sabato 19 febbraio 2011

RIGASSIFICATORI: TRA POLITICA E RICATTO OCCUPAZIONALE

E' assolutamente comprensibile che da parte dei lavoratori dell'API ci sia una forte preoccupazione per il futuro lavorativo. La preoccupazione di mantenere un posto di lavoro è ormai comune a molti lavoratori di tutti i settori, produttivi e di servizi. La crisi economica sta mettendo in ginocchio molte famiglie e a tutt'oggi non si vedono cambi di tendenza.  E' una crisi di sistema, mondiale, globalizzata.

Vivere con il pensiero di perdere una fonte di reddito è una condizione insostenibile. Capisco quindi che i lavoratori dell'API ed i loro familiari cerchino in tutti i modi di evitare la sciagura. Posso capire che pur di non perderlo quel posto  qualche sacrificio lo si debba fare. E' quindi giustificabile che singoli lavoratori, accettino le volontà dell'azienda per la quale lavorano, se non hanno altra scelta. Lo hanno fatto molti operai della Fiat ad esempio, che di fronte al ricatto del padrone: "accettate le nostre regole o tutti a casa", non se la sono sentiti di mettersi di traverso. Anche all'interno della raffineria sembra che questa strategia sia predominante.

In maniera sistematica, ogni volta che si discute del piano energetico della Regione ecco che spunta drammaticamente il rischio occupazionale e subito dopo anche la sua soluzione: "fateci costruire le centrali, fateci costruire il rigassificatore e i posti di lavoro saranno garantiti" sentenzia l'azienda. Di fronte a questo scenario, è chiaro che il lavoratore si schieri a fianco del suo datore di lavoro, non ha alternativa, quindi sceglie giustamente la via più semplice.

Meno comprensibile è l'atteggiamento di alcuni partiti politici e di alcune forze sindacali. Riguardo i sindacati peraltro sarebbe utile conoscere, quale sia la posizione ufficiale sulla questione centrali e rigassificatori. Le posizioni sono unitarie dell'intero sindacato? O della sola RSU? O ancor più semplicemente di alcuni iscritti al sindacato. Non è comprensibile la totale insofferenza a voler approfondire la questione.

Certo la prima cosa che si chiede ad un sindacato è la tutela del posto del lavoro, ma non è mica l'unica; la sicurezza, la salute, il rispetto dell'ambiente dovrebbero trovare pari dignità. Una cosa è dunque che un lavoratore o gruppi di lavoratori, pur di salvarsi il posto di lavoro diventino intransigenti nei confronti di altre questioni, come quella ambientale ad esempio, un'altra cosa è la miopia della politica che in tutti questi anni di crisi petrolifera, ampiamente prevedibile, non è stata capace di vedere un pò più in la del dito con cui indicava il padrone della raffineria.

Mi spiego meglio, la raffineria si è sviluppata negli anni fino a sottrarre ampie fette di territorio alla città, nonostante la crisi energetica palpabile da molti anni. In questo tempo nessuno ha messo in atto una seria politca di riconversione, di bonifica, a tutela del territorio e dei lavoratori. La politca si è sempre limitata ad accettare le proposte e ad assecondarle, in maniera ipocrita, lasciando soli  i cittadini, con le loro poche forze, a difendere i loro diritti.
Diritti, certo!! Perchè se è vero che i lavoratori hanno il diritto di difendere il loro posto di lavoro anche i cittadini hanno il diritto di chiedere maggiore sicurezza in campo sanitario, e perchè no, il diritto di vivere in un ambiente più pulito.

I giornali di oggi richiamano ad una spaccatura all'interno del maggiore partito della città, il PD. Alcuni iscritti infatti chiedono al Partito un ampio confronto sulla questione API. Il confronto è sempre auspicabile e spero che presto il PD potrà rispondere con una sola voce, possibilmente in maniera inequivocabile. Spero anche in un confronto serio e civile tra i cittadini ed i lavoratori, perchè anche questa situazione di contrapposizione sta diventando insostenibile.

In attesa di questa chiarificazione interna, mi permetto di dare una traccia su cui discutere: visto che i firmatari del comunicato di oggi dicono: “La logica che ci anima e contraddistingue  è poggiata sull’incertezza occupazione per i circa 1500 lavoratori della raffineria Api e dell’indotto".
Allora se questa è la preoccupazione invito a prendere in considerazione i dati ufficiali circa il numero dei posti di lavoro che serviranno per la gestione delle centrali e del rigassificatore.
Una avvertenza, i dati sotto segnalati si riferiscono a strutture di grandi dimensioni,è presumibile che per Falconara i posti necessari siano molti meno.

La Centrale turbogas di Montalto di Castro 3600 MW:
dal sito: http://www.enel.it/
L’unità di Business di Montalto di Castro è composta da 220 dipendenti ed è organizzata in 2 sezioni (1 di esercizio e 1 di manutenzione), per un totale di 191 dipendenti, e in 4 linee di staff per un totale di 28 dipendenti oltre il Direttore.

Il rigassificatore di Rovigo:
In Adriatic LNG lavorano circa 100 dipendenti, con solide esperienze e competenze, per garantire il funzionamento del terminale in modo sicuro ed efficiente.
I membri dello staff lavorano in maniera coordinata con il terminale, posizionato al largo di Porto Levante, la base operativa di terra a Porto Viro e la sede centrale di Milano.



giovedì 17 febbraio 2011

INTERVENTO ALL'INIZIATIVA DI SEL DEL 15 FEBBRAIO 2011

Intervento 15 febbraio 2011 Jesi con Fabio Mussi

Alcuni giorni fa, davanti alla vetrina di una libreria, sono stato attratto da un libretto di Giacomo Leopardi dal titolo “DISCORSO SOPRA LO STATO PRESENTE DEI COSTUMI DEGL’ITALIANI”. Mi aveva incuriosito una frase del Poeta scritta sulla copertina:

“ Or la vita degl’italiani è appunto tale, senza prospettiva di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta solo al presente”.

Un'analisi più che mai attuale, ampiamente riconducibile nel nostro tempo. A distanza di tanti anni, nel nostro Paese, sembra che nulla sia cambiato. Quel libro infatti è stato scritto nel 1824. 187 anni fa, addirittura ben prima dell’Unità d’Italia.

Se il poeta recanatese arrivò a descrivere la vita degli italiani dell’epoca con una considerazione così spietata, mi domando cosa mai avrebbe potuto scrivere ai giorni nostri. La situazione attuale è ben peggiore di quella di allora; col senno del poi, credo che si possa dire che gli italiani dell’800, forse senza rendersene conto, avevano davanti un futuro in veloce evoluzione. Il progresso era nell’aria, importanti innovazioni avrebbero trasformato e migliorato la qualità della vita. I giovani di allora quindi potevano aspirare ad una vita migliore di quella dei loro padri. I nostri giovani, invece, in termini generali, avranno una qualità della vita peggiore delle nostre: a livello ambientale, sociale ed economico. Lo sappiamo con certezza.

Le parole del Poeta sono appropriate al nostro presente; la vita degli italiani oggi è senza prospettiva, senza occupazione, ristretta solo al presente. Non per tutti naturalmente; mi riferisco alla vita delle persone “normali”.

Questa mia breve e banale constatazione non mi impedisce però di intravvedere uno spiraglio di speranza, perché se è vero che Leopardi addebitava la condizione di vita degli italiani al diffuso individualismo, dobbiamo registrare, che in questi ultimi periodi il clima culturale e sociale del nostro Paese sembra abbia avuto un sussulto.

Succede che l’estremo individualismo, favorito soprattutto da massicce operazioni di marketing tramite le televisioni e da esempi poco edificanti, non trovi più riscontro in ampie sacche della società. Questa controtendenza è quasi impercettibile però, non perché non sia viva, ma solo perché i mezzi di comunicazione non ne danno notizia.

C’è una parte del Paese che sta cercando con forza di reagire a questo stato di degrado economico, sociale e culturale. Lo fa con i pochi mezzi a disposizione, lo fa con coraggio ed entusiasmo e forse con la consapevolezza che se le cose non le affronta in prima persona nessun altro ci penserà.

Penso agli studenti, i nostri giovani, cui abbiamo (lo dico in termini generazionali) distrutto il futuro, impedito di immaginare, di sognare. Questi studenti, che da mesi si stanno battendo senza sosta per difendere la scuola pubblica (pur consapevoli che quella attuale non è la migliore possibile), hanno capito che è indispensabile il ruolo pubblico della scuola per garantire a tutti la possibilità di studiare. Questo è uno spiraglio di ottimismo. Si sa poco o troppo poco della lotta degli studenti; purtroppo giornali e TV si sono accorti di loro solo quando alla manifestazione di protesta di Roma ci sono stati degli scontri, ed è (forse volutamente) rimasto in secondo piano il fatto che le migliaia di ragazzi erano in piazza in maniera pacifica per difendere il loro futuro e che lo facevano da mesi nel disinteresse più totale sia della stampa che delle maggiori forze politiche.

Penso ai lavoratori della Fiom; anche in questo caso dobbiamo notare un cambio di tendenza sull’estremo individualismo. A Pomigliano come a Mirafiori, i lavoratori hanno intrapreso una battaglia, lo hanno fatto sulla loro pelle, per difendere i diritti di tutti i lavoratori, per difendere il dettato costituzionale, un grande gesto di generosità nei confronti non solo dei lavoratori, ma nei confronti del nostro Paese, mai come ora così avvilito.

Penso alla grande mobilitazione del popolo dell’acqua pubblica. È stata sbalorditiva la partecipazione attiva per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, che ha raggiunto un milione e mezzo di firme. Anche questo un gesto a favore della collettività.

E per ultimo, ma solo in ordine cronologico, la grandiosa e civile manifestazione delle donne di domenica scorsa.

Insomma la parte nobile del nostro Paese non dorme, non si accontenta, non si arrende.

Ma in tutta questa storia manca un soggetto, un protagonista: è la politica. I partiti politici sembrano annichiliti da un verso, e totalmente asserviti al capo-padrone dall’altro, purtroppo in questi ambienti l’individualismo è ancora la norma. I Partiti non sono in grado di governare l’emergenza mentre la crisi diffusa e pesante strozza i più deboli. Gli interessi sono altri, il bene comune non è all’ODG.

Viviamo un particolare momento in Italia, di scarsa democrazia, mai così eticamente in basso. Forse non è un caso che il nostro neonato Partito stia calamitando importanti consensi proprio ora. Merito di Nichi Vendola, certo, che da grande e schietto comunicatore racconta in maniera chiara agli italiani la realtà delle cose, senza fraintendimenti. Ma penso anche che molti italiani abbiano bisogno di una componente politica credibile che comprenda gli stravolgimenti in atto e che sappia trovare una soluzione.

Penso sia questa la molla che progressivamente sta dando luogo al crescente avvicinamento di tante persone al nostro Partito. Il desiderio di una forza politica nuova che sappia governare e che non si accontenta di frequentare le stanze del potere. Una forza politica che non intende utilizzare le vecchie logiche di Partito, ma che vuole effettivamente contribuire al cambiamento in meglio del Paese, cercando quanto più possibile di attuare una politica “dal basso”.

Le persone vogliono un cambio di rotta, sperano in una forza politica che realmente si spogli delle vecchie pratiche politiciste. Cercano un Partito coerente, che metta in pratica le cose che propone. Non è facile.

Sinistra Ecologia Libertà sta andando verso questa strada, cerchiamo di non prendere scorciatoie e vorremmo entrare in comunicazione con la parte migliore del Paese. Ciò significa che questo partito è aperto, che non contano solo le tessere (ovviamente anch'esse importanti) ma che si cercherà di interagire con la parte attiva della società: movimenti, organizzazioni, centri sociali, singoli cittadini.....insomma tutti coloro che sentono di dover mettere in discussione il sistema attuale per poter suggerire idee nuove che ci possano aiutare a superare il guado.

Anche nelle Marche c’è questo orientamento: riguardo il voler rifiutare vecchie logiche partitiche, lo dimostra la netta e chiara presa di posizione di SEL alle recenti elezioni regionali. Non facciamo parte del laboratorio Marche, così è stato denominato, anche se sarebbe meglio dire “l’anomalia marchigiana”. Insomma credo che faccia ormai parte del passato la visione che per cambiare le cose, occorre stare ad ogni costo in alleanze che contrastano con la nostra idea di governo. Alle persone non interessano le alchimie politiche, di chi vorrebbe tutti nello stesso calderone, una sorta di grande ammucchiata che non dà speranza né governabilità, ma solo mantenimento del potere. Il berlusconismo si batte culturalmente, non con improbabili alleanze basate solo su calcoli numerici. Le persone vogliono concretezza, sono state scottate troppe volte. La sinistra peraltro è stata spazzata via proprio per aver ceduto ai cartelli elettorali.

Noi miriamo ad altri orizzonti, primo tra tutti quello di cambiare lo stile della politica con gli strumenti della partecipazione e della coerenza. La partecipazione la pretendiamo seriamente; a livello provinciale lo dimostra la nascita dei Forum tematici che stanno raccogliendo le competenze e le disponibilità di persone iscritte e non iscritte al partito, un tavolo di confronto e studio che ha lo scopo di costruire una piattaforma programmatica ed amministrativa con la democrazia dal basso.

Vogliamo un Paese migliore, abbiamo detto. Vogliamo riavvicinare la politica alle persone, vogliamo un cambiamento culturale della società. La società, che come scriveva il Poeta Recanatese, è il mezzo principale per sconfiggere la nullità delle cose e i difetti dell’individualismo.

La società che noi dobbiamo contribuire a cambiare.
Claudio Paolinelli




giovedì 6 gennaio 2011

PERCHE’ STARE CON LA FIOM

Ancora una volta la Fiom, si carica sulle spalle la responsabilità di difendere le regole democratiche in questo Paese, lo fa sottoponendosi a critiche che gli provengono non solo dalla dirigenza della Fiat, ma anche e soprattutto dalle altre sigle sindacali, da parte della stessa CGIL, da molte forze politiche. Una lotta per la democrazia che non è una semplice tutela dei diritti di una parte di lavoratori, quelli metalmeccanici, ma una lotta che tenta di mettere un argine allo straripante tentativo di annullare molti dei diritti ottenuti dai lavoratori e che pregiudicheranno la qualità della vita dei lavoratori stessi, anche in termini di sicurezza.

Solo, pochi mesi fa, a Pomigliano, la Fiat con Marchionne riuscì a strappare ai lavoratori un SI sul referendum, che in realtà era un vero e proprio ricatto occupazionale. Sul tavolo nuovi investimenti in cambio di eliminare alcuni diritti fondamentali. A parte la FIOM che si oppose, le altre forze sindacali giustificarono questo grave atto, per le mutate condizioni economiche, colpa della crisi del settore, il bisogno di ristrutturare l’azienda. Molti minimizzarono, tra questi anche alcuni partiti politici, la richiesta della Fiat la consideravano come un fatto straordinario, una eccezione che i lavoratori potevano accettare, che questa modalità era fine a se stessa e riguardava solo Pomigliano, insomma il male minore di fronte alla perdita del posto del lavoro.

I lavoratori di Pomigliano affrontarono con grande dignità quel referendum, una scelta che cambiava loro il futuro, ed in molti risposero di NO. Sono stati coraggiosi e generosi, e tutti i lavoratori italiani dovranno ringraziarli a lungo.

Passano solo pochi mesi e il metodo Marchionne riappare con tutta la sua drammaticità, e con una maggiore veemenza. Ora anche Mirafiori si trova a fare i conti con il terribile ricatto occupazionale: “ volete lavorare o volete che trasferiamo la produzione delle auto all’estero?”. Stavolta se possibile le condizioni sono peggiori di Pomigliano, stavolta si stravolgono le regole contrattuali, si escludono dalle trattative aziendali le sigle sindacali (FIOM) che non firmano gli accordi.

Sembrerebbe un problema esclusivo dei lavoratori del settore metalmeccanico, dei lavoratori della Fiat, ma non è così. Questi attacchi frontali da parte della maggiore azienda industriale del Paese, aprono la strada ad ulteriori limitazioni dei diritti anche negli altri settori. La tentazione di emulare Marchionne è forte anche da parte di altri manager. Dirigenti sparsi nelle aziende italiane si atteggiano ed addirittura si vestono come Marchionne, con il reale rischio che questi cloni “dell’UOMO DELL’ANNO” , con capacità intellettive e manageriali spesso infinatamente inferiori del loro idolo, faranno della deregulation una bandiera, spingendo nell’angolo (licenziare) chi oserà protestare. I lavoratori delle piccole imprese, quelle del commercio ad esempio, quelli meno tutelati sindacalmente pagheranno un prezzo molto alto per lo sdoganamento messo in atto da Marchionne, con l’approvazione di questo Governo e purtroppo della quasi totalità delle forze politiche e sindacali.

L’Italia dopo il berlusconismo ora si appresta a vivere e subire il marchionnismo.

Basta andare nei posti di lavoro per respirare l’aria che tira. La crisi giustifica tutto, i licenziamenti sono una procedura normale per abbattere i costi, la precarietà è diventata la regola, gli orari di lavoro aumentano, si lavora nei festivi, spesso gli straordinari nemmeno vengono pagati ma conteggiati nelle banche ore.

Ecco, questo mi sembra un buon motivo per sostenere la lotta della FIOM, del suo segretario Landini, dei coraggiosi lavoratori metalmeccanici. Ecco perché il 28 gennaio bisogna andare in piazza per lo sciopero generale indetto dalla FIOM.

mercoledì 5 gennaio 2011

BRANDONI: SE LO RICONOSCI LO EVITI


A chi gli critica i mega manifesti con la sua faccia serafica, in bella mostra sui muri cittadini, per gli auguri alla città di buon Natale, il sindaco risponde che è il suo modo per farsi riconoscere. Dice che questo è solo l'inizio della campagna elettorale per la sua riconferma, che ne vedremo delle belle, che in futuro sarà ovunque.

Le elezioni amministrative non sono proprio dietro l'angolo, e questa precoce attività di marketing, che immagino avrà un costo economico, stride un pò con la situazione di recessione e di crisi che vivono le famiglie anche a Falconara. 

Qualcuno dovrebbe spiegare al "nostro" sindaco che esistono altri modi per stare vicino alla gente e che non è assolutamente sufficiente apporre il suo nome su una targa di commerazione per restare nei cuori delle persone. 



Ad ogni modo, visto che Brandoni ama farsi riconoscere, io vorrei ricordarlo per quello che ha fatto, che farà ed anche per quello che non fà.

Intanto vorrei affiancare la firma ed il volto del sindaco per questo bel laghetto che si è formato in Via Roma, nel bel mezzo di un parcheggio. Per quel parcheggio, per inciso, i residenti pagano una tassa. Purtroppo la portata del laghetto sta diminuendo, ma sono settimane che non piove. Invito i turisti ed i curiosi a visitare questa bellezza cittadina dopo una giornata di pioggia.


mercoledì 15 dicembre 2010

LO SCERIFFO E I BIVACCHI

Prendo spunto da un articolo di giornale uscito oggi sul Resto del Carlino cronaca di Falconara Marittima.

Il titolo è: NON SONO SCERIFFO, MA BASTA BIVACCHI. A parlare è naturalmente il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni, soprannominato sceriffo, per alcune sue iniziative sugli immigrati e contro i senzacasa che frequentano la città.

L'articolo è stato stimolato da un paio di episodi di microcriminalità accaduti nei giorni scorsi.

Il sindaco dichiara, riferendosi alla presenza di alcuni romeni che da un pò di tempo dormono in rifugi di fortuna e spesso all'aperto o nei pressi della stazione: "... non posso tollerare che nella città che amministro, vi siano persone che bivaccano negli spazi pubblici e facciano i bisogni nelle piazze...".

Nell'articolo c'è anche una dichiarazione del figlio di una donna scippata alcune sere fa, a cui va tutta la mia solidarietà. L'uomo dice che ci sarebbe bisogno di maggiore solidarietà, al momento dello scippo alla mamma infatti, le persone vicine non sono intervenute per aiutarla. Lamentandosi poi per la scarsa illuminazione del quartiere, afferma che ci vorrebbero Leggi più severe anche per quei comunitari (riferendosi ai Rom immagino) che vivono di espedienti.

L'articolo non spiega se gli scippi dei giorni scorsi siano opera di Rom, forse nemmeno i Carabinieri ne hanno la certezza, forse ci sono degli indizi, e se è comprensibile l'amarezza delle vittime, meno comprensibile è l'atteggiamento del Sindaco, che non riuscendo a gestire la situazione, se la prende con chi bivacca nella città.

In questi giorni sto leggendo un libro molto interessante, si intitola "nonostante il Vaticano", il libro parla di preti che vivendo accanto a chi soffre evidenziano le ipocrisie della Chiesa. Un Capitolo è dedicato a Don Tonino Bello e in particolare l'autore si sofferma su un manifesto che il Vescovo Don Tonino fece affiggere a Molfetta. Il manifesto si intitolava AI CREDENTI PERCHE' AMINO E AI POVERI PERCHE' SPERINO.

In queste freddissime giornate d'inverno con la neve che imbianca i tetti e le strade della città ed anche i rifugi dove bivaccano i senzacasa, le parole di Don Tonino sono più che mai attuali.

Per questo motivo trascrivo il testo di quel manifesto che era stato affisso dopo lo sfratto forzato subito da molte famiglie. Chissà vicino al Natale forse il cuore dei cristiani di questa città si potrà aprire alla solidarietà.

" Non c'è crisi di alloggi, c'è crisi d'amore. A Molfetta le case ci sono, da sole potrebbero bastare per coprire l'emergenza. E basterebbero di fatto se a una mentalità mercantilistica subentrasse una mentalità evangelica. Se al tornaconto si sostituisse l'accoglienza [...]. Diciamo soltanto che in questo drammaticissimo momento il problema della casa non si risolve solo con progetti edilizi: si risolve con i progetti di vita. Un suggerimento? Eccolo: i cristiani aprano le loro case sfitte. Le congregazioni religiose facciano spazio ai senzatetto. Le Parrocchie si mobilitino nell'aiuto agli ultimi. Per i poveri anche una sagrestia può bastare! Solo allora potremmo protestare in piazza. E lo faremo se i pubblici amministartori, con ritardi colpevoli e con logiche clientelari, penalizzeranno la povera gente".

sabato 4 dicembre 2010

L'ARIA DEL SINDACO

Da qualche giorno, forse per effetto della direzione dei venti, l'aria di Falconara è miscelata con un forte odore tipico della raffineria. Una puzza costante che rimane a lungo nel naso, e posso immaginare anche nei polmoni. Chi non abita nei pressi di una raffineria non può immaginare quanto sia fastidioso ed impregnante questo odore.

E pensare che in città normali, il vento ed il freddo pungente di questi giorni, di solito la pulisce l'aria, la rende più leggera, respirabile. Da noi invece accade il contrario, ed è strano che gli amministratori non se ne accorgano. Del resto sono appena stati protagonisti del workshop organizzato dall'Api, un evento creato per enfatizzare gli effetti positivi che quell'industria produce sul territorio.

Proprio oggi ad Ancona ci sarà una manifestazione regionale a sostegno dei referendum per l'acqua pubblica perchè è un Bene Comune da tutelare. Quindi strenua difesa dell'acqua,  che come l'aria, è un elemento essenziale per la sopravvivenza degli esseri umani. 

Spesso per sottolineare la pubblica funzione dell'acqua si usa un termine scherzoso: "l'acqua del sindaco", questo per sottolinearne anche la sua buona qualità che è garantita dal sindaco. 
Potremmo usare lo stesso criterio anche per l'aria? L'aria del sindaco? Garantisce lui sulla qualità dell'aria che respiriamo. Che dite è il caso di ringraziarlo?  

venerdì 26 novembre 2010

LUNEDI' 29 NOVEMBRE FALCONARA mercato settimanale

Lunedì 29 novembre
Santa Cannella, l'acqua che sgorga liberamente dalla cannella di casa tua, apparirà ai fedeli e non, al mercato mattutino di Falconara.


Accompagnata dagli aderenti del comitato falconarese pro referendum acqua pubblica, chiamerà alla manifestazione regionale del prossimo 4 dicembre ad Ancona, dalle ore 16 davanti al Teatro delle Muse indetta dal Coordinamento marchigiano dei movimenti per l'acqua. (copiato da Reka)

lunedì 8 novembre 2010

IL DECLINO DI UNA CITTA'

Stasera attraversando la Piazza principale di Falconara ho provato un senso di tristezza. Forse sarà stata la serata umida e fredda, forse solo il mio stato d'animo, ma ho avuto la sensazione di trovarmi in una città vuota, spettrale.

Le luci basse, ovattate dalla nebbiolina provocata dalla pioggia pomeridiana, i negozi vuoti, le panchine frequentate esclusivamente da persone di altri Paesi, annoiate e rigorosamente divise in nazionalità: romeni, bengalesi, albanesi, ed alcune badanti dell'est europeo. C'erano vicino a me un paio di persone che frettolosamente si allontanavano e pensavano ai fatti loro, un gruppo di Rom invece forse aiutato da un pò di alcool cantava ed accennava una danza, fino a quando dei solerti poliziotti non lo ha allontanato.

Ho pensato che la mia città, questa Piazza, non era così alcuni anni fà. Certo Falconara è stata sempre considerata una città dormitorio, forse perchè la realtà industriale che la sovrasta le ha impedito uno sviluppo turistico o più semplicemente uno sviluppo di città normale. Ma a parte questo Falconara non è stata mai così in basso.

Da bambino, quando ancora abitavo ad Ancona, mia madre mi portava spesso a fare una passeggiata a Falconara e magari a mangiare il gelato, buonissimo, del Caffè Bedetti, e la città anche se non scintillante era accogliente.

Adesso credo che l'unico desiderio di chi si trovi a passare per la nostra città è quello di lasciarla al più presto. Se si arriva da nord l'odore acre della raffineria è il nostro biglietto da visita. Poi il nulla.

Mi domando se i cittadini di Falconara se ne stiano rendendo conto dello stato di degrado e di depressione che sta vivendo la città. Forse sono stanchi o impegnati con altri pensieri più personali, oppure sono semplicemente delusi. Si sono arresi, e non hanno più voglia e forza di dire nulla.

Eppure a sentire i nostri amministratori, la città sta rialzando la testa. Sono riusciti a risanare il Bilancio, dicono. Forse. E comunque non è stato un risultato indolore per i cittadini. Ma risanare un Bilancio non è sufficiente a far rivivere una città, infatti la nostra città muore asfissiata dai gas di scarico di auto ed industrie, manca l'ossigeno della cultura, della solidarietà, del vivere comune.

Me lo ricordo il sindaco Brandoni, proprio in quella Piazza, ad assicurare e promettere che grazie a Berlusconi tutti i problemi si sarebbero risolti a Falconara. Ne era certo, tutto sarebbe cambiato, in meglio naturalmente.

Avrete certamente notato che Brandoni, da molto tempo ormai, non accenna nemmeno la figura del suo capo Berlusconi, è diventato una specie di Innominato, e come potrebbe, nulla di quanto promesso si è avverato. Nessun aiuto è arrivato dal Governo amico, ed il Bilancio comunale è stato tamponato solo grazie ad un patto con la raffineria che ci stritolerà.

La senzazione di città spettrale che ho avuto stasera sono certo che l'hanno anche molti altri falconaresi.

Allora non è sufficiente attraversare velocemente la piazza, non basta turarsi il naso quando si passa davanti alla raffineria, non serve chiamare la polizia per far scacciare gli immigrati. C'è bisogno di ben altro. Bisogna riprenderla la città, farla vivere fisicamente e culturalmente. Scacciare gli spettri della tristezza e dell'insicurezza per il bene di tutti. Dipende esclusivamente da noi cittadini falconaresi.

  

lunedì 11 ottobre 2010

RELAZIONE DI APERTURA DEL CONGRESSO PROVINCIALE DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'

10 ottobre 2010

Care Compagne, cari Compagni con questa giornata diamo concretezza al lavoro, agli sforzi, ai sogni di ognuno di noi.

Noi, che da alcuni anni stiamo coltivando l’idea di vedere nascere un nuovo Partito della Sinistra.

Una esigenza che non vuole e non può colmare il nostro personale disagio di “orfani“ della rappresentanza politica, ma che nasce dal vuoto di democrazia che si percepisce nel Paese.

Il nostro presente è cupo, scosso da venti reazionari, con un Governo autoritario forte con i deboli, intento soprattutto a tutelare gli interessi del capo-padrone. Un presente fatto di scandali, storie di corruzione, intrecci misteriosi e destabilizzanti tra Stato e mafia con la comparsa della P3 che è una variante genetica del “virus” eversivo di Licio Gelli.

A questo scenario, di per sé già drammatico, dobbiamo aggiungere la crisi economica. Una crisi mondiale, di cui ancora non conosciamo appieno le conseguenze. Una crisi che accentua le diseguaglianze, dove la ricchezza è in mano a pochi potenti a discapito di miliardi di esseri umani; una crisi che mette in diretta concorrenza i lavoratori delle varie parti del mondo. Con il risultato che i lavoratori del cosiddetto terzo mondo, continuano ad essere trattati come merce, privati di ogni diritto, e con i lavoratori dei Paesi industrializzati che, per restare sul mercato, quei Diritti acquisiti mediante anni di lotte, a volte dolorose, se li vedono annullare.

È il caso di Pomigliano d’Arco. Con quella triste pagina, in Italia, si è ufficializzato l’attacco finale ai Diritti dei lavoratori. Si è aperta una crepa, sottovalutata da alcuni sindacati e anche da alcuni autorevoli esponenti del centro-sinistra. Solo la FIOM, benchè lasciata sola, è rimasta a difendere non solo i Diritti e la dignità dei lavoratori, (di tutti i lavoratori, non solo quelli di Pomigliano) ma a difendere anche il “dettato Costituzionale”.

Con Pomigliano è iniziata la guerra tra poveri. Qualcuno avrà letto la lettera dei metalmeccanici polacchi scritta il 13 giugno, ed inviata ai colleghi di Pomigliano alla vigilia del referendum. C’era scritto: “La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione, avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli altri. E a Tychy lo abbiamo fatto… Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro, fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre….”

In quella lettera c’è però un seme di speranza perché finisce così: “E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente”.

Questa crisi ha un nome: si chiama LIBERISMO. Berlusconi in Italia ne è il massimo rappresentante, ma non è l’unico. Metto nella lista tutti quelli che sotto il falso nome di “riformismo” hanno assecondato le non-regole neoliberiste e favorito una globalizzazione la cui espansione, continua a generare diseguaglianze sempre più evidenti nel mondo, e anche nel nostro Paese.

In un Paese normale, davanti a crisi di queste dimensioni, ci si aspetterebbe dal Governo serietà, sobrietà, responsabilità, invece, oltre alla crisi economica, ci troviamo sprofondati in altre e, sotto certi aspetti, peggiori crisi: quella sociale, quella culturale, quella morale, dalle quali sarà molto difficile risalire la china.

Le persone sono disorientate, impaurite, demotivate, bombardate mediaticamente da notizie dai contenuti talvolta tendenti a rinfocolare odio e paure, altre volte a descrivere scenari idilliaci, come se vivessimo nel migliore dei mondi. Aumentando così l’egoismo e sgretolando uno dei migliori pregi del nostro Paese che è quello della solidarietà, maturato in secoli di Storia.

In una fase in cui ciò che più conta è l’interesse di pochi, anche l’ambiente viene penalizzato. La logica che tutto ha un prezzo, ha portato a considerare merce ogni cosa, le persone come ho detto prima, ma anche i Beni Comuni, e il tentativo di privatizzare l’acqua ne è un esempio. Con questo criterio si monetizzano interi territori i quali vengono sacrificati alle speculazioni. Centrali elettriche, rigassificatori, inceneritori, urbanizzazioni selvagge, progettati senza il minimo riguardo nei confronti della salute pubblica, spesso dietro lo scudo immorale del ricatto occupazionale, sfregiando per sempre il Paesaggio. Per non dire del disastro che provocheranno le centrali nucleari e le sue scorie radioattive, anche nel nostro territorio.

Per capire bene la crisi occorre guardarla attraverso un grandangolo. Vedendo le cose da troppo vicino, mettiamo a fuoco una realtà limitata anche se nitida. Ampliare la prospettiva a 360° ci permette di capire che la situazione italiana è si molto grave, con i cittadini oppressi dai licenziamenti, dalla perdita dei Diritti, della dignità e della speranza, con il Sud d’Italia che non ce la fa.

Se proviamo ad allargare l'orizzonte però, scopriamo che nel mondo ci sono milioni di persone che lavorano una intera giornata per meno di un dollaro, che lavorano senza alcun diritto, schiavi di un sistema che arricchisce una piccola minoranza di persone.

Guardando dall’alto ci si accorge che milioni di persone non hanno accesso all’acqua, alle medicine, all’istruzione, pur vivendo spesso in territori ricchi, derubati letteralmente delle loro preziose ricchezze quali oro, diamanti, petrolio, gas, e devastati da guerre infinite. Ci sarebbe da chiedersi chi sono per questi diseredati “i veri Stati canaglia”.

Gramsci non si stancava di ripetere che “nessuna politica economica è valida in Italia, nessun rinnovamento è possibile se resta irrisolta la questione meridionale”. In seguito Berlinguer allargava il discorso alla dimensione mondiale e diceva: “ nessuna politica è valida in Occidente se non contiene in sé la soluzione dei problemi del terzo mondo”. Quanta saggezza da questi grandi della politica che mette a nudo quanto poco siano state ascoltate quelle parole.

Abbiamo globalizzato il liberismo più becero, abbiamo tentato di esportare la nostra democrazia, avremmo dovuto globalizzare i Diritti, estenderli al mondo intero.

Ci troviamo a vivere il nostro Congresso nel mezzo di una crisi di Governo violenta. Lo spettacolo a cui assistiamo da alcuni mesi è il risultato di una alleanza fondata sugli interessi e non sui valori. Alleati con caratteristiche molto differenti tra loro, ma con un capo/padrone in grado di tenerli buoni. Poi il meccanismo si inceppa. D’improvviso (sembra), il Presidente della Camera non intende più sottostare ai comandi del Cavaliere fin qui eseguiti pedissequamente.

Adesso Fini nasconde la mano. Quella mano con cui ha stretto alleanze e patti per 15 anni contribuendo al declino del Paese, responsabile lui, il suo partito ed anche altri Partiti che adesso cercano una nuova verginità riposizionandosi al centro. Adesso Fini nasconde la stessa mano che ha premuto i bottoni della sala operativa del G8 di Genova. Vogliamo o possiamo dimenticarcene?

Non credo che sapremo presto i veri retroscena dell’ammutinamento di Fini, vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, ma lo spettacolo parlamentare sulla fiducia al Governo non ispira ottimismo. Sappiamo solo che è crisi. Una grave crisi politica mentre il Paese è alla deriva. Ancora una volta la destra si disinteressa del Paese che Governa e dei suoi cittadini, molti dei quali l’hanno votata con convinzione, grazie anche ad una incessante propaganda che ha modificato la cultura in Italia. Anni e anni di martellamenti mediatici che hanno formato una nuova corrente di pensiero: Il berlusconismo. Il berlusconismo è ormai chiaro, è parte integrante della società italiana, vissuto come uno status dalla Destra, si è insinuato subdolamente anche negli altri Partiti, nelle vite delle persone comuni, ed è ormai difficile da debellare perché è parte integrante della vita quotidiana.

In questo scenario si pone il nostro Congresso.

Che straordinaria responsabilità abbiamo.

Vogliamo costituire un Partito capace di invertire la rotta, che riesca a cogliere la domanda di Legalità, di Democrazia e di Libertà che c’è nel Paese.

Vogliamo restituire i Diritti ai lavoratori, e con i diritti la dignità: condizione essenziale.

Vogliamo ricondurre l’Italia a ragionare in termini di sensibilità ambientale. Tutelare il territorio e i Beni Comuni. Vogliamo un Partito che ripudi la guerra, che allontani le paure con la cultura dell’esclusione del diverso, un Partito in cui un uomo, una donna, un africano, un asiatico, un arabo, un europeo, un ROM, un’omosessuale, siano prima di tutto esseri umani.

La crisi di Governo in atto condizionerà in qualche modo anche il nostro Congresso. Le possibili elezioni anticipate modificheranno il nostro percorso.

Battere Berlusconi è un imperativo. Ma il nostro Congresso non è un normale Congresso. È un Congresso Costituente, ed è indispensabile che con il Congresso vengano fissate le nostre linee guida, i pilastri che dovranno sostenere la Politica della Sinistra dei prossimi anni.

Solide fondamenta quindi, su cui poggiare tutte le aspettative del popolo della Sinistra.

Un partito Nuovo e non un Nuovo Partito, si è detto più volte.

Il punto è dare forza a quella idea, non tanto con i giochi di parole, ma con concretezza, acquisendo credibilità e fiducia nei confronti di quella parte di cittadini che vorremmo rappresentare, ma che al momento ci guarda con sospetto; non si fida perché è stata tradita troppe volte.

Non è facile fare un Partito Nuovo, ci sono ancora oggi, tentennamenti, paure, e tentativi di far prevalere vecchie, stantie pratiche politicistiche, che sono ormai fuori dalla storia, e quel che è peggio, sono fuori dalla vita e dall’interesse delle persone.

Il Partito nuovo della Sinistra che vorrei, deve essere aperto, disponibile al confronto, deve essere cristallino in tutte le fasi della sua attività politica.

In vista delle elezioni politiche e di quelle amministrative, ad esempio, ritengo assolutamente da evitare la scelta dei nostri candidati in maniera oligarchica anche se la Legge lo permetterebbe, ma è indispensabile individuarli con la massima partecipazione.

A livello locale credo che dovremmo praticare, il ricorso dell’assemblea generale degli iscritti per le grandi decisioni politiche come la scelta delle alleanze, delle candidature, i grandi temi economici, ambientali, sociali, ed anche per la scelta della classe dirigente del Partito.

Questo è un ottimo modo per dare valore al termine PARTITO NUOVO.

Ma ancora ci sono difficoltà ad accettare e praticare la PARTECIPAZIONE, questo perché molti di noi sono cresciuti nelle segreteria di Partito, ed in buona fede credono che quelli siano i luoghi migliori possibili. Quelli deputati alle decisioni importanti.

Voglio fare un esempio, prendendo a spunto la regola congressuale che stabilisce l’elezione del coordinatore provinciale non al Congresso ma delegandone il compito al futuro Comitato provinciale: Riusciremo a fare una riflessione in questo Congresso su questo punto? Un Partito nuovo, lo elegge nel momento di massima partecipazione come quello di un Congresso, esaltandone la Democrazia? O lascia la scelta ad un ristretto gruppo di persone come nella tradizione dei Partiti del ‘900?

Ma intanto le persone si allontanano dalla politica. È nostro compito invece che i luoghi della politica siano frequentati, dalle donne, dagli uomini e dai giovani soprattutto, fare in modo che parlare di politica diventi una cosa appassionante, non sporca.

Un Partito nuovo ha bisogno assoluto di persone nuove, motivate, in sintonia con la realtà che ci circonda. Ha bisogno di un linguaggio nuovo, comprensibile a tutti, soprattutto comprensibile a chi non ha mai frequentato quelle segreterie di partito.

Un Partito nuovo apre il campo alle nuove generazioni e non ha paura della partecipazione attiva. Le fabbriche di Nichi e qualunque altra forma di relazione con la società deve essere la benvenuta e vista come una finestra sul mondo.

Lo so è un percorso tortuoso quello della democrazia partecipata, ma credo che sia l’unico praticabile se veramente abbiamo in testa di costruire qualcosa di nuovo.

Il Partito nuovo che vorrei non si accontenta di un provvisorio consenso elettorale, non può essere sazio di un posticino da deputato, da consigliere o da assessore, ma deve essere alla costante ricerca del consenso di popolo grazie alle idee che espone. Ma non solo, si mette anche in discussione per permettere la costruzione di una Sinistra più ampia possibile.

DOBBIAMO TROVARE IL CORAGGIO DI GUARDARE LONTANO.

Il Partito nuovo della sinistra, deve incentivare la rivoluzione culturale. Gli errori fin qui commessi non possiamo ripeterli. La Sinistra ha gravi colpe, negli ultimi anni non ha capito che il mondo stava cambiando in fretta. La Sinistra ha sacrificato l’enorme contributo sociale e culturale dei movimenti NO global, quelli pacifisti, quello degli studenti, anteponendo la propria vanità identitaria al perseguimento del BENE COMUNE.

Abbiamo perso molto tempo e non ce lo potevamo permettere.

Dobbiamo abbandonare le abitudini e le antiche pratiche politiche ancora così diffuse e fallimentari.

Abbiamo bisogno di nuove idee che arriveranno solo con una nuova generazione della classe dirigente. Credo che la Sinistra avrà respiro solo se aprirà porte e finestre per far entrare aria nuova nelle sue stanze. Solo con la predisposizione positiva alla contaminazione culturale, la disponibilità al confronto, con tutte le persone che abbiano qualcosa da proporre, solo abbandonando passate, sterili appartenenze identitarie, sarà possibile sperare nella nascita di una sinistra NUOVA, non autoreferenziale. Forte in Italia, forte e rappresentativa in Europa.

Mi piace paragonare Sinistra Ecologia Libertà ad una sorgente, una sorgente da cui potrebbe nascere un corso d’acqua, fino a divenire un fiume che, nella discesa verso valle si fa strada formando un tracciato, e via via un letto, per infine raggiungere il mare. In natura l'esistenza di una sorgente è determinata da condizioni geologiche e morfologiche. Sono condizioni naturali che determinano il tracciato, il letto ed la portata d’acqua. Ecco io vedo SEL come una sorgente. Nasce per un’esigenza naturale, vitale, noi siamo le condizioni umane per determinarne il percorso e la portata politica e culturale, con cui potremmo contribuire a portare nuova vita nel “mare” della sinistra. Non vorrei mai che altre condizioni geologiche/umane, obbligassero la sorgente a prendere un percorso sotterraneo per perdersi chissà dove.

Dipende da noi. Dobbiamo parlare chiaro. Questo Congresso è lo spartiacque di pensieri e valutazioni fin qui avanzati. Il nascente Partito ha bisogno di persone entusiaste, volenterose, che credono sinceramente nel progetto di costruzione di una sinistra forte. Dobbiamo decidere.

Saremo un anonimo corso d’acqua sotterraneo, o un imponente fiume che con il suo passaggio porterà benessere e fertilità?

Io lavorerò con tutte le forze alla seconda ipotesi. È per questo che vorrei con tutto il cuore ricordare questo giorno e soprattutto il 24 ottobre, giorno del 1° congresso nazionale di SEL, come un giorno importante, un giorno FELICE.

Significherà che con il nostro contributo saremo stati in grado di far nascere un nuovo, credibile partito della sinistra, capace di stoppare il declino reazionario della destra; capace di sconfiggere Berlusconi ed il berlusconismo; capace di svegliare l’immobilismo del centro-sinistra; capace, infine, di riportare la speranza nel nostro Paese.

È per questo motivo, care Compagne e cari Compagni, che auguro a tutti NOI Buon lavoro.

Claudio Paolinelli

venerdì 20 agosto 2010

NON TOCCATE IL POLO-CONGRESSI


In riferimento all’articolo “Non toccate il Polo-congressi”, pubblicato sul Messaggero del 17 agosto, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni.

Sia il Sindaco Brandoni, che il PD sapevano perfettamente che non c’era alcuna certezza che il Polo fieristico venisse trasferito sul territorio di Falconara. Quando dico alcuna certezza, intendo che all’epoca dell’adesione alla Quadrilatero, non esistevano documenti scritti, da parte di alcuno, che potevano garantire il trasferimento della Fiera dalla sede di Ancona a Falconara e precisamente nell’Area Leader individuata dalla società Quadrilatero a ridosso dell’aeroporto.

Solo amministratori come minimo distratti possono confondere le vaghe promesse della Regione, fatte al solo scopo di ottenere la tanto agognata adesione, in certezze amministrative.

Sia il Sindaco che il PD sapevano molto bene invece, perché era chiaramente scritto sulla delibera, che aderendo alla Quadrilatero il Comune di Falconara avrebbe perso ogni sovranità su quella parte di territorio.

Ritengo quindi la lettera bipartisan inviata alla Regione Marche e sottoscritta da PDL UDC e PD, una patetica sceneggiata volta soprattutto a non perdere la faccia.

Se è vero che l’intenzione dei sottoscrittori della lettera è quella di “difendere Falconara da ogni tentativo di spreco del proprio territorio, riconoscendo il ruolo di città di servizi per l’intera Regione” allora dovrebbero scriverne un’altra di lettera, per chiedere la revoca dell’adesione alla Quadrilatero.

Solo in questo modo verrà tutelato il territorio di Falconara e ripristinata la sovranità del Comune.

Claudio Paolinelli
Portavoce Sinistra Ecologia Libertà provincia di Ancona

mercoledì 4 agosto 2010

LA GUERRA DEI POVERI


Sono dei provocatori, comincio a non avere più dubbi.
Mi domandavo proprio ieri l'altro, mentre leggevo sul giornalino di propaganda dell'amministrazione comunale di Falconara Marittima, che cosa stesse facendo il Sindaco e la sua Giunta per contrastare la crisi che sta strozzando decine di famiglie in città. E' una crisi mondiale, si giustificano, omettendo che questa crisi che non ha eguali dal  crack finanziario del 1929, è figlia della politica liberista di cui il massimo rappresentante in Italia è Silvio Berlusconi. Ricordate gli sberleffi del Cav. a chi si lamentava perchè non riusciva a mantenere la famiglia?

Dovete sorridere - diceva - le facce tristi portono sfortuna, spendete, comprate, fate girare l'economia. Molti ci hanno creduto (stupidamente) altri ci credono ancora. Non ci credono più quelli a cui questa crisi ha sconvolto la vita, quelli che vivono con l'angoscia  di non poter sfamare i figli, con la vergogna di non poter comprare loro un semplice gelato.

Sono dei provocatori dicevo. Come trovare un'appellativo diverso per chi, come farà questa sera in consiglio comunale, deciderà di selezionare i poveri e i bisognosi, per l'assegnazione di un fondo di solidarietà di 200 euro per la durata di 6 mesi, discriminando gli stranieri a favore dei Falconaresi Doc (di razza ariana?). Ancora una volta sono costretto a vedere nella mia città, di forti tradizioni solidaristiche, atteggiamenti discriminanti, RAZZISTI. 
Come se la povertà ed il bisogno fossero diversi a seconda del colore della pelle o dal Paese di provenienza. 

Certo ci sarà qualcuno che queste scelte le plaudirà: "prima gli italiani" recita uno slogan di un manifesto di cui mi rifiuto di citare la paternità. Il sindaco per assicurarsi alcuni voti per il futuro, bestemmia ignorando le più elementari Leggi cristiane che vanta di rispettare da buon credente praticante.    

Sono provocatori ed irresponsabili, perchè così facendo alimentano pericolose guerre tra poveri.

Mi ribello a questa degenerazione. Vorrei che lo sdegno venisse da gran parte della città. So che non sarà così, un pò perchè siamo nel bel mezzo dell'estate periodo di svaghi, ma soprattutto perchè ormai siamo abituati al peggio. In un Paese in cui chi dovrebbe essere da esempio, fa diventare eroi i mafiosi, che inventa stratagemmi per restare al di sopra della Legge, in un Paese in cui c'è chi calpesta la Costituzione e invoca fucili e baionette impunemente. In un Paese in cui si insegna l'egoismo e la prevaricazione ci si può aspettare ben poco. 

Nel mio piccolo però voglio urlare il mio disprezzo per certi politicanti. VERGOGNA!!!

   

venerdì 30 luglio 2010

A DISCORE NUN E' FADIGA

Certo che è singolare il fatto che sono mesi che in città ci si interroga sulla utilità e sui rischi di in rigassificatore a largo di Falconara Marittima e che per mesi le maggiori forze politiche abbiamo brillato per la loro assenza. Adesso, solo dopo che il Ministero dell'Ambiente ha rilasciato un parere favorevole al V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale), quindi ha messo un bella ipoteca a favore della costruzione del rigassificatore, noto con sorpresa che si sta scatenando la corsa all'indignazione. Da più parti a partire dall'assessore regionale Donati IDV, fino al sindaco di Senigallia del PD, lo stesso vale per i democratics di Falconara, vedo una tardiva dichiarazione di contrarietà alla costruzione dell'impianto. Avrebbero dovuto, secondo me prendere una posizione netta ben prima, in consiglio regionale, ad esempio solo alcune settimane fà, ma anche nei consigli provinciale o comunali. Adesso ho l'impressione che queste sterili dichiarazioni siano destinante a restare parole al vento, niente di concreto. Niente di più facile adesso, a cose praticamente fatte, dirsi contrari, tanto la decisione spetta al Governo.... Un modo elegante (?) per scaricarsi dalle responsabilità. 
Mi sbaglio a pensare in questo modo? Vorrei tanto essere contraddetto, ma non a parole. Vogliamo una volta tanto parlare con i fatti? 

lunedì 28 giugno 2010

QUESTIONE DI ACCENTI

E' più forte di me. Quando sento parlare di Quadrilatero non resisto, vorrei contenermi ma non c'è niente da fare. Soprattutto quando leggo sui giornali parole dette in libertà, senza alcun freno inibitore che fanno pensare che forse il segno della decenza, una volta oltrepassato, non debba più essere considerato.

Dunque, ancora dibattiti sulla Quadrilatero, quel progetto a cui il Comune di Falconara Marittima aderì sotto forti pressioni da parte della Regione Marche, con il voto favorevole dell'attuale PD di PRC, di PDCI e con la condivisione totale della Destra, ora al Governo della città. 

C'era chi sosteneva che aderire a quel progetto sarebbe stato un grave danno per la città (io ero tra quelli) (e ne sono fiero), tutti gli altri invece sostenevano, che avrebbe dato uno slancio allo sviluppo della città. Lo sostenevano però senza avere in mano uno straccio di programmazione, in pratica hanno ceduto una grossa fetta di territorio, molto pregiata peraltro, senza aver ricevuto garanzie scritte su come quello spazio sarebbe stato utilizzato.

E' la solita storia, in Italia prima si fanno i contenitori, le strade, i ponti,  poi forse si decide come e se utilizzarli, chissefrega dei costi, che importa se l'infrastruttura non servirà, tanto i tempi di realizzazione non permettono quasi mai di individuare il responsabile. Qualcuno comunque ci guadagnerà, possiamo starne certi.  Anche a Falconara succede la stessa cosa. Sul territorio vicino all'aeroporto ci faremo una fiera ed un polo direzionale di supporto allo scalo, dicevano. Ma quando chiedevi qualcosa di più concreto, allora le risposte diventavano evasive. Anche perchè con l'adesione all'accordo con la società Quadrilatero, l'unico soggetto che ha il potere di decidere è proprio la Quadrilatero spa, nè il Comune nè nessun altro può mettere il becco.

Intanto non abbiamo ancora la certezza che la Fiera ( fiera e non padiglioni fieristici) si stabilisca nell'area leader di Quadrilatero.  Le idee su come utilizzare il futuro enorme cubo di cemento però non mancano. Basterebbe andare a rileggersi i giornali degli ultimi anni, potremmo ricordare l'idea OUTLET ad esempio. Il problema è che quelle idee non sono suffragate da studi specifici di fattibilità, o almeno non sono resi pubblici, sembrano proposte estemporanee di singoli. La fantasia come sappiamo non ha limiti, in questo caso viene usata per cercare di nascondere il disastroso errore commesso sottoscrivendo il patto con Quadrilatero, quindi ogni "cazzata" è utile per giustificare la "cazzata originale", su quel territorio potrebbe sorgere qualsiasi cosa e chi la propone non ha la minima vergogna di quello che dice, l'importante è continuare a tenere in vita un progetto palesemente contrario al bene comune.

L'ultima l'ho letta sui giornali oggi. La brillante idea consiste nel costruire nell'area leader un Casinò.
Leggo sul Corriere Adriatico una dichiarazione di Giacanella e Rossi, rispettivamente presidente del consiglio comunale e capogruppo del Pdl: “in un’ottica di miglioramento dell’intera Area Vasta, al fine di rendere ancora più efficace ed efficiente il progetto ‘Quadrilatero’ potrebbe essere una soluzione interessante quella di prevedere all’interno dell’Area Leader o nelle immediate vicinanze la realizzazione di un casinò".

Visto come sono andate finora le varie operazioni sul territorio falconarese dall'amministrazione Brandoni, dovremmo fare attenzione all'accento sulla O.

domenica 30 maggio 2010

UNA DECISIONE IMPORTANTE

Ieri si è svolta a Jesi L'assemblea provinciale di Sinistra Ecologia Libertà con all'OdG l'elezione del nuovo portavoce provinciale. Tra i quattro candidati c'era anche il mio nome. Alcuni giorni fa infatti alcuni compagni mi avevano chiesto la disponibilità per questo ruolo così importante. Io all'inizio avevo declinato l'invito, poi però a furia di parlare mi sono deciso ed ho accettato, convinto soprattutto dalla voglia di dare un contributo alla nascita del partito di SEL. Con altri due candidati, letti i programmi e discusse le intenzioni di ognuno, abbiamo trovato subito una forte coesione, che ci ha portato a trovare una sintesi, al punto che è stato deciso che avremmo presentato un solo candidato.
Ora felice di aver riscontrato la stima dei altri due contendenti: Alejandra Arena e Roberto Ballerini, l'assemblea ha deciso di votarmi con una larga maggioranza. 
L'impegno so già sarà gravoso, viste le numerose problematiche che si dovranno affrontare, ma anche stimolante, per verificare se sarà possibile avviare un percorso di nuova politica, quello fattto di partecipazione e di apertura alla cittadinanza attiva. Vedremo.

Di seguito la breve nota programmatica che ho presentato all'assemblea.  

La difficile e sempre più preoccupante situazione economica, politica, sociale del nostro Paese, avrebbe bisogno di forze politiche, all’opposizione dell’attuale Governo, capaci e determinate. Che riportino al centro dell’attenzione le reali esigenze delle persone, con un particolare sforzo per la fascia di popolazione più debole, quella che vede assottigliarsi i diritti nel lavoro e nel campo sociale, e che vanno ad accrescere la sempre più numerosa schiera dei nuovi poveri. Precarietà, Diritti, Qualità della vita: questi punti dovrebbero essere gli obiettivi dei Partiti, soprattutto di quelli rappresentati in Parlamento. Purtroppo però vediamo che non è così.


Anche la Sinistra non riesce a fare sintesi su questi argomenti, sta vivendo infatti una crisi identitaria che l’ha allontanata dalle persone, le quali, alle prese con problemi gravi, come la perdita del lavoro o la paura di perderlo, si disinteressa completamente del dibattito politico e non riesce più a cogliere le differenze dei Partiti. Le persone a cui noi ci rivolgiamo sono deluse e disincantate e considerano la classe politica inaffidabile, traducendo questo malessere con l’astensione al voto. La Sinistra ormai chiusa in infiniti e sterili dibattiti interni, che non appassionano più nessuno, ha perso completamente CREDIBILITA’.

In questo scenario ci troviamo ad affrontare il rinnovo del Coordinamento provinciale di Ancona. Un Coordinamento che sarà per forza di cose di breve durata, di transizione, propedeutico e finalizzato al Congresso nazionale di SEL previsto per ottobre, nel contesto del quale ci dobbiamo attivare al fine di rendere strategica e operativa la linea che scaturirà dall’Assemblea regionale del 5 giugno, sulla base dei punti proposti: Piano del lavoro; Reddito sociale; Sostegno alle Piccole imprese.

Poco più di quattro mesi che però non dovranno essere di attesa, ma dovranno servire a proseguire il cammino fin qui percorso per la costruzione della Sinistra in Italia.

In questa fase ritengo che dai territori, e quindi anche dalla nostra provincia, debba emergere con forza una spinta propulsiva nei confronti dei nostri dirigenti nazionali, che sembrano ancora muoversi con scarso dinamismo e con atteggiamenti attendisti.

Quindi credo che sia importante mettere a fuoco alcune priorità che ci impegneremo ad affrontare, considerando i valori e gli ideali e soprattutto le linee programmate fissate con il voto all’assemblea nazionale di dicembre 2009 e con il programma elettorale, redatto sapientemente, alle recenti elezioni regionali.

POLITICHE DEL LAVORO: la vera emergenza in Italia come nella nostra Provincia è quella occupazionale. La crisi dei settori industriali ha messo in ginocchio l’economia, portando alla disperazione migliaia di famiglie, e costringendo alla chiusura molte imprese medio piccole strozzate dai debiti e dalla mancanza di commesse. Il ricorso alla cassa integrazione non ha assolutamente alleggerito la situazione, senza contare tutti quei lavoratori di piccole attività che non ne hanno nemmeno diritto, e che non hanno voce per poter manifestare il loro disagio. Con la crisi la precarietà diventa la regola ed i diritti un miraggio.

POLITICHE SOCIALI: la questione sociale è un altro dei punti dolenti, il deterioramento causato dalla crisi, mette in luce quanto siano insufficienti le risorse messe a disposizione dagli enti locali e dal Governo. La perdita del lavoro provoca a “cascata” l’impossibilità per molti di accedere a servizi essenziali (le mense scolastiche ecc.) e spesso di pagare bollette, l’affitto.

• POLITICHE AMBIENTALI: la qualità della vita, il diritto alla salute, il rifiuto al consumo di territorio, rientrano pienamente nel modello di sviluppo a cui noi aspiriamo. L’insostenibilità dell’attuale modello neoliberista necessita una inversione radicale di tendenza, prediligendo ad esempio fonti di energia rinnovabili, finanziandone la ricerca e la diffusione, abbandonando anacronistiche scelte senza futuro come mega centrali elettriche, rigassificatori o ancor peggio centrali nucleari.

L’azione politica per questi punti focali deve essere intrapresa con un diffuso coinvolgimento degli aderenti di Sel e dei suoi simpatizzanti e sostenuto con coerenza dagli eletti nelle istituzioni. Spesso ci viene rimproverata la contraddizione tra le intenzioni dichiarate nei programmi e la mancanza di Atti amministrativi ad esse conseguenti. I temi elencati non sono naturalmente esaustivi, sufficienti a rappresentare la complessità dell’attuale Società. Le stesse problematiche sottendono tutta una serie di realtà: dalle prospettive future dei giovani, all’istruzione, alla gestione dei flussi migratori, alla difesa della Costituzione, alla posizione del nostro Paese nei confronti dei conflitti bellici in corso.

La diffidenza dei cittadini nei confronti della politica e quindi anche del nostro movimento, potrà essere supertata soltanto con una posizione di rispetto e ascolto. La partecipazione e la trasparenza dovranno essere i pilastri dell’azione politica. L’apertura alla cittadinanza attiva, ai movimenti, alle associazioni, devono essere vissuti come un arricchimento e confronto. L’esperienza delle “Fabbriche di Nichi” è un’ottima pratica a cui ispirarsi. Peraltro forme di collaborazione già esistenti sul territorio agevolano il dialogo tra diverse sensibilità. Di queste forme partecipative SEL ne ha forte bisogno, nella consapevolezza di dover comunque sviluppare un percorso politico credibile, organizzato ed autonomo.

Con il rinnovo del Coordinamento sorge l’esigenza di dare vita a gruppi di lavoro tematici allo scopo di affrontare le questioni con competenza e prontezza. Compito di questo coordinamento sarà anche quello di avviare un rinnovato dialogo con le altre forze del centro-sinistra.

Indispensabile è superare le divisioni interne, coniugando tutte le sensibilità allo scopo di concentrare tutte le energie per il radicamento del nostro nuovo Partito della Sinistra.

martedì 25 maggio 2010

MACCHIA SOSPETTA AVVISTATA IN MARE A FALCONARA MARITTIMA

Queste foto sono state scattate alle 13,45 di martedi 25 maggio 2010. La macchia di color giallastro è molto estesa e sembra controllata a vista da una imbarcazione cabinata di colore nero. Poco distante è visibile una petroliera. 
Clicca sulle foto per ingrandire

sabato 15 maggio 2010

E' QUESTA LA BUONA AMMINISTRAZIONE?


A suon di manifesti giganti, i cittadini falconaresi vengono "informati" sui fatti che accadono in città. Dopo la denuncia dei CiC sulla pericolosità delle polveri sottili, stavolta il PDL e l'UDC strombazzano l'avvenuto pareggio di Bilancio e annunciano un imminente RILANCIO.

Che dire, coprire un disavanzo importante come quello del Comune di Falconara Marittima, non è cosa facile. Ma è importante capire come si è giunti a tale risultato.

Il Ministro Brunetta sembra abbia premiato il Comune di Falconara in quanto virtuoso nei conti e sprechi. Sembra che il premio sia stato attribuito grazie alla chiusura della Società Partecipata "ESINO ENTRATE". Di questo non posso che essere contento, ma spero che il Sindaco e tutto l'ufficio Ragioneria, vogliano condividere questo merito anche con chi in tempi non sospetti prospettava questa soluzione. Già dal 2007 infatti, la forza politica che ho rappresentato in Consiglio comunale (Sinistra Democratica), giudicava antieconomica quella società e ne chiedeva la chiusura.

Questa scelta non è stata determinante per il raggiungimento del pareggio di Bilancio, ma vi ha contribuito, come ha concorso a far entrare nelle casse comunali un po’ di denaro contante, la vendita delle Farmacie comunali. Ecco , in questo caso credo che dovremmo aspettare per poter dire che la vendita delle farmacie sia stata una scelta appropriata: se è vero che ha permesso liquidità, d’ora in poi il Comune dovrà fare a meno di alcune entrate certe che un’attività di quel tipo poteva garantire. Ma il discorso è complicato, si dovrebbe mettere sul piatto della bilancia anche il fatto che con la nascita delle parafarmacie, forse il prestigio di una farmacia comunale avrebbe potuto offuscarsi a breve. Allo stesso tempo, però, non si può omettere di dire che le nostre farmacie comunali erano state da poco tempo ristrutturate e rinnovate con investimenti a carico della comunità.

La formula magica che ha risolto per ora i problemi finanziari del Comune è però da ricercare nell’operazione Master di questa amministrazione, ovvero l’accordo con la raffineria API e la conseguente cancellazione di ogni tipo di contenzioso, dovuto ad incidenti multipli nel corso degli anni. In un sol colpo sono stati cancellati i giusti risarcimenti, in cambio di un po’ di soldi, ma soprattutto è stata umiliata la dignità di una città, che con questa operazione, vede negato il diritto di porsi alla pari con l’ingombrante azienda petrolifera.

Francamente non riesco a capacitarmi di come abbia potuto l’incaricato del Comune studiare tutte le decine di pratiche aperte, quasi tutte molto impegnative e quantificarne il valore, in pochissimi giorni. Chi è attento alle cose falconaresi, ricorderà che l’Avvocato che aveva ricevuto il compito di studiare la “faccenda Api” ci impiegò una manciata di giorni a chiudere tutto.

Quindi il Bilancio comunale è salvo, ma a che prezzo? Sarà veramente questa la buona amministrazione? Chissà se qualcuno ha quantificato anche il costo non materiale che Falconara dovrà sostenere. Perché nel conto dobbiamo aggiungere anche altre mostruosità che sono state accollate ai nostri nipoti: come la Quadrilatero, o come l’urbanizzazione delle colline di Montedomini, per non parlare delle Centrali turbogas o del rigassificatore. Insomma, questa amministrazione non ha preso in considerazione la vivibilità futura della città. L’aspetto sociale, ambientale, sanitario non sembra essere una priorità. Una eredità pesante, lasciata alle nuove generazioni di cittadini, grave tanto quanto quella economica

Per questo che quando ho letto sui mega manifesti: “ADESSO IL RILANCIO”, ho avuto paura. Se tanto mi dà tanto, ho pensato, credo che da ora dobbiamo stare molto attenti, dopo che quasi tutto il vendibile è stato svenduto, forse sarà meglio camminare con il sedere ben attaccato ai muri.

I cittadini sono avvertiti.

venerdì 7 maggio 2010

POLVERI SOTTILI: LA RESPONSABILITA' DEL SINDACO

I maxi manifesti di denuncia della Lista Cittadini in Comune, in bella vista ai tre ingressi della città non lasciano spazio al dubbio, vanno dritti al cuore del problema, senza fronzoli o mezze parole.
Due sono i fatti denunciati:

  1. Falconara è contaminata dalle cancerogene polveri sottili, praticamente tutti i giorni (i 35 superamenti dei limiti consentiti in un anno sono stati raggiunti e superati in soli quattro mesi, ad oggi sono 56;

  2. Il Sindaco di Falconara non ha fatto niente per limitare il rischio per la salute dei cittadini.
La situazione ambientale della città è pesante e facilmente prevedibile, considerando la presenza di una raffineria, un aeroporto, e un traffico dovuto alla particolare posizione geografica, inoltre Falconara, città fortemente antropizzata, subisce anche i fumi dei camini di riscaldamento di numerosi grossi condomini.

Il Sindaco è l'organo responsabile dell'amministrazione comunale; egli, pertanto, è legittimato 1, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 50 D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti in presenza o meglio per far fronte ad un pericolo imminente ed attuale. (fonte overlex.com).

Il Sindaco Brandoni sembra irritato per la presenza ingombrante di quei manifesti di denuncia, ma finora, è sotto gli occhi di tutti, nulla è stato fatto. Le giustificazioni esposte non sono sufficienti per assolverlo.
Da mesi, ma il problema non è di così poco tempo, stiamo respirando più o meno inconsapevolmente, l'aria mescolata a polveri pericolosissime per la salute.

Oggi il Messaggero, che sempre più sembra essere il megafono dell'amministrazione, nelle pagine locali lancia un titolo: POLVERI SOTTILI, SUPERATI LIMITI DOMENICA TUTTI IN BICICLETTA.
L'articolo annuncia i primi provvedimenti del sindaco per risolvere il problema, ma leggendo meglio, il sindaco non va oltre i suggerimenti vaghi agli amministratori dei condomini, per sensibilizzare l'utilizzo di combustibili per il riscaldamento meno inquinanti, senza citare minimamente il maggiore responsabile della pessima qualità dell'aria del nostro territorio.
Secondo l'articolista il sindaco intende combattere l'inquinamento con iniziative di educazione ambientale, e per cominciare domenica prossima l'amministrazione dedicherà una intera giornata all'uso della bicicletta, organizzando una biciclettata che percorrerà alcune vie cittadine.
Vorrei segnalare sommessamente che la biciclettata non è un'idea partorita dalla fervida fantasia degli amministratori falconaresi, molto più semplicemente domenica 9 maggio è la giornata nazionale della bicicletta e sono molti i Comuni che aderiscono, il merito dell'iniziativa dunque non è dei "responsabili cittadini della nostra salute" ma è solo un tentativo (fallito) per fare bella figura a costo zero. 

Quindi non credo che si possa scambiare la gioiosa scampagnata in bici per una iniziativa seria e utile a scongiurare il rischio tumori alla popolazione.
Il sindaco può e deve attivarsi con gli strumenti di sua competenza. La Legge lo prevede, ed in caso di omissioni, la Legge prevede anche che: "In alcuni casi, però, il comma 8 dell'articolo 54 del d.lgs 267/2000 individua anche il Prefetto come organo statale competente ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti. Ciò può avvenire quando il Sindaco omette di adottare tali ordinanze e così la legge accorda all'autorità Prefettizia il potere sostitutivo attraverso la nomina di un commissario che agisce, in forma diretta ed a spese dell'ente, per l'adempimento delle funzioni stesse. " (fonte overlex.com).

Quanto dobbiamo ancora aspettare?

domenica 2 maggio 2010

FARLA FUORI DAL VASO

Quante volte ci è capitato di vedere qualcuno buttare a terra un pacchetto di sigarette vuoto, o buttare fuori dai cassonetti i sacchetti dell’immondizia o addirittura mobili che ingombrano i marciapiedi delle nostre città.

E a quanti di noi non è mai capitato di frequentare un bagno pubblico in condizioni indecenti. La prima cosa che salta in mente dopo simili visioni è che ci troviamo di fronte ad atti di inciviltà, di estrema maleducazione. Viene da pensare subito se quelle persone così scorrette ed insensibili si comportino  a casa loro allo stesso modo, immaginando però che a nessuno può venire in mente di sporcare in casa propria.
Una persona con un minimo di educazione civile non può che sdegnarsi per questo tipo di comportamento.

Se è naturale sdegnarsi per le cose di cui sopra, la stessa cosa dovrebbe avvenire per certi atteggiamenti politici che hanno la stessa “filosofia”, la stessa natura palesemente incivile, strafottente e maleducata.

Pensate agli esponenti dell’UDC che ora governano con il Presidente Spacca la Regione Marche. Loro affermano ad esempio che pur essendo favorevoli alle centrali nucleari, non permetteranno di farle costruire nelle Marche.

Ecco, questo atteggiamento è un po’ come quello di colui che pur rispettando il decoro e l’igiene della propria casa, pensa sia normale farla fuori dal vaso qualora si trovasse in un bagno pubblico.

Come possiamo fidarci di persone che la pensano in questo modo. Un atteggiamento egoistico e poco rispettoso delle altre persone e dell’ambiente. Questa sembra però (purtroppo) la linea dominante della nostra classe politica, e i cittadini si stanno abituando alla situazione.
Sebbene siano in molti disposti a protestare davanti alla sporcizia sui marciapiedi, pochissimi sono coloro i quali invece si sdegnano per questa poco decorosa pratica politica intenta a non scontentare troppo l’elettorato, spostando il problema nel “giardino” vicino.

A dirla tutta nell’ambiente politico c’è anche un altro tipo di atteggiamento, raro e anomalo e tutto da studiare. Un esempio è quello del Sindaco di Falconara Marittima Brandoni, che pur di accontentare i padroni della raffineria si è reso disponibile a qualsiasi concessione, dalle Centrali Turbogas al Rigassificatore, anche lui come gli altri non ha problemi a farla fuori dal vaso, ma con l’aggravante di farla a casa propria che purtroppo è anche la nostra.