martedì 26 settembre 2006

MARX E I NUOVI POVERI


Da qualche giorno sto rileggendo un compendio del Capitale di Marx.

Ogni tanto, quando le certezze scricchiolano fa bene ripassare i testi fondamentali della formazione.

Infatti mentre leggevo un brano del libro in cui si evidenziavano le misere condizioni dei lavoratori dell'epoca, pensavo che effettivamente al giorno d'oggi gli scritti di Carlo Marx risultano un pò datati, i lavoratori non sono più sfruttati e possono vivere una vita più che dignitosa.

Non esistono più lavoratori, donne e bambini, costretti a lavorare pesantemente per molte ore al giorno, senza avere nemmeno una stanza per riposarsi. Questo almeno non succede più in Italia.

Invece sfogliando l'Unità alcuni giorni fà, un articolo attira la mia attenzione. In Sicilia, nei pressi di Marsala in occasione della vendemmia delle nobili uve dalle quali vengono prodotti prestigiosi vini, la Polizia scopre decine di immigrati, arruolati con il sistema del caporalato, che lavorano alla raccolta delle uve con turni massacranti e udite bene, senza salario, l'unica ricompensa è la possibilità di dormire nei capannoni e usurfruire di un pasto.


L'articolo dell'Unità è stato pubblicato con straordinaria tempistica con le mie letture, e mi ha riportato rapidamente alla realtà. L'apparenza inganna, le diseguaglianze continuano a esserci, e non solo nei Paesi del terzo mondo, ma anche nel nostro Bel Paese, solo che gli sfruttati senza diritti e parola non sono più i proletari, ma gli immigrati che proprio per la loro condizione di stranieri o clandestini, subiscono quotidianamente le peggiori ingiustizie.


Un altro brano tratto dal Capitale di Marx riguardava invece l'impoverimento dei lavoratori specializzati, oggi li chiameremmo "colletti bianchi". Ebbene Marx metteva in luce la graduale perdita di potere d'acquisto delle famiglie agiate, che pur con un lavoro sicuro e ben retribuito, vedevano ridursi giorno dopo giorno i risparmi ottenuti in molti anni di lavoro, costringendole a modificare bruscamente il loro tenore di vita, in molti casi le famiglie meno accorte si ritrovavano da una condizione di ricchezza ad una di miseria.

Devo dire che nonostante gli anni trascorsi dalla pubblicazione del Capitale, sembra che le cose non siano cambiate un granchè. La flessibilità e la precarietà del lavoro, parole d'ordine del neoliberismo, hanno provocato nelle famiglie insicurezza, e nuove povertà, alimentate oltretutto dalla spinta agli acquisti selvaggi dei mezzi di comunicazione i quali esasperando il concetto di bisogno, creano un modello di vita al di sopra delle possibilità per molti. E' chiaro che ora è sempre più importante apparire piuttosto che essere.


E' proprio vero, rileggere alcuni libri ti permette di ripristinare alcune certezze.

Ora mi chiedo, ma il riformismo che ogni giorno sentiamo nominare, terrà conto di queste problematiche sottolineate da Marx e ancora così attuali, oppure le riterrà superate e quindi di poca importanza?

1 commento:

Anonimo ha detto...

e invece ti diro' che il lavoratore non salariato ma a cui si da in cambio casa .alimenti , servizi, sanita' cultura e lo stretto neccessario per quello che produce e a seconda del suo bisogno lo rende piu libero , consapevole e felice piu vicino alla natura , svincolato dal circolo produci guadagna consuma , un circolo chiuso senza via d'uscita.io l'ho provato seppur con molt a imaginazione - non c'è liberta' maggiore di non far parte di un ciclo, che non si aquello naturale.