C'è chi paragona il movimento di protesta contro la "riforma Gelmini" al movimento studentesco che cambiò il mondo nel 1968. Molti, soprattutto da destra, si affannano ad etichettare questi ragazzi, studenti ma anche precari della scuola e docenti, come nostalgici del '68, desiderosi di imitare i loro padri e nonni (visto che sono passati 40 anni), e rendersi protagonisti di azioni eclatanti con spirito emulativo rimanendo in qualche modo ostaggi di un mito rivoluzionario.
Naturalmente quando si parla di '68 la destra lo fa in maniera denigratoria, come se quel particolare momento della storia fosse stato un periodo catastrofico, quando invece proprio dal '68 partì un nuovo modo di vedere il mondo e la consapevolezza dell'importanza di ogni singolo individuo. Il '68 fu il nuovo Rinascimento, basti pensare ai grandi passi avanti fatti in campo culturale, sociale, artistico, nel '68 prese vita il grande movimento pacifista e dei diritti umani, negare questo fatti significa negare la realtà. E' interessante ascoltare cosa dice Don Andrea Gallo a proposito di '68.
Detto questo però, dire che gli studenti che in questi giorni sono in piazza per manifestare contro i tagli della scuola sono orfani del '68, è dire una enorme bugia. Questa volta la protesta parte dagli studenti perchè vogliono una scuola migliore, e c'è veramente bisogno di una scuola migliore di questi tempi in cui i diritti al lavoro e all'istruzione vengono calpestati in nome di uno sviluppo e di un capitalismo finanziario che sta dimostrando tutti i suoi limiti e le iniquità su cui si poggia.
Eccola la prima vera differenza tra il '68 e l'Onda del 2008: nel '68 i ragazzi lottavano per ottenere diritti e libertà ma guardando con ottimismo al loro futuro, un futuro che per i ragazzi di oggi non c'è, mentre negli anni passati le condizioni economiche e sociali miglioravano ora i nostri ragazzi destinati ad anni di precariato, che vivono un mondo sempre più in mano a pochi, che sono testimoni di mortali diseguaglianze tra il nord ed il sud del mondo con i disagi che ne scaturiscono, per la prima volta, si trovano a vivere con meno diritti e speranze dei padri.
L'unica salvezza è l'istruzione. Una scuola che prepari le nuove generazioni ad affrontare e gestire le situazioni disastrose causate da un modello di sviluppo che si è dimostrato fallimentare. La "riforma" va dalla parte opposta, tagliando le risorse finanziarie, divide in due l'Italia: chi potrà permettersi scuole private dotate di tutti i servizi e chi invece dovrà accontentarsi di scuole pubbliche sempre più degradate.
Dicono che questi ragazzi non vogliono migliorare la scuola, ma anzi che difendono i "baroni" e i vecchi poteri nelle Università. Sono assolute falsità, basterebbe fermarsi ed ascoltare le loro idee.
Finalmente una sana e democratica protesta è in atto, la speranza è che nessuno venga strumentalizzato o peggio che la protesta non venga ammutolita con metodi che purtroppo sono stati preannunciati e auspicati.
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