Mentre stavo leggendo un libro, e devo
ringraziare la mia amica Sandra per avermelo regalato, dal titolo:
“Berlinguer l'austerità giusta”, seduto al fresco di una
panchina del parco che è stato realizzato nel quartiere Posatora di
Ancona dopo (parecchio dopo) la grande frana che nel 1982 fece
scivolare a mare una estesa porzione di territorio e con essa le
case, i palazzi e tutto ciò era stato costruito sopra, riflettevo
sull'attualità e freschezza delle parole di Berlinguer pronunciate
nello storico convegno con gli intellettuali del 1977, e che il parco
che mi ospitava poteva essere la conferma pratica di una parte del
suo ragionamento.
Il piccolo libro, curato da Giulio
Marcon, ha il pregio di riportare alla luce uno dei discorsi più
importanti di Enrico Berlinguer, e rileggere quelle parole,
soprattutto in questa fase così difficile e decadente per la
politica italiana è puro ossigeno per il cervello. Parole che non
furono capite appieno dai dirigenti e militanti del PCI all'epoca, e
se capite, furono in gran parte disattese se non osteggiate. Ed è stato un piacere rileggere i passi di quel discorso che affronta la
questione dell'austerità in un periodo il cui clima politico/sociale
era particolarmente pesante anche a causa di una seria e perdurante
crisi economica.
Per la prima volta Berlinguer mette in
discussione il modello di sviluppo dopo che lo stesso PCI, ma anche
la sinistra estremista, siano stati per anni fautori al modello
produttivista. Una grande novità che forse fece da apripista, alcuni
anni dopo, alle teorie e pratiche della decrescita di cui Serge
Latouche è ispiratore e studioso. Ci sono infatti spunti ed
intuizioni che individuano la criticità dello sviluppo “infinito”.
Berlinguer davanti ad una platea di
intellettuali disse riferendosi peraltro alla domanda incessante e
condivisibile di sviluppo da parte dei paesi del terzo mondo:
“... aprirsi ad una piena comprensione delle ragioni di sviluppo e di giustizia di questi paesi e instaurare con essi una politica di cooperazione su basi di uguaglianza; abbandonare l'illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di parassitismi, di dissesto finanziario”.
E' nella frase
“dissipazione delle risorse” che vedo un'analogia con il bel
parco che sorge sulle macerie di una sconsiderata cementificazione.
Solo dopo una devastante frana (la crisi) si ripensò al riutilizzo
virtuoso di quel territorio (la ripresa economica). Ora cambiata la
destinazione d'uso quell'area si è trasformata da un quartiere più
o meno anonimo in un luogo di incontri e svaghi per i cittadini e
polmone verde.
Certo questo
cambiamento ha avuto un costo, pensate alle centinaia di abitanti che
improvvisamente si sono trovati senza casa, ma pensate anche se
questa soluzione si fosse trovata ancor prima della cementificazione
sulla zona in frana. Pensate al risparmio economico e ai benefici
circa la qualità della vita delle persone. In questo senso andrebbe
interpretato il concetto di Austerità: “artificiosa espansione”
anche in chiave urbanistica.
“Ecco perchè una politica di austerità, di rigore, di guerra allo spreco è divenuta una necessità irrecusabile da parte di tutti”. (cit. Berlinguer).
Il concetto di
austerità pensato da Berlinguer non ha dunque nulla a che vedere con
le politiche di austerity imposte dalle banche europee e attuate dai
vari governi (italiano compreso). E qui si ritorna all'idea di
decrescita che se governata e condivisa ha degli effetti positivi
anche sotto il punto di vista dell'etica, al contrario se subita
diventa un peso insostenibile fino a trasformarsi in impoverimento.
Infatti Berlinguer
proseguiva:
” una politica di austerità non è una politica di tendenziale livellamento verso l'indigenza, né deve essere perseguita con lo scopo di garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale entrato in crisi”. Aggiungendo: “ Il Paese avrebbe bisogno di compiere uno sforzo adeguato, di veder chiaro davanti a sé, o perlomeno di vedere chiari alcuni elementi fondamentali di una prospettiva nuova. E invece, gli esponenti delle vecchie classi dominanti e uomini di governo, quando arrivano a tanto, non sanno andare più in là dell'obiettivo di riportare l'Italia sugli stessi binari su cui procedeva lo sviluppo economico prima della crisi".
Parole tanto
lungimiranti quanto inascoltate purtroppo. Parole che senza fare
tanti sforzi e piroette mentali potrebbero essere l'impalcatura di un
programma politico serio e di rinnovamento, ancora oggi, a metà del
2014, mentre assistiamo alla dissoluzione della politica, sgretolata
a colpi di tweet.
“Non possiamo aspettare di andare prima al governo per presentare un progetto di rinnovamento, bisogna muoversi”esclamava Enrico Berlinguer di cui proprio alcuni giorni fa abbiamo ricordato il trentennale della sua morte.
Ecco questa esortazione la faccio mia e la rivolgo a tutti coloro i quali sentono di poter contribuire ad una iniziativa utile alla sinistra e soprattutto alle persone che vogliamo rappresentare. MUOVIAMOCI!
Il
testo del discorso di Enrico Berlinguer (clicca qui)
Nessun commento:
Posta un commento