domenica 9 ottobre 2016
lunedì 4 aprile 2016
Il 17 aprile abbiamo tutti un impegno
Domenica 17 aprile con il referendum sulle trivellazioni gli italiani hanno la possibilità di indicare la via verso un nuovo modello economico sostenibile. Ci sono mille ragioni per votare Sì al referendum, la più importante secondo me è dare un segnale netto al governo attuale e a quelli futuri e dire che per l'Italia è ormai improrogabile la sudditanza delle energie fossili, quindi inevitabile la svolta verso la ricerca e lo sviluppo delle energie rinnovabili.
C'è ormai un sentimento comune. Anche Papa Bergoglio con la sua Enciclica "Laudato sì" ha indicato una via nuova allo sviluppo a difesa dell'ambiente e delle persone.
Il Papa scrive: "...Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie...La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità...."
Penso che sia doveroso per ogni cittadino esprimersi su una questione così importante, ancora più doveroso per il silenzio e per il discredito che questo referendum sta subendo dagli organi di informazione e dallo stesso governo. Questo mentre emergono scandali vergognosi. Storie di corruzione legate proprio agli affari sul petrolio.
Non si può restare indifferenti per sempre.
Per notizie e informazioni visita il sito del coordinamento nazionale fermaletrivelle.it (clicca qui)
lunedì 22 febbraio 2016
Cosmopolitica (il mio intervento 20/2/16)
Eppure la diade è difforme per caratteristiche e ideologie ben delineate: tradizione per l'uno emancipazione per l'altro, individualismo contrapposto alla solidarietà, gerarchia per la destra, uguaglianza per la sinistra.
Cos'è che determina allora la scomparsa delle differenze tra destra e sinistra?
Bobbio diceva che “di fronte alla complessità e novità dei problemi che le formazioni politiche debbono affrontare, destra e sinistra dicono su per giù le stesse cose, formulano a uso e consumo dei loro elettori, più o meno gli stessi programmi” quindi “vengono a mancare quelle differenze che meritano di essere contrassegnate con nomi diversi”.
Il fatto è che quando si dice che non c'è più destra nè sinistra, in realtà è perchè c'è solo la destra. I problemi restano tutti in campo, sono le formazioni politiche di sinistra a non farsene più carico.
La dicotomia destra e sinistra è ancora una condizione umana, anzi è ancora più accentuata, le persone lo sanno bene, anche se non le chiamano con quei nomi. Ricchi e poveri, nord e sud del mondo, tutelati e senza diritti.
giovedì 29 ottobre 2015
Ancora un ultimo treno a Sinistra
Mi arrovello nei miei pensieri per provare a comprendere quale sarà il destino di SEL, il mio partito, a cui ho dedicato con dedizione e impeto alcuni anni della mia vita.
Avevo una piccola aspettativa nell’ultima assemblea nazionale della settimana scorsa, speravo “ingenuamente” ad uno scatto in avanti, ad un chiarimento ma come prevedibile siamo ancora pressochè allo stesso punto: movimenti impercettibili e uno stato confusionale generale.
Per questo motivo non credo sia utile discutere del documento approvato nell'ultima assemblea nazionale di SEL. Lo considero un dettaglio trascurabile.
Penso che invece dovremmo soffermarci sul vero punto della questione che è lo stato di assoluto dissolvimento del nostro partito. Perchè ho come l'impressione che noi non ci scioglieremo in qualcosa di più grande, di utile. Non saremo noi il lievito per un nuovo soggetto. No. Noi ci scioglieremo e basta.
Il rischio è grosso. Sta già accadendo nei fatti. SEL sta perdendo giorno dopo giorno pezzi importanti; è accaduto e accadrà ancora con la fuoriuscita di diversi parlamentari, accade ogni giorno con l'abbandono di tanti militanti, di iscritti, che ormai sfiancati lasciano in silenzio.
Un silenzio che ferisce ancor più dello scontro dialettico e politico, perchè significa che per questi compagni non vale più la pena di sprecare nemmeno una parola. Il gruppo dirigente nazionale dovrebbe interpretare questo atteggiamento come un insulto, invece non se ne cura intento com'è ad agitarsi nel vicolo cieco in cui ci ha condotti.
Quindi il documento è un dettaglio.
Lo stesso vale per l'assemblea che è diventata solo un palcoscenico per mettere in scena la retorica, la capacità oratoria di ognuno. Narrazioni arzigogolate buone solo per accarezzare l'ego di chi lo interpreta, imprigionate dietro logiche incomprensibili alle persone comuni.
Perchè il punto compagni è che noi ci parliamo addosso, sempre più soli. Senza che nessuno di noi comprenda fino in fondo che la nostra esistenza è giustificata solo se utile ad un progetto, ad una idea. Soprattutto se è utile alle persone, alla società.
Noi siamo nati per questo. Ci siamo entusiasmati all'idea di poter offrire una novità e una idea di giustizia, di uguaglianza alle persone, nonostante le ossa rotte e le batoste che la sinistra aveva collezionato con ripetuti clamorosi disastri.
Dalle macerie della Sinistra Arcobaleno, avevamo intravisto una luce di speranza grazie anche all'intuizione di Nichi Vendola, che dobbiamo ringraziare per questo, ma non all'infinito perchè quel progetto è andato avanti anche e soprattutto con le nostre gambe, anche con il nostro impegno.
Ci abbiamo creduto, il progetto era credibile anche se difficile da realizzare. C'erano tutte le condizioni, politiche, sociali, anche mediatiche per poter far bene, ma non ci siamo riusciti, inspiegabilmente SEL ha messo in fila tutta una serie di scelte politiche che si sono rilevate degli errori madornali. Anche se io non li giudico errori, ma precise scelte politiche.
Scelte costruite in una maniera poco democratica si può dire?
Spero che sul punto della poca democrazia nel nostro partito siamo tutti d'accordo. E badate che se quel fare leninista come dice qualcuno, se quelle scelte oligarchiche, avessero avuto degli effetti positivi, se ci avessero dato quindi forza e se avessero dato forza ai nostri intenti originari, avrei plaudito per primo. Ma non è stato così. Per attuare il leninismo ci vuole Lenin, ma Lenin è morto e non mi pare ci siano all'orizzonte degli eredi.
Le scelte del gruppo dirigente sono state determinate tra pochi non perchè c'era il rischio che la massa non ne avrebbe compreso la portata politica e storica, ma perchè quelle scelte erano il frutto di una mediazione al ribasso che aveva il solo obiettivo di non creare fratture all'interno di quel gruppo, che per un caso del destino è in gran parte anche il gruppo parlamentare.
La paura di aver pensato ad un progetto grande ha trasformato in mediocrità tutta l'azione politica di SEL degli ultimi 5 anni. È stato sacrificato un progetto che aveva ottime possibilità di trasformare la sinistra da forza di mera protesta a Partito di governo, quindi a dare risposte e speranze alle persone.
Si è decisa la scorciatoia del centrosinistra, abbiamo preferito avere una rappresentanza in Parlamento pensando che in questo modo potessimo rafforzarci, magari qualcuno in buona fede avrà pensato pure che saremmo stati in grado di spostare il PD verso sinistra. Così non è stato.
Questo è il dato da cogliere.
Il Pd ci ha disinnescati, siamo tornati ad essere ininfluenti. Sconfitte dietro sconfitte, non solo elettorali ma anche di cultura politica, ci hanno ridotti al silenzio, il nostro partito si è trasformato in partito dei parlamentari, lasciando i militanti sui territori all’abbandono lasciando che le sedi territoriali, nostro unico patrimonio costruito con granzi sforzi, andassero in malora, uno sbandamento che ha permesso ad ognuno di parlare a nome di SEL anche con visioni diametralmente opposte. Un Caos nel senso negativo del termine.
E con questo sconquasso ancora c'è chi prova tutt’ora a rilanciare la possibilità di lavorare per un centrosinistra, accusando chi non è d'accordo di essere schiavi del minoritarismo. Cosa c'è di più minoritario dell'ostinarsi a sbagliare strategia.
Il centrosinistra è morto e sepolto, non per merito nostro e nemmeno per colpa nostra. Il centrosinistra è morto perchè al PD non interessa. Noi siamo ininfluenti.
Ecco perchè dico che il documento nazionale è solo un dettaglio. Perchè ormai non c'è nessuno a cui proporlo, rimane un documento in mano al gruppo dirigente e parlamentare, e per questo motivo inutile. Non mi stupirei che tra un mese un nuovo documento rinnegasse quello appena votato da tutti i membri dell'assemblea nazionale. Non sarebbe la prima volta.
Chi spinge a favore del centrosinistra prova a dirci che è Renzi il responsabile di tutto. Sospendendo il giudizio con indulgenza nei confronti del resto del gruppo dirigente del PD, compresa la sinistra dem, eterna mugugnante, ma fedele alla “ditta”. Io credo che Renzi invece rappresenti bene l'anima del PD e la sua attitudine neoliberista. Renzi è il degno testimonial di un partito che è riuscito a trasformarsi radicalmente, spostandosi verso destra non per sbaglio ma coscientemente. Renzi ha solo accelerato questa trasformazione, null'altro.
Il PD ha deciso di praticare politiche di destra e come tali noi le dobbiamo ostacolare. Una battaglia che si deve fare a livello nazionale ma che avrebbe maggiore forza se anche localmente ragionassimo allo stesso modo.
Non esistono due PD: quello infame del governo Renzi e quello buono delle amministrazioni locali. Caso mai esistessero, io credo che il secondo sia funzionale al primo.
È dai territori che Renzi e il PD traggono l'energia e il consenso per andare avanti. Non è un caso che Renzi non sia nemmeno mai stato eletto. Quindi per quanto mi riguarda la battaglia deve essere totale.
Almeno in questa fase, in cui abbiamo estremo bisogno di riconquistare un briciolo di credibilità e di forza “contrattuale”.
Costruiamolo questo nuovo soggetto di sinistra, diamogli la forza e l'autorevolezza sufficienti per poter mediare alla pari con tutti, dobbiamo evitare come la morte la subalternità, diretta ed indiretta come stiamo facendo finora.
Proviamo almeno a costruirlo il soggetto, consapevoli che non è solo SEL ad essere inadeguata, ma è tutta la sinistra più o meno rappresentata ad esserlo, così sfilacciata, disorganizzata, autoreferenziale. Così inutile.
Proviamo anche a coinvolgere la cosiddetta società civile, i movimenti anche se credo che quest'ultimi dopo le ultime esperienze staranno alla larga da noi.
È difficile ma non abbiamo altre strade da percorrere, e per provarci è indispensabile essere alternativi al PD. O lavoriamo per l'alternativa oppure, vista la nostra ininfluenza, non resta che dedicarci ad altro, o seguire l'esempio di Gennaro Migliore: ci si iscrive al PD e non ci si pensa più.
Come se ne esce quindi da questa situazione mortifera. Forse non se ne esce, perchè ci mancano gli elementi per sopravvivere, quelli essenziali come l'acqua e l'aria.
Situazione disperata. Di certo non ci salveremo se a decidere le sorti del Partito e del futuro soggetto continuano ad essere coloro i quali hanno sbagliato finora.
Penso che sia arrivato il momento di un nuovo corso. Un ultimo tentativo. Serve un azzeramento del gruppo dirigente, lo dico con durezza e chiarezza. In politica conta il risultato e se il risultato è fallimentare allora bisogna avere l'accortezza, per amor della comunità in cui si vive, di capire che non esistono persone e ruoli per tutte le stagioni.
Lo dico con rammarico e senza alcun tipo di astio e senza alcuna vena polemica nei confronti di alcuno.
Tutti siamo indispensabili, nessuno pensi di essere insostituibile.
venerdì 2 ottobre 2015
Tagli pubblici alla salute
“Non credete a chi vi dice che la spesa sanitaria è fuori controllo, che ci sono sprechi inenarrabili, che il servizio sanitario nazionale va rifondato. L'Italia ha un sistema di controllo della spesa sanitaria, che in confronto a quello della maggior parte dei Paesi avanzati va abbastanza bene”.
Non è una mia affermazione ma quella di Carlo Cottarelli, Direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale oltre che Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica per il governo italiano nel 2013.
Carlo Cottarelli, nel capitolo dedicato alle spese sanitarie del suo libro "La lista della spesa", valuta l'Italia come un Paese virtuoso in questo settore, meglio della Germania, asserendo che l'aumento della spesa sanitaria va imputata sostanzialmente all'invecchiamento della popolazione e alla ricerca scientifica con la scoperta di nuovi più efficaci prodotti e tecnologie. Quindi non inutili sprechi di denaro ma servizi alla persona.
E allora perchè il governo persevera con i tagli alla sanità pubblica? La risposta ce la dice ancora una volta Cottarelli: “Perchè l'italia si può permettere un livello di spesa primaria più basso degli altri Paesi in conseguenza del suo elevato debito pubblico”.
Secondo i punti di riferimento europei (benchmark) la spesa sanitaria italiana dovrebbe essere solo il 5.5% del PIL, mentre in realtà, pur essendo "virtuosa" è al 7%. Ma questi sono solo dati contabili che non tengono conto del fattore umano. Il benchmark infatti non tiene conto della composizione demografica di un Paese e che quindi una popolazione anziana richiede spese sanitarie più elevate.
Il punto è che l'Italia è stretta nel cappio dell'austerity voluto dalla BCE (la famosa lettera che il Presidente dell'Eurotower Trichet e l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi inviarono all'allora presidente del Consiglio Berlusconi). Un Piano applicato da Mario Monti con il decreto "salva Italia" e portato avanti dall'attuale governo Renzi, con il quale viene imposta una lunga serie di privatizzazioni, di "riforme" da quella dei contratti di lavoro, alle pensioni e che include naturalmente i tagli al sistema sanitario, in un ottica di tagli alla spesa lineari per sottostare a clausole non negoziabili nel rispetto del pareggio di Bilancio in costituzione e del fiscal compact.
Quindi penso che quando si parla delle storture della riforma scolastica, o della riduzione dei diritti con il jobs-act, oppure del criminogeno taglio alle prestazioni sanitarie, o a qualsiasi azione vessatoria nei confronti delle persone, sia fondamentale non perdere di vista la principale causa che deriva dalla scelta politica degli ultimi governi di sottostare ai diktat della troika.
martedì 1 settembre 2015
LA POLITICA NELLA CLOACA
Alcune considerazioni a margine del
Consiglio comunale aperto del 31 agosto 2015 sugli sversamenti a mare delle fognature a
Falconara Marittima.
Il Consiglio comunale di Falconara ieri
ha affrontato l'annosa questione delle fognature cittadine. Problema
che si ripropone con tutta la sua scabrosità ad ogni pioggia, sia
dopo un nubifragio, sia dopo una pioggerellina passeggera.
Naturalmente lo sversamento a mare dei liquami fognari è prassi in
tutte le stagioni dell'anno, ma come è ovvio ce se accorge e ci si
indigna maggiormente d'estate, quando la spiaggia è affollata di
bagnanti.
Ho assistito al Consiglio comunale al
quale hanno partecipato, il sindaco di Ancona, alcuni dirigenti della
Regione Marche, Dell'A.A.T.O. , di Multiservizi, un Onorevole della
Repubblica, due comitati cittadini createsi per l'occasione, e
naturalmente giunta e consiglieri comunali.
Da quello che ho ascoltato mi sono
fatto delle opinioni che adesso cercherò brevemente di riassumere in
maniera schematica.
domenica 10 maggio 2015
Alle elezioni regionali voto Edoardo Mentrasti.
Come saprete il 31 maggio nelle Marche
si voterà per il rinnovo dell'assemblea regionale e del suo
Presidente. Queste elezioni non sono estranee alla situazione
generale che si è creata in Italia. Le questioni regionali sono
direttamente influenzate dalle politiche di austerità iniziate con
il Governo Berlusconi, continuate con il Governo Monti e suggellate
dal Governo Renzi con un Partito Democratico completamente
protagonista del degrado socioeconomico che stiamo vivendo. La causa
di tutto è la decisione del Governo italiano di accettare il diktat
della Troika che ordinava di inserire il “pareggio di bilancio”
in Costituzione, costringendo quindi l'Italia a tagli lineari sul
sociale e sui servizi che si sono tradotti in maggiore disoccupazione
e limitazione dei diritti.
Stiamo assistendo ad un costante
attacco alla Costituzione italiana, un attacco di “larghe intese”
nato con il patto Renzi/Berlusconi che sta annullando i diritti delle
persone, faticosamente conquistati con anni di lotte. Le
controriforme come “Il jobs-act” e “la buona scuola”
riportano il Paese indietro di cento anni. Leggi come lo “Sblocca
Italia” lasciano campo libero alle speculazioni e al saccheggio del
territorio, La Legge elettorale che è stata appena approvata a
colpi di fiducia in Parlamento toglie ogni possibilità ai cittadini
di decidere per chi votare. Scritta su misura per il PD di Matteo
Renzi dando loro la possibilità di governare il Paese senza ottenere
la maggioranza dei voti.
In questo quadro non certo positivo, il
31 maggio si vota nella Regione Marche. Un voto che potrebbe dare
un cambiamento e fermare l'autoritarismo strisciante del renzismo
molto presente anche da noi. In questi giorni chiunque legga i
giornali non può che notare l'incredibile teatrino tra il PD e il
loro ex presidente Gian Mario Spacca. Entrambi si stanno rimpallando
le responsabilità di una gestione del governo regionale negativa.
Adesso sembrano odiarsi ma fino a due mesi fa INSIEME hanno
governato la Regione Marche, Insieme hanno promulgato Leggi, votato
Atti, le quali hanno peggiorato sostanzialmente la qualità della
vita dei marchigiani. Basti pensare alle liste di attesa nella Sanità
o al fallimento delle politiche economiche e del Lavoro con la
chiusura di interi comparti industriali (Indesit). Non bisogna
dimenticare nemmeno le politiche che ad esempio coinvolgono il
territorio di Falconara come l'autorizzazione per realizzare i
rigassificatori, per non parlare della vergognosa vicenda del biogas
ai limiti della legalità.
C'è dunque bisogno di un segnale, e
bisogno di persone in grado di poter influire sul processo di
trasformazione della politica in ambito nazionale e regionale. E' per
questo motivo che mi permetto di suggerire di esprimere un voto che
vale doppio.
EDOARDO MENTRASTI è candidato alla
presidenza regionale Per Altre Marche Sinistra Unita.
È candidato anche al Consiglio
regionale. Persona che conosco bene e ne apprezzo sia le sue
qualità politiche di caratura nazionale che la preparazione delle
questioni regionali. È l'uomo giusto per questa fase. E' infatti il
promotore in Italia del progetto di costruzione della sinistra e
nella nostra regione. E' sua infatti l'intuizione di costruire una
lista unitaria alternativa alle destre, al PD e a Spacca. La sua
determinazione e la capacità inclusiva hanno permesso la nascita
della Lista Altre Marche Sinistra Unita di cui fanno parte
forze politiche di sinistra (SEL, PRC. PDCI), i comitati marchigiani
di Altra Europa Con Tsipras, e alcuni componenti di realtà sociali,
sindacali e cittadinanza attiva come Libera, Fiom, comitati cittadini
ecc.
Ritengo molto utile la sua presenza
nell'assemblea regionale delle Marche, naturalmente come Presidente,
ma il suo lavoro sarà essenziale anche nel consiglio regionale. La
sua presenza o meno nel Consiglio regionale dipende dalle preferenze
che otterrà. Non basta infatti votare la Lista Altre marche
Sinistra Unita.
Per
eleggerlo occorre scrivere il suo nome nelle preferenze a fianco del
simbolo.
Questo è
l'appello accorato che mi sento di fare. Lo faccio per la stima
incondizionata che ho per Edoardo Mentrasti, per la sua onestà, per
la sua preparazione e soprattutto perchè ritengo, come ho già
detto, sia la persona giusta ad avviare un processo di alternativa
alla pessima politica a cui il PD e la destra ci hanno abituati sia
in campo nazionale che regionale.
Un caro saluto
Claudio Paolinelli
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