domenica 26 gennaio 2014

DAL CONGRESSO NAZIONALE DI SEL (quello che avrei voluto dire)

 Pubblico il testo di un intervento che avrei voluto fare al congresso nazionale di SEL ma che per una serie di motivazioni non è stato possibile leggere. 

CONGRESSO NAZIONALE SEL Riccione 24/26 gennaio 2013 

"IL MIO PRIMO PENSIERO VA ALLA COMPAGNA DANIELA BIRSA. UNA STELLA DI TRIESTE CHE SI E' SPENTA TROPPO PRESTO.

Noi, compagne e compagni con sacrificio, poche risorse, ma con entusiasmo e generosità abbiamo dedicato il nostro tempo e anche le nostre intelligenze per far vivere un progetto, il sogno di costruire una grande e innovativa Sinistra in Italia.   A quel progetto abbiamo dato un  nome: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’, convinti che quelle tre parole comprendessero i punti essenziali di cui il Paese ha bisogno.

Quando abbiamo dato vita a SEL, lo abbiamo fatto con la convinzione di far nascere un PARTITO NUOVO e non un nuovo partito. Un partito nuovo capace di abbandonare le vecchie pratiche, quelle che allontanano le persone dalla politica. Volevamo un Partito capace di contribuire a cambiare un Paese  in grave difficoltà sotto il profilo sociale, economico e culturale.

Volevamo aprire la Partita. Eravamo riusciti a conquistare credibilità e rispetto. Questo grazie a Nichi Vendola; senza il suo impegno e la sua forza, SEL non sarebbe mai emersa dalle macerie della sinistra. Credo che dovremmo essere profondamente riconoscenti per il lavoro svolto da Nichi, un'impresa forse impossibile a chiunque altro di noi.

Ma poi qualcosa si è rotto, la partita che dovevamo aprire è diventata un'altra partita. 

Dopo l'entusiasmante congresso fondativo, non si può non prendere atto che il nostro progetto è rimasto prigioniero delle nostre debolezze. Abbiamo ceduto alle pratiche politiciste ai tatticismi e anche a piccoli interessi personali, ed è stato un peccato. Per il futuro di SEL, perchè la delusione dei tanti iscritti e militanti ha indebolito molto l'azione politica a tutti i livelli,  ma soprattutto per aver disatteso completamente le aspettative di una parte consistente di persone che guardavano con molto interesse al nostro progetto, alla nostra idea di alternativa che dava una speranza di reale cambiamento.

Quando dico "nostre debolezze", lo faccio per caricare la responsabilità a tutto il partito anche se come ovvio ognuno di noi ha influito con percentuali differenti. Mi riferisco ad esempio alle scelte che hanno accompagnato il nostro cammino verso le elezioni politiche. Non si possono tenere sotto traccia gli errori e le forzature del gruppo dirigente che in totale oligarchia ha deciso la linea politica, le alleanze e le candidature,  inventatosi la burletta delle Parlamentarie.

Penso che avremmo dovuto lavorare in questi tre anni per costruire una rete a sinistra fatta di dialogo di confronto e condivisione senza disperdere le preziose risorse al nostro interno. La rete l'avevamo individuata era facile pensarci. Era quella dei movimenti delle associazioni, quella delle persone. Quello era il campo in cui giocare la Partita.  L'intuizione delle Fabbriche di Nichi avrebbe potuto superare quel muro di diffidenza che esiste nei confronti dei Partiti, ma all'improvviso anche quella esperienza si è esaurita. 

La partita si sarebbe dovuta giocare negli Stati Generali della Sinistra; ci avrebbero dato una potente spinta dal basso, una maggiore forza nei rapporti con i partiti del centro-sinistra, e soprattutto avremmo evitato di sottoscrivere passivamente e con troppa premura la carta di intenti del PD, un documento troppo vago e che si è dimostrato carta straccia.

Invece le cose sono andate diversamente, abbiamo fallito i nostri obiettivi principali. Una sconfitta che invece di dare uno scossone ci ha annichiliti, lasciati senza parole. Nonostante i timidi tentativi di ripartenza, siamo a tutt'oggi senza una linea politica e nessuna iniziativa degna di questo nome.

Sarebbe stato necessario discutere il percorso politico intrapreso da SEL in questi ultimi tre anni. Sarebbe stato meglio che il nostro partito avesse trovato momenti partecipativi e di riflessione per analizzare di volta in volta i vari passaggi che si sono susseguiti. Sapete bene che questi momenti non ci sono stati. Le decisioni importanti sono state tutte prese da un ristretto gruppo di compagni trasformando un partito che era nato come movimento partecipativo, in un partito parlamentare chiuso in se stesso.

Eppure le richieste di confronto non sono mancate, sono state semplicemente ignorate, avvolte dal silenzio.

Insomma in questi tre anni non abbiamo fatto politica, ma politicismo, non abbiamo nemmeno praticato una strategia politica, ma solo tatticismo.

Ora siamo davanti ad un bivio: scegliere di continuare a vivacchiare all'ombra del PD nel bene e nel male, oppure trovare il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che ci lega al PD e che ci sta soffocando.
Scegliere la subalternità o la strada giusta!
A questo partito chiedo di trovare il coraggio delle scelte, di trovarlo insieme però, in maniera democratica e condivisa. APERTA!  Lo statuto deve essere modificato. Servono regole chiare  per permettere alla democrazia di espandersi nel nostro partito. Un partito che esclude dalla discussione la base, i nostri circoli, non è il partito che avevamo progettato.

Questo Congresso dovrà chiarire gli aspetti negativi che ci condizionano, affrontarne i punti chiave, individuare le responsabilità e capire se ci sono ancora le condizioni e gli spazi per operare in autonomia nel panorama politico nazionale ed europeo. Capire se c'è spazio per la sinistra in questo Paese e se possiamo essere noi quelli in grado di rappresentarla.

L’Italia, con gli altri Paesi dell’Europa meridionale stanno attraversando un periodo difficilissimo, a causa di questa crisi finanziaria che è bene ricordarlo, non è capitata per caso. Questa crisi è il risultato di una politica liberista che ha portato all’estremo le speculazioni finanziarie. Questa crisi è la prova provata che il capitalismo per vivere ha bisogno delle disuguaglianze. Ma lo sapevamo già: bastava guardare i Paesi del terzo mondo, lì il capitalismo ha applicato lo sfruttamento come metodo, portando alla povertà estrema milioni di persone. Da sempre!

Ci vuole un’alternativa. Noi di SEL siamo nati per quella. Un’alternativa al modello economico, sociale e culturale imposto dal capitalismo. Dobbiamo dimostrare che l’alternativa non solo è possibile ma necessaria. Rimettendo al centro il lavoro, i diritti, e l'uguaglianza.

Sentite queste parole:

"Di fronte alla crisi, vi è dunque un’alternativa:
le società europee devono proteggersi contro la speculazione del capitale finanziario,
l’economia reale deve emanciparsi dall’imperativo del profitto,
il monetarismo e la politica fiscale autoritaria debbono finire,
la crescita deve essere ripensata secondo il criterio dall’interesse sociale,
va inventato un nuovo modello di produzione basato su un lavoro dignitoso,
sull’espansione dei beni pubblici e sulla protezione dell’ambiente".

Queste parole mi sembrano in perfetta sintonia con il nostro manifesto costituente. Sono le parole di Alexis Tsipras.  SEL non dovrebbe avere difficoltà a riconoscersi in queste parole e a impegnarsi affinchè possano avere forza e spazio all'interno dell'Unione europea. Perché questa è l’unica soluzione sostenibile, realistica e realizzabile per uscire dalla crisi attuale.

Alternativa anche per l'Italia, e per quanto ci riguarda AUTONOMIA.

L’ipotesi di centrosinistra in campo ora, non è in grado di dare un’alternativa al Paese. Claudio Fava per le regionali in Sicilia disse: “Credo che un progetto di governo alternativo passi da una rottura culturale e politica". Vale anche a livello nazionale.

Non possiamo continuare a dire che "siamo i più arrabbiati fedeli alleati del PD", perchè è il PD stesso a non consideraci alleati, e lo dimostra la proposta della legge elettorale. Non facciamo del PD una vittima del sistema  perchè sono i corresponsabili.

Care compagne e compagni, una classe dirigente la si giudica dai risultati conseguiti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
C'è bisogno di una svolta!
Rischiamo la barbarie del liberismo e la catastrofe populista e reazionaria. Il percorso ha bisogno di cambiamenti, di duro lavoro che deve partire da questo congresso, che non può barricarsi dentro un documento blindato. Credo sia fondamentale prestare grande attenzione agli emendamenti Bandoli/Mentrasti condivisi e votati nei congressi di territoriali da parecchie centinaia di iscritti che rappresentano il comune sentire dei militanti  e elettori del nostro partito.  

"Ci vuole un'organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa. Sinistra Ecologia Libertà vuole essere il lievito e il sale della costruzione della soggettività di una nuova grande sinistra".

E' una frase tratta dal manifesto costituente di SEL: ridiamo un senso a quelle parole....."


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