martedì 6 ottobre 2009

LA CRISI ASSEDIA FALCONARA

C'è chi si affanna a dire che siamo usciti dalla crisi. Il Governo soprattutto cerca di dare una immagine di normalizzazione del problema. Peccato che le persone abbiano tutta un'altra percezione, e non si tratta di una mera sensazione ma di esperienza diretta: ogni giorno si scontrano con licenziamenti, contratti non rinnovati, lo spettro della povertà impaurisce più di uno.

La destra dice che la crisi è mondiale, come se non ci fossero responsabilità in tal senso. Eppure fino a ieri erano in molti a sostenere un modello di sviluppo sopra le righe, grazie ad un neoliberismo spietato con i più poveri. Tuttora la destra reclamizza la politica dei consumi per tamponare l'immediato, rigettando ogni politica a più ampio respiro con una progettualità di medio lungo termine.
Quindi ecco il risultato, territori consumati dalle speculazioni, ambiente distrutto, e lavoratori a rischio posto di lavoro, giovani senza alcuna speranza, precari a vita se saranno fortunati.

La nostra città naturalmente non fa eccezione. Anche qui assistiamo al depauperamento del tessuto sociale ed economico, dovuto anche ad una carenza di tipo culturale degli amministratori, ancora abituati ad accontentare i potenti piuttosto che difendere i cittadini.

Sui giornali locali da alcuni giorni campeggiano titoli sul rischio licenziamento di 140 lavoratori della raffineria Api. In ogni articolo si cerca di imputare i licenziamenti alla mancata (per ora) autorizzazione per la costruzione di nuove mega centrali.
Un medio osservatore del mercato petrolifero sa bene che non è questa la causa. In Italia altre raffinerie stanno rivedendo il loro piano industriale, ovviamente con al primo punto il ridimensionamento del personale. La raffineria di Livorno, quella di Cagliari, il polo energetico di Gela, tutti a fare i conti con un calo mondiale di richiesta di petrolio.
I petrolieri non intendono investire ulteriormente in impianti di raffinazione, considerando che se tutto va bene rientreranno delle spese dopo oltre vent'anni. Quindi si tracheggia sperando in nuove forme di profitto come appunto le centrali, si cerca di temporeggiare tagliando i costi più facili da tagliare in un ottica capitalistica: il lavoro e la sicurezza.

I lavoratori dell'API sono giustamente preoccupati per un futuro che li scaraventa violentemente alla pari di altri lavoratori. Basti pensare alla cassa integrazione del Cantiere navale di Ancona, ai lavoratori del C.A.M. di Falconara o a quelli della Merloni di Fabriano senza contare una moltitudine di lavoratori che sono senza voce, visibilità e con pochi diritti.

Sul problema della raffineria mi viene di pensare se la politica di alcune forze sindacali, a mio avviso spesso troppo vicina alla posizione della proprietà, sia stata quella vincente.
Ai lavoratori della raffineria va tutta la mia solidarietà così come a quelli del Cantiere, di Merloni e del CAM. Spero che questa contingenza sia l'occasione per aprire un confronto vero tra i lavoratori e la città che non c'è mai stato.

In tutto questo dramma purtroppo vedo l'amministrazione comunale di Falconara ancora assente e troppo allineata alle direttive nazionali. Intanto la città continua a scendere in un declino da cui sarà sempre più difficile riprendersi.

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