mercoledì 15 dicembre 2010

LO SCERIFFO E I BIVACCHI

Prendo spunto da un articolo di giornale uscito oggi sul Resto del Carlino cronaca di Falconara Marittima.

Il titolo è: NON SONO SCERIFFO, MA BASTA BIVACCHI. A parlare è naturalmente il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni, soprannominato sceriffo, per alcune sue iniziative sugli immigrati e contro i senzacasa che frequentano la città.

L'articolo è stato stimolato da un paio di episodi di microcriminalità accaduti nei giorni scorsi.

Il sindaco dichiara, riferendosi alla presenza di alcuni romeni che da un pò di tempo dormono in rifugi di fortuna e spesso all'aperto o nei pressi della stazione: "... non posso tollerare che nella città che amministro, vi siano persone che bivaccano negli spazi pubblici e facciano i bisogni nelle piazze...".

Nell'articolo c'è anche una dichiarazione del figlio di una donna scippata alcune sere fa, a cui va tutta la mia solidarietà. L'uomo dice che ci sarebbe bisogno di maggiore solidarietà, al momento dello scippo alla mamma infatti, le persone vicine non sono intervenute per aiutarla. Lamentandosi poi per la scarsa illuminazione del quartiere, afferma che ci vorrebbero Leggi più severe anche per quei comunitari (riferendosi ai Rom immagino) che vivono di espedienti.

L'articolo non spiega se gli scippi dei giorni scorsi siano opera di Rom, forse nemmeno i Carabinieri ne hanno la certezza, forse ci sono degli indizi, e se è comprensibile l'amarezza delle vittime, meno comprensibile è l'atteggiamento del Sindaco, che non riuscendo a gestire la situazione, se la prende con chi bivacca nella città.

In questi giorni sto leggendo un libro molto interessante, si intitola "nonostante il Vaticano", il libro parla di preti che vivendo accanto a chi soffre evidenziano le ipocrisie della Chiesa. Un Capitolo è dedicato a Don Tonino Bello e in particolare l'autore si sofferma su un manifesto che il Vescovo Don Tonino fece affiggere a Molfetta. Il manifesto si intitolava AI CREDENTI PERCHE' AMINO E AI POVERI PERCHE' SPERINO.

In queste freddissime giornate d'inverno con la neve che imbianca i tetti e le strade della città ed anche i rifugi dove bivaccano i senzacasa, le parole di Don Tonino sono più che mai attuali.

Per questo motivo trascrivo il testo di quel manifesto che era stato affisso dopo lo sfratto forzato subito da molte famiglie. Chissà vicino al Natale forse il cuore dei cristiani di questa città si potrà aprire alla solidarietà.

" Non c'è crisi di alloggi, c'è crisi d'amore. A Molfetta le case ci sono, da sole potrebbero bastare per coprire l'emergenza. E basterebbero di fatto se a una mentalità mercantilistica subentrasse una mentalità evangelica. Se al tornaconto si sostituisse l'accoglienza [...]. Diciamo soltanto che in questo drammaticissimo momento il problema della casa non si risolve solo con progetti edilizi: si risolve con i progetti di vita. Un suggerimento? Eccolo: i cristiani aprano le loro case sfitte. Le congregazioni religiose facciano spazio ai senzatetto. Le Parrocchie si mobilitino nell'aiuto agli ultimi. Per i poveri anche una sagrestia può bastare! Solo allora potremmo protestare in piazza. E lo faremo se i pubblici amministartori, con ritardi colpevoli e con logiche clientelari, penalizzeranno la povera gente".

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