rapido conteggio si può dire, considerando che gli spettacoli saranno dieci, il costo giornaliero sarà di euro 2850 a carico del Comune.
Per cento minuti complessivi di luci e suoni il Comune spende 28.500 euro, quasi il triplo della  somma per il fondo di solidarietà di un anno intero.
 
E' demagogico far notare che il Comune spende al giorno 2850 euro per far cadere della "suggestiva" neve finta e per i 25 poveri e disoccupati della città stanzia  al giorno 1 euro e 9 centesimi?