Dialogo tra Consalvo Uzesa e il Duca Gaspare Uzeda, zio di Consalvo e deputato parlamentare:
Duca: " ...Bisogna stare sempre a cavallo del nuovo che avanza, quale esso sia poco importa, destra sinistra oggi non significano niente. Di questi tempi tutto cangia talmente velocemente, che non possiamo più stare appresso alle etichette".
Consalvo: " E la gente? Che cosa finirà per pensare la gente, il Paese".
Duca: "La gente, il Paese, nomi senza senso, astrazioni, questo Paese non esiste, esistono soltanto moltitudini di cittadini in mezzo ai quali, se cercherete bene, non ne troverete due soli che siano interamente d'accordo su qualcosa".
Questo passaggio di un romanzo scritto nell'800 vi fa riflettere? A me si.
Si sono attraversati due secoli, si è passati dal Regno delle due Sicilie con i Borboni (il romanzo era ambientato in Sicilia) al XXI secolo. Durante questo periodo il mondo si è trasformato, si sono fatte incredibili scoperte, l'automobile, l'uomo sulla luna, la televisione, internet. Il mondo ha fatto passi da gigante mentre la mentalità del politico medio italiano non ha subito alcun progresso. E' bloccata ancora al 1800.
E' praticamente impossibile non trovare analogie nel modo di pensare del Duca Gaspare Uzeda con quello della maggior parte dei politici italiani.
Quel Romanzo capolavoro di De Roberto è ancora drammaticamente di attualità.
Quando ho visto il film in TV qualche settimana fa, ho provato una forte amarezza nel dover riscontrare che più di tutto in politica vale il ritorno personale invece dell'interesse della comunità, adesso come allora.
Nel nostro Paese stiamo assistendo al ritorno di "mani pulite", decine di politici arrestati, indagati per corruzione.
Qualcuno si sorprende che fatti di questo genere accadano ancora, forse pensando che la questione dei politici corrotti si fosse interrotta con l'azzeramento del PSI di Craxi e DC di Forlani, ma evidentemente non è così. Ora tutti tornano a parlare di "questione morale" nelle politica, anche chi non ne avrebbe il diritto.
Le frasi sopra citate da "I Viceré" le ho scritte per portare alla ragione quella parte della società e della rappresentanza politica che si dichiara di sinistra.
Una specie di provocazione. Mi piacerebbe conoscere quante persone impegnate politicamente a sinistra hanno usato se non le stesse parole, il concetto che il dialogo descritto esprime. Non in pubblico naturalmente, ma davanti allo specchio alla mattina appena sveglio.
Non io! Dirà con fare offeso il politico che immagino per caso sta leggendo queste righe.
E allora mi domando se non è arrivato il momento per aprirsi all'epoca che stiamo vivendo, abbandonando quell'atteggiamento ridicolo e provinciale dell'800 che fece dire a qualcuno: "Abbiamo fatto l'Italia adesso dobbiamo fare gli italiani". Invece ci ritroviamo che l'Italia la vogliono dividere e gli italiani sono ancora lì che aspettano di fare il definitivo salto di qualità.
Cambiare la cultura di chi vuole la responsabilità di governarci. Ecco cosa serve all'Italia. Non capisco come mai davanti ad una catastrofica crisi economica, alla perdita dei valori fondanti, davanti ad una situazione politica grottesca, con un Partito Democratico sopraffatto dagli scandali e dalle lotte interne ed una destra di vocazione sempre più autoritaria, a sinistra si continui a ragionare con metodi ottocenteschi appunto.
Da sempre la sinistra ha ritenuto di essere diversa, lontana dalle bramosie di potere, adesso è il momento di dimostrare la realtà dei fatti, in ballo c'è la responsabilità di continuare a tenere l'Italia inchiodata all'800.
1 commento:
"...la mentalità del politico medio italiano non ha subito alcun progresso. E' bloccata ancora al 1800." concordo pienamente e (ma) aggiungo che secondo me sono gli italiani ad avere la mentalità bloccata, come i popoli sottosviluppati che ai tempi dell'università (circa 40 anni fa) avevano gli spazzolini da denti o il televisore, ma non il pane o la libertà.Abbiamo lasciato che i valori decadessero per far posto a divertimentifici e simili e non siamo stati capaci di prendere in mano la nostra sorte di popolo
"...ci ritroviamo che l'Italia la vogliono dividere e gli italiani sono ancora lì che ASPETTANO di fare il definitivo salto di qualità." Giusto, credo anche che il salto di qualità non lo si possa aspettare ma lo si debba compiere o costringere chi di dovere ad agire per compierlo. Almeno fin che siamo in democrazia e si può votare e manifestare. Mi scuso per la lunghezza (non sono habituée dei blog...) e per il pessimismo
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