Ricevo e pubblico volentieri la lettera aperta inviata all'amministratore delegato di Api raffineria dall'architetto Carlo Brunelli
Lettera aperta all’ing. Giancarlo Cogliati,
Amministratore delegato di Api raffineria di Ancona S.p.a.
Spett. Ing. Cogliati,
nella sua lettera inviata ai cittadini residenti nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale, lei, nel suo ruolo di Amministratore delegato della società Api Raffineria di Ancona S.p.a., dichiara di sentire “l’obbligo professionale e morale” di precisare che i dati del recente studio epidemiologico “potrebbero sovrastimare i casi di morte” e sottolinea quindi come allarmistici i toni usati dal Dott. Micheli.
Se non sbaglio, lei poi dichiara la disponibilità dell’azienda a “collaborare” con la Regione e gli altri Enti competenti affinché si costituisca un “collegio di specialisti” tra i quali dovrebbe esserci anche uno di nomina dell’azienda “nel rispetto del principio del contraddittorio”.
Mi permetto quindi di replicare alla sua lettera con alcune considerazioni.
Nulla da obiettare riguardo al fatto che lei abbia sentito l’obbligo professionale di difendere gli interessi e l’immagine dell’azienda che amministra. Anzi, lo ritengo pienamente legittimo stante il suo incarico professionale.
Non capisco però, e gradirei avere da lei delle delucidazioni, il suo riferimento ad un “obbligo morale” di precisare quanto di “immorale” possa, di conseguenza, aver affermato il dott.Micheli.
Di fronte alla presenza di dati che, pur avendo necessità di ulteriori verifiche, sono indubbiamente preoccupanti, lei ritiene pertanto “immorale” che i cittadini siano informati, perché questo, a suo giudizio, determina un ingiustificato allarmismo.
Vorrebbe, in altri termini, tenere all’oscuro di tutto i cittadini e istituire una commissione che, alla presenza di esperti pagati dall’azienda, verifichi quei dati.
Evidentemente, ingegnere, io ho una concezione dell’etica molto diversa dalla sua.
Ritengo che minimizzare il rischio a cui sono quotidianamente esposti i cittadini, sottovalutare il problema, è quanto di più immorale si possa pensare perché significa, nella sostanza, sottostimare il valore della vita umana.
Negare ai cittadini il diritto di conoscere lo stato, anche provvisorio, degli studi relativi alla loro salute è una violazione dei principi della democrazia.
Penso seriamente che in questi anni, caro ingegnere, Api raffineria S.p.a. sia stata abituata a sentirsi alla pari, se non addirittura superiore, rispetto agli Enti istituzionali nel gestire i programmi economici e strutturali di questo territorio. Mi riferisco all’abitudine, propria delle nostre istituzioni pubbliche, a delegare ed a lasciarsi guidare verso l’attuazione di iniziative necessarie o utili all’azienda più che alla comunità locale: dallo studio per la risoluzione del rischio esondazione, alla “soluzione” del by-pass ferroviario, alla gestione della bonifica del litorale inquinato dagli sversamenti di btz nel 2007, alla sanatoria dei contenziosi legali attraverso la convenzione con il Comune di Falconara.
Mi sono fatto l’idea che deve essere per via di questa anomala abitudine che lei, che non conosco ma che reputo persona preparata, arrivi a sostenere l’opportunità di un “contraddittorio” nel controllo sullo stato di salute dei cittadini. Un’affermazione che, se considerata in sè senza il supporto di una qualche giustificazione, non oserei a definire “eversiva”.
In un colpo solo questa affermazione infatti delegittima la professionalità del dott.Micheli e dell’Istituto italiano per la lotta ai tumori e nega l’esclusività delle strutture pubbliche nel loro ruolo di garanti della salute pubblica!
Non so che cosa la porti a pretendere un ruolo dell’azienda – soggetto inquinante da controllare – nel controllo dei livelli di inquinamento da lei stessa prodotti e degli effetti sulla salute della popolazione. Nella legislazione italiana, fondata sui principi della costituzione, lo spazio dato al “contraddittorio” ad un soggetto che costituisce fattore di rischio potenziale per l’incolumità pubblica è solamente quello del tribunale, qualora l’accusa denunci una qualche responsabilità civile o penale.
Ma io sono convinto, ingegnere, che lei queste cose le sappia benissimo.
Allora la invito a riflettere sul senso della sua lettera, e qui sì…anche in termini propriamente etici.
La invito a riflettere sui limiti propri dell’azienda che lei rappresenta rispetto alle istituzioni democratiche alle quali soltanto spetta il diritto ed il dovere di governare il territorio e tutelare la salute pubblica.
Rifletta, ingegnere, accanto alla sua responsabilità di Amministratore delegato di un’azienda, anche sulle sue responsabilità di cittadino e di uomo. E mi permetto di suggerirle che queste responsabilità sono le più importanti.
Sono certo che, se ci rifletterà, sentirà il dovere di fare delle scuse ai cittadini per quella lettera che ha inviato.
Io, che ho già perso un polmone a causa dell’inquinamento (e mi ritengo fortunato), da parte mia accetterò le scuse che, da uomo, saprà darmi.
Spero per lei che trovi la forza di farlo e le auguro una vita serena.
Falconara 16.04.09
Arch. Carlo Brunelli
Lettera aperta all’ing. Giancarlo Cogliati,
Amministratore delegato di Api raffineria di Ancona S.p.a.
Spett. Ing. Cogliati,
nella sua lettera inviata ai cittadini residenti nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale, lei, nel suo ruolo di Amministratore delegato della società Api Raffineria di Ancona S.p.a., dichiara di sentire “l’obbligo professionale e morale” di precisare che i dati del recente studio epidemiologico “potrebbero sovrastimare i casi di morte” e sottolinea quindi come allarmistici i toni usati dal Dott. Micheli.
Se non sbaglio, lei poi dichiara la disponibilità dell’azienda a “collaborare” con la Regione e gli altri Enti competenti affinché si costituisca un “collegio di specialisti” tra i quali dovrebbe esserci anche uno di nomina dell’azienda “nel rispetto del principio del contraddittorio”.
Mi permetto quindi di replicare alla sua lettera con alcune considerazioni.
Nulla da obiettare riguardo al fatto che lei abbia sentito l’obbligo professionale di difendere gli interessi e l’immagine dell’azienda che amministra. Anzi, lo ritengo pienamente legittimo stante il suo incarico professionale.
Non capisco però, e gradirei avere da lei delle delucidazioni, il suo riferimento ad un “obbligo morale” di precisare quanto di “immorale” possa, di conseguenza, aver affermato il dott.Micheli.
Di fronte alla presenza di dati che, pur avendo necessità di ulteriori verifiche, sono indubbiamente preoccupanti, lei ritiene pertanto “immorale” che i cittadini siano informati, perché questo, a suo giudizio, determina un ingiustificato allarmismo.
Vorrebbe, in altri termini, tenere all’oscuro di tutto i cittadini e istituire una commissione che, alla presenza di esperti pagati dall’azienda, verifichi quei dati.
Evidentemente, ingegnere, io ho una concezione dell’etica molto diversa dalla sua.
Ritengo che minimizzare il rischio a cui sono quotidianamente esposti i cittadini, sottovalutare il problema, è quanto di più immorale si possa pensare perché significa, nella sostanza, sottostimare il valore della vita umana.
Negare ai cittadini il diritto di conoscere lo stato, anche provvisorio, degli studi relativi alla loro salute è una violazione dei principi della democrazia.
Penso seriamente che in questi anni, caro ingegnere, Api raffineria S.p.a. sia stata abituata a sentirsi alla pari, se non addirittura superiore, rispetto agli Enti istituzionali nel gestire i programmi economici e strutturali di questo territorio. Mi riferisco all’abitudine, propria delle nostre istituzioni pubbliche, a delegare ed a lasciarsi guidare verso l’attuazione di iniziative necessarie o utili all’azienda più che alla comunità locale: dallo studio per la risoluzione del rischio esondazione, alla “soluzione” del by-pass ferroviario, alla gestione della bonifica del litorale inquinato dagli sversamenti di btz nel 2007, alla sanatoria dei contenziosi legali attraverso la convenzione con il Comune di Falconara.
Mi sono fatto l’idea che deve essere per via di questa anomala abitudine che lei, che non conosco ma che reputo persona preparata, arrivi a sostenere l’opportunità di un “contraddittorio” nel controllo sullo stato di salute dei cittadini. Un’affermazione che, se considerata in sè senza il supporto di una qualche giustificazione, non oserei a definire “eversiva”.
In un colpo solo questa affermazione infatti delegittima la professionalità del dott.Micheli e dell’Istituto italiano per la lotta ai tumori e nega l’esclusività delle strutture pubbliche nel loro ruolo di garanti della salute pubblica!
Non so che cosa la porti a pretendere un ruolo dell’azienda – soggetto inquinante da controllare – nel controllo dei livelli di inquinamento da lei stessa prodotti e degli effetti sulla salute della popolazione. Nella legislazione italiana, fondata sui principi della costituzione, lo spazio dato al “contraddittorio” ad un soggetto che costituisce fattore di rischio potenziale per l’incolumità pubblica è solamente quello del tribunale, qualora l’accusa denunci una qualche responsabilità civile o penale.
Ma io sono convinto, ingegnere, che lei queste cose le sappia benissimo.
Allora la invito a riflettere sul senso della sua lettera, e qui sì…anche in termini propriamente etici.
La invito a riflettere sui limiti propri dell’azienda che lei rappresenta rispetto alle istituzioni democratiche alle quali soltanto spetta il diritto ed il dovere di governare il territorio e tutelare la salute pubblica.
Rifletta, ingegnere, accanto alla sua responsabilità di Amministratore delegato di un’azienda, anche sulle sue responsabilità di cittadino e di uomo. E mi permetto di suggerirle che queste responsabilità sono le più importanti.
Sono certo che, se ci rifletterà, sentirà il dovere di fare delle scuse ai cittadini per quella lettera che ha inviato.
Io, che ho già perso un polmone a causa dell’inquinamento (e mi ritengo fortunato), da parte mia accetterò le scuse che, da uomo, saprà darmi.
Spero per lei che trovi la forza di farlo e le auguro una vita serena.
Falconara 16.04.09
Arch. Carlo Brunelli
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