lunedì 8 novembre 2010

IL DECLINO DI UNA CITTA'

Stasera attraversando la Piazza principale di Falconara ho provato un senso di tristezza. Forse sarà stata la serata umida e fredda, forse solo il mio stato d'animo, ma ho avuto la sensazione di trovarmi in una città vuota, spettrale.

Le luci basse, ovattate dalla nebbiolina provocata dalla pioggia pomeridiana, i negozi vuoti, le panchine frequentate esclusivamente da persone di altri Paesi, annoiate e rigorosamente divise in nazionalità: romeni, bengalesi, albanesi, ed alcune badanti dell'est europeo. C'erano vicino a me un paio di persone che frettolosamente si allontanavano e pensavano ai fatti loro, un gruppo di Rom invece forse aiutato da un pò di alcool cantava ed accennava una danza, fino a quando dei solerti poliziotti non lo ha allontanato.

Ho pensato che la mia città, questa Piazza, non era così alcuni anni fà. Certo Falconara è stata sempre considerata una città dormitorio, forse perchè la realtà industriale che la sovrasta le ha impedito uno sviluppo turistico o più semplicemente uno sviluppo di città normale. Ma a parte questo Falconara non è stata mai così in basso.

Da bambino, quando ancora abitavo ad Ancona, mia madre mi portava spesso a fare una passeggiata a Falconara e magari a mangiare il gelato, buonissimo, del Caffè Bedetti, e la città anche se non scintillante era accogliente.

Adesso credo che l'unico desiderio di chi si trovi a passare per la nostra città è quello di lasciarla al più presto. Se si arriva da nord l'odore acre della raffineria è il nostro biglietto da visita. Poi il nulla.

Mi domando se i cittadini di Falconara se ne stiano rendendo conto dello stato di degrado e di depressione che sta vivendo la città. Forse sono stanchi o impegnati con altri pensieri più personali, oppure sono semplicemente delusi. Si sono arresi, e non hanno più voglia e forza di dire nulla.

Eppure a sentire i nostri amministratori, la città sta rialzando la testa. Sono riusciti a risanare il Bilancio, dicono. Forse. E comunque non è stato un risultato indolore per i cittadini. Ma risanare un Bilancio non è sufficiente a far rivivere una città, infatti la nostra città muore asfissiata dai gas di scarico di auto ed industrie, manca l'ossigeno della cultura, della solidarietà, del vivere comune.

Me lo ricordo il sindaco Brandoni, proprio in quella Piazza, ad assicurare e promettere che grazie a Berlusconi tutti i problemi si sarebbero risolti a Falconara. Ne era certo, tutto sarebbe cambiato, in meglio naturalmente.

Avrete certamente notato che Brandoni, da molto tempo ormai, non accenna nemmeno la figura del suo capo Berlusconi, è diventato una specie di Innominato, e come potrebbe, nulla di quanto promesso si è avverato. Nessun aiuto è arrivato dal Governo amico, ed il Bilancio comunale è stato tamponato solo grazie ad un patto con la raffineria che ci stritolerà.

La senzazione di città spettrale che ho avuto stasera sono certo che l'hanno anche molti altri falconaresi.

Allora non è sufficiente attraversare velocemente la piazza, non basta turarsi il naso quando si passa davanti alla raffineria, non serve chiamare la polizia per far scacciare gli immigrati. C'è bisogno di ben altro. Bisogna riprenderla la città, farla vivere fisicamente e culturalmente. Scacciare gli spettri della tristezza e dell'insicurezza per il bene di tutti. Dipende esclusivamente da noi cittadini falconaresi.

  

1 commento:

Carlo Brunelli architetto ha detto...

Come sempre, mi trovo a condividere tutto ciò che dici e anche le cose che non dici, ma che sgorgano comunque dalle tue parole. Traspirano, come l'odore del caffe appena fatto, del pane appena sfornato, o come il colore, indescrivibile, che avevano i pacchi dei regali sotto l'albero di Natale quando eravamo bambini...
Anche tu, come me, ti ostini a vedere un mondo più bello, forse non accorgendoti che quella che intravedi è solo la bellezza dei tuoi occhi. Fuori non ce n'è. La carestia è stata lunghissima e i corvi hanno divorato tutto.
Restano le spoglie di una città, di una antica società di persone vere.
Come le immagini dei defunti nelle lapidi di un cimitero quelle spoglie ci rimandano a qualcosa che sentiamo in noi ancora presente e vivo, ma che invece è finito.
Mesi fa tentai di aprire un blog: Apitown, dove chi voleva poteva scrivere poesie, inserire foto, frammenti di sensazioni, frasi d'amore o di odio... nulla... Nulla.
Allora mi sono chiesto: perchè mai voglio che le pietre sorridano con me alla primavera o si emozionino nel vedere scendere la neve? Se quello che vedo è vero soltanto ai miei occhi perchè dovrei rinunciare alla gioia che mi da quella visione? Soltanto perchè la società è triste dovrei esserlo anch'io?
No, mi dispiace. La vita è così breve e così bella che non voglio perderne neanche un istante!
Chi tra noi ha ricevuto la grazia di vedere un mondo pieno di bellezza ha il dovere di viverla a suo modo.
Chi sente la musica canti, chi sente la danza balli, chi sente la poesia non si vergogni di scrivere in rima...non badi a ciò che "dice la gente"... soltanto la luce può prendere il posto della tenebra. Cosa aspettiamo ad accenderci?