Ho partecipato oggi ad una ennesima riunione politica, questa volta convocata dal basso, ovvero non da un gruppo dirigente ma da alcuni compagni/e, militanti di Sinistra Ecologia Libertà, Partito in cui milito...ancora.
Si è parlato del tema di sempre ovvero della costruzione di un progetto, di una soggettività, della sinistra. E' stata una giornata non sprecata perchè chi è intervenuto ha elevato il livello qualitativo della discussione ed è stato veramente molto interessante ascoltare. Peccato che il coordinatore nazionale di SEL Nicola Fratoianni che era stato invitato e che aveva dato la sua disponibilità non abbia trovato il modo per essere presente. Un peccato ed un'occasione perduta.
Quello che segue a chi interessa è il testo dell'intervento che ho fatto in quell'incontro. (il video dell'intervento)
Compagne
e Compagni, non è facile in pochi minuti riuscire a esprimere tutte
le preoccupazioni, la delusione, la rabbia, i dubbi accumulati in
questi ultimi anni.
Non
è facile nemmeno disporre il ragionamento in questa assemblea senza
affrontare le questioni che riguardano più strettamente Sinistra
Ecologia Libertà, me ne scuso con i non iscritti di SEL, penso che
se non sciogliamo i nodi che paralizzano il mio (il nostro) partito,
avremo difficoltà ad aprire un qualsiasi processo di costruzione
della sinistra che sia efficace.
Compagni,
SEL versa in uno stato di estrema gravità, rischiamo lo
scioglimento, e non solo per causa di un gruppuscolo di fuoriusciti,
ma perchè SEL non è stata all'altezza delle aspettative. La sola
rappresentanza in Parlamento è un po' debole come prospettiva.
SEL
ha evitato di fare politica, si è accontentata del politicismo tanto
da accettare con colpevole leggerezza anche l'accordo con il PD e il
suo programma Italia Bene Comune. Abbiamo agito con la lungimiranza
di una talpa, altro che anguilla.
E
il costo è stato alto perchè in 6 anni il gruppo dirigente non si è
preoccupato di far crescere il partito a livello territoriale,
lasciando esplodere contraddizioni che hanno prodotto gravi danni. Ci
interessava entrare in parlamento cercando di accontentare i presunti
fondatori di SEL, e lo abbiamo fatto travolgendo tutte le buone
pratiche politiche e abbandonando il progetto.
Dico
presunti perchè è bene ricordare a tutti noi che SEL è nata grazie
al lavoro faticoso di migliaia di militanti che ci hanno creduto e
che si sono impegnati con grande generosità.
Non
voglio quindi rimuginare e rimpiangere la fuoriuscita di qualche
parlamentare sui quali però si potrebbe almeno dare un giudizio, a
partire dalla grottesca figuraccia fatta alle elezioni regionali in
Sicilia, oppure alla incredibile vicenda delle elezioni comunali di
Napoli, tanto per fare due esempi tra i tanti. Brutte vicende,
coperte da un silenzio assordante del gruppo dirigente nazionale.
Proprio
chi ha contribuito con errori pesantissimi, non solo non esce di
scena come dovrebbe fare dopo una sconfitta, ma si permette, in
maniera autoreferenziale, di dettare la linea. E se per caso non
riesce a mantenere l'egemonia politica, allora se ne va, riduce il
congresso ad una burletta e con la stessa facilità con cui si scende
da un autobus risale su un carro che offre maggiori garanzie.
Io
mi rammarico e mi preoccupo invece per l'abbandono di migliaia di
compagni/e che per svariati motivi hanno deciso di chiudere
l'esperienza con SEL, amareggiati e delusi in questi anni e a volte
anche umiliati. Ci sono situazioni nei vari territori che gridano
vendetta, la democrazia è stata calpestata. Dobbiamo riparlare con
quei compagni.
Ora
c'è bisogno di capire se e come uscire da questa situazione.
L'impegno di tanti militanti è vincolato ad una chiara e non più
prorogabile linea politica e organizzativa.
Lo
dico con preoccupazione, ma mi sembra che ancora oggi non ci sia
un'idea sul “che fare”.
La
recente votazione sul famigerato decreto degli 80 euro, non fa ben
sperare.
Il
gruppo parlamentare ha votato a favore (tranne l'astensione di due
compagni), nonostante l'assemblea nazionale avesse dato una
indicazione diversa. Lo stesso coordinatore nazionale e parlamentare
aveva espresso contrarietà. Un fatto grave perchè quel decreto è
iniquo e di stampo propagandistico e lo avremmo dovuto e potuto
argomentare con una battaglia parlamentare e sui territori. Decisione
grave perchè quel voto ha cercato solo di evitare spaccature del
gruppo parlamentare, quindi ha dimostrato di anteporre la
conservazione del ceto politico agli interessi collettivi.
Era
proprio così difficile spiegare che gli 80 euro sono un'operazione
di marketing il cui costo peserà comunque sulle spalle degli
italiani, anche di quelli che quei soldi non li prenderanno mai? Come
facciamo ora a giustificare ai disoccupati, ai precari, ai pensionati
che abbiamo votato a favore di un decreto che va contro i loro
interessi, contro le loro vite.
C'è
dunque bisogno di un cambiamento nella condotta politica per cercare
di salvare il salvabile se qualcosa da salvare c'è. C'è bisogno di
capire se c'è la forza e la volontà.
C'è
bisogno di un gruppo dirigente nazionale capace di uscire
dall'ambiguità e dalla subalternità dimostrata, anche perchè a
breve ci troveremo di fronte ad un'altra scadenza elettorale. Credo
davvero che non possiamo liquidare la questione delle elezioni
regionali con un generico auspicio alla costruzione di un campo di
centrosinistra senza una seria e approfondita discussione,
partecipata e democratica che tenga conto dell'interesse collettivo.
Alcide
Cervi diceva: “Dopo
un raccolto ne viene un altro, andiamo avanti”.
La
nostra narrazione, a meno di un coraggioso scatto di reni che mi
auguro ci sia, volge al termine. Il nuovo raccolto è intanto
iniziato con l'esperienza della lista L'altra Europa con Tsipras. Un
progetto ancora confuso e non ben definito, che ha bisogno di
riletture e correzioni, ma che ha nella sua trama molti punti in
comune con il nostro progetto originario di ricostruzione della
sinistra.
Noi
di SEL abbiamo piantato il seme, ma come a volte capita in natura, il
seme ha dato frutti in un campo diverso da quello coltivato. Il seme
ha attecchito nella lista L'altra Europa con Tsipras e penso che noi
abbiamo il dovere di contribuire ad averne cura, affinchè la
piantina cresca rigogliosa.
Sel
pur nella sua oggettiva difficoltà ha contribuito in maniera
determinante al successo della lista, siamo dunque parte importante
di quella esperienza che io ritengo non dobbiamo abbandonare ma anzi
consolidare.
E'
necessario dunque sciogliere i nodi. SEL provi a sciogliere i suoi.
Anche
l'esperienza con la lista Tsipras ne ha alcuni da sciogliere.
Lo
possiamo fare insieme provando a rispondere ad una domanda: LA
SINISTRA ITALIANA HA ANCORA UNO SPAZIO POLITICO, E SOPRATTUTTO, E' IN
GRADO LA SINISTRA DI DARE RISPOSTE CONCRETE E SOLUZIONI REALISTICHE
AI GRANDI TEMI LEGATI ALL'ECONOMIA, AL LAVORO, AI DIRITTI,
ALL'AMBIENTE, ALLA PACE?
Può
sembrare provocatorio in questa sede porre questo tipo di
ragionamento, ma non lo è per nulla, perchè credo che sia di vitale
importanza conoscere il livello qualitativo della proposta politica
se davvero vogliamo contrastare le deformazioni sociali del neo
liberismo e i diktat delle banche e dei poteri forti globali e
nazionali.
C'è
bisogno di una risposta soprattutto in questa fase che sta
trasformando da emergenziale a strutturale, un periodo di grande
affanno per milioni di persone dalle quali siamo purtroppo
attualmente molto distanti. Dobbiamo studiare. “Dobbiamo
molto studiare i giudizi dei nostri nemici di classe diceva un
comunista del passato”.
Sciogliere
questo nodo significa non consentire più interpretazioni ed uscire
finalmente da quella terra di mezzo che assomiglia sempre di più ad
una zona grigia in cui tutti sembrano somigliarsi.
La
mia proposta ( e la rivolgo a SEL e ai comitati Tsipras) è quella di
dare vita ad una serie di incontri, seminari o convegni con degli
economisti, con le forze sindacali, con gli operatori che si occupano
di sociale e di diritti, per costruire dal basso e allo stesso tempo
con competenza una piattaforma politica, una linea guida che sia
avvalorata da studi e da proposte che possano essere condivise dalla
dirigenza politica e dai militanti sui territori, e soprattutto
comprese dalla stragrande maggioranza delle persone.Penso che solo in questo modo si costruisce un progetto, ma ci vuole volontà politica.
Ma
non abbiamo molto tempo. È un lavoro che dobbiamo fare in fretta ma
non frettolosamente, non c'è più tempo per continuare l'estenuante
tatticismo che per non allargare le crepe, resta prigioniero nella
terra di mezzo. Serve un cambiamento radicale.
Non
so voi, ma io non intendo sprecare un minuto di più a discutere dei
parlamentari fuoriusciti e di quelli che tatticamente ancora non si
esprimono e che forse attendono un cenno per decidere.
Serve
quindi un gruppo dirigente slegato dalle logiche che finora hanno
condizionato la vita politica di SEL, serve un gruppo dirigente
capace di rapportarsi con i territori e che sia in grado di prendere
decisioni e portarle avanti fino in fondo.
Serve
un PROGETTO su cui lavorare che possa ridare un po' di entusiasmo e
di credibilità a partire dal processo di costruzione di una nuova
soggettività della sinistra perchè quella è la missione di SEL.
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