sabato 13 luglio 2013

LA SOLIDARIETA' E' UNA COSA SERIA

Manifestazione lavoratori api
Ieri ho partecipato alla manifestazione dei lavoratori dell'Indesit a Fabriano. Tante persone in corteo e tanta solidarietà e preoccupazione per il rischio delocalizzazione e chiusura degli impianti. Tanta solidarietà dalla città. Quasi tutti i negozianti hanno tirato giù la serranda e non era per nulla scontato.
 
Ho pensato mentre ero in corteo che questo tipo di solidarietà difficilmente si potrà trasferire nella mia città: Falconara Marittima, che vive un altro momento difficile con la crisi del settore petrolifero che mette in discussione l'attività produttiva della Raffineria API. Ho pensato questo perchè tra i lavoratori Api e gran parte dei cittadini non c'è mai stato un dialogo costruttivo sulla questione, ognuno chiuso nelle proprie posizioni. Un dialogo che considero invece indispensabile.
 
Tornato a casa mi capita di leggere un comunicato stampa di una rappresentante sindacale, Lina Rossi, dell'UGL Provinciale che scrive una nota dal titolo: “L'Api non va strumentalizzata per scopi di propaganda politica”. Una nota di indignazione, di denuncia e di critica nei confronti dei politici che secondo lei hanno sfruttato gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi per fare demagogia con falsi allarmismi.
 
Questo comunicato arriva a due giorni dalla riapertura dell'impianto di raffinazione, chiuso per alcuni mesi a causa della crisi. ma arriva anche dopo tre incidenti avvenuti nella raffineria negli ultimi due mesi, uno dei quali ha provocato la morte di un lavoratore in subappalto.
 
Mi chiedo quale demagogia ci sia nel denunciare la scarsa sicurezza nell'industria, e se si possono considerare falsi allarmismi incidenti con morti e incendi. 
 
La responsabile sindacale si dice indignata, ma mi domando come mai non ho letto una nota di indignazione dopo l'incidente del 30 maggio scorso per la morte per ustioni che ha provocato. Mi domando come sia possibile minimizzare il rischio affermando che con l'incendio del 8 luglio non ci sono state fuoriuscite inquinanti, quando una nuvola minacciosa ha attraversato il cielo di Falconara e che "SOLO" il vento ha impedito che si dirigesse sulla città.
 
La signora parla di indignazione.  Anche io sono indignato, perchè è incredibile che una forza sindacale prenda posizioni a difesa dell'azienda quando il suo dovere è quello della tutela dei lavoratori, per la difesa del posto di lavoro e per la tutela della salute e sicurezza di tutti.
 
Sono indignato perchè quella nota è stata scritta non per chiedere maggiore sicurezza, ma per minimizzare e giustificare gli incidenti: "l'Api non è come accendere il motore della loro motocicletta".
 
Sono indignato perchè gli incidenti sono scivolati via senza clamori da parte dell'azienda, del Comune di Falconara, della Regione Marche, e purtroppo anche da parte dei sindacati, più preoccupati a non ritardare l'apertura di lunedì prossimo che a sincerarsi delle condizioni di sicurezza.
 
Sono indignato perchè solo alcune settimane fa, la Corte di Appello ha condannato 3 dirigenti della raffineria API per l'incidente del 25 agosto 1999 in cui morirono due lavoratori e non ho letto alcuna lettera di indignazione da parte delle forze sindacali. Una sentenza che ha ribaltato la decisione in primo grado che aveva individuato come unico colpevole un lavoratore dell'Api. Un uomo, un lavoratore della raffineria che è stato scagionato da accuse infamanti. Un uomo che però non ha potuto gioire dell'assoluzione perchè nel frattempo, nelle lungaggini del processo, è morto. Morto con l'angoscia nel cuore per un accusa dimostratasi falsa.
 
Mi fa indignare che i sindacati non abbiano sentito la necessità di esprimersi su questa importantissima sentenza che riporta giustizia e verità sull'accaduto.
 
Quando parlo di solidarietà mi riferisco a questo e mi riallaccio all'apertura del mio post, la solidarietà della città ai lavoratori dell'Indesit. La solidarietà non c'è a Falconara. I lavoratori dell'API danno l'impressione di volersi chiudere nel recinto della raffineria, credono di essere un colletivo ma in realtà sono isolati, non cercano la solidarietà, non sono interessati al dialogo.
 
Questo mi indigna. 
Sono indignato ma non sono sorpreso dalle dichiarazioni che la dirigente UGL fa nei confronti dei politici con un velato tono minaccioso: "...non tirate troppo la corda perché noi, i nostri mariti, i nostri figli che rischiano, sono Pronti e preparati, sono professionali ed hanno una coscienza, non possono contare sulle poltrone o sui vostri compensi e si ricorderanno di voi al momento più opportuno”. Sul comunicato la signora Lina Rossi scrive riferendosi ai politici: "sono indignata perché loro seduti su poltrone sicure e stipendi da favola vogliono lasciare sulla strada a morire di fame i lavoratori che dovrebbero invece rappresentare".
 
Lo dico da politico che non ha alcuna poltrona sicura e stipendio da favola, forse la "poltrona sicura" è quella in cui sta seduta la dirigente sindacale,  e lo dico da politico e da disoccupato senza tutele che con la sua contribuzione di tanti anni di lavoro non ha alcun ammortizzatore sociale, contributi che però vengono utilizzati per sovvenzionare il contratto di solidarietà dei lavoratori dell'API, soldi messi sul tavolo senza nemmeno conoscere un piano industriale della raffineria che possa far sperare ad un rilancio dell'attività. Sovvenzioni che servono solo ad allungare di un anno la data della chiusura.  
Ma ai sindacati evidentemente basta questo.

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