lunedì 5 novembre 2012

LAVORO V/S AMBIENTE oppure

La discussione politico/elettorale a Falconara prima o poi dovrà soffermarsi sulla questione raffineria API. Il dibattito è in corso da parecchi anni anche se per ora è stato un dibattito tra sordi: da una parte i cittadini che esigono una qualità dell'ambiente migliore e dall'altra la ferma richiesta di tutela dei posti di lavoro da parte di lavoratori e sindacati.
 
In realtà le parti coinvolte sono più di due, perchè componente essenziale è l'azienda da cui dipende il futuro produttivo o la riconversione, infine ma da non considerare una componente di minore importanza, le Istituzioni e la politica.
 
Parto da una ovvietà che potrebbe essere scambiata per demagogia ma che assicuro non lo è: 
E' possibile pensare ad uno sviluppo industriale sostenibile che conservi e garantisca l'occupazione e che allo stesso tempo si faccia carico del rispetto e della cura dell'ambiente (aria, terra, mare,) garantendo ai cittadini la sicurezza per la salute e una migliore qualità della vita?
 
Rispondo che non solo è possibile, ma allo stato in cui siamo è assolutamente necessario. La pesante crisi peraltro non permette giochetti in ambito occupazionale, ed ogni posto di lavoro andrebbe tutelato come un Panda in estinzione, ma anche la questione ambientale non può più essere procrastinata, ma anzi affrontata con determinazione. Gli esempi di cattiva gestione della faccenda, sempre rinviata e mai risolta, ci portano direttamente alla tragica situazione di Taranto e allo scontro di due fazioni, tutte e due a contrapporre due ragioni ineccepibili. 
 
Lavoro e ambiente per troppo tempo sono stati posizionati in fronti contrapposti. Giustamente i lavoratori, sono preoccupati per il rischio del posto di lavoro che tendono a difendere anche a discapito della salute pubblica, allo stesso modo sono preoccupati anche i cittadini  che invece vedono come priorità un ambiente più salubre e la questione occupazionale sembra colta di riflesso. 
 
A Falconara la situazione è in stand-by. L'azienda ha deciso di fermare l'intero impianto per almeno 6 mesi, con la motivazione ufficiale della riconversione della vecchia centrale iggc con una nuova alimentata a metano. Una centrale considerata all'avanguardia per efficienza e basso impatto ambientale solo 7 anni fa dalla proprietà della raffineria e che ora risulta obsoleta ed inquinante.
 
I lavoratori di fronte alla chiusura semestrale sono giustamente preoccupati e temono che sia il primo atto verso la chiusura definitiva, anche perchè la crisi del mercato della raffinazione a detta della stessa dirigenza API è molto forte.
 
Al di là della solidarietà ai lavoratori che pure va data, occorrebbe avere sotto controllo i possibili scenari: il mantenimento dell'impianto nonostante il crollo dei profitti oppure la sua chiusura definitiva. In ogni caso ci saranno delle conseguenze, ed in ogni caso è necessario che sia l'occupazione, da cui dipende l'economia di molte famiglie e di riflesso anche l'economia di un intero territorio, che la tutela dell'ambiente siano garantite, consapevoli che in caso di chiusura esiste il rischio effettivo che tutta l'area occupata dalla raffineria non verrà bonificata lasciandola inutilizzabile a causa del forte inquinamento forse per sempre. In entrambe i casi la comunità falconarese pagherà un caro prezzo, quindi non può permettersi queste possibilità. 
 
Non è comunque da escludere che l'impianto nonostante tutto resti in funzione. Una possibilità avvalorata dal Piano di "Strategia Energetica Nazionale" pubblicato da qualche giorno sul sito ministeriale che indica tra le scelte di fondo e obiettivi la " progressiva ristrutturazione della raffinazione e ammodernamento in un periodo di forte crisi strutturale, in modo da salvaguardare la rilevanza industriale e occupazionale, con benefici anche in termini di di sicurezza di approvvigionamento e prezzi" (dal SEN). Ma anche nel caso in cui i dirigenti decideranno di tener in funzione l'impianto, non potremo ancora ignorare tutte le problematiche esposte sopra.  
 
Dunque che fare?
 
Io credo che dovremmo vedere come queste problematiche sono affrontate in altri luoghi.
 
Faccio l'esempio del petrolchimico di Porto Marghera.
I lavoratori dell'Eni nell'ottobre 2011 lamentavano le stesse preoccupazioni di quelli dell'Api falconarese. (clicca per vedere il video) 
 






Le metodologie sembrano simili, addirittura anche la chiusura temporanea coincide con i canonici 6 mesi.
 
Resta il fatto che alla fine la Regione Veneto e il Governo italiano nell'aprile 2012 abbiano preso la decisione di riconvertire e bonificare l'area, riqualificandola  con progetti industriali "green" e credo che dovremmo guardare con attenzione questa operazione.
 
 
Il ministro Clini ha affermato che l'esempio del Veneto diventa propedeutico per i 57 siti industriali altamente inquinati presenti su tutto il territorio nazionale. Uno di quei siti è proprio quello di Falconara Marittima. La novità quindi è interessante e da tenere sotto stretto controllo. Certo dipende molto dal tipo di riconversione e dalla qualità della bonifica che si intenderà portare avanti, è su questi punti che la prossima amministrazione comunale potrà e dovrà avere il giusto peso.
 
Questo è un punto che SEL di Falconara mette all'ordine del giorno, da discutere con le forze politiche, sociali e sindacali con le quali esistono possibilità di dialogo.  
 
E' un punto, solo uno dei tanti da discutere e affrontare con la massima determinazione.


  

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